Ricorreva ieri l’anniversario della morte di Aldo Moro,
avvenuta nel 1978 per mano dei terroristi delle Brigate Rosse.
Siccome voglio ricordarlo anche io, ma senza retorica, dico subito che egli non
ebbe l’aureola e la grandezza dei martiri. Certamente bisogna stendere un velo
di umana pietà su molte vicende, ma non si possono non ricordare alcune cose. Prima di tutto ci sono da
ricordare molte sue lettere, talmente imbarazzanti, che in un primo momento si
pensò che egli fosse stato costretto a scriverle sotto dettatura delle Brigate
Rosse, anche se non c’è costrizione che tenga quando ci si rifiuta di obbedire. In quelle lettere
egli accusava il suo partito, nel quale era vissuto per tutta la vita
ricevendone in cambio onori e stima, di tutte le nefandezze possibili e
immaginabili. In quelle lettere egli implorava i suoi amici di ricorrere ad
ogni compromesso, anche il più umiliante, pur di poter aver salva la vita, alla
quale dimostrava di tenere moltissimo.
Spiace doverlo dire: Aldo Moro forse visse bene la sua vita, ma certamente non
seppe morire.
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