mercoledì 29 settembre 2010

Luca Barbareschi, duro e puro.

Luca Barbareschi, finiano duro e puro, ha dichiarato che comunque non voterà la fiducia a Berlusconi, a prescindere da quello che faranno i suoi compagni di gruppo.
Bisogna capirlo Luca Barbareschi. Lui, uomo di spettacolo ed esponente politico della destra, ha sempre vissuto questa sua posizione con imbarazzo ed insofferenza insieme.

Una volta, invitato da Maurizio Costanzo ad “Uno contro tutti”, si ritrovò ad essere “Uno contro se stesso”, perché nessuno si presentò a discutere con lui, secondo una antica consuetudine della sinistra, che preferisce ignorare gli avversari politici, piuttosto che discutere con loro. In seguito fu inopinatamente licenziato da Mediaset, a causa di un’infelice battuta contro le tasse, nel corso di una sua trasmissione. Di recente, nel 2008, ha invitato il PDL ad occupare la RAI, troppo di sinistra secondo lui, piazzandovi anche uomini di spettacolo e non solo mignotte.

Bisogna capirlo Luca Barbareschi. In un mondo come quello dello spettacolo, dove, a causa del conformismo paraculistico, anche gli uscieri e gli addetti alle pulizie debbono essere rigorosamente di sinistra, l’essere di destra non rende, né artisticamente, né economicamente.

Barbareschi ha sempre vissuto con sofferenza questa sua condizione. Probabilmente anche il semplice fatto di essere definito di destra gli ha procurato disagi esistenziali. Perché le cose potessero andare diversamente, egli avrebbe dovuto avere la grandezza di un Giorgio Albertazzi o la dignità e il disincanto di un Ennio Flaiano o di un Leo Longanesi.

Ma Barbareschi non ha avuto nulla di tutto questo. Egli è rimasto sempre e soltanto un piccolo uomo, costretto ad una quotidiana ed oscura lotta per la sopravvivenza e per un posto al sole. Ora però le sue sofferenze sono finite. Il suo recente antiberlusconismo ha fatto il miracolo e quelli che una volta lo disprezzavano, o peggio ancora lo ignoravano, lo hanno accolto tra le loro file.

Luca Barbareschi può guardare con fiducia verso il futuro e verso il Sol dell’avvenire.

domenica 26 settembre 2010

Pietà per Fini!

Ho letto le dichiarazioni di Gianfry. Penose, semplicemente penose. Ma riconosco che verso la fine mi sono anche intenerito e quasi commosso. Forse sto invecchiando e con l’età sto diventando più buono, ma penso che la sua invocazione di tregua sia da accogliere. Dipendesse da me, non ci penserei due volte a mandare segnali di distensione.

Feltri, Belpietro, Sechi, D’agostino, e tutti quelli che finora avete sparato a pallettoni contro di lui, via , un po’ di pietà!

Gianfry ha già sofferto molto. Ve l’immaginate le giornate in casa Tulliani? I musi lunghi durante il pranzo, Elisabetto che non vuol parlare, Elisabetta che cerca di tenere comunque unita la famiglia, le bambine che piangono…E poi magari qualche voce grossa, qualche scenata, qualche piatto che vola, qualche sedia scagliata contro il cognatino che non si preoccupa del destino dell’Italia e invece si preoccupa solo delle sue Ferrari…

Via…Fini ha già pagato! Che si vuole di più da lui? Che lasci la Presidenza della Camera, ormai sua proprietà privata? Via… Un po’ di compassione ci vuole!
Presidente Fini, ieri sera hai fatto commuovere e piangere milioni di Italiani. L’Italia cristiana, e di Famiglia cristiana, è con te. Presidente, sei tutti noi! Eia,eia,alalà!

mercoledì 22 settembre 2010

Gianfranco Fini, ultimo atto.

E’ ormai svelato l’ultimo mistero sul caso Fini-Montecarlo. Non ci voleva molto ad immaginarlo, ma la conferma definitiva che l’appartamento di Rue Princesse Charlotte è di proprietà della famiglia Tulliani induce ad alcune amare riflessioni.

Fini può cianciare quello che vuole, ma ormai egli appare nudo come un verme ed indifendibile come un qualunque mariuolo colto con le mani nel sacco. Egli non ha solo infangato la sua onorabilità personale, se mai ne ha avuta una, ma anche quella di un partito, l’ex AN, e anche , il che a mio avviso è ancora più grave, quella di un certo mondo ideale , che sommariamente viene definito come la destra politica.

L’altra sera in Tv ho ascoltato una commovente dichiarazione di Pietrangelo Buttafuoco, il quale diceva di aver sentito vergogna di fronte a tale vicenda. Ma a questo punto io non so se la sola vergogna possa dare almeno un’idea dell’abisso di squallore, di miseria , di immoralità che fin dall’inizio ha caratterizzato questa incredibile vicenda.

Mi vien da pensare alla destra di una volta, alla destra storica. A quando Quintino Sella, ministro delle Finanze, si pagava di tasca sua il biglietto ferroviario per non pesare sul bilancio dello Stato. A quando dire La Destra significava dire senso dello Stato e senso della dignità personale, oltre che rispetto per i soldi propri e soprattutto per quelli dei cittadini che pagavano le tasse.

Ne è passato di tempo da allora! Ora un mariuolo come Fini può impunemente continuare a dirsi di destra e nello stesso tempo dichiarare che la svendita del patrimonio di An ad un cognato non deve interessare nessuno, trattandosi di una transazione tra privati che non comporta danni per l’erario.

Ma ormai la sceneggiata è giunta alla sua scontata conclusione. C’è da solo da sperare, il che non è del tutto scontato, che ci sia un giudice anche a Roma, anzi alla Procura di Roma, e non solo a Berlino.

lunedì 20 settembre 2010

Clamoroso! Napolitano sul caso Fini.

Nella vicenda Fini-Montecarlo il nostro(si fa per dire) presidente Napolitano è intervenuto indirettamente solo una volta per ribadire che le alte cariche dello stato hanno il diritto-dovere di dedicarsi alle loro funzioni in piena libertà e senza subire il condizionamento di inchieste e campagne di stampa di qualsivoglia tipo.

In altri termini il nostro(si fa per dire) Presidente ha lasciato intendere che a lui non interessa una beneamata mazza se a presiedere la terza carica dello stato si trova un tipo che regala al cognato un appartamento lasciato in eredità al partito che si trova a dirigere. Come non gli interessa sapere se lo stesso tipo intrallazza per fare avere alla suocera analfabeta un contratto RAI di un milione e mezzo di Euro, a spese dei contribuenti, e non gli interessa sapere se sempre lo stesso tipo intrallazza per far avere ad imprese di comodo finanziamenti ed appalti per il dopo terremoto all’Aquila.

Pare comunque che il nostro(si fa per dire) Presidente, consapevole dell’imbarazzo che il suo prolungato silenzio potrebbe ingenerare nei cittadini , abbia deciso di intervenire. E’ di imminente emanazione un comunicato stampa da parte del Quirinale, che un nostro redattore è riuscito a procurarsi e che il nostro giornale pubblica in anteprima assoluta. Ecco di seguito il testo.


Cari concittadini, è costume di questa Presidenza non interferire con il normale svolgimento della vita democratica del nostro Paese. Questa Presidenza non intende in alcun modo interrompere tale tradizione e le considerazioni che seguono non costituiscono pertanto violazione di una norma entrata ormai nella coscienza collettiva.

Giungono a questa Presidenza continue sollecitazioni a voler esaminare il cosiddetto caso Fini-Montecarlo.
A tal proposito, pur senza entrare nel merito della questione, dal caso in esame emerge chiaramente lo sforzo del Presidente Fini di perseguire fini caritatevoli e di disinteressata beneficenza.

Si obietterà che la beneficenza è stata fatta a favore di un cognato, ma questo non inficia il valore dell’atto, che comunque esclude, a quanto è dato saperne, un utilizzo diretto dell’appartamento in questione da parte del Presidente Fini.
Si ribadisce inoltre l’assoluta correttezza procedurale del Presidente Fini, che, al momento dell’alienazione del bene, ha delegato ad altri la firma di ogni documento relativo alla cessione dello stesso.

Stantibus sic rebus, non si vede come questa Presidenza possa adottare provvedimenti conseguenti.
Bisognerebbe per caso costringere alle dimissioni il Presidente Fini? E’ questo che si chiede?

Il Presidente della Repubblica, pur nell’ambito di funzioni e competenze diverse, si è trovato nelle condizioni di chiedere le dimissioni di qualcuno una sola volta nella vita. Ciò accadde nel 1956, all’epoca della Rivolta Ungherese, quando furono richieste le dimissioni del presidente Imre Nagy e a tale scopo provvide la gloriosa Armata Rossa, con conseguente fucilazione dell’interessato.

In tempi più recenti, come anche le vicende della Fiat di Pomigliano hanno consentito di rilevare, questa Presidenza si è sempre adoperata per il reintegro dei lavoratori e mai per sollecitarne le dimissioni.
E ora si pretenderebbe da parte di qualcuno che vengano sollecitate le dimissioni del Presidente Fini?
E’ pur vero che l’agricoltura italiana soffre di una cronica mancanza di braccia, ma come si può pretendere che, in tempi di crisi come quelli che stiamo attraversando, si possa favorire un seppur minimo incremento della disoccupazione? E poi proprio a danno del Presidente Fini?

Si dimentica per caso che egli deve provvedere ad una famiglia numerosa? 
Chi penserà a comprare le pappine alle due figlie avute dalla sua nuova compagna? Chi provvederà a fare avere qualche altro contratto RAI alla suocera analfabeta? Chi provvederà alla manutenzione ed al carburante per la Ferrari comprata dal cognato?
Questa Presidenza si augura che l’opinione pubblica possa rendersi conto del contesto psico-socio-pedagogico in cui il caso è maturato e per il resto non può che augurare lunga vita politica al Presidente Fini.
Viva l’Italia!

Il mio letto è così vuoto! di Anonimo cinese


Bianca splende la chiara luna
sulla tenda che copre il mio letto!
In pena mi giro e rigiro e non posso dormire,
raccolgo la veste e vado errando qua e là.
L'amor mio mi ha detto che è felice.
Magari dicesse che sta per tornare!
Fuori in giardino indugio da sola.
A chi confidare i miei tristi pensieri?
Gli occhi fissi nel vuoto.
Rientro in camera.
Quante lacrime mi bagnano la veste e il mantello!

venerdì 17 settembre 2010

Benedetto sia 'l giorno e 'l mese e l'anno di Francesco Petrarca

Benedetto sia'l giorno e'l mese e l'anno
e la stagione e'l tempo e l'ora e'l punto
e'l bel paese e'l loco ov'io fui giunto
da'duo begli occhi che legato m'ànno;

E benedetto il primo dolce affanno
ch'ì ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l'arco e le saette ond'ì fui punto,
e le piaghe che'nfin al cor mi vanno.

Benedette le voci tante ch'io
chiamando il nome de mia donna ò sparte,
e i sospiri e le lagrime e'l desio;

e benedette sian tutte le carte
ov'io fama l'acquisto, e'l pensier mio,
ch'è sol di lei; si ch'altra non v'à parte.

giovedì 16 settembre 2010

Io sono razzista?

1-L’immigrazione clandestina è un reato.
2-L’immigrato clandestino, se scoperto, deve poter essere espulso.
3-L’Italia e il mondo occidentale non possono farsi carico di tutti i problemi del mondo.
4-E’ utopistico pensare di poter bloccare l’emigrazione mondiale, che ha ormai assunto dimensioni bibliche, ma è realistico pensare di poterne almeno controllare i flussi.
5- E’ compito dei nuovi immigrati, pur nel rispetto delle loro tradizioni, cercare di adeguarsi alle nuove realtà politico-sociali nelle quali si trovano a vivere.
6- La concessione della cittadinanza non è un diritto dell’immigrato. Essa è subordinata al rispetto delle leggi del Paese ospitante ed al livello di integrazione economico-sociale raggiunta.

Alcuni sprovveduti e alcuni poveri di spirito ritengono che il sostenere queste tesi sia sinonimo di razzismo. Io sostengo queste tesi.Io sono razzista?

mercoledì 15 settembre 2010

Requiem per il Cavaliere?

Scrivo di getto mentre ascolto le ultime notizie politiche della giornata. La presunta maggioranza alternativa non c’è, il cosidetto gruppo di Responsabilità nazionale è una chimera, per il governo la speranza di sopravvivere pare dissolversi.
Non ci voleva molto a capirlo o ad immaginarlo, ci voleva solo che qualcuno o qualcosa confermasse queste previsioni.

Berlusconi continua a sciorinare parole rassicuranti sulla sua volontà di andare avanti, continua ad elargire sorrisi , ma dietro tutto c’è una parvenza di provvisorio, se non di falso e di volutamente ambiguo.

Spiace doverlo dire, ma il Cavaliere incomincia a non convincere più nessuno. Il Cavaliere, che ci aveva convinti fino a qualche tempo fa, non esiste più. Difficile dire perché. Molto è dipeso dalle circostanze, dalle condizioni oggettive del nostro Paese, ma molto è dipeso anche da lui. Noi, che lo abbiamo difeso in tante circostanze, che abbiamo avuto piena coscienza della vergognosa persecuzione giudiziaria cui è stato sottoposto, ora possiamo dire che lui ci ha messo anche del suo.

Ora possiamo dirlo. Possiamo dire che un Presidente del Consiglio, pur con tutte le attenuanti di questo mondo, non fa il segno delle corna mentre sta per fare una foto ufficiale di gruppo. Un Presidente del consiglio, se vuole fare sesso, almeno deve stare attento a chi si infila nel letto. Un Presidente del Consiglio non nomina un inutile ministro senza portafoglio, per poi accettarne le dimissioni dopo una settimana. E mi fermo qui, per carità di patria. Il resto, il più lo hanno fatto quei giudici, che hanno deciso di fare politica contro di lui.

Sono colpe gravi? Non lo so, ma troppi rospi abbiamo ingoiato in questi ultimi tempi. Arrivati a questo punto, il Cavaliere, gravemente dimezzato nei suoi poteri, non può limitarsi a tirare a campare, tenendo in ostaggio il suo partito, il governo, la nazione.

O il Cavaliere decide di puntare alle elezioni, oppure sarà travolto. Il tempo gioca contro di lui.

giovedì 9 settembre 2010

Berlusconi sta bene?

Incomincio a dubitare dell’equilibrio mentale di Berlusconi. Uno che , dopo tutto quello che è successo, dopo lo sfarinamento della sua maggioranza, continua a dire che va avanti e che rifiuta le elezioni anticipate perché ha il dovere di governare, non è solo un personaggio patetico, è anche grottesco.

Evidentemente il Cavaliere è talmente condizionato dalla persecuzione giudiziaria, che la semplice idea di non essere il Presidente del consiglio, fosse anche per un breve periodo, lo atterrisce e gli obnubila la mente al punto di impedirgli di vedere quello che ormai vedono e capiscono anche i bambini.

Dispiace per il Cavaliere. E’ stato un personaggio importante della politica italiana,ha fatto tanto per l’Italia e tanti hanno, abbiamo creduto in lui. Ma ormai questo suo rifiuto pervicace di guardare in faccia la realtà, questo suo voler galleggiare ad ogni costo, questo suo patetico tentativo di durare qualche altro mese ad ogni costo, lo rendono un personaggio sinceramente imbarazzante.

Cavaliere, svegliati e datti una mossa! Non so se te ne sei accorto o se qualche tuo consigliere te lo ha detto. La tua maggioranza parlamentare non esiste più. Bisogna andare a votare!!!!!!!!

lunedì 6 settembre 2010

Sarah Brown di Edgar Lee Masters
















Maurizio, non piangere, non sono qui sotto il pino.
L'aria profumata della primavera bisbiglia nell'erba dolce,
le stelle scintillano, la civetta chiama,
ma tu ti affliggi e la mia anima si estasia
nel nirvana beato della luce eterna.
Va' da mio marito,
che medita su ciò che lui chiama la nostra colpa d'amore.
Digli che il mio amore per te e il mio amore per lui hanno foggiato il mio destino.
Digli che attraverso la carne raggiunsi lo spirito e, attraverso lo spirito, raggiunsi la pace.
Non ci sono matrimoni in cielo.
C'è solo l'amore.
(Da Antologia di Spoon River)

Berlusconi, Fini e il baratto.

Il discorso di Mirabello non aggiunge nulla di nuovo a quanto già si sapeva di Gianfranco Fini. Uno stronzo era ed uno stronzo rimane.
Questo non esclude però che anche il Cavaliere debba stare attento, molto attento, a quello che fa.

Circolano ad esempio alcune voci che riferiscono di un baratto, al quale del resto lo stesso Fini ha alluso senza alcun pudore, tra i due contendenti.

Da una parte Fini si impegnerebbe nell’approvazione di una legge che protegga dalla persecuzione giudiziaria il Cavaliere, che a sua volta nomina Urso ministro, favorisce il cambio della legge elettorale per salvare il partitucolo di Fini e accetta un federalismo dimezzato.

Insomma poltrone contro promesse.

Non so quanto ci sia di vero in queste voci, ma mi piace far sapere come la pensano coloro che in tanti anni hanno sostenuto il Cavaliere e non hanno mai chiesto nulla in cambio.

Orbene! Attento, Cavaliere! Al punto in cui siamo arrivati, l'unica cosa dignitosa da perseguire è la crisi, con conseguenti elezioni anticipate. Fini è già un rottame della storia! Tu non puoi mettere sotto i piedi la tua dignità. Evita di fare la stessa fine!

sabato 4 settembre 2010

Lucinda Matlock di Edgar Lee Masters

Andavo a ballare a Chandlerville
e giocavo alle carte a Winchester.
Una volta cambiammo compagni,
ritornando in carrozza sotto la luna di giugno,
e così conobbi Davis.
Ci sposammo e vivemmo insieme settant'anni.
Filavo, tessevo, curavo la casa, vegliavo i malati,
coltivavo il giardino e, nei giorni di festa,
andavo spesso per i campi, dove cantano le allodole,
e lungo lo Spoon, raccogliendo tante conchiglie
e tanti fiori e tante erbe medicinali,
gridando alle colline boscose e cantando alle verdi vallate.
A novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto,
e passai ad un dolce riposo.
Cos'è questo che sento di dolori e stanchezza
e ira, scontento e speranze fallite?
Figli e figlie degeneri,
la vita è troppo forte per voi.
Ci vuole vita per amare la vita...
(Da Antologia di Spoon River)

venerdì 3 settembre 2010

Reuben Pantier di Edgar Lee Masters

Ebbene sì, Emily Sparks, le tue preghiere
non furono disperse, il tuo amore
non fu del tutto invano.
Qualunque cosa io sia stato nella vita,
lo devo alla tua speranza che non disperava di me,
al tuo amore che non smise di vedermi buono.
Cara Emily Sparks, lascia che ti racconti la mia storia.
Sorvolo sugli influssi di mio padre e mia madre.
La figlia della modista mi ha messo nei guai
e sono andato in giro per il mondo.
Ho attraversato ogni sorta di pericoli:
vino, donne, i piaceri della vita.
Una sera, in una stanza di Rue de Rivoli,
stavo bevendo vino con una cocotte dagli occhi neri
e le lacrime mi inondarono gli occhi.
Quella pensò che erano lacrime d'amore e sorrise
al pensiero di avermi conquistato.
Ma l'anima mia era distante tremila miglia da lì,
pensavo a quando eri la mia maestra a Spoon river.
E proprio perchè non potevi più amarmi
nè pregare per me, nè scrivermi delle lettere,
in tua vece parlò l'eterno silenzio.
E la cocotte dagli occhi neri prese le lacrime per sè,
e i baci bugiardi che le diedi.
Non so come, da quel momento ebbi una visione nuova,
cara Emily Sparks!
(Da Antologia di Spoon River)

giovedì 2 settembre 2010

Berlusconi e l’indecenza

C’è un limite a tutto, anche alla voglia di dimostrarsi disposto al dialogo e al compromesso. Orbene, Berlusconi questo limite lo ha già superato da un bel pezzo. Ogni ulteriore rinvio e ogni ulteriore esitazione servono soltanto a rivelarlo per come egli in realtà non è, cioè pusillanime e terrorizzato. Quelli che abbiamo creduto in lui, quelli che lo abbiamo votato in tanti anni, quelli che non gli abbiamo mai chiesto nulla in cambio, incominciamo a non riconoscerlo più.

Berlusconi deve capire che, al punto in cui siamo arrivati, l’unica cosa che gli resta da fare è quella di rompere con Fini ed andare alle elezioni anticipate, se è possibile, o, in alternativa, allo scontro aperto.Ogni diverso atteggiamento nei confronti di Fini appare stucchevole ed indecente.

Tutti capiamo che Berlusconi è perseguitato dalla magistratura, tutti capiamo che egli ha il dovere ed il diritto di difendere se stesso e le sue aziende dall’assalto dei nemici, ma ci sono dei momenti decisivi, nella vita di ognuno, in cui chiunque, e lui più degli altri, ha il dovere di non calpestare la sua dignità.

Romano Prodi, quando si accorse che mani Pulite stava per investirlo, andò a piagnucolare da Scalfaro al quale chiese di essere salvato. E fu salvato.

Per caso Berlusconi ha intenzione di fare la stessa cosa con Fini?
Se a tanto si dovesse arrivare, Berlusconi potrà anche momentaneamente salvare se stesso e le sue aziende, ma di certo non salverà il suo onore e il suo partito. E alla fine sarà ugualmente ingannato e tradito da Fini.

mercoledì 1 settembre 2010

L’ammore che d’è? di Eduardo De Filippo


Scusate, sapite l’ammore che d’è?
L’ammor’è na cosa
c’addora di rosa
ca rosa nun è,
nduvina che d’è?
È rosa? E scusate, sapite pecchè?
È rosa ‘o culore
che serve p’ ‘ammore.
L’ammore nun c’è
si rosa nun è.
L’addore che c’entra si rosa nun è?
Pecché dinto maggio,
se piglia curaggio.
Sentenno l’addore
te nasce l’ammore.
A maggio sultanto? E sapite pecchè?
È maggio pe’ n’anno
pe’ chille ch’ ‘o sanno.
Pe’ chi nun vo’ bene
stu mese nun vene.
E senza l’addore l’ammore nun c’è?
Nun c’è. Pecché l’ammore
è forte dolore,
ca pare ‘na cosa
c’addora di rosa.