mercoledì 28 luglio 2010

La talpa

Un maresciallo dei Carabinieri un giorno si accorge che una talpa gli sta rovinando il giardino. Chiama quindi due suoi uomini e affida loro il compito di eliminare con qualsiasi mezzo l'animale. Li accompagna sul luogo del misfatto e, andandosene, ribadisce:
- Non voglio più sentir parlare di questa talpa. Quando torno, non debbo trovarla più!
Verso sera il maresciallo torna e chiede se la talpa è stata eliminata.
- Signorsì - fa subito uno dei due,
- La talpa adesso è inoffensiva - rincara l'altro.
Stupito da tanto impegno e buona volontà, chiede:
- Come avete fatto, le avete dato fuoco?
- Peggio, molto peggio - risponde uno.
- L'avete avvelenata?
- No, ancora peggio - fa l'altro.
- Avete usato la corrente elettrica per fulminarla? - fa il maresciallo ancor più incuriosito
dall'efficienza dei due.
- No, ancora peggio, l'abbiamo sepolta viva!

martedì 27 luglio 2010

Funicolare

Alla visita di leva un sergente e quattro aspiranti reclute.
- Tu, leggi il cartello!
- Funicolare di Como.
- Bene, abile arruolato, destinazione alpini. Avanti un altro.
- Tu, leggi il cartello!
- Funicolare di Como.
- Bene, abile arruolato, destinazione fanti. Avanti un altro.
- Leggi il cartello!
- Funicolare di Como.
- Bene, abile arruolato, destinazione alpini. Avanti un altro.
- Leggi il cartello!
- (con accento siculo) Fu Nicola RE di Como.
- Abile arruolato, destinazione Carabinieri.

domenica 25 luglio 2010

Incidente sul lavoro

Dal libro Per comporre di Ezio Scaramuzzino, ed.Manna, Napoli

Il signor Barbuto, muratore in San Mauro Marchesato, aveva avuto un incidente sul lavoro ed aveva pertanto inoltrato domanda all'INAIL per ottenere un risarcimento. L'INAIL gli aveva richiesto altri documenti ed in particolare chiedeva di conoscere le precise modalità dell'incidente. Così il signor Barbuto narrò il fatto nella documentazione integrativa:

Egregio direttore,

per quello che mi aveti richesto di raccontare i fatti di come mi a successo il mio incidente sul lavoro vi faccio assapere che quello giorno quando che o arrivato al cantiere ho visto che il vento aveva fatto volare dal tetto molti tegole. E alora o messo sopra il tetto un travo con una carrucola e ossalito due casse pieni di tegoli.
Quando ho finito di riparare mi ho accorto che sul tetto mi sono rimasti molte tegoli eppercio' o fermato la corda sotto e sono salito per riempire la cassa di tegoli. Poi sono scesso e o staccato la corda ma la cassa piena di tegoli era più pisante di me e alora prima che mene acorgo la cassa a cominciato a scindere alzandomi di terra. E alora o cercato di tenermi della corda ma niente e a meta o sbattuto alla cassa che scindeva emi a sbattuto alla spalla sinistra. Intanto ho arrivato allultimo e ho sbattuto la testa vicino il muro dopo al travo e alla canaletta di landia che ho rotta con la testa e mi ho scacciato le dite della mano nella carrucola. Quando o arrivato al tetto la cassa allo stesso momento a arrivato atterra. Ma sbattendo nela terra tutto anna volta si a rotto il fondo che si è sbundato e le tegoli sono scivolati fuori.
E allora a' successo che sincomi la cassa aveva diventato più leggiera e io più pisante o precipitato attutta velocità verso il terreno ma a meta strata o' incontrato la cassa che saliva e mia' colpito ala cossia e al carcagno e quando o atterato le tegoli rotti che erano in terra mi anno pezziato tutto. Del dolore mi stava pigliando uno svinimento però nel mentre e scesa di nuovo la cassa che mi accaduto sulla testa e mi ano portato allospidali.

Cosi anno andato i fatti e ora aspetto subbito quanto mi aspetta che cio' tre figli alla scuola media.

È superfluo aggiungere che il signor Barbuto sta ancora, inutilmente, aspettando il risarcimento .

sabato 24 luglio 2010

Il segretario galante

Dal libro Per comporre di Ezio Scaramuzzino, ed.Manna, Napoli

Franceschina e Micuccio, ....., erano due ragazzi: si erano innamorati, si erano fidanzati. Ma Micuccio dovette emigrare in Germania.

Doveva scrivere una lettera d'amore alla sua Franceschina, ma non sapeva come fare, perché egli non aveva mai scritto una lettera d'amore in vita sua. Pensò bene di comprare un libro, Il segretario galante, oggi introvabile, ma un tempo molto apprezzato da coloro che si trovavano nelle condizioni di Micuccio. Quel libro conteneva lettere d'amore per tutti i gusti e per tutte le situazioni: bastava copiarne una ed il problema era risolto. E Micuccio così fece: copiò diligentemente la sua lettera e la spedì.

Ma anche Franceschina aveva lo stesso problema ed anche lei aveva comprato la sua copia del Segretario galante. Lesse la lettera di Micuccio, ebbe l'impressione di averla già letta, la cercò sul Segretario galante, la trovò. Prese carta e penna e scrisse: "Mio caro Micuccio, ho letto la tua lettera. La risposta è a pagina 33. Ti saluto, tua Franceschina".

Franceschina certamente si era dimostrata molto più concreta e razionale del suo adorato Micuccio.

venerdì 23 luglio 2010

La caduta del muro di Berlino

Dal libro Per comporre di Ezio Scaramuzzino, ed.Manna, Napoli

Erano gli anni della caduta del muro di Berlino, un intero mondo stava per crollare ed io immaginavo che la cosa avesse determinato un certo interesse tra i miei alunni. Ma così me ne parlò, in un tema, un ragazzo di Mesoraca:

Io non sono un ragazzo antiquariato, anzi mi considero moderno ed energetico, anche se vivo in un piccolo paese. Ma una cosa non l'ho capita. L'altro giorno alla televisione non ho capito perché hanno fatto tanto caos perché a Berlino hanno fatto cadere un muro. Mio padre è un muratore e nella sua vita ne ha buttati giù tanti di muri e nessuno ha mai detto niente. Però mio padre i muri li costruisce anche e sono sicuro che se volesse lo costruirebbe in un mese.

giovedì 22 luglio 2010

Il teatro e la vita(3)-Arnoldo Foà(Racconto) di Ezio Scaramuzzino

Uno dei miei primi accostamenti alla grande arte avvenne, all'età di quindici anni, grazie ad una raccolta di dischi. In quella raccolta grandi attori italiani recitavano delle meravigliose ed indimenticabili poesie. Rimasi colpito particolarmente da Arnoldo Foà che recitava Il lamento per Ignazio Sanchez Mejias di Federico Garcia Lorca.


Alle 5 della sera.

Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera.
Recitavo anche io ad alta voce e il mio entusiasmo mi portò ad imparare a memoria anche la versione originale in castigliano, ugualmente recitata da Foà.
A las cinco de la tarde.
Eran las cinco en punto de la tarde.
Un niño trajo la blanca sabana
a las cinco de la tarde.

Crebbi con il culto di Arnoldo Foà e insieme con lui trascorsi momenti meravigliosi, durante i quali mi sembrava valesse la pena dimenticare le miserie del mondo e lasciarmi ammaliare dalla sua voce calda e appassionata.

Man mano che gli anni passavano, più di uno prese a dirmi che avevo una strana rassomiglianza fisica con il grande attore. Le circostanze, in cui queste parole mi erano rivolte da interlocutori sconosciuti gli uni agli altri, mi convinsero che sì, forse una certa rassomiglianza doveva pur esserci.

Qualche anno addietro Arnoldo Foà ha tenuto un recital a Crotone, all'aperto, durante la stagione estiva. Sono andato a sentirlo. Giunto con un po' di ritardo, già da lontano sentivo la sua voce, attraverso gli altoparlanti.

Alle 5 della sera.
Eran le cinque in punto della sera...

Mi parve che il tempo si fosse cristallizzato, fermato, come nel blocco di un fotogramma, a più di quarant' anni prima, quando lo ascoltavo le prime volte.

Arnoldo Foà era lì. Novantenne, ma ancora con la voce ferma e bellissima, il grande attore dava fondo alle sue energie e riusciva ancora dopo tanti anni ad incantare lo scarso pubblico, che stava ad ascoltarlo in religioso silenzio.

Alla fine dello spettacolo, come da mia abitudine, mi diressi verso il camerino. Pensavo di trovarvi della gente e invece vi trovai Foà solo, che si stava asciugando il volto davanti ad uno specchio.Volevo vederlo da vicino, dirgli la mia ammirazione, ma la vista di quel vegliardo, solo in quel camerino, mentre il poco pubblico si allontanava, mi procurò una sensazione di malinconia e di imbarazzo insieme.

Provai a darmi un tono disinvolto e, ricordandomi di quella rassomiglianza che doveva esserci tra noi due, gli dissi:
"Maestro, lo sa che alcuni mi dicono che io le rassomiglierei ?"
Foà si girò lentamente, mi guardò fisso negli occhi per alcuni attimi che a me sembrarono eterni e con una voce impassibile mi replicò:
"Davvero? Non sapevo di avere un sosia così impertinente. E poi ...quante sciocchezze si dicono per un autografo!!!...Vuole un autografo?..."

Non gli risposi neppure. Girai i tacchi e mi allontanai. Era durato quarant' anni quell'idolo. Ad infrangerlo erano bastate poche parole e pochi secondi, gli ultimi, di quei quarant' anni.

mercoledì 21 luglio 2010

Gli esami di maturità(Racconto prima versione) di Ezio Scaramuzzino

Per tanti anni, dopo averli sostenuti, il mio incubo ricorrente sono stati gli esami di maturità. Sognavo di fare gli esami e poi, quando andavo a vedere i risultati, mi accorgevo di essere stato bocciato. Oppure mi trovavo allo sportello di qualche ufficio e l’impiegato mi chiedeva il certificato. Lo cercavo e mi accorgevo che in realtà io non avevo mai superato quegli esami. Qualche volta mi svegliavo, contento di constatare che era stato solo un brutto sogno.

In realtà gli esami di maturità sono stati veramente una gran paura, forse una delle prime grandi paure della mia vita.

In seguito, anche all’Università, mi è spesso capitato di perdere l’appetito per due o tre giorni prima di un esame, ma quella volta, prima della Maturità, credo di aver avuto difficoltà con il cibo per almeno una settimana. Ricordo che la mattina degli orali, poco prima di essere chiamato, ebbi un conato di vomito, che mi costrinse a rifugiarmi in un bagno, dove riuscii ad eliminare solo della schiuma biancastra, l’unica cosa rimasta nel mio stomaco sconvolto.

Allora agli esami si portava tutto il programma dell’ultimo anno, oltre a parti di programma dei due anni precedenti, con interrogazioni nelle singole materie. In Italiano, ad esempio, fui interrogato solo sull’Inferno, che avevo studiato in prima Liceo, invece che sul Paradiso, che avevo studiato in terza.

L’esame andò bene. Gli esaminatori, dopo le prime domande, cui risposi con disinvoltura, incominciarono a chiedermi argomenti fuori programma, perché avevano voglia di rompere la monotonia delle domande ricorrenti. La novità destò l’attenzione di alcuni ragazzi, che si avvicinarono al tavolo degli esami, spinti dalla curiosità e dalla voglia di fare quasi il tifo.

Fui interrogato sui miei gusti musicali e cinematografici e finii col divertirmi anche io. Ma, appena uscito, fui costretto a correre un’altra volta in bagno, anche se per motivi diversi da quelli della prima volta.

La tensione dell’esame si era sciolta e mi sentivo ormai tranquillo e rilassato, ma, assieme alla tensione dell’esame, si era sciolta anche la tensione che fino a quel momento aveva inesorabilmente bloccato la mia povera vescica, ormai libera di reclamare i suoi diritti.
Corsi a precipizio ed infilai per la fretta un vicino bagno femminile, incrociando una ragazza, che mi guardò allarmata. Non richiusi nemmeno la porta. Mi sentivo felice finalmente. Forse più per la liberazione della mia vescica, che per la liberazione dalle mie paure e per l’esame felicemente superato.
Ezio Scaramuzzino

martedì 20 luglio 2010

Il brigante Mussolini

Dal libro Per comporre di Ezio Scaramuzzino, ed.Manna, Napoli

Tema
L'esaltazione della violenza come elemento caratterizzante dell'azione politica del Fascismo.
Svolgimento

Il Fascismo fu il massimo di violenza del '900. Il Fascismo è nato nella violenza ed è finito nella violenza perché il suo capo Mussolini era violento e non poteva essere diverso. Basta pensare che Mussolini, prima di diventare capo del governo, aveva fatto il brigante. Io l'ho saputo l'altra sera in televisione quando hanno trasmesso il film Il brigante Mussolini con Amedeo Nazzari.

E così ho visto che Mussolini da giovane era stato condannato a ventun anni di carcere e poi era scappato e si era vendicato di tutti quelli che l'avevano accusato. Mussolini ammazzò così sette persone e ne ferì altre sette. Poi, non so come, perché questo il film non lo diceva, riuscì a fondare un partito e diventò capo del governo italiano. Però la violenza egli non la dimenticava e anche i suoi nemici non la dimenticavano. Tant'è vero che poi, alla fine della guerra, lo uccisero insieme con la sua amante e lo attaccarono ad una pompa di benzina, dove forse egli si trovava a fare rifornimento ed era stato riconosciuto.

E così Mussolini, nato brigante, morì come un brigante.

Il tema è stato riportato senza alcuna variazione o correzione. Secondo voi il nostro alunno ha fatto bene a scegliere il tema di Storia?

lunedì 19 luglio 2010

Intervista a Giacomo Leopardi

Dal libro Per comporre di Ezio Scaramuzzino, ed.Manna,Napoli


       Debbo intervistare il famoso poeta Giacomo Leopardi. L'appuntamento è fissato per il mezzogiorno di oggi, qui a Napoli, presso il Caffè Capece. È una bella giornata di sole, cosa che certamente favorirà la sortita del poeta, per il resto alquanto restìo a farsi vedere in pubblico. Difatti, dopo solo dieci minuti di attesa, lo vedo arrivare. Sembra alquanto più vecchio dei trentotto anni che ha; è in compagnia di un signore, che dà quasi l'impressione di proteggerlo e che, appena arrivato, si presenta: “Antonio Ranieri”. Il poeta si siede senza dire una parola, sembra affaticato, ha il volto pallido ed emaciato, ordina subito un gelato alla nocciola, di cui si dice sia golosissimo. Mi presento subito, poi:
-Debbo chiamarla signor conte, oppure maestro, o come altro desidera?
-Se le fa piacere, mi chiami pure Giacomo.
-Lei si considera di più un poeta o un filosofo?
-Mi è capitato di fare qualche volta il filosofo, l'ho fatto nelle Operette morali. Ma io sono soprattutto un poeta, un poeta che vuole anche esprimere delle idee e per questo posso talvolta apparire un filosofo.
-Che cosa è per lei la poesia?
-È molto più facile dire che cosa essa non è.
-E che cosa non è?
-Non è un'attività futile per persone oziose, non è un gioco, non è……
-Che altro?
-Basta così; le posso solo dire che è l'attività più nobile, più seria… terribilmente seria, nella vita di un uomo.
-Perché lei è così pessimista sul futuro del genere umano?
-Lei è felice in questo momento? Non mi pare. Io nemmeno sono felice e non lo è il mio amico Ranieri, come non lo è quel cocchiere che, annoiato, aspetta un cliente da portare in giro per Napoli. Mi chiedo quindi come la somma di tante infelicità individuali possa costituire la felicità del genere umano, che pure è formato da individui.
-Eppure lei sa che proprio qui a Napoli ci sono dei filosofi, che sostengono che tutto va per il meglio e che il genere umano è destinato ad un futuro di progresso e di felicità.
-Ah, sì…, sono i cattolici liberali. Ma non li frequento, mi limito a disprezzarli.
-Un filologo svizzero, De Sinner, parlando di lei ha sostenuto che il suo pessimismo è una conseguenza delle sue sventure individuali e dei suoi guai fisici.
-È un miserabile, al quale già una volta ho dovuto replicare quasi con disgusto.
-Quale delle sue poesie le è più cara?
-Tutte mi sono care, anche quelle che ho lasciato incompiute, perché tutte mi sono costate fatica e notti insonni.
-Allora cambio la domanda. Quale delle sue poesie esprime meglio le sue idee?
-In ognuna di esse c'è una parte di me stesso, ma, come sempre avviene, ritengo che sia l'ultima quella più vicina al mio cuore e alla mia mente.
-E qual è quest’ultima poesia?
-È una poesia che ho finito di comporre in questi giorni e che prossimamente dovrebbe essere pubblicata qui a Napoli, insieme a tutte le altre, da un editore gentile e generoso, lo Starita.
-Possiamo saperne altro?
-Ancora non ne ho deciso nemmeno il titolo, forse la chiamerò La ginestra. La considero il mio testamento spirituale: è un invito alla solidarietà, alla fratellanza tra gli uomini.
-Si è per caso convertito ai valori del cattolicesimo?
-No di certo. La mia è una solidarietà laica per cui gli uomini, senza crearsi false illusioni e ben consapevoli del loro destino di sofferenza e di morte, debbono cessare di farsi del male tra di loro e aiutarsi per combattere insieme contro quella che è l'unica, vera loro nemica: la natura. Solo così essi potranno alleviare le loro pene, il loro dolore.
-Qual è il suo rapporto con l'amore, con le donne? Qualche anno fa si è molto parlato di una certa Fanny Targioni Tozzetti.
-In quella signora io amavo solo una certa idea della donna, come ho già avuto modo di dire in una poesia del 1823. Debbo però dire che quella signora si è dimostrata indegna del mio amore perché, come tutte le donne, non è riuscita a vedere in me quello che c'era al di là dell'aspetto fisico.
-A Napoli come si trova?
-A Napoli mi trovo molto bene. Il clima è dolce, i Napoletani sono simpatici e soprattutto qui ho la compagnia e l'affetto del mio amico Antonio Ranieri e della sorella Paolina. E poi non dimentichiamo che a Napoli fanno un ottimo gelato alla nocciola. A proposito….., cameriere….., può portarmi dell'altro gelato?

Jacopo Scognamiglio
( Monitore napolitano, 21 marzo 1836)

domenica 18 luglio 2010

Il grande Indro

Dal libro Per comporre di Ezio Scaramuzzino,ed.Manna,Napoli

Un giorno si presentò da Indro Montanelli un giovane cronista, volenteroso ed entusiasta, ma soprattutto raccomandato da un ministro. Il grande giornalista lesse la lettera di presentazione, si infastidì un po', ma nulla lasciò trapelare e con atteggiamento magnanimo disse al giovane:

«Bene! Spero che imparerai presto…. Capirai comunque che per il momento non posso darti incarichi troppo importanti…. Devi farti le ossa…. Tanto per cominciare, vediamo un po'…, domattina c'è l'inaugurazione di un ponte poco fuori Milano, in periferia. Ci sarà il ministro, quello che ti ha segnalato, ci saranno pure il prefetto, il sindaco e tante altre autorità. Ti raccomando…, stendici un bel pezzo e portamelo».

L'indomani Montanelli si trovava nella redazione del giornale, indaffarato a preparare l'edizione del giorno dopo. Si era quasi dimenticato del giovane giornalista raccomandato e dell'articolo che costui doveva preparare, quando verso mezzogiorno lo vide arrivare tutto trafelato.
- Beh! hai preparato l'articolo?
- No, Non l'ho fatto….., non ho potuto farlo; l'inaugurazione non c'è stata.
- E perché?
- Perché il ponte è crollato e ci sono stati morti e feriti.

Montanelli non si scompose più di tanto, sorrise e si limitò a dire: «Vedi, caro giovane, per lavorare in un giornale di partito, può bastare la raccomandazione di un ministro; ma, per lavorare nel mio giornale, o si è bravi o ci vuole la raccomandazione del Padreterno; tu ce l'hai?»

Io, più modestamente rispetto al grande Indro, mi permetto di aggiungere che, per fare veramente il giornalista, è necessario sapere scrivere correttamente, avere le idee chiare e infine consumare molte paia di scarpe, per andare in giro, per vedere, per capire. Insomma, per fare il giornalista, ci vogliono spirito d'osservazione e buona salute.
A proposito, ragazzi miei, (e intanto la copro con la mano) mi sapete dire qual è il colore della mia cravatta oggi?

Vi vedo un po' incerti, perplessi. Non ricordate? Oppure non ci avete mai fatto caso? Nessun problema…. Ma se per caso tra di voi c'è qualcuno che vuol fare il giornalista, mi auguro che per lo meno goda di buona salute.

sabato 17 luglio 2010

Berlusconi e Fini

PREMESSA
Tanti ricordano la famosa scenetta di Studio 1, in cui Totò racconta alla sua spalla Castellani di uno sconosciuto, che lo scambia per un certo Pasquale e gli dà un sacco di botte. E lui non reagisce, perché… lui non è Pasquale…

‘STO SCEMO(tragicommedia in un atto e una scena)
Personaggi e interpreti:
Silvio Berlusconi: Silvio Berlusconi
Umberto Bossi: Umberto Bossi

(Berlusconi e Bossi si incontrano ad Arcore per la cena del sabato sera) .
SB: Ciao, Umberto, come va?
UB: Bene, bene, e tu Silvio?
SB:Non mi lamento. Potrei star meglio, se non fosse per un fastidioso dolore allo stinco procuratomi da un calcio involontario di Granfranco.
UB:Gianfranco chi?
SB:Come chi? Fini, no?
UB:Perché tu ancora lo vedi?
SB(un po’ imbarazzato):Lo vedo…Non è che lo veda…E’ che ci siamo incontrati per caso…E… mica potevo far finta di non vederlo... è pur sempre il cofondatore del PDL.
UB:E che vi siete detti?
SB:Deeetti…Veramente ha incominciato lui…a dirmi…
UB:E cioè?
SB: Behhhh…mi ha detto che d’ora in poi egli e il suo gruppetto si sentono svincolati dalla disciplina di partito.
UB:E perché?
SB:Perché…dice lui…nella nostra famiglia ci sarebbero alcune persone impresentabili…Anzi..mi ha detto proprio così…"Caro Pasquale,... mi ha chiamato proprio così, invece di chiamarmi Silvio, perché, secondo lui, io sarei sempre contento come una Pasqua. Dunque,caro Pasquale,... Verdini, Bondi, Tremonti e tanti altri sono impresentabili"…E, nel dirmi così, mi ha dato pure una strattonata alla giacca…
UB:E tu?
SB:Io?... Mi sono messo a ridere…
UB:A ridere? …E perché?
SB:Perché ho pensato…vediamo un po’ 'sto scemo dove vuole arrivaaare…
UB:E poi?
SB:E poi ha continuato su questo tono…Anzi …mi ha preso dal cravattino…mi ha sballottato due o tre volte, mi ha dato uno schiaffo e mi ha detto…"Pasquale…io con te non ci vengo più…perché una persona perbene come me, un ex-fascista come me…non può frequentare un libertino, mafioso, piduista e tiranno come te"…E giù un altro schiaffo…
UB:Un altro schiaffo? E tu?
SB:Io mi sono scompisciato dalle risate…
UB:Risate?
SB:E sì…perché ho pensato fra me e me…vediamo ‘sto scemo dove vuole arrivaaaare…
UB:E poi?
SB: E poi mi ha preso la testa fra le mani e, mentre stringeva, mi ha gridato …”Pasquale…Io ti rovino…perché io ho quel galantuomo di Bocchino che mi difende…e tu puoi mandare avanti tutti i TG5 e 4 di questo mondo…ma io mando avanti il Secolo d’Italia con le sue trecento copie e Flavia Perina…E, nel dire questo,…un pugno sulla testa …che mi è rimasta la ficozza e poi un calcio negli stinchi…che mi ha quasi azzoppato…
UB: Incredibileeeee!…E tu?
SB:E io non mi sono trattenuto più…e me la sono fatta addosso dal troppo ridere…
UB:Ancora?
SB:Eh sì…perché mi sono posto il problema…ho velocemente riflettuto e mi sono detto….vediamo ‘sto scemo dove vuole arrivaaaaaaaaaaaaaare…
UB:Ma io non ti capisco…perché non hai reagito?
SB:Reagito? E perché? Mica sono Pasquale ……io…….

venerdì 16 luglio 2010

Ritorno al paese(Racconto) di Ezio Scaramuzzino

Ritorno sempre più di rado al paese e quasi solo in occasione di ricorrenze o di eventi particolari. Quelli delle nuove generazioni mi sono in genere sconosciuti e quelli della mia generazione sono diventati troppo pochi o non ci sono più. Molti ci siamo dispersi per il mondo. Alcuni siamo in posti vicini, altri sono a Milano o in qualche Paese europeo e talvolta in altri continenti. Alcuni, di quelli che erano miei amici, non sono più in vita e di questi un paio sono scomparsi per annegamento, nei mari o nei fiumi della zona, cosa non insolita per un paese di contadini e di artigiani. Di uno di essi mi è capitato tempo fa di vedere la sua tomba: c'era un bell’ovale con il suo volto eternamente sorridente e l’iscrizione che diceva”… assopito sul letto d’acqua infinita del mare…”.

Ogni volta che vi faccio ritorno, non appena parcheggio l'auto di fronte alla casa paterna, vedo la vecchia signora M.G., che mi viene subito incontro. Attaccata alla vita, sta sempre lì, sull’uscio di casa, dove io ho l’impressione di averla lasciata sin da quando ero bambino. Corre ad abbracciarmi.

“Tu forse non te lo ricordi,ma io ti ho cresciuto quando eri bambino… Tua madre,oh … tua madre… quanto era alta tua madre!… Quando scendeva dalla Villetta, la si vedeva da lontano”. Poi, come se sene ricordasse all’improvviso, riprende :” E per la mia pensione, hai visto per l’aumento della mia pensione? Sono anni che prendo sempre quattrocento euro”. E’ convinta che io possa fare qualcosa per farle avere un aumento ed ogni volta mi tocca inventare qualche scusa banale o inutile.

Dopo avermi trattenuto a lungo, mi lascia andare. Ma la scena si ripete a distanza di qualche ora, quando riprendo l’auto per il ritorno. Mi viene ancora incontro, riprende ad abbracciarmi, mi ricorda ancora che mi ha cresciuto da bambino, … mia madre , … la pensione… . Una sua figlia dall’uscio mi fa segno di avere un po’ di pazienza. Ed io sorridendo la lascio fare, mi lascio abbracciare e baciare, poi mi divincolo lentamente, la saluto e mi metto in macchina.

Mentre mi allontano, sento ancora le sue parole… “…tua madre…alta…la pensione…l’aumento”. E io la lascio alla sua dolce, innocua e malinconica follia...
Ezio Scaramuzzino

giovedì 15 luglio 2010

Per grazia (non) ricevuta

Dal libro "Per comporre" di Ezio Scaramuzzino, ed.Manna,Napoli

Compito in classe,a.s.2001-02
Tema
Una gita al santuario
Svolgimento
Anche l’anno scorso, come tutti gli anni, siamo andati al santuario della Madonna della Scala per fare un pellegrinaggio. Ma l’anno scorso c’era un motivo più importante, perché dovevamo chiedere una grazia alla Madonna. Dovete sapere che io ho 2 sorelle, 1 schetta* e 1 maritata, e quella maritata si è sposata 5 anni fa e ancora non ha avuto figli e così siamo andati alla Madonna della Scala per chiedere la grazia. E così l’anno scorso io, mio padre, mia madre, mia sorella la schetta e mia sorella la maritata siamo andati al Santuario e abbiamo chiesto la grazia alla Madonna. Abbiamo pregato tanto e anche io ho pregato tanto di farci il favore.

Però è successo un quivoco, perché, o che noi non abbiamo saputo pregare bene, o che la Madonna non ci ha comprenduto, fatto sta che dopo qualche mese invece di averlo mia sorella la maritata il figlio l’ha avuto mia sorella la schetta.
Mia madre all’inizio era molto dispiaciuta ed anche io non capivo perché la Madonna si era sbagliata, ma poi la mia mamma mi ha spiegato che la Madonna spesso fa i miracoli e che anche quello era una specie di miracolo e che noi non sempre capiamo perché la Madonna fa così e che noi dovevamo essere contenti lo stesso. Così io sono molto contenta che mia sorella la schetta ha avuto 1 figlio.

*schetta=non sposata

mercoledì 14 luglio 2010

La vera storia del Titanic

Sono stati trovati di recente, in una vecchia baita nei pressi di Stoccarda, alcuni diari anonimi che gli esperti, sulla base di una perizia calligrafica e del contenuto degli stessi, attribuiscono con certezza ad Albert Einstein. In essi lo scienziato ricorda tra l’altro una sua vacanza nel villaggio di Cannstatt nella primavera del 1912. Il racconto non solo rivela un Einstein poco conosciuto, nelle vesti di narratore spregiudicato e brioso, ma getta anche una nuova luce sulla tragedia del Titanic.


Il fabbro del villaggio, Ludwig, era conosciuto in tutti i Lander per la sua flatulenza, tanto che per le sue impareggiabili "arie" era chiamato "Peethoven". Incuriosito da queste sue doti, decisi di sottoporlo ad un esperimento per verificare le sue reali capacità. A tal fine gli feci installare una delle mie invenzioni, il gamma-ionizzatore rettale, per amplificare e rendere meglio rilevabile dagli strumenti la sua potenza di fuoco. La cavia, che a mia insaputa aveva ingerito una tripla razione di fagioli con cipolle, durante l’esperimento emise una scorreggia di ineguagliabile potenza: l'ala Nord dell’edificio-laboratorio fu spazzata via ed ogni forma di vita scomparve nel raggio di 6 Km nella direzione investita dal cataclisma. Ma, ciò che è peggio, la scorreggia provocò il distacco di un gigantesco iceberg dai ghiacci polari. Era la notte tra il 14 e il 15 aprile 1912. Da Southampton in Inghilterra, quella stessa notte, era salpato il più grande transatlantico mai costruito, il Titanic. Il resto è storia...

martedì 13 luglio 2010

Il teatro e la vita(2)- Alba fiorita(Racconto) di Ezio Scaramuzzino

Il mio primo incontro con il teatro avvenne in terza elementare. Facevo la sentinella in una sorta di drammone alla Conte di Montecristo e, bardato di tutto punto e con un fucile di legno a tracolla, dovevo avvicinarmi ad un condannato a morte e dirgli:”Alzati, la tua ora è giunta”. Niente altro. La sera della recita, nell’atmosfera tenebrosa e opprimente di una prigione sotterranea, fui capace di gridare:”Alzati, la tua giunta è ora”.

Risate in sala e fine della mia carriera di attore.

Il mio rapporto con il teatro riprese ad alimentarsi qualche anno dopo, quando al mio paese presero ad arrivare di tanto in tanto compagnie di attori girovaghi, per lo più napoletani, che mettevano in cartellone tragedie strappalacrime e sceneggiate di canzoni allora in voga. Recitavano in posti di fortuna, qualche volta anche in magazzini adattati alla meglio, su palcoscenici sempre in equilibrio precario e con sbrigativi fondali di cartapesta. Tra una rappresentazione e l’altra questi attori non disdegnavano qualche invito a pranzo, dove potevano calmare i morsi di una fame evidentemente arretrata.

Ero incuriosito da queste compagnie ed affascinato soprattutto dalla presenza di alcune signorine, vistose e truccate, che a me sembravano bellissime. Ne ricordo una in particolare , il cui nome d’arte era “Alba fiorita” e che riempì i miei primi sogni. Mi feci coraggio e l’avvicinai per dirle quanto l’ammiravo. Lei sorrise malinconicamente e mi accarezzò la testa. A sera, quando gli altri acquistavano il biglietto pagando con poche centinaia di lire e qualche volta con frutta, polli e uova, io entravo gratis, grazie a lei, che mi aveva preso a benvolere. Avevo deciso che da grande avrei fatto l’attore perché così avrei potuto starle sempre vicino.

Ma una sera Alba fiorita non si presentò sul palcoscenico. Il giorno prima un giovane del paese l’aveva imbarcata su una nave per l’Argentina, dove lei era stata ben contenta di seguirlo, certo attratta dal miraggio di un matrimonio, ma anche dalla speranza di porre fine alla sua vita girovaga e piena di stenti.

lunedì 12 luglio 2010

Manuali scolastici

Insegno la Letteratura italiana da tanti anni. Passo il tempo, durante le ore di lezione, a mettere sull’avviso i miei studenti. “Attenti…quanto riferito in questo capitolo è semplicemente una scemenza…Quest’altro è semplicemente falso….Quest’altro ancora è vero in parte,…ma è comunque incompleto…”. Insegno e racconto la Letteratura italiana così, integrando, correggendo, confutando la “vulgata”, in particolare quando ci si avvicina ai giorni nostri.

Purtroppo è deprimente dover constatare che non c'è in giro un manuale dignitoso, che riesca a prescindere dai luoghi comuni. Gli autori onesti e coraggiosi non mancano, ma, quando propongono un testo che non abbia lo scopo di portare all’ammasso il cervello degli studenti, cercando anzi di valorizzarne lo spirito critico, non riescono a trovare un editore.
Diciamolo pure: gli editori in Italia “hanno famiglia”, ma soprattutto hanno paura, tutti gli editori e sottolineo il “tutti”. Hanno paura di essere esclusi dal giro, di essere emarginati, di passare per politicamente scorretti. Alla fine di tutte le loro paure, temono che un manuale di tal fatta non passerebbe e che non sarebbe adottato.

ED E’ QUI CHE SBAGLIANO.

Nelle scuole il senso di disgusto per il bla-bla sta diventando indignazione. Non se ne può più di manuali di Letteratura che dedicano pagine a delle autentiche nullità come Edoardo Sanguineti, Paolo Volponi, Corrado Augias e magari non dedicano un rigo a Oriana Fallaci o a Piero Chiara.
Ci vuole molto a capire che Sanguineti,Volponi, Augias hanno il solo merito di stare dalla parte "giusta" e che solo questa loro posizione li ha automaticamente inclusi nella melma del pensiero "unico"?

Esemplare il caso di Giuseppe Berto. Considerato un tempo un gigante del Neorealismo, quando lo stesso è passato dalla parte "sbagliata", improvvisamente è sparito.
La stessa cosa, è risaputo, avveniva nell' Enciclopedia Sovietica.In quei tempi eroici, gloriosi e memorabili, quando un personaggio diventava scomodo, venivano ritoccate anche le foto di gruppo, nelle quali semplicemente si lasciava apparire una zona vuota.

P.S. Quanto detto per i manuali di Letteratura vale, e forse di più, anche per i manuali di Storia.

domenica 11 luglio 2010

Il gioco all'italiana

In Italia ci sono circa 60 milioni di abitanti e circa 60 milioni di intenditori di calcio, che aspirerebbero a fare i tecnici. Io non sono uno di questi, né ho la pretesa di diventarlo.

Io so solo una cosa:che, quando vedo giocare la nazionale italiana di calcio, mi annoio, mentre, quando vedo giocare una qualunque altra nazionale, in genere mi diverto.E non ne faccio una questione di vincere o di perdere, purché si vinca e si perda giocando bene e dignitosamente.

Una volta, ricordo, si parlava del "gioco all'italiana". Poi venne Arrigo Sacchi e cambiò qualcosa; dopo di lui buio profondo, a parte qualche colpo di fortuna.
Oggi "il gioco all'italiana" si intravede anche in alcune squadre che una volta ne erano immuni, come nell'Inghilterra di Capello.Ma io non lo chiamerei "gioco all'italiana", lo chiamerei piuttosto "gioco a perdere".

sabato 10 luglio 2010

Il sisma di Caccuri

Dal libro "Per comporre" di Ezio Scaramuzzino, ed. Manna,Napoli

FONOGRAMMA N.1059
DA MINISTERO PROTEZIONE CIVILE AT COMANDO STAZIONE CARABINIERI DI CACCURI STOP
Trasmette funzionario Proietti, riceve maresciallo Squillace stop
Urgono notizie presunto sisma, sospetto epicentro v/s zona stop Calcolare danni provocati movimento tellurico et controllare scala Mercalli stop Rispondere infine stesso mezzo riportando gradi esatti stop

RISPOSTA
Trasmette maresciallo Squillace, riceve funzionario Proietti stop
Identificato finalmente Sisma stop Trattasi di certo Sisma Giuseppe fu Gaetano virgola nato a Cutro il 18/02/44 et qui residente virgola noto pregiudicato per reati contro patrimonio et persone stop Per quanto riguarda Epi Centro virgola lo stesso non risulta in elenco anagrafico di questo comune virgola né in quello di comuni vicini stop Potrebbe trattarsi virgola nel caso di errore di trasmissione o di ricezione virgola di Bepi Centro, figlio di Pasquale Centro, conosciuto et stimato maestro elementare di Cerenzia stop Il movimento tellurico non habet provocato danni perché questa locale caserma tiene sotto controllo tutti i movimenti virgola compresi quelli politici virgola sindacali et religiosi stop Non abbiamo potuto controllare la scala del signor Mercalli virgola poiché lo stesso si est allontanato dal suo domicilio abituale et sconoscesi suo attuale recapito stop Per noi carabinieri i gradi sono gli stessi di prima stop Io sono maresciallo et mio collega est carabiniere semplice stop Infine ci scusiamo di non aver risposto subito perché qui c'è stato un terremoto bestiale stop

Quanta dimestichezza aveva con il dizionario il maresciallo Squillace?

venerdì 9 luglio 2010

Tema su Celentano

Rovistando nel mio PC, ritrovo questo tema dato come compito in classe nell'anno 2006:

Il brano seguente è la trascrizione di un monologo del cantante Adriano Celentano durante la trasmissione TV "Rockpolitik" del 3 novembre 2005. Riscrivi il monologo in lingua italiana allo scopo di renderlo comprensibile, il tutto nei limiti delle umane possibilità.

Io me, Adriano Celentano, io ci garantisco la mia aderenza senza riserbo, cioè, alla fiaccolata di Roma in via Enricomentana contro la scomparizione dello stato palestinese di Israele, e, anche se sarò a Brugherio, dico uè, c'è l'aiatollà dell'Iraq, cioè no, c'è il capo dello stato vicino che dice che gli ebrei devono scancellarsi dalle cartine, e non va bene, avevo anche invitato il presidente israeliano, come si chiama, Sharon Stone, gli ho detto «prendi 'sto microfono» e lui voleva fracassarmelo sul cranio, allora è venuta Patty Smith e ha parlato male di Bush, pazienza, ma ora dico basta con la guerra, chi non lavora non fa la pace, però, cioè, ricordatevi che i palestinesi c'erano prima loro, è come gli indiani che c'erano prima dei cowboys e però li hanno eccidiati tutti, per prendersi i bisonti, e poi hanno cementificato tutto, uè, hanno fatto le Twins Tower, cioè, basta con gli immobiliaristi del petrolio che là dove c'era il verde, nel Sahara dell'Iran, come si chiama, insomma c'è il deserto, e invece una volta ci pascolavano i brontosauri, i pitecantropi, i miei antenati, guardate il video che ho montato a Galbiate. Dovrebbero abbattere i pozzi, e poi, uè, che trovata: dovrebbero costruirci un'osteria della bassa, tipo quella dove vado io prima di andare in onda, perché il vino è rock, e poi io sono lento, e però voi siete rock, mentre il canone è lento, è sempre più lento.

giovedì 8 luglio 2010

Il medico Mauro(Racconto) di Ezio Scaramuzzino

Al mio paese, a Scandale, molti della mia età, o almeno della mia generazione, hanno una cicatrice sul lato sinistro della gola. In passato i forestieri, una volta notato il fenomeno, sulle prime pensavano ad una patologia di carattere locale, come chi fosse capitato in quel paese di montagna dove tutti avevano il gozzo a causa della carenza di iodio. Se il forestiero avesse poi chiesto delucidazioni, di certo si sarebbe sentito raccontare qualcosa sul dottor Giuseppe Mauro.

Il medico Mauro, come allora tutti lo chiamavano, aveva fatto la guerra d'Africa e negli ospedali da campo, tra i tanti morti e feriti, aveva avuto modo di farsi una vasta esperienza di chirurgo. A guerra finita e con il suo raggio d'azione ridotto ormai ai pochi abitanti del paese, il medico non aveva deposto le sue velleità di chirurgo ed aveva scelto come obiettivo primario dei suoi interventi la ghiandola sottomandibolare, che egli sezionava o asportava evidentemente in un numero spropositato di casi.

Ho solo un confuso ricordo dell'intervento al quale anche io fui sottoposto. Mi rivedo bambino, tenuto stretto da alcune persone, che mi impedirono di muovermi, ma certo non poterono impedirmi di gridare. Mia madre mi raccontava spesso delle parolacce e delle maledizioni che ,in quella circostanza, lanciai contro il medico Mauro. Mi diceva anche che l'offesa più sanguinosa che io gli rivolsi fu quella di chiamarlo "catalùagnu", come allora a Scandale venivano chiamati per scherno quelli di San Mauro Marchesato, da dove il medico proveniva.

Forse il medico Mauro, in qualche parte del cielo, sta ancora ad osservarci . Se così fosse, a nome mio e di tutti coloro che sono passati sotto i suoi ferri, gli chiedo scusa per le tante parolacce di quel giorno e le tante ricevute da altri bambini. Certamente lui avrà avuto i suoi buoni motivi per fare ciò che ha fatto e poi, se io sono ancora qui a raccontare queste vicende di tempi ormai lontani, per un po' è anche merito suo.

martedì 6 luglio 2010

Il teatro e la vita(1)-Giancarlo Cobelli(Racconto)

Un attore può recitare in un teatro vuoto o quasi? Può farlo certo, ma solo se è un grande attore.

A Firenze, tanti anni fa, al Teatro della Pergola Giancarlo Cobelli rappresentava Gli uccelli di Aristofane. Andai a vederlo. Quando, poco prima dell'inizio, Cobelli aprì un po' il sipario per dare un'occhiata alla sala, potè vedere che c'eravamo solo due spettatori, io e un'anziana signora.

La situazione poteva risultare imbarazzante, ma non per Cobelli. Ci invitò a salire sul palcoscenico, ci fece sedere ai due lati, richiuse il sipario e recitò con tutta la sua compagnia solo per noi due.

C'è bisogno di dire che quella sera il grande attore recitò con un'intensità emotiva, che raramente poi mi è capitato di cogliere in altri attori magari tanto più famosi?

lunedì 5 luglio 2010

Selezione(Racconto) di Ezio Scaramuzzino

Che fine ha fatto Selezione? Immagino che avrà chiuso i battenti, almeno in Italia. Era una rivista americana, che conteneva in ogni numero una sintesi o una breve antologia di libri più o meno conosciuti e permetteva una elementare forma di cultura a chi non poteva o non voleva comprare il libro.

Ma non era questo il vero motivo del successo della rivista, che risedeva invece nella vendita a buon mercato di una serie infinita di gadgets, libri, dischi e oggetti vari.

Per quelli della mia età Selezione consentiva il primo approccio al mondo della cultura, della tecnologia, dell’hi-fi e di tutto ciò che attraeva le modeste esigenze dei ragazzi di quegli anni.

Non era difficile poi averla quella roba. Bastava compilare un coupon, spedirlo ed entro qualche giorno il postino si presentava con il pacco. A pagare c’era sempre tempo, anzi non pagava quasi nessuno. Alcuni addirittura ci avevano messo su quasi un piccolo negozio al dettaglio e si limitavano a rivendere quello che Selezione mandava.

"Sono Americani, dicevano tutti, cazzoni americani ed è facile prenderli per il culo".

Ricordo che tra i più attivi al mio paese, in questo commercio , c’era allora P.C. Fu lui a farmi avere la prima macchina da scrivere della mia vita, la mitica Olivetti 32, ad un prezzo molto conveniente. Ci lavorai molto con quella macchina, per un paio di mesi, fino a quando P.C. venne a chiedermi il favore di prestargliela… per un paio d’ore…per un lavoro urgente.

Ebbi un attimo di esitazione, ma non più di un attimo, perché anche io allora ero un cazzone, seppure italiano e non americano. Non rividi più la mia Olivetti e un po’ mi dispiacque, non tanto per la perdita, ma perché per un bel po’ di tempo dovetti sorbirmi gli sfottò degli amici.

Erano i primi anni sessanta e, tra una fregatura e l’altra, incominciavo ad aprire gli occhi su come girava il mondo.

domenica 4 luglio 2010

Frasi celebri

Ecco alcune frasi "celebri" dei nostri uomini politici:
- Chi va col lupo impara a zoppicare.
- Tu non sai che il lupo perde il vizio ma non il pelo; te lo dico io che di queste cose me ne intendo!
- Questo problema va affrontato prendendo il coraggio a quattro mani.
- Abbiamo il coraggio di dire che la classe politica predica bene ma ruzzola male.
- Chissà che in questo labirinto di delibere non si incontri il Rinotauro.
- Interpellanze ed interrogazioni sono diventate per il Sindaco un vero supplizio di Tartalo.
- Le priorità sono quelle che vengono dopo.
- Bisogna tenere conto di tutte queste annunciazioni (enunciazioni N.d.A.).
- Nessuno è perfetto (profeta N.d.A.) in patria.
- Attenti a non scivolare su di una buccia di sapone.
- La nostra provincia è la prima città (???) d'Italia per il turismo.
- Chi si scotta con l'acqua fredda dopo ha paura anche di quella gelata.
- Non nascondiamoci dietro un bicchiere d'acqua.
- Questa è stata la goccia che ha fatto saltare la mosca al naso.
- E lì costruiamo il mercato ittico del pesce.
- Siamo come un uccello sul ramo: rischiamo di venire centrati dai mezzi in transito in ogni momento. Ci vuole un semaforo!
- Questa è una strada miliare.
- Le strade di nuova costruzione difettano di carenza di alberature.
- In quella zona ci sono vie di accesso di decesso.
- Mi sembra che la circuitazione (circonvallazione N.d.R.) sia diventata impossibile.
- Quella strada è stata defalciata (defalcata N.d.R.) dal progetto.
- La nuova strada deve essere a doppio scorrimento nel senso di entrata a nord e uscita a sud.
- Non intraprendiamo un cammino a ritorso (ritroso N.d.R.)
- Questo non è un discorso transitabile.
- Vogliamo scendere in piazza sui nostri bisogni...
- Nel centro città ci sono patrimoni storici e patrimoni coloratici.
- Il sindaco vive in un monoappartamento.

sabato 3 luglio 2010

Napolitano

L'Italia deve concludere un grosso contratto per l'importazione di gas naturale dalla Russia e per questo motivo giunge in visita il Capo di Stato russo Medvedev .

Il cerimoniale prevede, secondo le usanze russe, un bacio sulla bocca in segno di benvenuto.
Napolitano è piuttosto riluttante, ma, vista l'assoluta necessità per l'Italia di una conclusione positiva del contratto, anche se a malincuore, finalmente accetta.

Arriva il grande giorno, ma su Roma c'è un forte temporale. La pioggia, picchiando violentemente sull'asfalto dell'aeroporto, rimbalza sui pantaloni di Napolitano che è in attesa dell'importante ospite. Il Presidente allora avvolge l'orlo dei pantaloni, ma finalmente la pioggia diminuisce di intensità e l'aereo può atterrare.

Medvedev scende dall'aereo e Napolitano gli si fa incontro dimenticando di svolgere i pantaloni.
Il capo del protocollo richiama la sua attenzione:
- Presidente... Presidente... i pantaloni... si tiri giù i pantaloni!
E Napolitano, questa volta veramente seccato:
- Porca miseria, ma di quanto metano abbiamo bisogno?

venerdì 2 luglio 2010

Autovelox

Carabiniere derubato

Un carabiniere in questura.
-Mi hanno fermato nel vicolo là dietro... erano quattro uomini di corporatura robusta.... mi hanno minacciato con dei coltelli e mi hanno rubato il portafoglio, le chiavi di casa, della macchina e mi sono andati a rubare anche in casa.
Il questore:
- Ma non avevi la pistola?
- Sì, ma quella sono riuscito a nasconderla sotto i pantaloni!

Epitaffio per un Genovese

Epitaffio su una lapide del cimitero di Genova:
"Cadde per terra un euro; morì nella mischia".

giovedì 1 luglio 2010

Il dubbio

Una signora scende le scale dopo aver lasciato lo studio del dottore e con aria dubbiosa si chiede tra sé e sé:
- Dunque... Ariete... no... Gemelli... no... Scorpione... no...
Allora si gira verso il dottore che è ancora sulla soglia dello studio:
- Come ha detto, dottore?
- CANCRO, signora... CANCRO!

L'Australiano

E come disse un Australiano che di mestiere castrava i canguri:
- Io prendo sempre la palla al balzo!