sabato 30 luglio 2016

Firenze prima e dopo Matteo


Ho frequentato l’Università a Firenze negli anni ’60. Erano gli anni di Giorgio La Pira, il sindaco “santo”, così veniva chiamato, che ebbi modo di conoscere personalmente in circostanze eccezionali, come ho già raccontato da qualche altra parte (leggi qui). Allora la città era abbastanza tranquilla: c’erano pochi furti e rapine, poca delinquenza in generale e gli unici stranieri in giro per la città erano i turisti che si mettevano in fila per visitare la Galleria degli Uffizi e gli altri musei e luoghi d’arte che facevano di Firenze la città forse più incantevole e più visitata d’Italia.
Matteo Renzi era ancora di là da venire con tutto quello che egli avrebbe determinato per il destino della città. Il clientelismo, il parassitismo, il trasformismo politico, l’arrivismo non erano ancora le costanti della politica, sia al centro a Roma, sia in periferia. Il degrado di Firenze sarebbe arrivato dopo, a partire dalla fine degli anni 90, più o meno in concomitanza con gli  anni di Matteo, prima presidente della provincia e poi sindaco. Sarebbero arrivati gli anni delle Leopolde, degli alloggi messi a disposizione dagli amici, delle auto blu, delle cene carissime a spese dell’amministrazione, dello scialo, dei misteri delle banche “etrusche”, dei rom onnipresenti nella stazione di Santa Maria Novella, dei clandestini che dormono, urinano e defecano liberamente e senza remore davanti alle porte di Ghiberti del Battistero. La magistratura, solo in seguito a precise e circostanziate denunce, avrebbe anche avviato un’indagine sulle strane spese di quel giovane esponente politico.
Eppure, se tutto questo in seguito è avvenuto, non mi sento di dare la colpa di tale degrado cittadino interamente  al nostro Matteo. Ci deve essere qualcosa, nella vita della città, che corrompe, che corrode e provoca uno sfinimento e un languore mortale che prima o poi coinvolgono chiunque si trovi a respirare l’aria dei Lungarni e di Piazza della Signoria.
E, a questo punto, chiedo scusa  se sono costretto a parlare di me e a raccontare qualcosa dei miei anni d’università. Allora c’erano pochi soldi e quei pochi non bastavano mai. Ogni tanto eravamo anche costretti a rinunziare al cinema o alla pizza, ma non ne facevamo un dramma. Tra amici si bighellonava di solito dalle parti di Piazza della Signoria e della Loggia dei Lanzi e, quando ci accorgevamo che le nostre tasche erano vuote o ci mancava qualche soldino per i nostri sollazzi, eravamo soliti spostarci dalle parti di Ponte Vecchio. Ci muovevamo in gruppo di solito, ridendo, scherzando, tentando qualche approccio con le straniere. Ognuno di noi si era specializzato in una lingua e a me toccavano le turiste francesi, non molto abbordabili a dire il vero, il che mi induceva ad invidiare gli altri e soprattutto quelli che avevano l’esclusiva con le svedesi, che già allora nell’immaginario collettivo erano considerate molto più disponibili, come poi in effetti era. Dopo qualche minuto eravamo in Piazza del Mercato Nuovo, davanti alla famosa Fontana del Porcellino, dove i turisti erano soliti lanciare qualche moneta e molte monetine, similmente a quanto a Roma avviene alla Fontana di Trevi. Orbene, ogni tanto non disdegnavamo di rifornirci, con moderazione s’intende,  del contante che ci mancava.
Risparmiatevi lo sdegno e le prediche: lo so che non facevamo una bella cosa; ma lo facevamo, purtroppo. Aggiungo, a nostro disdoro, che non ci rendevamo nemmeno pienamente conto di quel che facevamo, forse per la superficialità tipica  dell’età giovanile, forse per la giustificazione inconscia che noi attribuivamo al nostro gesto, dovuto alla cronica mancanza di soldi.
Per quel che può valere, oggi, a distanza di tanti anni, mi dichiaro pentito di quel che ho fatto e, se pure il reato penale è caduto in  prescrizione, sono disponibile a restituire il maltolto. Ho provato a  ricostruire il tutto e, calcolando anche gli interessi, ritengo di essere debitore, nei confronti del Comune di Firenze, di circa 70 Euro.
L’attuale sindaco di Firenze è Dario Nardella, uno dei tanti Renziboys,  e pare che abbia qualche difficoltà a fornire le pezze giustificative della precedente amministrazione del suo capo.
Signor Sindaco di Firenze, io sono qui e sono pronto a pagare. Non ci vuol molto a mettersi in contatto con me, anche attraverso Internet. Mi faccia sapere. Certo con il mio obolo non pretenderà di coprire i buchi della sua amministrazione, ma sono sicuro che in ogni caso lei saprà essere nei miei confronti altrettanto generoso di come ha dimostrato di esserlo con il suo amico Matteo. E, già che ci sono, mi rivolgo anche ai giudici fiorentini, i quali ogni tanto smarriscono qualche fascicolo (non per colpa loro, sia ben chiaro!), ogni tanto archiviano, ogni tanto riprendono le indagini e comunque hanno fatto trapelare la notizia che l’indagine è complessa, molto complessa, e quindi durerà a lungo. Signori giudici, datevi una mossa, oppure, se vi è possibile, siate garantisti e scrupolosi anche con me. Grazie.

giovedì 28 luglio 2016

Maometto assassino



Tutto si tiene.
Don Andrea Santoro era un prete italiano, che gestiva una piccola parrocchia cristiana  di Trebisonda in Turchia. Il 5 febbraio 2006, mentre era in preghiera nella sua chiesa, fu avvicinato da uno sconosciuto che, dopo aver gridato "Allahu àkbar" (Allah è il più grande), lo uccise con due colpi di pistola.
Martedì 26 luglio 2016 padre Jacques Hamel, parroco di Saint Etienne in Francia, sta celebrando la Messa nella sua chiesa. Gli si avvicinano due giovani sconosciuti che, dopo aver gridato "Allahu àkbar", lo afferrano e lo scannano con un coltello, senza pietà.
I due episodi, abbastanza lontani tra di loro nel tempo e nello spazio, sono accomunati dal nome di Allah, il dio dei musulmani,  e di Maometto, suo profeta, che ne ha tradotto il verbo nel Corano.
Si tratta di una guerra religiosa, checché ne pensi papa Bergoglio, il quale, dopo aver proferito le solite parole di circostanza,  ha preferito continuare il suo intrattenimento in Polonia con i papaboys, anziché cambiare itinerario e partecipare in Francia al funerale di padre Jacques.
Padre Jacques, certo. Jacques come Giacomo, il quale fu il primo apostolo a conoscere il martirio. Nella chiesa di Saint Etienne, certo. Etienne, come Stefano, Stefano protomartire, che fu in assoluto il primo martire della Cristianità. Perché di martiri stiamo parlando, di una lunga scia di martiri, che con il loro sangue stanno tingendo di rosso i nostri tempi calamitosi.
Ma i martiri esistono, perché ci sono gli assassini e nel nostro caso l’assassino è facilmente individuabile ed ha un nome. E’ tempo ormai che si incominci a gridarlo ad alta voce: L’ASSASSINO E’ MAOMETTO. Il quale in una circostanza decapitò personalmente con la spada 600-900 uomini e ragazzini ebrei disarmati ed in seguito ebbe modo di impartire tali disposizioni ai credenti circa il trattamento da riservare ai nemici cristiani ed ebrei:  "Che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso (Corano 5:33).
Ma a volte i soli assassini non sarebbero sufficienti, se essi non avessero dei complici, anche in questo  caso  facilmente individuabili. Sono tanti questi complici, sarebbe lungo elencarli tutti. Mi limito ad indicare quelli che, a mio avviso, sono i maggiori responsabili.
Al primo posto, ovviamente, metto papa Francesco. E’ sconcertante che ancora adesso, dopo tutto quello che è successo, egli si rifiuti di chiamare per nome gli assassini e di prendere atto della tragica condizione della chiesa cristiana, prima nel mondo, ed ora anche a casa nostra. Perché si rifiuta di capire che i due terroristi islamici di martedì non hanno soltanto sgozzato padre Jacques, ma che, insieme con lui, hanno anche sgozzato Dio, il nostro Dio?
E poi ci sarebbero i nostri governanti, quelli che dovrebbero tutelarci, rassicurarci, garantirci una vita, se non tranquilla, almeno dignitosa. Ma anche in questo ambito le dichiarazioni sono semplicemente imbarazzanti e disgustose. Ne prendo un paio per tutte.
François Hollande, il presidente della Repubblica francese, dopo la morte di padre Jacques, si è spremuto le meningi ed ha detto: ”Le leggi che abbiamo ci permettono di agire”. E poi Matteo Renzi, certo, il nostro Matteo, l’ineffabile.  Su Twitter, alle ore 20:01 di martedì 26 luglio 2016, esprime “commozione e sdegno per il sacrificio di padre Jacques” . L’ha definito “sacrificio”, il minimo sindacale. E sullo stesso tono tanti altri esponenti politici. Intanto nessuno di loro ha detto “Je suis Jacques” ed è già un passo avanti. Ma di questo passo, con questi uomini politici, ci limiteremo a contare i morti. Giorno per giorno.

lunedì 25 luglio 2016

La politica coccodè


Dai tempi di Tina Anselmi ne sono passati di anni. La Anselmi, con il suo pedigree di ex staffetta partigiana ed il suo fisico di casalinga veneta, è stata la prima donna a ricoprire la carica di Ministra nel 1976. Nell’attuale governo Renzi invece, quanto ad esponenti del gentil sesso, c’è solo l’imbarazzo della scelta. La Boschi, la Madia, la Giannini, la Lorenzin, la Pinotti, la Guidi sono diventate famose e non necessariamente, o almeno non sempre, per la loro azione politica. Spesso lo sono diventate per quello che fanno come donne, per la loro avvenenza o per la loro spregiudicatezza, in un clima di allegra disinvoltura, che talvolta appare preponderante rispetto alla loro consistenza politica.
Prendete Maria Elena Boschi, Ministra senza portafoglio per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento con delega all'attuazione del Programma di Governo. Il dicastero ha un nome lungo ed altisonante, in contrasto con la leggerezza di chi lo gestisce e che di recente, forte di un master post laurea, ha proceduto alla revisione della Costituzione già redatta 70 anni fa da Croce, Calamandrei e Terracini. Non so se rendo l'idea. Bene. Superate più o meno disinvoltamente le fatiche costituzionali e le disavventure etrusco-bancarie, la Ministra ha da qualche tempo un atteggiamento civettuolo e finto-pudico che non è la parte ultima del suo attuale successo. Si fa ammirare mentre esibisce scollature vertiginose, ha spesso occhi languidi e trasognati, non si fa scrupolo di far intravedere le mutande mentre accavalla le gambe.
Su un piano simile, ma decisamente più rarefatto ed etereo, si pone Marianna Madia, Ministra senza portafoglio per la semplificazione e la pubblica amministrazione. E' molto giovane, come la Boschi del resto, e il dato politico più importante del suo curriculum è una precedente relazione sentimentale  con il figlio di Giorgio Napolitano. Il che è tutto dire. Qualcuno le ha detto che ricorda la Venere che esce dal mare di Botticelli e lei tende ad accentuare questa rassomiglianza, assumendo spesso un atteggiamento ieratico ed acconciando i suoi capelli in lunghe volute a cascata che, sempre secondo lei, fanno tanto Rinascimento.
Più complicato il caso di Federica Guidi, Ministra dello sviluppo economico fino a qualche mese fa. Fin dal primo momento le è stato chiaro che con il suo corpo tarchiato ed il suo collo taurino non aveva molte chances da far valere nella passerella tra donne del Governo Renzi. Ma lei non si è persa d’animo. Nei pochi mesi di governo ha fatto parlare di sé per una proposta destinata a restare nei libri di storia: radiare Berlusconi dall’albo dei Cavalieri del lavoro. Poi si è accorta anche di essere donna e di avere un compagno, un certo Gianluca Gemelli, imprenditore. E’ stata pizzicata ed intercettata mentre lo rassicurava sull’approvazione di un emendamento che lo avrebbe favorito nei suoi interessi petroliferi. Conclusione: è stata “cacciata” lei dal Governo.
Interessante il caso di Stefania Giannini, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. All’età di 55 anni, anche lei non aveva molte chances come esponente femminile del governo, anche perché, oltre tutto, Madre Natura non l’ha molto favorita dal punto di vista estetico. Nel ministero non ha lasciato molte tracce, a parte quelle relative alla famosa Legge 107 che sta assestando il colpo definitivo alla Scuola italiana. Per il resto ha fatto molto parlare di sé perché l’anno scorso non si è fatta scrupolo di farsi ritrarre in topless su una spiaggia, lasciando vedere un seno avvizzito e cascante e difendendo poi a spada tratta il suo diritto di utilizzare il topless. Insomma “il seno è mio e lo gestisco io”. Già che con lei siamo nel mondo della scuola, le do 10 in improntitudine e 3 in buon gusto.
Che dire poi di Roberta Pinotti, Ministra della difesa? Lei ha a che fare con generali, colonnelli e altri rudi personaggi da caserma. Ma questo non le impedisce, ogni tanto, di esibire qualche scollatura più profonda e qualche accavallamento di gambe più ardito del solito. Tra un presentatàrm e l’altro, i soldati ringraziano, soprattutto se pensano che poteva capitare di peggio.
Quanto a Beatrice Lorenzin, Ministra della salute e miracolata della politica, lei stessa è la prima a stropicciarsi gli occhi ed a chiedersi ogni giorno se è vero che è ministro. Purtroppo è vero. Ogni tanto si rammenta che è anche donna, oltre che ministro, ma non ha molte pretese da questo punto di vista, condizionata anche dal suo partito, l’NCD, che, pur di occupare qualche poltrona, si guarda bene dall’avanzare altre richieste. Insomma la Lorenzin si sente, e probabilmente è, seconda rispetto a qualsiasi altra donna del governo, come l’NCD si sente, e certamente è, secondo rispetto a qualsiasi altro gruppo politico che fa da stampella, ricambiata con disprezzo, al governo Renzi.
Dulcis in fundo, Debora Serracchiani, governatrice del Friuli. E’ vero: non fa parte del governo nazionale, ma è comunque un' esponente di primo piano del gruppo di potere renziano e femminile. Si presenta  descamisada e rivestita con curata noncuranza, un po’ birichina, un po’ fanciullesca e con un atteggiamento alla Vispa Teresa. La aspettiamo ai prossimi traguardi.
Guarda il video di seguito.
                           Tutte (o quasi) le donne del Presidente

venerdì 22 luglio 2016

I mille volti dell'intelligenza umana


Il grande Vittorio Gassman diceva di essere un antipatico naturale e lo diceva con la sfrontatezza di chi sa di essere un grandissimo attore, senza avere la necessità di apparire simpatico. Qualcosa del genere succede con Matteo Renzi, il quale però a molti, e anche a me, appare un simpatico naturale. Lo avete mai sentito parlare quando dice di avere in tasca la ricetta per ridurre la  disoccupazione o quando promette che ridurrà il debito pubblico? O ancora quando sostiene che in Italia non esiste nessun problema di immigrazione clandestina? Beh, lo confesso, in queste circostanze Matteo Renzi  mi appare perfino simpatico. E non c’è nemmeno bisogno che si sforzi, la sua è una simpatia naturale. E’ vero che la disoccupazione è ben lontana dal diminuire, è vero che il debito pubblico aumenta di giorno in giorno, è vero che l’immigrazione ci sta sommergendo, ma nessuno è autorizzato per questo a definirlo solo un “parolaio” o uno sbruffone, come fanno alcuni. Perché lui simpatico era e simpatico resta, a prescindere da quello che succede, e, se qualche volta i fatti gli danno torto, la colpa è dei fatti, non di Matteo Renzi.

Giulio Andreotti, il divo Giulio, era solito ripetere che, quando un politico gli diceva di avere la ricetta per sanare i bilanci delle Ferrovie dello Stato, egli capiva subito che quel politico non ci stava molto bene con la testa. Ma ovviamente egli non aveva fatto in tempo a conoscere il nostro Matteo, del quale anche un’altra cosa si può dire. Avete notato qualcosa, quando parla in pubblico? I suoi gesti, le sue smorfie, le sue linguacce, i suoi tic? A me ricorda moltissimo un personaggio che molti decenni fa era solito parlare da un balcone. Ma lasciamo perdere questi paragoni. Dico soltanto che quando lo vedo gesticolare, strabuzzare gli occhi ed atteggiarsi in un certo modo, oltre alla naturale simpatia che egli emana, ho modo di apprezzare anche la sua raffinata intelligenza. Basta osservarlo: il suo volto sprizza intelligenza da tutti i pori.

Cesare Lombroso è stato uno dei padri fondatori della criminologia. Gli bastava guardare in volto una persona o esaminarne il cranio e lui era in grado di dire se quella persona era un assassino, un ladro, un idiota, una prostituta o comunque una persona con tendenze a delinquere. Per converso egli era anche in grado di dire se una persona era intelligente, geniale, onesto, buono, virtuoso o comunque con tendenze ad essere una risorsa della società.

Nel caso di Matteo Renzi forse sarebbe necessario un novello Cesare Lombroso. O forse no. Forse basta guardare alcune sue foto, per capire che si tratta di una persona intelligente. Se qualcuno non è d’accordo, per favore, guardi le foto che seguono e mi faccia sapere. Mi dichiaro pronto a ricredermi.

                            Le foto di Matteo Renzi

domenica 17 luglio 2016

Cose turche


Probabilmente Curzio Malaparte, autore di Tecnica del colpo di stato, si è rivoltato nella tomba nella notte tra venerdì e sabato scorsi ed anche io sono stato costretto a stropicciarmi continuamente gli occhi davanti alle incredibili notizie che giungevano dalla Turchia.
Tutto è incominciato verso le 22.30. Lanci di agenzia facevano sapere che in Turchia era in corso un tentativo di colpo di stato. Qualcosa però non tornava nel conto. Normalmente in casi del genere
1- i golpisti occupano la TV e lanciano proclami. Niente di tutto questo: le trasmissioni risultavano solo interrotte.
2- I golpisti arrestano o uccidono la persona che detiene il potere. Niente di tutto questo: Recep Erdogan, detto “il sultano”, l’uomo forte del regime, era libero di muoversi e tramite uno smartphone incitava alla resistenza e minacciava gli insorti.
3- I golpisti arrestano o comunque bloccano i componenti del governo. Niente di tutto questo: il primo ministro turco, un certo Binali Yildirim, concionava contro i golpisti come se fosse in una conferenza stampa.
4- I golpisti cercano un accordo preventivo che coinvolga tutte le forze armate. Niente di tutto questo: la  Marina, tramite ufficio stampa, faceva sapere che non si sentiva coinvolta nel colpo di stato.
5- I golpisti occupano i palazzi del potere. Niente di tutto questo: a parte una parziale occupazione del parlamento, per altro vuoto a quell’ora, pare che molti soldati abbiano sbagliato gli indirizzi, o siano rimasti bloccati nel traffico di Ankara e di Istanbul ed in un caso siano rimasti fuori, in seguito al rifiuto del portiere del palazzo di aprire loro il portone. Ve l'immaginate il dialogo? I soldati suonano al campanello del Ministero degli Interni.
Soldati- Ci fa entrare?
Portiere- Chi è?
Soldati- Scusi, siamo soldati, dovremmo occupare il palazzo.
Portiere- Mi spiace, ma è tardi. Ripassate domattina.
Tralascio altre amenità e mi limito a dire che, di fronte a notizie del genere, non ci voleva molto a capire che il golpe da operetta era destinato al fallimento. E così è stato. Dopo non più di 4 ore di confusione, la Turchia è ritornata alla normalità. Erdogan, come da attività governativa di routine, ha fatto arrestare giornalisti ed oppositori politici, ha destituito o fatto arrestare centinaia di giudici, ha fatto arrestare qualche migliaio di militari, sta studiando la reintroduzione nel codice penale turco della pena di morte, abolita solo strumentalmente qualche anno fa in vista di un possibile ingresso nell’UE. I seguaci di Erdogan, poi, dopo un iniziale sbandamento, si sono ripresi alla grande. Si sono ricordati di essere musulmani e, già che c’erano, hanno sgozzato qualche soldato di fronte alle telecamere, hanno selvaggiamente picchiato e frustato ufficiali e soldati golpisti, si sono abbandonati a violenze di ogni genere. Il tutto pare che sia costato circa 200 morti, tanti quanti in Turchia generalmente ce ne sono in una normale operazione di polizia.
A chi è giovato tutto questo? L’unica conclusione certa che se ne può trarre è che in sole 4 ore, con un numero di vittime relativamente accettabile per quelli che sono gli standard turchi, Erdogan è diventato,  più di quanto già non lo fosse, il padrone assoluto della Turchia. Ricordo soltanto che Erdogan, già al potere da circa 15 anni, ha fatto e continua a fare accordi sotterranei con i terroristi dell’ISIS e prevede nel suo programma politico la totale islamizzazione della Turchia.
P.S. Il “golpe” turco ha purtroppo fatto passare in secondo piano le vicende di casa nostra, ma non voglio deludere i miei 5 lettori. In un recente post (qui) ho già fatto cenno alla decisione di Matteo Renzi  di utilizzare l’arma più importante, quasi decisiva, nella lotta al terrorismo: le fiaccole ed i cortei. C’è solo da far cenno, grazie a quanto ci fa sapere la nostra gola profonda a Palazzo Chigi, ad una piccola ma importante  variazione nel programma, decisa dopo la strage di Nizza. Ogni manifestante, oltre a portare una fiaccola accesa, alla conclusione del corteo dovrà lanciare in cielo un palloncino colorato, simbolo dell’amore che ci lega al mondo intero ed al mondo dell’Islam in particolare. I terroristi e i tagliagole musulmani, seriamente preoccupati dal lancio di palloncini, stanno studiando una contromossa.
      Inutile dire, inoltre, che il nostro Matteo si è congratulato con Erdogan per lo scampato pericolo e per il trionfo della "democrazia".

domenica 10 luglio 2016

La scoperta del mare (racconto inedito) di Ezio Scaramuzzino


Θάλαττα!, θάλαττα! (Senofonte, Anabasi, 4,7,24)
Sono nato ad appena 15 km dal mare in linea d’aria, in un paese sulle prime colline del Marchesato di Crotone, ma ho visto il mare per la prima volta all’età di 6 anni, o almeno questo è quanto mi è rimasto in mente, perché non ne ho alcun ricordo anteriore. Mia madre mi portò al mare da una mia zia, che aveva in fitto una cabina presso uno stabilimento balneare. Ho un ricordo limitato ma nitido di quella mia prima esperienza: mi rivedo mentre affondavo i piedini nella sabbia; poi mia madre mi spogliava e tutto nudo mi adagiava nell’acqua; io annaspavo un po’ e infine mi ritrovavo un’altra volta tra le braccia di mia madre che mi rivestiva.
Negli anni successivi mi ritrovai tante altre volte al mare. Compagnie quasi fisse di queste mie escursioni  erano mia madre, la zia che aveva in fitto la cabina ed un’altra mia zia, zia S., unica zitella della numerosa famiglia di mio padre. Allora nelle case i servizi igienici erano piuttosto  rudimentali ed una vasca da bagno o una doccia erano considerati un lusso da nababbo. Il bagno lo si faceva in una tinozza oppure, più semplicemente e comodamente, si andava a farlo al mare, dove ci si portava perfino il sapone da casa, perché le abluzioni fossero più efficaci.
Erano i primi anni ’50 e sulle spiagge di Crotone solo gli uomini indossavano il costume da bagno e prendevano la tintarella. Le donne, quasi tutte, indossavano una lunga sottoveste che le ricopriva fino alle caviglie e si abbronzavano solo alle braccia e sul volto. Quando volevano fare il bagno, salivano su una specie di palafitta e si calavano in una botola dove, al riparo da occhi indiscreti, potevano entrare a contatto diretto con l’acqua del mare.
Nel corso degli anni, man mano che crescevo e diventavo un ragazzo, ho avuto modo di assistere, anno per anno, alla lenta evoluzione del costume. Verso la fine degli anni 50, un giorno vidi mia madre e mia zia che indossavano, forse per la prima volta in vita loro, un costume da bagno, intero e castigatissimo. Solo mia zia S. continuava ostinatamente ad indossare la lunga sottoveste, refrattaria anche ai rimbrotti di mio padre, che un giorno, ricordo, incominciò a prenderla amabilmente in giro. Credo che zia S. in vita sua non abbia mai scoperto qualcosa al di sopra delle caviglie e che solo in tarda età, quando dovette subire un intervento chirurgico, sia stata costretta a spogliarsi completamente.
Quando cominciai a frequentare il Liceo a Crotone, il mare smise di essere per me quel punto di riferimento che in precedenza era stato. Altri interessi, altre esigenze occupavano allora la mia mente. Riscoprii il mare quasi improvvisamente una notte d’estate nell’anno degli esami di maturità. Mi sentivo quella notte, per tanti motivi, in guerra con l’umanità intera ed avevo deciso di non rientrare a casa, da donna Veneranda, quella signora presso la quale vivevo a pensione, come ho già raccontato da qualche altra parte. Che si preoccupassero pure, che mi venissero pure a cercare, se ci riuscivano. Ma nessuno si preoccupò e nessuno venne a cercarmi per il semplice motivo che donna Veneranda  quella sera era andata a letto prima del solito e non si era neppure accorta della mia assenza.
Quella notte girovagai a lungo per le strade deserte  e buie della città, con il novilunio che quasi impediva di vedere a qualche metro di distanza. Evitai accuratamente tutti i luoghi frequentati, anche se questo non mi evitò l'incontro con alcuni equivoci personaggi della notte. Fui accostato da due strani figuri, che mi invitarono a partecipare ad "un colpo", così lo chiamavano, non meglio precisato. Mi allontanai in fretta e finii in una zona della città a me completamente sconosciuta, dove un'attempata prostituta mi invitò inutilmente a fermarmi e ad approfittare delle sue "grazie". Mi venne da pensare che mi ritrovavo quasi nelle stesse condizioni di Andreuccio da Perugia nell'omonima novella di Boccaccio. Ed intanto si erano fatte quasi le tre di notte e mi sentivo stanco: avevo saltato la cena, non avevo una lira in tasca e, se anche avessi voluto, non avrei potuto comprare niente. Ero in giro già da molte ore e capii che l’unica cosa da fare era trovare qualche anfratto, qualche giaciglio dove trascorrere il resto della notte ed aspettare l’alba. Nel buio fitto trovai delle tavole e qualcosa di morbido che ricordava vagamente un materasso.  Mi distesi, mi sgranchii, mi addormentai.
Quando mi svegliai, vidi  con gli occhi socchiusi, in lontananza, una piccola luce che sembrava voler rischiarare le tenebre della notte. Avvertivo il dolce rumore di qualcosa che sembrava scivolare sulle morbide pendenze della sabbia. Dopo qualche minuto quella piccola luce prese a diventare sempre più nitida: era il sole che incominciava a rischiarare il cielo. Il rumore di poco prima prese sempre più decisamente le parvenze delle onde del mare che scorrevano sulla sabbia e si ritiravano poi in una dolce risacca. Mi stropicciai gli occhi, mi sollevai, mi ritrovai in ginocchio. La distesa del mare mi dava la sensazione dell’infinito e mi faceva intuire l’essenza sacra e religiosa della vita.
Ritornai a casa da donna Veneranda, che non mi chiese niente.
A distanza di tanti anni, oggi, mi ritrovo ad abitare proprio di fronte al mare con il suo spettacolo, che una volta era per me qualcosa di insolito e di eccezionale, mentre adesso costituisce lo sfondo normale della mia vita quotidiana. Non faccio più tanto caso al mare, non lo osservo più con l’intensità di una volta. Ma ancora oggi, specie nelle giornate invernali, quando il mare muggisce, è in tempesta e sembra voler travolgere il mondo, mi ritrovo ad osservarlo, incantato, dal balcone di casa mia. In quei momenti ho l’impressione di ritrovare in esso quella scintilla che mi incantava da bambino e che ancora continua ad incantarmi con il fascino misterioso della sua distesa infinita.

martedì 5 luglio 2016

Armi di distruzione di massa

La nostra guerra al terrorismo
Ombre nere si addensano sulla sicurezza interna dell’Italia. Facciamoci caso: finora l’Italia, intesa come territorio nazionale, è stata risparmiata dal terrorismo islamico. Attentati sanguinosi sono avvenuti un po’ in tutte le principali capitali europee, ma non a Roma, non in Italia. E’ anche vero che molti Italiani sono stati massacrati in vari attentati, ma sempre all’estero, come al Museo del Pardo a Tunisi e più di recente a Dacca, in Bangladesh. Ma probabilmente la “pacchia” dell’Italia sta per finire: le minacce si fanno sempre più incombenti e gli allarmi dei vari apparati di sicurezza sempre più pressanti.
Per questo motivo anche il governo ha deciso di dare una sterzata al suo atteggiamento finora piuttosto remissivo nei confronti del terrorismo e non casualmente nei giorni scorsi Matteo Renzi ha riunito il CISR, Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica, cui hanno partecipato i titolari dei più importanti dicasteri della compagine governativa. Le decisioni prese sono ancora top secret, per ovvi motivi, ma noi siamo riusciti ad entrarne in possesso grazie ad una gola profonda tra il personale addetto alle pulizie di Palazzo Chigi, che ci ha procurato interessanti notizie. Non esitiamo a metterle a disposizione dei nostri 5 lettori, affinché si facciano un’idea della solerzia  e dell’assoluto tempismo  dei nostri governanti.
Le decisioni adottate, almeno le principali, perché non escludiamo ce ne possa essere qualcuna segreta, sono elencate qui di seguito con la precisazione che alcune di esse portano la firma del Ministro degli Interni Angelino Alfano e che tutte sono state approvate all’unanimità, indice sicuro dell’assoluta concordia che ha animato i responsabili nell’adozione dei provvedimenti.
1- Il governo ha deciso l’utilizzo dell’arma più importante, quasi decisiva, nella lotta contro il terrorismo: le fiaccole. Nei prossimi giorni varie e importanti manifestazioni di protesta contro il terrorismo islamico saranno organizzate nelle più importanti città italiane. I manifestanti dovranno sfilare di sera ed ognuno di loro dovrà avere in mano una fiaccola rigorosamente accesa. Le fiaccole saranno fornite da comitati ad hoc oppure si potrà provvedere personalmente all’acquisto, con l’avvertenza che le spese sostenute, purché opportunamente documentate, saranno detraibili nella prossima dichiarazione dei redditi.
2- Delle manifestazioni sarà opportunamente informato papa Bergoglio, con l’invito ad organizzare in contemporanea una veglia di preghiera. Nel corso della veglia lo stesso papa ed i suoi principali collaboratori auspicheranno la conversione dei nostri fratelli musumani che sbagliano, con l’augurio che essi possano abbandonare la via dell’errore e possano pentirsi di quanto finora perpetrato.
3- La nuova RAI al servizio di Matteo Renzi sarà anch’essa della partita. Un’anteprima non stop di Islam, Italia, che doveva iniziare a settembre, seguirà in diretta, con la conduzione di Gad Lerner, lo svolgimento delle varie manifestazioni. In studio Lerner non mancherà di illustrare i retroscena del terrorismo e  di rilevare le accertate responsabilità della CIA americana e del Mossad israeliano. E’ prevista la presenza in studio della presidenta Laura Boldrini, che non mancherà di farci sapere che l’Islam è una religione di pace.
4- Allo scopo di evitare che i Musulmani possano definirci razzisti, il governo è disponibile ad approvare con criteri d’urgenza una solenne dichiarazione con cui l’Italia esprime il suo pentimento per aver partecipato nel Medioevo alle Crociate tese alla liberazione del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Con altri provvedimenti non sarà più consentito esporre il Crocefisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici ed a Natale sarà proibito allestire il Presepe e l’Albero natalizio. La Guardia di finanza provvederà al rispetto del divieto con irruzione improvvisa nelle case degli Italiani.
 5- Allo scopo di evitare che i Musulmani possano accusarci di Islamofobia, un provvedimento del Ministro per i beni culturali provvederà alla distruzione o rimozione a Bologna, nella Chiesa di San Petronio, dell’affresco con la raffigurazione di Maometto all’Inferno. Il Ministro della Pubblica istruzione provvederà da parte sua alla correzione della Divina Commedia di Dante, là dove il sommo poeta pone Maometto all’Inferno tra gli scismatici.
6- Allo scopo di evitare ogni risentimento dei Musulmani nei nostri confronti, la diaria stabilita per l’accoglienza ed il mantenimento dei profughi e dei clandestini sarà portata dagli attuali 35 € a 55 €. La variazione sarà finanziata con un aumento delle accise sulla benzina. Nel menù di ogni immigrato di religione musulmana dovrà essere assicurata almeno una volta al giorno una porzione di kebab e una di couscous. Proibito in ogni caso servire spaghetti, simbolo inequivocabile dell'imperialismo italiano nel mondo.
7- Allo scopo di evitare gli annegamenti in mare è prevista la graduale sostituzione dei mezzi della Marina militare italiana con un  regolare servizio di traghetti che collegheranno gratis i principali porti della costa africana e quelli del sud Italia.
Alla fine della riunione il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha fornito qualche informazione in conferenza stampa. Si è detto orgoglioso dei provvedimenti presi ed ha tenuto a sottolineare che, nella sua lotta al terrorismo, l’Italia non utilizza armi convenzionali e che le nostre armi di distruzione di massa sono l’accoglienza, l’apertura, la solidarietà. Ha solo dimenticato di precisare se queste armi di distruzione di massa sono finalizzate alla distruzione del nemico che ci ha dichiarato guerra o alla distruzione di quel che resta del cervello degli Italiani. 

domenica 3 luglio 2016

Politica e sport


La sconfitta dell’Italia
Dicesi "ucronia" un evento storicamente impossibile, sul quale poi a scopo di esercitazione scolastica si può imbastire un immaginario evolversi degli eventi. Ad esempio è un’ ucronia l’ipotesi che la Germania abbia vinto la Seconda Guerra Mondiale o che Cristoforo Colombo abbia scoperto l’Antartide invece dell’America.
Detto questo, passiamo ai giorni nostri. L’Italia ha perso contro la Germania agli Europei di calcio e si appresta malinconicamente a tornare a casa.  Dispiace certo, anche perché pare che la nostra squadra abbia giocato abbastanza bene e si sia difesa con onore. Ma abbiamo perso. Immaginiamo invece, con un'ucronia, che l’Italia abbia vinto e che il 10 luglio a Parigi si trovi ad affrontare il Portogallo nella finale.
Vogliamo immaginare come il nostro capo del governo, il parolaio etrusco Matteo Renzi affronterà quella storica giornata?
Ore 7.00: MR si sveglia. Si sente fresco e pimpante. Nel bagno apre il suo cell, si collega a Facebook e scrive: La nuova Italia rispetta tutti, ma non ha paura di nessuno, specie dei Portoghesi. Ne ho conosciuti tanti, specie quando da giovane andavo a vedere la partita e  non mi facevano paura, anche se lo stadio a Firenze ne era pieno (il nostro confonde i Portoghesi abitanti del Portogallo e coloro che non pagano il biglietto allo stadio che, come è noto, sono chiamati "portoghesi").
Ore 8.00:  MR dà uno sguardo alla rassegna stampa. Solite notizie  e nulla di preoccupante (per lui). Il giorno prima la borsa ha perso il 5%; nuovo record del debito pubblico italiano a 2.300 miliardi; la disoccupazione giovanile nel sud si aggira attorno al 40%; durante la notte la marina italiana ha raccolto davanti alle coste libiche 6.000 clandestini.
Ore 8.30: MR si collega a Twitter dal suo cell e cinguetta: Storica giornata oggi per l’Italia. Sono stato scout e sono abituato a vincere. Vincerà anche la nostra squadra. Un anonimo gli chiede: Presidente, ma è vero che gli scout sono tanti bambini vestiti da cretini, guidati da un cretino vestito da bambino? Replica MR: -Non lo so. Io ero messo sempre in prima fila e non potevo vedere come erano vestiti gli altri che erano dietro.
Ore 9.30: Incontro con Maria Elena Boschi per impostare la campagna referendaria d’autunno. La Boschi gli dà una notizia importante. Ha ricevuto finalmente il certificato relativo al master che le ha consentito di riscrivere la Costituzione che nel 1946 era stata scritta da Benedetto Croce, Piero Calamandrei ed Umberto Terracini.
Ore 11.00: Una tremenda notizia è diffusa da tutte le agenzie di stampa: un commando di terroristi musulmani ha fatto irruzione in un ristorante di Giacarta, in Indonesia, ed ha compiuto una strage. Ci sono molte vittime italiane.
Ore 11.30: MR riunisce d’urgenza a Palazzo Chigi il CISR, Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica.
Ore 13.00: MR, a conclusione della riunione, dichiara:- Esprimo il mio cordoglio per le vittime italiane del terrorismo internazionale, ma dichiaro fermamente che non arretro e non mi lascio intimidire. Ho appena impartito disposizioni di aumentare l’impiego della Marina italiana nel Mediterraneo per la raccolta di profughi, immigrati, clandestini e disperati provenienti da ogni parte del mondo ed in particolare di quelli di religione musulmana.
Ore 14.00: Pranzo di MR nella sua residenza privata e riposo pomeridiano con ripasso della collezione privata di Figurine Panini.
Ore 16: partenza da Ciampino per Parigi con il jet presidenziale. Fanno parte della delegazione circa 100 persone, tra cui ministri, sottosegretari, giornalisti leccapiedi, portaborse, amici, familiari, parenti, altre persone di varia estrazione e provenienza.
Ore 19.00: Incontro con il presidente Hollande, accompagnato dalla ministra della difesa Pinotti. Quest’ultima, richiesta da un giornalista francese sulle intenzioni del governo Italiano nei confronti del terrorismo dell’ISIS, ricordando le vittime italiane, si commuove e scoppia in un pianto dirotto. Non vuole essere da meno di Flavia Mogherini, alto rappresentante dell’UE per la politica estera, che in una circostanza simile fece lo stesso.
Ore 21.00: La finale Italia-Portogallo sta per cominciare. Nella tribuna presidenziale sono allineate le alte personalità della politica italiana. Da sinistra a destra sono in fila una serie di nullità, rispettivamente: il presidente della repubblica Sergio Mattarella, il capo del governo Matteo Renzi, la ministra per le riforme costituzionali Maria Elena Boschi, la  ministra per la pubblica amministrazione Marianna Madia, la ministra della difesa Roberta Pinotti.
Ore 21.05: Considerazione finale mia: meglio, molto meglio che l’Italia abbia perso e non sia arrivata in finale. Mi è dispiaciuto per l’Italia, ma ci siamo risparmiati uno spettacolo simile.




sabato 2 luglio 2016

Repetita juvant

Tutti sanno che nella strage di Dacca di ieri 01 luglio 2016, i terroristi musulmani hanno seviziato e massacrato tutti coloro che non conoscevano i versetti del Corano. Ripubblico, senza cambiare una virgola, un post del 21 novembre 2016, cioè di circa 8 mesi fa. Conoscere ciò che accade può servire a qualcosa?
 ISIS, Catari e Boko Haram


Si può ridere anche in tempi di tragedia. Tutti sanno che nell’assalto all’Hotel di Bamako, nel Mali, i terroristi Islamici hanno liberato solo coloro che sapevano recitare i versetti del Corano. Sistema forse troppo semplice e sbrigativo per distinguere gli amici dai nemici, ma, tutto sommato, efficace. Poche domande e via.
-Tu, alzati! Che cosa dice il Profeta, che Dio lo benedica e gli dia pace, nella Sura al-Baqarah, Versetto 23?
-Il loro caso è simile a quello di coloro che accendono un fuoco e, quando illumina i dintorni, Allah porta via la loro luce e li lascia in tenebre nelle quali nulla vedono.
-Risposta esatta. Puoi andare. Sei libero. Avanti un altro.
-Tu, alzati! Che cosa dice la Sura Al-Ghâfir al Versetto 4? 
-Solo i miscredenti polemizzano sui segni di Allah. Non ti lasciar suggestionare dal loro andirivieni in questa terra.
-Risposta esatta. Puoi andare anche tu. Sei libero. Avanti un altro.

E così di seguito per altre 30 persone, di fede musulmana, tutte liberate.

In momenti di emergenza, nell’incalzare della battaglia, è sempre importante poter distinguere quelli che ti sono davanti, sapere se sono alleati o avversari, decidere se devi ammazzarli o salvarli.
Il 22 luglio 1209, durante la crociata indetta da papa Innocenzo III contro i Catari, furono uccise circa 2000 persone, comprese donne e bambini. In quell’occasione il messo papale Arnaud Amaury, richiesto da un soldato su come poter distinguere gli eretici dai Cattolici, rispose: "Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi".

Forse nessuno sa che qualche mese addietro, nella Nigeria insanguinata dai terroristi islamici di Boko Haram, anche i Cristiani di quel paese, stanchi di subire vessazioni, attacchi  e stragi, hanno deciso di costituire dei gruppi armati idonei a difenderli e, se necessario, contrattaccare. Nella sua prima azione di tipo militare un gruppo denominato “Guerriglieri di Cristo Re” ha occupato un villaggio nella periferia di Lagos. Nella retata sono finiti molti Nigeriani ma anche molti Italiani, che lì operavano  per conto dell’ ONU e di varie organizzazioni  umanitarie occidentali. Il capo dei guerriglieri, che portava sul petto una vistosa immagine della Madonna  e al collo una grossa Corona del Rosario, ha cercato di capire chi erano, tra gli ostaggi, i Cristiani da salvare. Ha individuato un biondino.
-Tu, alzati! Da dove vieni?
-Sono Italiano.
-Sei Cristiano?
-Sì, sono Cristiano.
-Sei stato battezzato?
-Certo, sono stato battezzato.
-Quali furono le ultime parole di Gesù sulla Croce?
-…Uhm…Sto morendo…, disse.
-Uhm…Un’altra domanda. Conosci il “Padre Nostro”? 
-Il suo no, ma il mio sì. Si chiama Antonio Scognamiglio ed abita a Napoli in via Caracciolo.
-Uhm… Forse è il caso di passare ad un altro… Tu, da dove vieni?
-Sono Italiano. Vengo dalla Sicilia.
-Sei Cristiano?
-Certo.
-Sai che cosa dice il Decimo Comandamento?
-No, non lo so.
-Sai perché è importante la Via Crucis?
-L’hanno asfaltata?
-Ho capito…Forse è il caso di liberare tutti…

Considerazione finale. Finiamola di ridere. Probabilmente la nostra civiltà, quella che una volta era definita la “civiltà occidentale”, merita di scomparire. Noi meritiamo di scomparire e meritiamo di essere sostituiti da orde di uomini col turbante e di donne col burqa o col chador.
Perché noi, pur di  sopravvivere e di difendere il nostro miserabile benessere, siamo disponibili ad ogni compromesso, anche il più vergognoso. Perché da anni, ormai, noi siamo intossicati dal relativismo religioso e culturale e non crediamo più in niente. Loro, invece, saranno terroristi, saranno fanatici, saranno spregevoli e magari qualche volta faremo anche fatica a considerarli come appartenenti alla razza umana, ma credono in qualcosa.