mercoledì 11 dicembre 2013

In materia di immigrati


Fino a qualche tempo fa i parcheggiatori abusivi extracomunitari si vedevano soltanto in alcuni spiazzi vuoti e non regolamentati. Da un po’ di tempo il loro numero è cresciuto a dismisura e si può dire che ormai essi hanno letteralmente invaso Crotone. Si muovono a frotte come le cavallette e già alle sette del mattino si piazzano ai loro  “posti di lavoro”. Mi è capitato l’altro giorno di posteggiare l’auto nei pressi dell’ospedale alle 6.30 del mattino, per prenotare in tempo una radiografia, ed avevo avuto l’impressione che non ce ne fossero ancora in giro. Senonché, appena messo piede a terra, da dietro un cespuglio mi è arrivata una voce: “Buon giorno, capo!( una variante è: “Buon giorno, cugì’!). Ho capito subito che quello era giorno di straordinari. C’è da dire che in genere  le richieste sono discrete e rivolte in modo dimesso, anche se negli ultimi tempi si nota a volte un atteggiamento vagamente sfrontato. Ma non è questo il punto.
Ogni tanto mi soffermo ad osservare, quando ho qualche minuto da perdere, il comportamento degli automobilisti crotonesi alle prese con questi parcheggiatori. Pagano quasi tutti, soprattutto le donne ed i possessori di auto nuove o di lusso. Se li interpelli, ti rispondono che si tratta di poche monete date per pura e semplice generosità. Ovviamente non è vero, perché la generosità, anche quella più grande, non può essere messa a prova quaranta volte al giorno e chi dona in simili casi non è disposto ad ammettere , forse neanche con se stesso, che la molla inconscia che lo spinge a pagare è semplicemente la paura di trovare qualche danneggiamento alla sua auto.
In piazza Umberto I, dove ogni tanto posteggio a  pagamento per motivi di lavoro, ho chiesto a due  attentissimi e sospettosissimi “volontari del traffico” se per caso tra i loro compiti, oltre a quello di sanzionare comodamente  e facilmente il mancato pagamento della sosta, ci fosse anche quello di tenere a bada i parcheggiatori abusivi, ai quali molti pagano un secondo permesso di sosta. Mi hanno risposto candidamente che tra i loro compiti questo non era compreso. Una domanda simile, rivolta ad alcuni agenti della polizia municipale, indaffarati a scattare foto ad auto in divieto a poca distanza da un gruppetto di parcheggiatori, non ha avuto miglior fortuna ed ha ricevuto come unica risposta uno sguardo di degnazione da parte dei sunnominati, i quali mi hanno squadrato con l’atteggiamento tipico di chi si chiede: “Ma questo c’è, o ci fa?”
L’altro giorno, per la prima volta, ho visto tre parcheggiatori abusivi extracomunitari  in viale Gramsci, una volta indenne. Mi sono avvicinato con curiosità, anche per motivi personali, perché io abito in viale Gramsci: occupavano gli spazi vuoti man mano che si liberavano, con il dorso delle mani davano indicazioni alle auto che sopravvenivano, controllavano le fasi del posteggio, ricevevano la mancia  ed infine da un blocchetto staccavano un tagliando, che essi stessi provvedevano ad infilare sotto il tergicristalli. Quando si dice “l’organizzazione”! E dire che la soluzione dei problemi del continente africano era a portata di mano e nessuno finora ci aveva pensato!
“Basta poco, che ce vo’?”, diceva un tizio. L’importante è non scoraggiarsi. Da un po’ di tempo, quando rientro a casa, mi aspetto di trovare un baldo giovanotto africano che,  roteando e mulinando le mani, mi indichi la direzione del portone del palazzo. Magari un altro lo troverò davanti all’ascensore e un altro ancora davanti all’uscio di casa. A quel punto potremo legittimamente sostenere che noi Italiani siamo sulla buona strada per risolvere i problemi, non del solo continente africano, ma dell’umanità intera. 

Nessun commento:

Posta un commento