lunedì 9 marzo 2015

Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani di Giacomo Leopardi

Mi è capitato di recente di rileggere il famoso saggio di  Giacomo Leopardi. Ne ripropongo l'incipit, in una versione in Italiano moderno, per favorirne la lettura. Il saggio è sorprendentemente attuale e questa presentazione vuole essere uno stimolo a leggerlo nella sua interezza. Leopardi, come è risaputo, era un genio immenso e la sua genialità traspare anche in quelle che, a torto, sono considerate opere minori. Buona lettura.

Giacomo Leopardi(Recanati 1798-Napoli 1837)

       Ai tempi  nostri, a causa dell’ l’incremento del commercio tra gli stati, dei viaggi, delle pubblicazioni enciclopediche, per cui ogni nazione cerca di conoscere più a fondo che può la lingua, la cultura e i costumi degli altri popoli; a causa dei comuni problemi che hanno coinvolto le nazioni civili; a causa di una sorta di uguaglianza culturale, civile e militare stabilitasi tra le nazioni europee dopo il recente decadimento della Francia e l’innalzamento di altre con le vittorie militari ed il prestigio culturale, mentre in passato tutte erano disposte a cedere il primo posto alla Francia, che del resto le disprezzava cordialmente; a causa di tutto ciò, ripeto, le nazioni civili d’Europa, e soprattutto la Germania, l’Inghilterra e la Francia stessa, hanno deposto gran parte degli antichi pregiudizi verso gli stranieri, forse anche perché il progresso dei lumi e lo spirito filosofico hanno calmato le passioni ed hanno introdotto uno spirito di tolleranza, idoneo ad affievolire l’amore per la propria nazione ed in generale tutte le passioni degli uomini.
        Quindi pressoché infiniti sono i libri che forniscono informazioni sulle nazioni straniere e moltissimi tra questi informano sulle cose d’Italia, oggetto di universale curiosità e meta di tanti viaggi, più di quanto non lo sia stata in passato. Questi libri però creano qualche inconveniente, perché è pressoché impossibile per uno straniero conoscere perfettamente un’altra nazione dopo un breve soggiorno e perché, quando si dicono cose sgradite, anche senza animosità, si finisce inevitabilmente con il suscitare reazioni sdegnate. E questo secondo problema è ancora più rilevante nel caso degli Italiani, molto suscettibili quando sono criticati. Cosa ancor più strana e sorprendente, se si considera il poco o nessun amor patrio, comunque inferiore a quello esistente in altre nazioni, che c’è tra di noi. L’origine di tale atteggiamento è da ricercarsi nel fatto che gli Italiani, incapaci di giudicarsi da soli, attribuiscono sempre soverchia importanza ai giudizi altrui ed attribuiscono sempre ad odio, malevolenza ed invidia ogni critica rivolta loro dagli stranieri. E’ anche vero che negli ultimi anni, da Corinne in poi, sono state pubblicate  molte opere favorevoli all’Italia, più di quante ne siano state pubblicate in tutti i secoli precedenti, ed in esse si dice dell’Italia tutto il bene possibile, forse al di là di quanto noi stessi oseremmo dire. Alcune di queste opere trasudano entusiasmo, affetto ed ammirazione per tutto ciò che ci riguarda e in generale si nota nei nostri confronti una simpatia non riscontrata in precedenza o per altri Paesi. Oso dire che tale simpatia supera di gran lunga i nostri meriti e in molte circostanze appare anche sorprendente, per cui si può ben dire che, quando gli stranieri sbagliano, essi sbagliano per eccesso piuttosto che per difetto. Ciononostante, Corinne e tutte le altre opere simili sono guardate dagli Italiani con diffidenza, per cui le considerazioni ed i consigli rivoltici dagli altri popoli il più delle volte non ci sono di nessuna utilità. D’altra parte gli Italiani non son soliti scrivere o riflettere sui loro costumi, tranne forse il Baretti, scrittore originale ma falso, oltre che propenso all’esagerazione nel dir male, e nel complesso poco utile, sia per la singolarità del suo spirito, comunque non incline all’affettazione, sia per la sua tendenza a sparlare di tutto e tutti, sia infine per il suo carattere aspro e iracondo.
        C’è da aggiungere poi che i costumi degli Italiani sono molto cambiati dai tempi del Baretti. Allora l’Italia, e soprattutto l’Italia meridionale, si trovava in una condizione molto simile a quella in cui oggi si trova la Spagna. Negli ultimi tempi, però, grazie alla dominazione francese, culturalmente l’Italia si è messa quasi alla pari con le altre nazioni, a parte una certa confusione di idee ed una certa arretratezza delle classi popolari. Ma questa diffusione della cultura influisce sulla vita degli Italiani in maniera diversa che presso gli altri popoli, a causa della complessità e varietà del carattere nostro, con risultati anche diversi rispetto a quanto avviene altrove. Comunque, se io dirò qualcosa su tali nostri costumi con la stessa sincerità con cui potrebbe scriverne uno straniero, non dovrò essere rimproverato, perché la cosa non potrà essere imputata a odio  e si penserà finalmente che le cose nostre siano più note ad un Italiano che ad uno straniero. Inoltre, se a quest’ultimo è consentito parlare liberamente, perché la stessa cosa non dovrebbe essere consentita a me che mi rivolgo alla mia nazione, cioè quasi alla mia famiglia e ai miei fratelli?
(versione in Italiano moderno di Ezio Scaramuzzino)

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