Fino a qualche tempo fa i parcheggiatori abusivi
extracomunitari si vedevano soltanto in alcuni spiazzi vuoti e non regolamentati.
Da un po’ di tempo il loro numero è cresciuto a dismisura e si può dire che
ormai essi hanno letteralmente invaso Crotone. Si muovono a frotte come le
cavallette e già alle sette del mattino si piazzano ai loro “posti di lavoro”. Mi è capitato l’altro
giorno di posteggiare l’auto nei pressi dell’ospedale alle 6.30 del mattino,
per prenotare in tempo una radiografia, ed avevo avuto l’impressione che non ce
ne fossero ancora in giro. Senonché, appena messo piede a terra, da dietro un cespuglio mi è arrivata una voce: “Buon giorno, capo!( una variante è: “Buon
giorno, cugì’!). Ho capito subito che quello era giorno di straordinari. C’è da
dire che in genere le richieste sono
discrete e rivolte in modo dimesso, anche se negli ultimi tempi si nota a volte
un atteggiamento vagamente sfrontato. Ma non è questo il punto.
Ogni tanto mi soffermo ad osservare, quando ho qualche minuto
da perdere, il comportamento degli automobilisti crotonesi alle prese con
questi parcheggiatori. Pagano quasi tutti, soprattutto le donne ed i possessori
di auto nuove o di lusso. Se li interpelli, ti rispondono che si tratta di
poche monete date per pura e semplice generosità. Ovviamente non è vero, perché
la generosità, anche quella più grande, non può essere messa a prova quaranta volte
al giorno e chi dona in simili casi non è disposto ad ammettere , forse neanche
con se stesso, che la molla inconscia che lo spinge a pagare è semplicemente la
paura di trovare qualche danneggiamento alla sua auto.
In piazza Umberto I, dove ogni tanto posteggio a pagamento per motivi di lavoro, ho chiesto a
due attentissimi e sospettosissimi “volontari
del traffico” se per caso tra i loro compiti, oltre a quello di sanzionare comodamente e facilmente il mancato pagamento della
sosta, ci fosse anche quello di tenere a bada i parcheggiatori abusivi, ai quali
molti pagano un secondo permesso di sosta. Mi hanno risposto candidamente che
tra i loro compiti questo non era compreso. Una domanda simile, rivolta ad
alcuni agenti della polizia municipale, indaffarati a scattare foto ad auto in
divieto a poca distanza da un gruppetto di parcheggiatori, non ha avuto miglior fortuna ed ha ricevuto come unica risposta uno sguardo di degnazione
da parte dei sunnominati, i quali mi hanno squadrato con l’atteggiamento tipico
di chi si chiede: “Ma questo c’è, o ci fa?”
L’altro giorno, per la prima volta, ho visto tre parcheggiatori
abusivi extracomunitari in viale
Gramsci, una volta indenne. Mi sono avvicinato con curiosità, anche per motivi
personali, perché io abito in viale Gramsci: occupavano gli spazi vuoti man
mano che si liberavano, con il dorso delle mani davano indicazioni alle auto
che sopravvenivano, controllavano le fasi del posteggio, ricevevano la mancia ed infine da un blocchetto staccavano un
tagliando, che essi stessi provvedevano ad infilare sotto il tergicristalli. Quando
si dice “l’organizzazione”! E dire che la soluzione dei problemi del continente
africano era a portata di mano e nessuno finora ci aveva pensato!
“Basta poco, che ce vo’?”, diceva un tizio. L’importante è
non scoraggiarsi. Da un po’ di tempo, quando rientro a casa, mi aspetto di trovare
un baldo giovanotto africano che, roteando
e mulinando le mani, mi indichi la direzione del portone del palazzo. Magari un
altro lo troverò davanti all’ascensore e un altro ancora davanti all’uscio di
casa. A quel punto potremo legittimamente sostenere che noi Italiani siamo
sulla buona strada per risolvere i problemi, non del solo continente africano,
ma dell’umanità intera.
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