mercoledì 28 novembre 2012

L'amore perduto(Racconto) di Ezio Scaramuzzino



Tonio e Luigino  venivano da Scandale, frequentavano l’ultimo anno del Liceo classico al “Pitagora” di Crotone e stavano insieme a pensione presso un’anziana vedova. Avevano sempre preso  l’autobus per andare a scuola, ma dal mese di gennaio le rispettive famiglie li avevano messi a pensione, per evitare loro la fatica del viaggio e metterli quindi nelle condizioni migliori per affrontare gli esami di maturità. I due non avevano mai brillato negli studi, pur applicandosi coscienziosamente, anche perché negli anni precedenti non si erano mai tirati indietro quando era necessario dare una mano nel lavoro dei campi o in altre incombenze. Le famiglie del resto erano molto modeste e per mantenere quei figli a scuola si erano sobbarcate notevoli sacrifici, che  Tonio e Luigino cercavano di ripagare  con un’applicazione coscienziosa e metodica.
Al mattino si svegliavano non più tardi delle sette, si ripulivano in fretta, prendevano velocemente  la colazione preparata dalla padrona di casa ed arrivavano puntualissimi a scuola per l’inizio delle lezioni. Stavano seduti allo stesso banco in una classe completamente maschile e seguivano con molta attenzione ciò che si faceva, specie le spiegazioni dei professori. Avevano ancora vaghe idee sul loro avvenire, ma sapevano che, qualunque cosa avesse loro riservato il futuro, era necessario studiare, applicarsi, imparare. Quando suonava la campanella dell’uscita, erano tra i primi a varcare il portone ed erano sempre puntuali  per l’ora di pranzo. Studiavano poi tutto il pomeriggio fino all’ora di cena e solo raramente si concedevano il piacere di una passeggiata e qualche volta di un film in uno dei tre cinema della città. Nelle loro passeggiate amavano spingersi verso il mare, soprattutto verso il porto: si soffermavano ad osservare i rari mercantili che attraccavano, oppure le barche dei pescatori, che verso il tramonto depositavano sul molo le cassette stracolme di pesci. A sera, dopo cena, spesso guardavano un po’ di tv su un monumentale apparecchio in bianco e nero, che la padrona di casa teneva in  soggiorno, come omaggio extra rispetto a quanto loro dovuto per la retta mensile.
Tonio e Luigino vivevano così e non chiedevano niente altro alla vita. Forse non immaginavano neppure che si potesse vivere diversamente o che alla loro età si potesse chiedere o pretendere di vivere diversamente.
Un giorno, all’uscita da scuola, ebbero una sorpresa. Stavano ritornando a casa, di fretta come sempre, quando si accorsero che  una ragazza si era affiancata a loro. La meraviglia aumentò quando la ragazza, che aveva appena finito di scartare un pacchettino, fece vedere delle meravigliose frittelle, dicendo con un sorriso:
-Mia madre mi mette sempre qualche frittella di troppo. Posso offrirvene una?
Tonio, che pure era il meno riservato dei due, fu costretto a deglutire prima di poter rispondere, quasi balbettando:
-Certo, grazie.
I due ricevettero una frittella ciascuno, poi l’addentarono e la trovarono veramente squisita, mentre intanto la ragazza salutava con un “ciao” e spariva dietro la prima curva.
Poi arrivarono a casa, mangiarono come sempre, studiarono come sempre, ma per tutta la giornata evitarono di parlare della ragazza, come per un tacito accordo. Dopo qualche giorno la scena si ripetè. I due  solo all’ultimo momento si accorsero della ragazza che, dopo aver offerto le frittelle, volle anche presentarsi:
-Mi chiamo Angela, sono di Cutro e frequento il Chimico. Vado a prendere l’autobus per il ritorno a casa. Voi come vi chiamate?
Tonio e Luigino avevano già addentato la frittella e mancò poco che il cibo andasse di traverso quando riuscirono con qualche difficoltà a dire i loro nomi. Poi Angela salutò e sparì velocemente dietro la prima curva, come l’altra volta.
         Questa volta i due non riuscirono a non parlare di lei. Al pomeriggio, interrompendo la traduzione di una versione latina, Tonio disse:
-Però quelle frittelle sono veramente buone. Ripiene di salami e  formaggi delicati sono veramente una delizia. Vero che a quell’ora, poco prima di pranzo, mi fanno passare un po’ l’appetito, ma ci fa niente. Non trovi?
-Sì, certo, rispose Luigino, e in ogni caso, se questo è il prezzo da pagare per rivedere Angela, ci può anche stare. Sono sicuro che la rivedremo ancora, magari anche presto. Solo che non ci facciamo una bella figura ad accettare sempre, senza mai offrire nulla in cambio.
-Ma che vuoi offrire a quell’ora?, replicò Tonio.
-Non so, bisognerebbe pensarci, concluse Luigino.
         Dopo un paio di giorni i due  stavano ritornando a casa, come sempre. Luigino nella cartella dei libri era riuscito a trovare posto anche per una confezione di pasticcini secchi. Li avevano comprati assieme e si erano raccomandati con il pasticciere che fossero freschi e morbidi: ne avevano anche assaggiati un paio e li avevano trovati squisiti. Quando la ragazza si avvicinò ad offrire le frittelle, Luigino si fece coraggio ed offrì in cambio i pasticcini.
-Ma sono secchi, disse la ragazza, e a quest’ora non riesco a mangiarli!
-Li mangerai al pomeriggio, replicò Luigino, il quale  con decisione mise la confezione nelle mani della ragazza. Che li accettò, li conservò nella sua cartella dei libri e si affrettò poi verso l’autobus.
-Ciao, gridò, mentre si allontanava. Ma voi uscite qualche volta al pomeriggio o studiate sempre?
         Qualche giorno dopo, al mattino Tonio non si alzò dal letto. Disse che aveva un forte mal di testa e che quel giorno non sarebbe andato a scuola. Luigino si meravigliò: altre volte lo aveva visto  andare a scuola anche con la febbre addosso. Ma non fece molte domande. Durante le ore di lezione notò più volte il posto vuoto accanto al suo, ma cercò di non pensarci più di tanto e anzi si sforzò di essere più attento del solito. Sulla strada del ritorno non vide Angela e anche questo lo meravigliò un pochino. Arrivato a casa, non trovò Tonio, il quale arrivò poco dopo di lui e disse di essere andato in farmacia a comprare una medicina.
         Dopo un paio di giorni la cosa si ripetè, ma questa volta Tonio non accampò giustificazioni: disse soltanto che non sarebbe andato a scuola. Quel giorno Luigino, più della volta precedente, si ritrovò a fissare il posto vuoto accanto al suo e  si accorse che non riusciva ad essere attento alle lezioni. La sua mente vagava senza meta su uno sfondo nel quale si intravedevano le immagini di Tonio, di Angela, delle frittelle, dei pasticcini, dei professori e di tante altre cose che occupavano e riempivano le sue giornate. All’uscita da scuola trovò Tonio ed Angela che erano lì ad aspettarlo: si stavano dividendo  l’ultima frittella della giornata e si tenevano per mano. Angela sentì il bisogno di scusarsi per il fatto che non era rimasta una frittella per lui.
-Oggi, disse, mia madre mi ha preparato poche frittelle, ma ne farò preparare di più per domani.
-Non ti preoccupare, rispose Luigino, ci sono cose più importanti delle frittelle.
Al momento dei saluti Tonio e Angela si scambiarono un bacio.
Per tutto il resto della giornata i due evitarono di prendere il discorso di Angela, anzi si può dire che non presero alcun discorso, quasi immaginando che, se avessero iniziato a parlare, le loro parole sarebbero certamente finite su quell’unico argomento che in quei giorni sembrava occupare per intero la loro mente e la loro attenzione. Pranzarono quasi in silenzio, studiarono, evitarono di uscire anche perché fuori faceva molto freddo, cenarono, videro in Tv una puntata di Lascia o raddoppia, una trasmissione famosa del non meno famoso Mike Bongiorno, poi andarono a letto.
Al mattino si alzarono alla solita ora, fecero colazione, poi si diressero verso la scuola. Già da lontano si accorsero che davanti al portone c’era un gruppo  di studenti che vociavano in modo confuso ed impedivano agli altri di entrare. Poi il gruppo vociante incominciò a gridare ”pa-sse-ggia-taaa!pa-sse-ggia-taaa!”:si trattava  della richiesta di un giorno di vacanza, che allora veniva periodicamente accordata dal preside, al posto delle occupazioni e degli scioperi che di lì a poco avrebbero caratterizzato la vita di tutte le scuole. Una piccola delegazione fu ricevuta dal preside Bellusci, il quale si affacciò alla finestra, vide che “le palme del giardino non si movevano”, nel senso che non c’era vento, e quindi concesse  il giorno di vacanza. La notizia si diffuse in un attimo e tutti gli studenti si dispersero subito in varie direzioni.
Tonio e Luigino non avevano un programma per quell’inaspettato giorno di vacanza. Fecero un giro sotto i portici della città, si fermarono in un bar a chiacchierare con alcuni compagni di scuola, poi si spostarono in un locale dove giocarono e vinsero una lunga partita a calciobalilla. Dovunque si incontravano frotte di studenti, quasi che tutte le scuole di Crotone si fossero passate parola ed avessero chiesto ed ottenuto il giorno di vacanza. Erano ancora le dieci e si spostarono un’altra volta nella zona dei portici: si soffermarono a guardare le vetrine di Macirella, dove faceva bella mostra di sé un bel giubbotto di pelle che a Luigino piaceva tanto. Si sentirono entrambi toccati alle spalle e si girarono quasi di scatto: era Angela, sorridente e disponibile, che quel giorno sembrava ancora più bella.
         I tre non persero tempo e concordarono subito una lunga passeggiata verso il mare, per sfruttare al meglio le tre ore che avevano a disposizione. Attraversarono un tratto del lungomare e poi si ritrovarono, quasi senza accorgersene, nella zona del porto, meta preferita delle loro passeggiate pomeridiane. Superarono tutta la banchina, camminando a lungo e finirono nei pressi di un piccolo faro, posto all’imboccatura del porto, che i Crotonesi chiamano “il lanternino”. Qui i tre decisero di fermarsi per una sosta e Angela tirò fuori il pacchettino con le frittelle. Si rifocillarono e poi rimasero in silenzio, uno strano silenzio, mentre osservavano il passaggio di una piccola barca di pescatori che si dirigeva al largo. Fu Tonio a porre fine a quel silenzio che incominciava a diventare imbarazzante:
-Non ti dispiacerà, disse a Luigino, se io e Angela ci appartiamo un pochino. Sono sicuro che capirai.
-Ci mancherebbe, rispose Luigino. Io vi aspetto qui.
Tonio e Angela si alzarono e, tenendosi per mano, scomparvero dietro uno scoglio poco distante. Lo fecero con apparente sicurezza, come se già conoscessero quel posto e quello scoglio.
         Luigino rimase solo ad attendere. L’attesa incominciò a diventare lunga ed egli cercò di distrarsi tirando fuori dalla cartella un’antologia. L’aprì a caso e trovò una poesia di Cardarelli:


Troppe volte partimmo
senza commiato!
Sul punto di varcare
in un attimo il tempo,
quando pur la memoria
di noi s'involerà,
lasciaci, o Morte, dire al mondo addio…


Rilesse due volte i versi, cercando di capire il senso di quel che leggeva, ma si accorse che quei versi ballavano davanti ai suoi occhi, si confondevano, si disperdevano in una sorta di nebbia. Richiuse il libro e lo conservò. Poi rimase immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre alcune  lacrime stavano solcando le sue gote: le  asciugò subito con un fazzoletto. Alcuni gabbiani gli si erano avvicinati per beccare le briciole della recente colazione.
         Dopo circa mezz’ora i due riapparvero da dietro lo scoglio: si tenevano sempre per mano, sembravano felici e non si accorsero del turbamento del loro amico. Ripresero la strada del ritorno, questa volta non insieme: Luigino camminava solo davanti ai due che, a qualche decina di metri di distanza, continuavano a tenersi per mano e si scambiavano effusioni. Arrivarono al porto, dove trovarono una certa confusione per una ressa insolita di pescatori e  commercianti  che discutevano animatamente.
Luigino, senza badare troppo ai due amici che lo seguivano, si fermò  ad osservare il via vai della gente indaffarata, poi deviò verso il ciglio della banchina e guardò nell’acqua. Vide i raggi del sole riflessi nelle onde tranquille  ed avvertì come un senso di vertigine, da cui si riprese a fatica. Guardò a destra e notò una piccola scalinata, che degradava dolcemente. Vi si diresse e l’imboccò, prendendo a scendere con calma. Arrivato  all’ultimo gradino, non si fermò e continuò ad avanzare. Si fece il segno della Croce, poi un lampo di luce attraversò la sua mente e, come in un flashback, egli rivide in un attimo i momenti tristi e lieti della sua breve esistenza. La fiammella della sua vita emanò un ultimo guizzo, crepitò ancora per un po’ e poi si spense, per sempre. Fu notato casualmente da un passante, che lanciò un grido. Accorse gente e si poté vedere prima un braccio che affiorava, poi per un attimo la sua testa, poi più nulla e il mare ritornò piatto. Un uomo si lanciò  in acqua, ma tornò subito indietro perché, disse, il corpo del suicida era rimasto impigliato nel fondo torbido e  limaccioso  e non c’era nulla da fare. Tonio e Angela, arrivati subito dopo, vennero a sapere che un ragazzo con jeans e maglione rosso si era gettato in mare ed era annegato. Non ci fu bisogno di altre spiegazioni: Tonio capì tutto e fu scosso da un pianto irrefrenabile.
Contemporaneamente giunsero sul luogo una volante dei carabinieri ed un mezzo dei vigili del fuoco. Il cadavere fu recuperato, adagiato pietosamente sulla banchina e ricoperto con un lenzuolo. Un capitano dei carabinieri rivolse qualche domanda ai presenti e poi notò Tonio che piangeva. Gli chiese spiegazioni e Tonio rispose tra i singhiozzi:
-Era mio cugino e si chiamava Luigi Sinopoli. Stamattina siamo venuti a fare una passeggiata a mare, perché non c’era scuola. L’ho perso di vista. Non so perché l’ha fatto. Io sono Antonio Sinopoli. Non so, non so perché l’ha fatto…
Ezio Scaramuzzino


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