mercoledì 11 settembre 2013

Le voci del silenzio: Vincenzo Marino


Ero per tutti “il cavaliere” e non c’era bisogno di aggiungere nome e cognome: tutti sapevano che “il cavaliere” ero io. Per tanti anni sono stato il messo comunale di quel piccolo paese che allora era Scandale, tutti mi conoscevano e tutti io conoscevo, perché almeno una volta nella vita in ogni famiglia ho portato qualche documento da firmare. Era semplice la vita allora ed anche i rapporti tra la gente e chi rappresentava lo stato erano semplici. Attraversavo a piedi le vie del paese e non c’era bisogno di bussare: gli usci erano sempre aperti. Ogni tanto accettavo di sedermi e di bere un bicchiere di vino, nell’attesa che i vecchi rimasti a casa si decidessero a firmare con una croce sulla ricevuta. Alleviavo un po’ la fatica del vivere quotidiano e poi riprendevo il cammino, mentre tutt’intorno si ascoltava d’estate il canto delle cicale.
Una volta ho notificato qualcosa anche a te. Ricordo che interruppi una tua partita a terziglio nel bar Centrale e ti consegnai la comunicazione che eri stato eletto consigliere comunale. Lo sapevi già, certo, ma quel documento ufficiale ti riempì d’orgoglio. Eri giovane allora, ancora studente, e forse pensavi che quella carica era soltanto un inizio. Ti devi considerare fortunato, non già perché eri stato eletto, ma perché  in seguito l’ambizione non ha deformato il tuo animo.
Io sono vissuto abbastanza, sorridendo alla vita e sorridendo alla gente. Nell’attraversare gli ultimi lembi del mio viaggio terreno, ho ripercorso i momenti tristi e lieti della mia esistenza e nulla ho rimpianto, nulla ho rinnegato, perché tutto appartiene alla vita. Qui, dove ora vivo, non ci sono nomine o carriere, non ci sono ambizioni da soddisfare. Non c’è un passato, non c’è un futuro: tutto è presente.

Nessun commento:

Posta un commento