Ero per tutti “il
cavaliere” e non c’era bisogno di aggiungere nome e cognome: tutti sapevano che
“il cavaliere” ero io. Per tanti anni sono stato il messo comunale di quel
piccolo paese che allora era Scandale, tutti mi conoscevano e tutti io
conoscevo, perché almeno una volta nella vita in ogni famiglia ho portato
qualche documento da firmare. Era semplice la vita allora ed anche i rapporti
tra la gente e chi rappresentava lo stato erano semplici. Attraversavo a piedi
le vie del paese e non c’era bisogno di bussare: gli usci erano sempre aperti.
Ogni tanto accettavo di sedermi e di bere un bicchiere di vino, nell’attesa che
i vecchi rimasti a casa si decidessero a firmare con una croce sulla ricevuta. Alleviavo
un po’ la fatica del vivere quotidiano e poi riprendevo il cammino, mentre
tutt’intorno si ascoltava d’estate il canto delle cicale.
Una volta ho notificato
qualcosa anche a te. Ricordo che interruppi una tua partita a terziglio nel bar
Centrale e ti consegnai la comunicazione che eri stato eletto consigliere
comunale. Lo sapevi già, certo, ma quel documento ufficiale ti riempì
d’orgoglio. Eri giovane allora, ancora studente, e forse pensavi che quella
carica era soltanto un inizio. Ti devi considerare fortunato, non già perché
eri stato eletto, ma perché in seguito
l’ambizione non ha deformato il tuo animo.
Io sono vissuto abbastanza,
sorridendo alla vita e sorridendo alla gente. Nell’attraversare gli ultimi
lembi del mio viaggio terreno, ho ripercorso i momenti tristi e lieti della mia
esistenza e nulla ho rimpianto, nulla ho rinnegato, perché tutto appartiene
alla vita. Qui, dove ora vivo, non ci sono nomine o carriere, non ci sono
ambizioni da soddisfare. Non c’è un passato, non c’è un futuro: tutto è
presente.
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