domenica 12 gennaio 2014

Incontro con Arnoldo Foà

E' scomparso ieri, alla veneranda età di 98 anni, Arnoldo Foà. Ripropongo in questa circostanza un vecchio post - racconto, in cui ricordo un mio incontro con il grande attore.

Il teatro e la vita - Arnoldo Foà
Uno dei miei primi accostamenti alla grande arte avvenne, all'età di quindici anni, grazie ad una raccolta di dischi. In quella raccolta grandi attori italiani recitavano delle meravigliose ed indimenticabili poesie. Rimasi colpito particolarmente da Arnoldo Foà che recitava Il lamento per Ignazio Sanchez Mejias di Federico Garcia Lorca.

Alle 5 della sera. 
Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera. 

Recitavo anche io ad alta voce e il mio entusiasmo mi portò ad imparare a memoria anche la versione originale in castigliano, ugualmente recitata da Foà.
A las cinco de la tarde.
Eran las cinco en punto de la tarde.
Un niño trajo la blanca sabana
a las cinco de la tarde. 


Crebbi con il culto di Arnoldo Foà e insieme con lui trascorsi momenti meravigliosi, durante i quali mi sembrava valesse la pena dimenticare le miserie del mondo e lasciarmi ammaliare dalla sua voce calda e appassionata.

Man mano che gli anni passavano, più di uno prese a dirmi che avevo una strana rassomiglianza fisica con il grande attore. Le circostanze, in cui queste parole mi erano rivolte da interlocutori sconosciuti gli uni agli altri, mi convinsero che sì, forse una certa rassomiglianza doveva pur esserci.

Qualche anno addietro Arnoldo Foà ha tenuto un recital a Crotone, all'aperto, durante la stagione estiva. Sono andato a sentirlo. Giunto con un po' di ritardo, già da lontano sentivo la sua voce, attraverso gli altoparlanti.

Alle 5 della sera.
Eran le cinque in punto della sera...

Mi parve che il tempo si fosse cristallizzato, fermato, come nel blocco di un fotogramma, a più di quarant' anni prima, quando lo ascoltavo le prime volte.

Arnoldo Foà era lì. Novantenne, ma ancora con la voce ferma e bellissima, il grande attore dava fondo alle sue energie e riusciva ancora dopo tanti anni ad incantare lo scarso pubblico, che stava ad ascoltarlo in religioso silenzio.

Alla fine dello spettacolo, come da mia abitudine, mi diressi verso il camerino. Pensavo di trovarvi della gente e invece vi trovai Foà solo, che si stava asciugando il volto davanti ad uno specchio.Volevo vederlo da vicino, dirgli la mia ammirazione, ma la vista di quel vegliardo, solo in quel camerino, mentre il poco pubblico si allontanava, mi procurò una sensazione di malinconia e di imbarazzo insieme.

Provai a darmi un tono disinvolto e, ricordandomi di quella rassomiglianza che doveva esserci tra noi due, gli dissi:
"Maestro, lo sa che alcuni mi dicono che io le rassomiglierei ?"
Foà si girò lentamente, mi guardò fisso negli occhi per alcuni attimi che a me sembrarono eterni e con una voce impassibile mi replicò:
"Davvero? Non sapevo di avere un sosia così impertinente. E poi ...quante sciocchezze si dicono per un autografo!!!...Vuole un autografo?..."

Non gli risposi neppure. Girai i tacchi e mi allontanai. Era durato quarant' anni quell'idolo. Ad infrangerlo erano bastate poche parole e pochi secondi, gli ultimi, di quei quarant' anni.




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