sabato 28 maggio 2016

Le vite parallele1: Giorgio Albertazzi e Dario Fo












Giorgio Albertazzi è nato il 20 agosto del 1923 a Fiesole. Dario Fo è nato a Sangiano il 24 marzo 1926.  GA nel 1943 aderisce alla RSI e, con la sconfitta del  1945, è arrestato e trascorre due anni in carcere. DF, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, si arruola volontario nelle file della RSI, ma nel 1945 riesce a defilarsi e a far dimenticare questa sua militanza. GA viene liberato nel 1947 a seguito di amnistia. DF querela negli anni 70 chi scopre la sua vecchia militanza, sostenendo di essersi arruolato come spia dei partigiani, ma la sentenza del giudice smentisce le sue affermazioni. Dopo il 1947 GA si dedica quasi esclusivamente al teatro, rivelandosi come uno dei più grandi attori italiani, forse il più grande. Non rinnega il suo passato politico. Dopo il 1950 DF si dedica al lavoro in RAI, al cinema e al teatro, alternando però il lavoro artistico alla militanza politica. Nel 1956 GA si lega sentimentalmente all’attrice Anna Proclemer. Nel 1954 DF sposa l’attrice Franca Rame. Nel 1964 GA viene premiato con una foto nella galleria dei grandi interpreti shakesperiani del Royal National Theatre, unico attore non di lingua inglese. Nel 1989 GA inizia le recite di Memorie di Adriano, unanimemente considerato il suo capolavoro. Soprattutto negli anni 70 DF si impegna politicamente nell’ultrasinistra, diventando elemento di punta della polemica che porterà all’assassinio del commissario Luigi Calabresi. Nel 1997 DF, ormai comodamente sistemato dalla parte giusta del potere  che conta, riceve il premio Nobel per la letteratura. GA è morto oggi, 28 maggio 2016. DF è vivente. GA, anche se morto, non morirà nel ricordo di coloro che hanno una concezione sacra della coerenza, del coraggio,  dell’impegno virile, della vita. DF, anche se vivente, è già considerato defunto e, al più, vivrà nel ricordo di coloro che hanno una concezione giullaresca, farsesca, arlecchinesca e mandolinara della vita.

martedì 24 maggio 2016

L'altro Matteo


Matteo Salvini, a Crotone il 24 maggio 2016, non ha bisogno di presentazioni. Non hanno bisogno di presentazione nemmeno le sue idee ed i suoi programmi, che si possono condividere o meno, a seconda dei punti di vista. Bisogna comunque riconoscergli almeno un merito: quello di essere coerente e coraggioso nel mare grande e nella melassa del conformismo e del paraculismo imperante.

Leo Longanesi diceva che sul tricolore è riportato un motto, leggibile solo in trasparenza, che rappresenta l’essenza stessa e lo spirito profondo di molti Italiani e questo motto è: TENGO FAMIGLIA. In nome di questa famiglia gli Italiani per tanto tempo hanno badato al proprio “particulare”, votando prima DC ed ora PD. Non sarebbe il caso di dimenticare un po’ il proprio “particulare” e dimostrare un po’ di coraggio?


I tempi che viviamo sono calamitosi per molti aspetti ed il futuro non promette nulla di buono. Io non so se l’Italia e l’Europa si salveranno dall’immigrazione selvaggia, dalla crisi economica, dalla mancanza di sicurezza, dalla perdita dei valori e dallo smarrimento che sta sconvolgendo la nostra civiltà. Ma, se questa salvezza ci sarà, un contributo decisivo potrà darlo solo chi in questa salvezza crede davvero e soprattutto crede che essa sia ancora possibile.  Come Matteo Salvini, Marine Le Pen, Norbert Hofer, Geert Wilders… 

venerdì 20 maggio 2016

E' morto Marco Pannella


E’ morto Giacinto Pannella, detto Marco. In queste ore infuriano su stampa e TV i necrologi, i ricordi, i commenti,  tutti improntati all’ammirazione e alla celebrazione. Certo, nihil de mortuis nisi bonum, dei morti non si può che parlar bene, e anche io mi associo, per quel che possono valere le mie modeste parole, alla celebrazione universale. Ma fu vera gloria? Marco Pannella ci teneva ad essere, e ad apparire,  una persona fondamentalmente schietta e quindi certamente non si dispiacerà se io, nell'allisciamento generale del pelo, mi permetterò di fargli anche il contropelo.

Dunque. Pannella incominciò a diventare famoso con il trionfo nei referendum su divorzio ed aborto. Furono meriti quelli? E’ indubbio che per molti lo furono. Ma, col senno di poi, furono quelle veramente delle vittorie o non piuttosto l’inizio di una frana che di recente è approdata alle unioni civili, alle coppie di fatto, all’utero in affitto e presto (c’è da giurarlo) porterà all’eutanasia, alla liberalizzazione delle droghe pesanti, all'accettazione della pedofilia e dell’incesto?

Lo so: è antipatico atteggiarsi a depositari esclusivi del bene e della verità e io sono ben lontano dall’avere simili certezze. So bene che a tante persone queste cose piacciono, che per tante persone la somma disponibilità e manipolazione della propria vita equivale alla massima libertà possibile e che probabilmente anche la desertificazione delle nascite, se è conseguenza della libera scelta e del libero convincimento degli individui, rappresenta l’optimum perfino per i popoli allegramente destinati alla scomparsa.

Ma non è tutto. Pannella creò anche Radio Radicale, una radio che vanta una media di qualche centinaio di ascoltatori al giorno. Orbene questa radio è stata mantenuta, e penso che continui ad essere mantenuta,  dal finanziamento pubblico. Ricordo che Pannella, incurante dello sperpero, difese sempre strenuamente questa sua creatura, arrivando a ricattare talvolta singoli uomini politici ed interi governi pur di avere i miliardi di lire che gli servivano a sistemare qualche suo amico.

Ma, dal punto di vista finanziario, in un altro ambito egli riuscì ad eccellere, in anticipo, in netto anticipo sui tempi rovinosi del debito pubblico e dell’attuale dissesto finanziario. Probabilmente non tutti lo sanno, perché i media e le lacrime di oggi tendono a stendere un velo pietoso su questo aspetto della sua attività politica, ma certe cose bisogna pur dirle.

Orbene bisogna sapere che da qualche tempo il fu partito Radicale non riesce quasi più ad eleggere qualche deputato o senatore, ma ci furono tempi gloriosi, gli anni 80-90 del Novecento, in cui tra Camera e Senato veniva eletta una discreta pattuglia di rappresentanti radicali, una ventina circa. Erano gli anni giocondi dei superstipendi, dei superfinanziamenti ai partiti, dei vitalizi, gli anni in cui esplodeva quel debito pubblico che ancora oggi ci sommerge. Beh, Pannella ci mise allegramente del suo, contribuendo, per quanto dipendeva da lui, a quell’esplosione. Aveva, a tal proposito, ideato un sistema particolarmente ingegnoso per aumentare le entrate del partito e dei rappresentanti radicali e, a quel che ne so, fu l’unico ad applicarlo in modo rigoroso e quasi scientifico. Allora i vitalizi dei parlamentari scattavano anche se si era stati deputati o senatori per un solo giorno e Pannella costrinse tutti gli eletti a dimettersi a rotazione in modo da far subentrare i primi dei non eletti. Insomma, per farla breve, 20 eletti radicali comportavano a fine legislatura almeno il doppio o il triplo dei vitalizi. Il fatto che poi quei vitalizi fossero in parte dirottati nelle casse del partito non attenua la gravità della cosa. A coronamento bisogna pur dire che il Partito radicale era ufficialmente contro il finanziamento pubblico dei partiti.

Potrei continuare con qualche altra furbata del simpatico Marco, ma preferisco fermarmi qui.

Marco, o Giacinto, se preferisci essere chiamato così, scusami se ho ricordato qualche cosetta che forse preferivi non fosse ricordata. Ma non ce l’ho fatta. Tu eri una persona schietta ed immagino che, anche adesso che sei lontano dalle miserie della vita, continui ad essere una persona schietta. Sono certo che ami la verità, non le sciocchezze che si stanno dicendo su di te in questi tempi calamitosi.