lunedì 30 agosto 2010

Il bacio di Edmond Rostand

Ma poi che cos’è un bacio?
Un giuramento fatto un poco più da presso,
un più preciso patto,
una confessione che sigillar si vuole,
un apostrofo rosa tra le parole “ T’amo “ ;
un segreto detto sulla bocca,
un istante infinito che ha il fruscio di un’ape tra le piante,
una comunione che ha il gusto di un fiore,
un mezzo per sentir respirare un po’ il tuo cuore
e assaporare l’anima tua a fior di labbra !

sabato 28 agosto 2010

Colazione del mattino di Jacques Prévert


Egli ha versato il caffè
Nella tazza
Egli ha versato il latte
Nella tazza di caffè
Egli ha messo lo zucchero
Nel caffelatte
Con il cucchiaio
Ha mescolato
Egli ha bevuto il caffelatte
E ha posato la tazza
Senza parlarmi
Ha acceso
Una sigaretta
Ha fatto dei cerchi
Con il fumo
Ha messo la cenere
Nella ceneriera
Senza parlarmi
Senza guardarmi
S’è alzato
Ha messo
Il cappello in testa
Ha messo
l’impermeabile
Perché pioveva
Ed è andato via
Sotto la pioggia
Senza una parola
Senza uno sguardo
E io ho preso
La testa tra le mani
E ho pianto.

venerdì 27 agosto 2010

Paris at night di Jacques Prévert


Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

giovedì 26 agosto 2010

Qual rugiada di Torquato Tasso

Qual rugiada o qual pianto
quai lagrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto de le stelle?
E perché seminò la bianca luna
di cristalline stelle un puro nembo
a l'erba fresca in grembo?
Perché nell'aria bruna
s'udian, quasi dolendo, intorno intorno
gir l’aure insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
vita della mia vita?

sabato 21 agosto 2010

Il primo problema

Penso che il problema principale di Berlusconi e del centrodestra non sia Gianfranco Fini (povero untorello), e nemmeno Pier Luigi Bersani (povero illuso), e nemmeno Tonino Di Pietro(povero analfabeta) e nemmeno il mondo gravitante intorno ad Eugenio Scalfari e Repubblica (poveri tromboni).

Penso che il problema principale sia quello della Giustizia. Diciamocelo pure: in Italia noi non abbiamo un’amministrazione della Giustizia, abbiamo invece un partito dei giudici(non necessariamente di tutti i giudici) che si muove contro il centrodestra con i tempi ed i modi di un partito politico, anzi dell’unico vero partito politico che riesca a creare problemi al Cavaliere. Alla lunga questo partito è riuscito a fiaccare l’azione di governo e, dobbiamo riconoscerlo con rincrescimento, lo stesso Berlusconi dà talvolta l’impressione di un leader intimidito e sulla difensiva.

Berlusconi non è uno che si lasci intimidire, ma, quando le iniziative giudiziarie contro di lui diventano infinite, quando un giudice criminale condanna la Mondadori a pagare 700 milioni di Euro (più di quanto valga la stessa Mondadori) ad un diretto concorrente per una vicenda tutt’altro che chiara, è comprensibile che anche lui alla fine ne risulti condizionato.

Da queste premesse deriva una certa esitazione del Cavaliere nei confronti della crisi della maggioranza, con una conseguente, continua offerta di tregua ai suoi avversari interni. Cosa che rischia di apparire stucchevole e, soprattutto, rischia di generare sconforto negli elettori, che non vedrebbero male una rottura definitiva.

Spiace che il centrodestra, pur dedicandogli attenzione, non abbia ancora concluso che quello della giustizia è il primo problema, anzi il problema dei problemi e che, se non si risolve questo, non si risolveranno tutti gli altri, che in realtà sono solo una conseguenza del primo.

Il problema è troppo grosso e quindi di difficile soluzione? Allora tanto vale affrontarlo di petto e senza girargli troppo attorno. Il Cavaliere drammatizzi il problema, si rivolga direttamente agli Italiani, veda un po’ quel che può venirne fuori. Il Cavaliere metta in conto che una crisi drammatica può salvarlo una volta per tutte oppure fargli perdere il potere definitivamente. D’altra parte nessun medico gli ha prescritto che debba fare eternamente il leader politico. In queste condizioni non può più continuare. Limitarsi a rimanere a galla non serve a niente, durare tanto per durare ancora meno.

sabato 14 agosto 2010

Ancora sul "nostro" presidente della Repubblica

Penso sia arrivato il momento, per tutti gli elettori di centrodestra, di mobilitarsi. Non intendo che si debbano prendere i fucili, anche perché in Italia la guerra civile per il momento è solo una guerra di parole. Per il momento…Ma almeno una pernacchia a Giorgio Napolitano vogliamo farla?
Sì, proprio a lui, al comunista Giorgio Napolitano, quello che ha benedetto i carri armati sovietici nel 1956 e, 50 anni dopo, non si è vergognato di andare a deporre fiori sulle tombe dei fucilati.

Quello che nel 1956 parteggiava per Kruscev e , 50 anni dopo, non si è vergognato di celebrare la memoria di Imre Nagy e Pal Maleter?

Quello che in tanti anni non ha mai speso una parola per difendere Silvio Berlusconi e ora non si vergogna di difendere l’indifendibile Gianfranco Fini?

Quello che, durante il suo mandato di europarlamentare, spendeva 90 euro di biglietto aereo per andare a Bruxelles e poi non si vergognava di farsene rimborsare 800?

Quello che, alla sua età, appare ancora tanto innamorato della vita, ma non si è vergognato di far morire la giovane Eluana Englaro, rifiutandosi di firmare il decreto che poteva salvarla?

Sì, dico, a questo Napolitano una sonora pernacchia gliela vogliamo fare? Fosse anche solo per fargli capire che gli Italiani non hanno l’anello al naso e che non sono più disposti a farsi prendere per il culo dai tromboni come lui?

venerdì 13 agosto 2010

A proposito del “nostro “ presidente della Repubblica

A proposito del “nostro “ presidente della Repubblica. Quello che, alla tenera età di 31 anni, quando si è appena messo il dente del giudizio, plaudiva alla fucilazione dei patrioti ungheresi e poi, a distanza di tempo, è andato a porre corone di fiori sulle tombe dei fucilati.

Una volta, nel Medioevo, era rischioso per chiunque mettere in dubbio ciò che aveva detto Aristotele. Esisteva allora l’”Ipse dixit”. “L’ha detto lui”, affermava l’aristotelico di turno e con questa frase zittiva tutti. Si poteva replicare solo a proprio rischio e pericolo, a volte anche pericolo della vita.

A distanza di secoli si ha l’impressione di essere ripiombati in un nuovo Medioevo ed in un nuovo “ipse dixit”. Se una cosa la dice o la fa il nostro ineffabile presidente, non si può dire eventualmente che si tratta di una stronzata. Pare che la carica di presidente della repubblica attribuisca automaticamente il dono dell’infallibiltà, per cui è diventato obbligatorio credere ciecamente a quello che dice. 

Succede quindi che, se nell’esercizio delle sue funzioni egli manda a morte Eluana Englaro, pare non si possa dire che egli è semplicemente un assassino. Succede che, se egli auspica la fine della persecuzione dei giornali contro Fini, ma non ha nulla da dire sull’eterna persecuzione dei giornali contro Berlusconi, non si può dire che egli è un fazioso e miserabile veterocomunista. Succede che, se egli teme l’incognita di nuove elezioni, ma non teme l’incognita di un vuoto di potere derivante da un ribaltone, non si può dire che egli è politicamente schierato a favore di tutti i parassiti della scena politica italiana.

Una volta il Romano Pontefice godeva del dono dell’infallibilità. Oggi non se ne parla più. Ma per caso il nostro(si fa per dire) presidente, oltre ad essere diventato l’Aristotele redivivo, è diventato anche infallibile come il capo della Chiesa cattolica? Per caso anche lui, nell’esercizio delle sue funzioni, parla ex cathedra?

martedì 3 agosto 2010

Fini e Lombroso

Premetto subito che è una fortuna che le teorie di Cesare Lombroso siano finite con lui. E’ noto che il famoso scienziato dell’’800, fondatore dell’antropologia criminale, sosteneva che ogni individuo porta dipinte nei suoi atteggiamenti, nel volto, e in particolare nella scatola cranica, le sue tendenze e la sua personalità.

E’ una fortuna, lo ripeto, che queste teorie siano tramontate. Ma, come per un gioco di società, divertiamoci ad applicare queste teorie alla storia, ai tic , alle espressioni di quell’essere vivente, che corrisponde al nome di Gianfranco Fini.

Gianfranco Fini sostiene di essere diventato di destra non perché abbia letto Friedrich Wilhelm Nietzsche o Julius Evola, ma perché alla tenera età di vent'anni ha visto un film di John Wayne.

Gianfranco Fini, richiesto in un’intervista da Giampaolo Pansa su quali fossero i fini della sua azione politica, ha risposto che non lo sapeva nemmeno lui.

Gianfranco Fini , quando parla in pubblico, è afflitto da una strana irrequietezza delle mani, che egli sposta con un movimento compulsivo da una tasca all’altra, come se fossero due appendici pendule, estranee al suo corpo.

Gianfranco Fini rosicchia continuamente delle chewing-gum, in qualunque momento della sua giornata ed in qualunque circostanza. Addirittura una volta l’ho visto masticare come un ruminante mentre teneva un discorso in parlamento nella sua qualità di ministro degli esteri nel governo Berlusconi.

Gianfranco Fini ha eternamente dipinta sul volto un’espressione di compunta pensosità, che fa sorgere nell’interlocutore il dubbio di una perfetta idiozia. Dubbio che poi sparisce quando il suddetto Gianfranco apre bocca, immemore del fatto che è preferibile stare zitti ed apparire stupidi, piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio in merito.

Gianfranco Fini, nei suoi discorsi, ricorre sempre più spesso a degli intercalari, in realtà pleonastici, ma necessari al suo cervello per guadagnare alcuni secondi, che gli consentano di elaborare dei pensieri e conferire loro una veste decentemente logica. Famoso, tra gli altri, il suo intercalare “è vero o non è vero…”, che egli è capace di ripetere anche una ventina di volte, per far guadagnare al suo cervello secondi preziosi.

Gianfranco Fini, alla tenera età di cinquantotto anni, ha divorziato dalla moglie per convivere con Elisabetta Tulliani. Sia ben chiaro: ognuno è libero di innamorarsi come vuole e quando vuole. Ma avete mai avuto la fortuna di ascoltarla questa Elisabetta Tulliani? Beh, io tempo fa l’ho avuta questa fortuna, avendo trovato su YouTube un video, oggi non più reperibile, in cui lei cinguetta accanto a Gaucci, ex presidente del Perugia calcio e suo ex convivente. Avrà anche un certo fiuto affaristico questa Elisabetta Tulliani, in ciò aiutata probabilmente dal suo clan familiare, ma, a parte questo, mi è parso che, di fronte a lei, anche una semianalfabeta possa essere considerata un gigante del pensiero.

Si potrebbe continuare all’infinito, ma non è il caso. Secondo me è lecito ritenere che il Gianfranco non costituisca un caso politico, quanto piuttosto un caso clinico(e anche umano).

lunedì 2 agosto 2010

Il vero Fini

E’ una magra consolazione poter dire “Io lo sapevo, io l’avevo detto, io me l’aspettavo”. Non ho mai avuto fiducia nel personaggio Fini e sono rimasto sempre perplesso davanti a sondaggi che lo vedevano in buona posizione nelle preferenze degli Italiani.

Non mi ha mai convinto quella sua faccia eternamente sussiegosa. Negli ultimi tempi, quando sempre più spesso ha assunto il tono del maestrino, mi sono detto che la più grande iattura che possa capitare è quella di dover assistere, con sgomento, alla nascita di pulpiti di destra, dopo essersi dovuti sorbire per tanti anni le prediche moraleggianti dei pulpiti di sinistra.

“Al peggio non c’è mai fine”, mi sono detto.
Ora la farsa è finita ed il re è nudo.

Fini potrà continuare a farci del male, ma almeno noi non dovremo più fingere di avere a che fare con una persona perbene.

I suoi voltafaccia e poi le vicende relative ai beni di AN e agli arraffamenti della famiglia Tulliani d’ora in poi ci consentono di definirlo per quello che veramente è: “Ladro di voti e di appartamenti, traditore, prosseneta “.

domenica 1 agosto 2010

Fini: c'è o ci fa?

Mi capita spesso di sentir dire che Fini sarebbe un abile oratore. Può darsi, anche se personalmente l’ho sempre trovato banale e ripetitivo.  Ma, per meglio delineare il personaggio, mi si consenta un ricordo personale.

Si era nella campagna elettorale del 2001 e Fini doveva tenere un comizio a Crotone, alle due del pomeriggio, perché la sua tappa era chiaramente di passaggio. C’ero anch’io quel giorno. La piazza era piena, nonostante l’ora, e soprattutto c’erano tanti giovani e tante bandiere.

Fini attaccò, compassato come al solito, ma quei giovani lo interrompevano spesso con i loro applausi e il loro entusiasmo. Ad un certo punto Fini si incazzò, disse che non voleva essere interrotto e soprattutto gridò che non voleva perdere tempo. Sulla piazza calò un gelido silenzio. Fini poté ripetere per l’ennesima volta la sua tiritera imparata a memoria e portare a compimento il suo discorsetto senza interruzioni.

Quel ricordo mi brucia ancora, a distanza di tanti anni. Mi sono sempre chiesto da allora:”Ma questo stronzo c’è o ci fa?”. Non ho mai avuto perplessità nella risposta. Ma oggi, alla luce anche di quello che è intervenuto nel frattempo, la risposta è ancora più tranquilla:” Questo …stronzo…c’è… non ci fa”.

I numeri di Fini

Diciamoci la verità: siamo rimasti tutti un po' sorpresi. Quello stronzo di Fini, ladro e traditore, è riuscito a raccogliere intorno a sé più stronzi di quanto fosse lecito pensare.Dal che si deduce che :
1- Il numero degli stronzi è sempre inversamente proporzionale a quello che ci si aspetta;
2-Equiti sunt lacrimae rerum...cioè... Per il cavaliere so' cazzi....