martedì 27 dicembre 2016

Riflessioni di fine anno






A fine anno si è soliti volgersi indietro, per rivedere quel che è accaduto e trarne qualche insegnamento e qualche modesta proposta per l’avvenire. Nell’elenco che segue sono proposti 10 eventi e/o riflessioni, con l’avvertenza che essi/esse non si susseguono necessariamente in ordine di importanza.


1Immigrazione- Continua l’allegra invasione dell’Italia con la nostra Marina militare che va a prendere i clandestini quasi sulle coste della Libia, rendendosi complice degli scafisti e dei mercanti di schiavi. Nel solo 2016 ne sono arrivati circa 200.000. Si dice che noi saremmo costretti a comportarci così in base ad accordi internazionali liberamente sottoscritti. A parte il fatto che questi accordi sono stati stipulati quando arrivavano 50 clandestini all’anno ed a parte il fatto che gli accordi sono fatti per essere cambiati, quando risultano inadeguati, non si vede perché solo l’Italia debba essere costretta a rispettarli, mentre tutti gli altri stati europei possono simpaticamente strafregarsene.

2Debito pubblico- Continua ad aumentare ed è arrivato a ben oltre duemiladuecento miliardi di €, cioè circa il 140% del PIL. L’ultimo consistente aumento di circa 20 miliardi è stato determinato dal salvataggio di Montepaschi, allegramente saccheggiata e portata alla rovina dal Partito Democratico. Gli attuali governi italiani ogni tanto chiedono all’UE una maggiore flessibilità economica, cioè la licenza di fare ulteriori debiti. C’è la possibilità, se non di ridurlo, almeno di invertire la tendenza: basterebbe semplificare la macchina dello stato, ridurre le vergognose pensioni dei parassiti di stato, ridurre o eliminare le migliaia di municipalizzate ridotte a luoghi di saccheggio. Ma nessuno sembra avere la forza di intraprendere una simile azione, con la conseguenza che l’Italia è avviata sull’orlo dell’abisso. E’ solo questione di tempo.

3Matteo Renzi- Ce lo siamo tolto di mezzo con il referendum, ma non è ancora finito il Renzismo, che consiste nella politica intesa come spavalderia, senso dell’impunità, bullismo, propensione a prendere gli altri per il culo. E’ vero che l’attuale premier, suo esatto opposto,  è stato scelto proprio per far dimenticare questi aspetti deteriori dell’agire politico, ma Renzi  è sempre dietro l’angolo. E’ ancora il leader del PD, è molto giovane, spasima per la voglia di prendersi una rivincita. Umanamente poteva anche apparire simpatico a molte persone, ma, tutto sommato, penso che non dovremo rimpiangerlo e che sia meglio trattenerlo a Pontassieve, dove potrà giocare con la play station e potrà andare a fare la spesa ai supermercati della Coop.

4Beppe Grillo- Man mano che i grillini occupano importanti settori dello stato, il loro programma politico si delinea con sufficiente chiarezza: i grillini sono come il Pd, solo un po’ peggio, ed a questo aggiungono una totale inadeguatezza derivante dalla mancanza di personale politico e dall’improvvisazione. La moralizzazione della vita pubblica e la eliminazione di alcune fonti parassitarie sono un buon inizio, ma da sole non bastano a garantire una buona amministrazione: è da ricordare che molto spesso un politico incapace provoca più guai di un politico ladro. E’ inoltre da biasimare la loro voluta ambiguità di fronte al gravissimo problema dell’immigrazione clandestina.

5La Destra- La Destra italiana è in confusione. Salvini e Meloni da una parte e Berlusconi dall’altra non riescono a mettersi d’accordo su niente ed in queste condizioni finiranno con il contare quanto il due di coppe quando la briscola è a bastoni. Pur rendendogli l’onore delle armi, bisogna pur dire che il Cavaliere è chiaramente giunto al capolinea e che la sua potenza economica, che una volta costituiva il suo punto di forza e lo rendeva sprezzantemente indipendente, oggi  è diventata la sua plateale debolezza. Egli è facilmente ricattabile e dopo la persecuzione giudiziaria, alla quale egli ha dato un non modesto contributo con il suo comportamento spensierato, è diventato incerto ed esitante al limite della confusione. La soluzione potrebbe essere a portata di mano: elezioni primarie di coalizione e vinca il migliore. Ma il Cavaliere sarà disposto a mettersi in gioco?

6Papa Bergoglio- Ha ridotto la Chiesa Cattolica (Cattolica vuol dire universale) al livello di una Onlus, di una Ong o di una Cooperativa ed ha fatto della Caritas, che una volta era solo un’appendice della Chiesa, il suo punto di forza. A proposito, non sarebbe male cercar di capire che fine fa l’enorme massa di denaro introitata dalla Caritas con l’immigrazione clandestina, perché solo una parte viene spesa per l’assistenza. Oggi gli interessi della Chiesa Cattolica spaziano dall’ecologia alla raccolta differenziata, dalla fame nel mondo all’immigrazione clandestina, dalle coppie gay a tutto ciò che appare “politicamente corretto”. Non risultano interessi, o almeno risultano non pervenuti, nei confronti dei Cristiani perseguitati in molte parti del mondo o interessi per la salvezza delle anime e la conquista del Paradiso. Si capisce che la Caritas e l’Otto per mille procurano molte più entrate alle Finanze vaticane, ma penso che Bergoglio potrebbe almeno salvare la faccia, ricordando ogni tanto che esiste anche l’Anima, che l’Anima è immortale e che un giorno, probabilmente, dovremo rendere conto a Qualcuno di quel che abbiamo fatto. Compreso lui.

7La scuola- Paradossalmente oggi i simboli più emblematici della nostra scuola sono il Ministro “zeru tituli” Valeria Fedeli ed il sottosegretario Davide Faraone. La prima ha millantato una laurea che non ha ed un diploma che non ha. Il secondo ha impiegato 16 anni per conseguire una laurea in Scienze Politiche ed ha più volte sostenuto che gli studenti imparano di più occupando una scuola, che non frequentando regolarmente le lezioni. Se figuri di tal genere sono i responsabili della scuola italiana, in che condizioni volete che  essa si trovi? Oggi nella nostra scuola ci si occupa un po’ di tutto, tranne che di insegnare e/o di imparare qualcosa: in altri termini essa è diventata una fabbrica gestita da asini e che produce soltanto asini. La soluzione? Bombardarla, raderla al suolo e spargervi sopra il sale. Poi ricostruirla, ripartendo da zero.

8Ordine pubblico- E’ diventato un optional dell’azione politica. Abbiamo governi che smantellano posti di polizia, riducono gli investimenti, tolgono l’esercito dalle strade (salvo poi rimetterlo a seconda degli umori) e partono dal presupposto che, oddio, l’ordine pubblico va anche bene, ma, se non c’è, bisogna solo adattarsi ed abituarsi al disordine. Poi ti sbandierano pure statistiche da cui risulta che i reati sono in diminuzione, dimenticando magari che ormai, con questi chiari di luna, la gente nemmeno va più a denunziarli i reati. Le conseguenze? Furti, scippi, appartamenti svaligiati, spaccio di droga alla luce del sole, occupazione abusiva di appartamenti e di interi edifici, isole di totale impunità ed interi quartieri in mano ai rom e agli immigrati clandestini, prostituzione selvaggia ed altro ancora. Inutile farsi illusioni: la situazione peggiorerà sempre di più.

9Terrorismo- E’ l’unico punto in cui l’Italia sembra (ma solo ”sembra”) avere qualche punto di vantaggio rispetto agli altri stati europei. In Italia negli ultimi anni non è accaduto nulla di simile, per mano del terrorismo islamico, a quanto è accaduto a New York, o a Parigi, Madrid, Nizza, Berlino e tante altre città. E la cosa appare tanto più strana, quanto più il nostro Paese è punto di approdo e di transito di una marea di clandestini, che nessuna Autorità si preoccupa di bloccare o almeno di contrastare e di controllare. E allora da che dipende? Dal fatto che siamo più bravi?! Che la nostra Intelligence funziona meglio?! Che la nostra magistratura è più severa?! Chi sostenesse simili tesi farebbe solo ridere. E allora perché? C’è qualcosa di oscuro in questa vicenda. I più malevoli suggeriscono la tesi, ampiamente provata nel passato, di un accordo più o meno tacito per cui l’Italia sarebbe risparmiata, in cambio di una totale impunità e tolleranza, se non protezione, dei terroristi. Altri sostengono che l’Italia, almeno per il momento, viene risparmiata perché essa costituisce il ventre molle dell’Europa ed il terrorismo ha tutto l’interesse a far durare il più a lungo possibile questa situazione. In ogni caso non penso che ci sia da stare allegri, anche perché la chiave è in mano ai terroristi, non certo in mano nostra.

10Irreversibilità- Nei precedenti punti ho volutamente utilizzato spesso le parole “allegria”, “allegramente”, quasi a voler sottolineare lo stato di serena incoscienza, o sottintesa premeditazione, con cui i nostri politici hanno condotto l’Italia nell’attuale situazione di caos e di ingovernabilità. Con un’aggravante. Che tale situazione non è più reversibile e che niente e nessuno, forse nemmeno un miracolo, potrà salvarci. Solo a voler fare qualche esempio,  il nostro debito pubblico ormai non è più sanabile. Non ci riuscirebbe l’EU, né la BCE, né il FMI, né nostro Signore, se decidesse di metterci mano. L’ immigrazione selvaggia non è più reversibile. Veramente qualcuno pensa di poter rimandare indietro i milioni di clandestini, specie musulmani, che ormai infestano l’Italia e spadroneggiano impunemente? E con quali mezzi li rimanderemmo indietro? Dove? Come? Quando?

A volte, quando osservo in giro, vedo che ancora i negozi sono aperti, più o meno, la gente va a lavorare, più o meno, le città vengono pulite, più o meno, il traffico scorre, più o meno, i semafori funzionano, più o meno. Ma quanto durerà ancora questo più o meno? Fino a quando permetteremo che duri questo stato di cose? Oppure ci accontenteremo che sia pulito il nostro orticello, che sia ben chiuso il nostro portoncino blindato, che a fine mese continuiamo a pagarci la nostra miserabile pensione o il nostro miserabile stipendio, che alle feste comandate possiamo continuare a farci i nostri miserabili regali e che per il resto tutto vada pure in malora?

Credo non sia il caso di farsi soverchie illusioni. Forse solo un atto di ribellione potrà salvarci. O, in totale alternativa, un atto di solidarietà. Un atto di solidarietà che ci derivi dalla consapevolezza della nostra comune appartenenza alla condizione umana, ad una condizione di sofferenza che ci affratella in un unico destino e che ci spinga ad un atto di comprensione, di generosità, di aiuto reciproco, di amore.

lunedì 26 dicembre 2016

AUGURI



Invio affettuosi auguri a tutti i miei familiari, parenti, amici vicini e lontani, a tutti gli Scaramuzzino disseminati nel mondo, a tutti coloro cui mi legano consuetudine di vita e comunanza di ideali. Auguri anche, e soprattutto, ai miei lettori,  che spesso trovano 5 minuti da dedicare alle mie modeste riflessioni. Chi invia gli auguri è Ezio Scaramuzzino,
Luogo: Universo,
Galassia: Via Lattea,
Sistema: Solare,
Pianeta: Terra,
Zona: Terre emerse,
Continente: Europa,
Stato: Italia,
Regione: Calabria,
Provincia: Crotone,
Comune: Crotone,
Strada: Viale Gramsci,
Numero: 154,
Piano: V°,
Stanza: Soggiorno,
Angolo: Primo a sinistra entrando,
Latitudine: 39,072490 N,
Longitudine: 17,130341 E,
Fuso orario: GMT+1
Ora: quella indicata da Google


sabato 24 dicembre 2016

Terrorismo, misteri e affari


Angela Merkel








Il terrorista islamico Amis Amri, autore della strage di Berlino, è stato ucciso a Milano in uno scontro a fuoco con la Polizia. Ovviamente la cosa fa piacere, ma trovo del tutto fuor di luogo i peana di alcuni esponenti politici. Non è che improvvisamente siamo diventati bravi, non è che abbiamo distrutto il terrorismo, non è che da oggi possiamo sentirci più tranquilli, anche perché una seria lotta al terrorismo richiede ben altri mezzi e soprattutto ben altra volontà politica: semplicemente abbiamo avuto una botta di culo.
Amri non è stato rintracciato  in un’azione di intelligence, non è stato scovato in un luogo nascosto, anche perché nessuno sapeva dove si trovasse. Semplicemente è stato rintracciato per caso, ad un normale posto di blocco, ad uno di quei tanti posti di blocco dove ti chiedono i documenti e poi ti lasciano andare. Avesse detto di aver dimenticato i documenti a casa, probabilmente sarebbe stato lasciato andar via con tante scuse. Invece ha reagito, si è tradito, ha tirato fuori un’arma, è stato ammazzato, come meritava.
Il fatto è di una linearità esemplare e ci induce ad essere orgogliosi e solidali con la pattuglia di polizia impegnata nel conflitto a fuoco e soprattutto con il poliziotto ferito nella sparatoria. Tutto qui. Ma la soddisfazione del momento non può esimerci dal fare alcune considerazioni.
Veramente riteniamo di aver fatto finora tutto il possibile nella lotta al terrorismo islamico? Veramente riteniamo di poter essere soddisfatti di qualche successo occasionale e di poterci sedere sugli allori? Veramente riteniamo di poter combattere il terrorismo islamico aumentando all’infinito il numero delle pattuglie e dei poliziotti impegnati? Ora si parla di creare alle periferie delle città delle barriere anti TIR, solo perché nelle stragi di Berlino e di Nizza sono stati utilizzati dei TIR. E il giorno in cui un terrorista dovesse nascondere  una bomba in  una carrozzina per bambini, che faremo? Creeremo delle barriere anticarrozzine? E poi creeremo delle barriere contro i furgoncini della Piaggio e così all’infinito, fino a rinchiuderci nelle nostre case e non uscirne più?
Un altro fatto che sconcerta è quello dei documenti lasciati da Amri nel TIR della strage di Berlino e che poi hanno consentito di identificarlo e di arrivare fino a lui. Non è la prima volta che succede una cosa del genere nelle vicende di terrorismo. Il che ci pone davanti ad un dilemma: o  dietro queste vicende ci sono alcuni aspetti oscuri ed inquietanti, che ignoriamo, oppure questi terroristi si sentono talmente invincibili nel loro delirio di onnipotenza, da non esitare a mettere quasi la loro firma sulle azioni che compiono. Ritengo sia il caso di approfondire questo aspetto del problema almeno a livello giornalistico, ma nessuno o quasi, che io sappia, sembra farci caso.
Ed infine non possiamo esimerci dal fare alcune considerazioni sulla Germania, sulla nostra cara e vicina Germania. Già la scomparsa del terrorista dopo un così grave fatto di sangue, come in una partita di guardie e ladri, aveva inferto un duro colpo al mito dell’efficienza teutonica e della sua insuperabile Polizia. I Tedeschi hanno brancolato nel buio per vari giorni, arrestando a casaccio varie persone, come in una repubblica delle banane. Poi, quando hanno saputo dell’uccisione del terrorista in Italia, hanno fatto buon viso a cattivo giuoco e si sono doverosamente complimentati con le nostre autorità.
Dall’altra parte  forse il nostro governo si è allargato un po’ troppo, rivelando in un momento di euforia i nomi dei poliziotti coinvolti, cosa gravissima, esaltando la nostra preparazione ed invitando tutti alla calma, quasi a voler dire “ghe pensi mi”. Non escludo nemmeno che Paolo Gentiloni, approfittando del momento favorevole, possa trovare un po’ di coraggio e magari chiedere ai Tedeschi la licenza di fare qualche altro debito, cercando di far dimenticare le nostre difficoltà economiche.
        Ed è anche presumibile che questa volta i Tedeschi saranno più indulgenti nei nostri confronti, eviteranno di farci la predica e  limiteranno le loro eterne lamentele nei confronti di questi Italiani spendaccioni e poco seri. Vedo già la Kanzlerine Angela Merkel, che, di fronte alle richieste di Gentiloni, dapprima cercherà di darsi un tono, poi chiuderà un occhio, magari tutti e due, infine allargherà la bocca in un largo sorriso e dirà: “Jawohl”.

     P.S. Ho dovuto ricostruire a memoria il post, dopo che improvvisamente mi è sparito sul blog. Non so che spiegazione dare. E’ la prima volta che mi succede una cosa del genere.

mercoledì 21 dicembre 2016

L'ultimo cinepanettone: Natale a Berlino

        Ancora un attentato islamico, questa volta a Berlino. Non è il primo, non sarà l’ultimo, purtroppo, finché in Occidente una classe politica ignobile, indecente e forse collusa favorirà l’invasione in atto. Si piangono i morti, si depreca quello che è avvenuto, si usano le eterne parole di circostanza che da circa venti anni ormai si riproducono stancamente sulla bocca dei vili e dei folli. Non se ne può più, né io ho voglia di ripetere le solite recriminazioni che ormai sono buone soltanto ad alimentare un senso di nausea  e di ripulsa.
Non voglio però tralasciare di sottolineare un aspetto del problema che trovo particolarmente significativo e degno di attenzione. Fate caso al livello del dibattito, quando nei vari talk show televisivi si trovano a discutere o a polemizzare persone appartenenti al mondo occidentale ed esponenti più o meno variegati del folkloristico mondo dell’Islam. Se per un attimo si chiudono gli occhi, si ha come una regressione nel tempo e si ritorna a molti secoli addietro. A questo, tra i tanti regali, ci ha costretti l’Islam: a dover discutere di argomenti, di problemi, di fatti che l’Occidente considerava acquisiti per sempre nella coscienza comune.
Ed eccoci costretti a difendere i diritti delle donne, il rispetto per i bambini, lo spirito di tolleranza, la libertà di coscienza, eccoci costretti a difendere i diritti naturali ed inalienabili della persona, quei diritti che, almeno per noi occidentali, rendono essi soli la vita degna di essere vissuta. Si tratta di problemi ormai superati, che appartengono alla notte dei tempi e che già avevano avuto una prima sistemazione e soluzione nella civiltà giudaico-greco-romana. Poi abbiamo avuto il messaggio cristiano e su quelle basi, pur con qualche contrasto e qualche temporaneo passo indietro, lentamente ma inesorabilmente la nostra civiltà si è evoluta. Sicché abbiamo avuto la Rivoluzione copernicana e Galileo Galilei, con l’abbattimento definitivo del principio di autorità, e poi abbiamo avuto l’Illuminismo, il Positivismo, l’Idealismo, e siamo diventati quello che siamo.
Certo, abbiamo avuto anche i processi della Santa Inquisizione e le guerre di religione nel Seicento, ma sono cose di tanti secoli fa e, se ancora oggi ogni tanto anche noi Occidentali decidiamo allegramente di scannarci tra di noi, non lo facciamo certo perché crediamo al potere malefico delle streghe o perché riteniamo che il nostro Dio sia più Dio di quello degli altri.  
E invece ecco nei dibattiti ci ritroviamo spesso a doverci difendere da un Islam sempre più arrogante ed aggressivo, che non si fa scrupolo di ricattare, di intimidire, di minacciare apertamente e, sempre più spesso, di ricorrere all’omicidio e al terrore. Ne conseguono stragi continue, che sembrano ormai avere il ritmo incalzante di ciò che è considerato ineluttabile ed accettato quasi con spirito di rassegnazione. New York, Londra, Madrid, Parigi, Nizza, Berlino non sono più soltanto delle città, sono anche le tappe dolorose e vergognose di una guerra unilaterale, alla quale nessuno sembra voler porre seriamente rimedio.
L’Islam è una religione intrinsecamente violenta e sanguinaria, che esalta l’assassinio e considera martiri quelli, anche i bambini, che dovessero morire nell’esecuzione di tali assassinî. Non casualmente esso si ritrova diviso in tante sette, Sunniti, Sciiti, Alawiti, Wahhabiti e tante altre, in perenne lotta tra di loro e continuamente lacerate da stragi e da guerre sanguinosissime.
Ma, se finora i seguaci dell’Islam hanno avuto e continuano ad avere la buona abitudine di scannarsi  tra di loro, ora invece, già da molto tempo, hanno preso a riversare il loro odio su di noi occidentali e cristiani. All’attuale stato dell’arte, visto che papa Bergoglio, indaffarato evidentemente in problemi più importanti, si limita al minimo sindacale; visto che i nostri governanti in genere considerano l’invasione islamica dell’Italia una risorsa e non un problema; visto che l’aggressività islamica, lungi dall’affievolirsi, diventa ogni giorno più truculenta; ci è almeno lecito sperare che venga fuori qualcuno disposto seriamente a difenderci?

P. S. E’ Natale e ne approfitto per ringraziare della loro attenzione i miei lettori. Ad essi vanno i miei auguri più affettuosi.

lunedì 19 dicembre 2016

Jendu vinendu8: PD-Bergoglio

Del PD non si butta niente, come del maiale.

A sentire le notizie sulle vicende del Monte dei Paschi di Siena, viene da pensare che del PD non si butta mai niente, come del maiale del resto. Quando in Calabria si usava privatamente allevare il maiale e poi macellarlo, una volta esaurite le parti migliori per fare prosciutti, salsicce e soppressate, la carne meno pregiata non veniva buttata via ed era utilizzata per fare frittole, gelatine e risimoglie.
Qualche anno fa, precisamente nel 2014, l’Unità, organo del PD, fallì, lasciando un mare di debiti. Poteva il famoso quotidiano fondato da Gramsci scomparire? Non fosse mai. A parare ogni colpo, aveva già provveduto il governo Prodi, che nel 1998, previdente, aveva con una legge introdotto la garanzia statale sui giornali di partito. Avvalendosi di questa legge, il governo Letta sborsò 107 milioni di Euro, soldi nostri, salvando il giornale e rendendolo subito disponibile a fare altri debiti. Come in effetti sta avvenendo.
Ora è la volta di Montepaschi. La gloriosa banca, fondata nel 1472, nel corso dei secoli ha superato guerre, carestie, terremoti, epidemie, ma non aveva previsto l’avvento del PCI prima e del PD poi, che ne avevano fatto una sorta di proprietà privata. E’ notorio del resto che i vertici della Banca erano nominati direttamente da Botteghe Oscure e con il sentimento di impunità che derivava da tale affiliazione essi si erano dati ad un’allegra gestione, che ha ridotto l’Istituto nelle condizioni miserande che tutti conosciamo.
Ora Montepaschi è sull’orlo del fallimento ed in questi giorni sta cercando disperatamente di sopravvivere, senza ricorrere all’aiuto statale del resto espressamente proibito dalle norme comunitarie. I fondi privati non basteranno, eppure Montepaschi si salverà. Vogliamo scommettere? E’ già pronto un decreto del  Ministro Padoan, che aggirerà le norme comunitarie, regalerà a Montepaschi qualche miliardo di Euro dei nostri soldi e le consentirà di continuare la sua allegra gestione. Perché questi soldi non li fanno pagare al PD?

Il discorso di Papa Bergoglio

Papa Bergoglio non finisce di stupire. Di recente ha detto che Dio è stato crudele nei confronti di Gesù, avendolo fatto morire sulla Croce, tempo addietro ha esaltato la figura di Martin Lutero, in una famosa intervista ad Eugenio Scalfari ebbe a dire che non esiste un Dio cattolico. Qualcuno si chiede se per caso egli non rappresenti l’Anticristo, di cui parlano alcuni testi sacri, l’Anticristo che porterà all’estrema rovina quel che resta della Chiesa cattolica.
Personalmente non ritengo che si possa attribuire all’attuale Pontefice una tale, tremenda responsabilità. Sono più incline a ritenere che Papa Bergoglio, erede della teologia della liberazione di impronta marxista e di derivazione sudamericana, si sia trovato a gestire un compito molto più grande di lui, anche perché, per come si muove, per come parla, per quello che dà ad intendere, lui per primo dimostra di non credere ai grandi dogmi della Chiesa universale che gli è stata affidata.
Non mi meraviglierei più di tanto se qualche giorno, magari in una delle tante, famose udienze del Mercoledì, egli se ne uscisse con questo discorso:
Miei cari amici, vi ringrazio per essere venuti a farmi visita, ma non mi sento di continuare a prendere in giro voi e tutti quelli come voi, cresciuti ed educati nella dottrina e nella tradizione cattolica. È con grande rincrescimento che mi vedo costretto a dirvi che io sono soltanto un poveruomo e che quindi non sono il successore di San Pietro ed il rappresentante di Gesù Cristo sulla terra. Sono profondamente convinto che Gesù Cristo non era il figlio di Dio e che egli non è risorto tre giorni dopo la sua morte. Sono altresì convinto che Dio non esiste, che non esistono l’Inferno e il Paradiso, che l’anima non è immortale, che non esiste nessuna anima e che tutto finisce con la fine della nostra vita terrena.
Succederà un giorno tutto questo? Lo temo.

giovedì 15 dicembre 2016

Gianfranco Fini, il coglione.

Casa di Montecarlo. Fini e la nemesi della coglionaggine in politica.
Le rare occasioni in cui, guardando la televisione, mi imbatto nell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, mi prende la malinconia. Vedo un mio coetaneo un po’ troppo biondo e un po’ troppo abbronzato chiamato a dire la sua non si sa bene perché: non ha mai avuto un pensiero politico, non gli è stata mai riscontrata un’idea originale, da qualche anno a questa parte è un pensionato a tutti gli effetti e però evidentemente per gli ex politici, come per gli ex attori, il richiamo del palcoscenico è troppo forte.
L’ultima volta che l’ho visto difendeva le ragioni del No al referendum e lo faceva con la stessa sicumera con cui avrebbe potuto difendere quelle del Sì: l’importante è avere un copione.
Fini è stato la nemesi della Destra italiana e nella sua fine è in fondo scritto il suo principio. In un’intervista al Fatto quotidiano, di fronte alla scelta monegasca fra l’essere ritenuto «un coglione» o l’essere considerato «un corrotto», ha optato per la busta numero uno. Gli crediamo sulla parola, non fosse che un politico coglione spesso fa più danni di un politico che si limita a rubare.
Leonardo Sciascia faceva risalire la nascita del «cretino di sinistra» agli anni Sessanta, «mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare». Non aveva previsto però che trent’anni dopo, e avendo intanto celebrato di quel cretino la prevalenza e poi la decadenza, la legge del pendolo sarebbe andata a suonare l’ora della cretinaggine dall’altra sponda politica. Fini aveva tutto per incarnarla: parlava bene senza dire niente, era presuntuoso, era relativamente giovane, era sempre stato cooptato dall’alto, era cresciuto in un partito dove il cesarismo e il gregarismo la facevano da padrone. Era, ha scritto qualcuno, «il migliore dei suoi». E questo fa capire cosa e come fossero gli altri.
Una delle prove provate della coglionaggine in politica consiste nel ritenersi più furbi del proprio avversario, semplicemente perché lo si misura con il proprio metro, per di più taroccato. Fini scambiò se stesso per un professionista e Berlusconi per un parvenu: nella logica del «delfinato», l’unica che conoscesse e che avesse praticato, l’età e i guai giudiziari avrebbero fatto il resto… Il risultato fu che Berlusconi gli mangiò, letteralmente, il partito e l’altro finì (un verbo che sta per un nome) per lasciarsi irretire da una politica bizantina di palazzo dove il meno esperto aveva alle spalle un quarto di secolo di intrighi. Non c’era partita, insomma.
Nemesi della Destra, si diceva prima. Mai da quando questa parola ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità, ha smesso di avere un senso. Come leader di partito, Fini fu il becchino del suo mondo. Lo fece vincere, ma seppellendolo. La conquista del potere trasformata in potere che dà la conquista, pura e semplice, senza complicazioni di sorta, senza un motivo, un sentimento, un pensiero. Il grado zero della politica, o il degrado, fate voi.
In politica la «coglionaggine» significa anche provincialismo. Se ne sta accorgendo a sue spese Matteo Renzi, reo di aver scambiato Rignano sull’Arno per la Firenze dei Medici e aver confuso Calandrino con Lorenzo il Magnifico. Nel caso di Fini è stata letale: non c’era uso di mondo, ci si ritrovava a fare il ministro degli Esteri senza mai essere andati oltre Anzio, ci si compiaceva di fare il sub immergendosi in acque vietate, ci si beava di salotti e rotocalchi, ci si illudeva sull’amore e sulla paternità a cinquant’anni e su questo tema non andiamo oltre per una questione di stile. Tutto questo, paradossalmente, finì per fare di lui non tanto un odiatore di se stesso, quanto del mondo da cui proveniva e in cui si era completamente formato. Si illuse che distruggendolo e disprezzandolo venisse fuori un altro io, un leader diverso. Solo che sotto quella camicia nera buttata nel cestino dei rifiuti c’era il nulla.
La vicenda di Montecarlo è esemplare non solo per la «coglionaggine» del leader, ma anche, e forse dovremmo dire soprattutto, per quella dei suoi supporter e difensori dell’epoca, intellettuali più o meno intelligenti, politici più o meno navigati, pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo, a superare cioè in coglionaggine lo stesso numero uno. Non era vero, era un complotto, una congiura, un’arma politica… Gente che per anni lo aveva criticato, salvo poi allinearsi nel momento del suo massimo potere, per proprietà transitiva lo investiva ora dei propri desideri: una destra nuova, presidenzialista, legalitaria e/o giustizialista, anche, perché no, ecologista…
Si sa che la storia quando si ripete trasforma il dramma in farsa. Dove c’era un cognato, adesso scopriamo anche un suocero, dove c’era una moglie «colpevole» in fondo di avere un fratello, scopriamo una moglie proprietaria della casa del fratello, dove c’era un’archiviazione della magistratura scopriamo una cooptazione del relativo magistrato come sottosegretario nel governo Monti appoggiato dal partito finiano, dove c’era un uomo politico, scopriamo un… Scegliete voi la definizione. E mettiamoci una pietra sopra.
Stenio Solinas
da "Il Giornale"


lunedì 12 dicembre 2016

Paolo Gentiloni


E’ il nuovo Capo del Governo. E’ lontano discendente di quel conte Gentiloni che nel 1913 favorì il patto tra Cattolici e Liberali che da lui prese nome. A parte la discendenza nobiliare, nel suo pedigree non c’è null’altro di rilevante e come Ministro degli esteri nel precedente Governo quasi non ha lasciato traccia, a parte un grottesco voto di astensione all’Unesco sull’identità ebraica di Gerusalemme e da lui giustificato come semplice adeguamento ad una precedente tradizione. Già la giustificazione dice tutto del personaggio: incolore, anonimo, modesto, con qualche difficoltà di esposizione e proprio per questo scelto da Renzi, quasi a voler significare che la politica estera l’avrebbe gestita lui, come in effetti poi è avvenuto.
Gentiloni governerà  cercando solo di non fare danni ed in attesa di passare la mano. Non penso che abbia la voglia o la pretesa di lasciare tracce e, soprattutto, di passare alla storia. Oltre tutto la nuova compagine governativa è il risultato della evidente precauzione di non discostarsi troppo dalla precedente, a parte lo spostamento di Angelino Alfano agli Esteri, cosa che comporta comunque qualche rischio, perché consentirà di far conoscere meglio all’estero la pochezza di questo vergognoso personaggio, la cui nefasta influenza era finora limitata entro i confini nazionali.
Gentiloni vivacchierà sotto i diktat della Merkel (pardon, della UE), farà aumentare il debito pubblico, continuerà a riempire l’Italia di clandestini fino all’inevitabile sbocco di una guerra civile strisciante e sempre più incontrollabile, preparerà, o cercherà di preparare, una nuova legge elettorale, che possa danneggiare il M5S e nel contempo possa favorire il suo partito. Ma non penso, qualunque cosa faccia, che egli possa impedire quello che ormai sembra scritto: le elezioni del 2018 sono prossime, non c’è Mattarella di sorta che le possa rinviare  e con questi chiari di luna, con questo irresponsabile agitarsi dei pagliacci e delle marionette sul teatrino della politica,  il M5S vincerà le prossime elezioni politiche e l’Italia finirà di esistere.
P.S. In data 13/12/2016 il giornale Italia Oggi fa sapere, dopo aver consultato  Il libro d'oro della nobiltà italiana, che nella famiglia Gentiloni il titolo di conte compete solo al primogenito. E, siccome Paolo Gentiloni non è primogenito, il titolo di conte,  che egli si lascia attribuire, è illegittimo.
Lo stesso giorno il sito Dagospia fa sapere che il neo ministro della Pubblica Istruzione Valeria Fedeli non è laureata e che quindi la Laurea in Scienze Sociali che ella si autoattribuisce sul suo sito istituzionale comporta il reato di millantato credito.
Se il buongiorno si vede dal mattino...

lunedì 5 dicembre 2016

Renzi: arrivederci o addio?

Alle ore 23 di ieri sera esce la prima proiezione sulla base degli exit poll: 60 a 40, la forbice è troppo alta ed è fatta per il NO, in ogni caso. Verso mezzanotte Matteo Renzi fa la sua prima dichiarazione ufficiale. Appare abbastanza sorridente, ma per la prima volta, da quando è apparso sulla scena, non parla a braccio come sempre e legge dei fogli: segno evidente di incertezza e forse anche di imbarazzo. Non so se si aspettasse la sconfitta, per di più con percentuali clamorose, ma certamente la batosta deve essere stata forte anche per un tipo come lui, capace di simulare e di dissimulare.
Accetta chiaramente il risultato, sottolinea i suoi errori, assume su di sé in prima persona il fardello della sconfitta. Preannunzia, come da copione, le sue dimissioni e la sua indisponibilità per ulteriori responsabilità politiche. Ricorda qualche merito del suo Governo, dimentica o fa finta di dimenticare qualche aspetto poco lusinghiero, come l’aumento crescente del debito pubblico ed il drammatico e non più tollerabile problema dei clandestini. Tutto sommato, però, il suo è un discorso dignitoso, onesto, che riscatta in parte l’arroganza ed il bullismo di tanti suoi discorsi precedenti. Sotto certi aspetti egli appare persino umile e dimesso.
Noi, che abbiamo votato No, gli rendiamo l’onore delle armi e non ci sentiamo di infierire più di tanto su una persona in evidente crisi politica e di immagine.
Al momento in cui scrivo non è dato sapere come andrà a finire e non si può escludere in assoluto un reincarico. Riesce difficile immaginare che Renzi voglia ritirarsi dalla vita politica, come pure in qualche occasione aveva ostentatamente detto, nel caso avesse perso il referendum. E’ ipotizzabile che egli possa sdegnosamente tenersi un po’ in disparte, quasi a volersi vendicare dell’ingratitudine umana, pronto al grande rientro tra qualche tempo. Una vacanza certamente non gli farà male: avrà modo di studiare, di approfondire e di capire un po’ meglio come funziona il mondo. Poi rientrerà, quando avrà capito che i suoi avversari politici non sono necessariamente un’accozzaglia, che chi si permette di parlare contro di lui in Parlamento non è necessariamente una nullità, che chi non la pensa come lui in tema di immigrazione clandestina non è necessariamente una bestia.
Intanto, nell’attesa che egli possa riprendere in mano qualche libro, oggi pomeriggio ci sarà l’ultima seduta del Consiglio dei Ministri, nella quale, come da prassi, ci saranno i saluti di commiato e anche in questa circostanza  Renzi leggerà un breve discorsetto. Lo abbiamo saputo dalla nostra fonte segreta a Palazzo Chigi, che non soltanto è riuscita a venire in possesso del testo, ma ce ne ha fatto anche dono con l’esplicito invito a pubblicarlo, cosa che facciamo volentieri, convinti di fare cosa gradita ai nostri affezionati lettori. Ecco il testo:
Cari amici, sapete già come sono andate le cose e sapete certamente quel che ho detto in proposito. Abbiamo perso, anzi siamo stati travolti ed è arrivato il momento di preparare gli scatoli e di levare le tende. Mi spiace che sia finita così, ma non si può andare contro la volontà degli elettori, specie quando essi si esprimono in maniera così chiara e netta. Mi spiace soprattutto per te, Angelino. Io non potrò mai dimenticare quello che hai fatto per me, quando hai abbandonato il tuo partito insieme con tanti tuoi amici e al Senato hai consentito al mio Governo una prima sopravvivenza. La stessa cosa dico anche a Denis, pur non presente, quando ha fatto la stessa cosa di Angelino e mi ha consentito una seconda sopravvivenza. Non finirò mai di ringraziare entrambi, ma è arrivato il momento che vi diate da fare per consentire adesso la sopravvivenza politica di voi stessi. Ringrazio anche tutti i componenti del Governo, che mi hanno seguito da Firenze fin qua. E’ stata per tutti noi una bella e meravigliosa avventura. Siamo partiti tutti insieme, quasi sorreggendoci per mano, dalle  prime partite al calcio balilla, quando eravamo boy scout, per passare poi agli aperitivi  ed agli apericena nei bar di Piazza della Signoria, fino ad arrivare tutti insieme a Roma ed al Governo. Ringrazio in particolare te, Maria Elena: senza il tuo aiuto non so che cosa avrei potuto fare. Abbiamo cambiato vita, abbiamo girato il mondo con l’aereo presidenziale, siamo vissuti intensamente, giorno per giorno, quasi increduli che il nostro sogno fosse diventato realtà. Grazie anche agli altri, grazie a tutti voi.