giovedì 16 febbraio 2017

Jendu vinendu11: Raggi-Stano-Fini

Virginia Raggi
Ricorderete certamente la polemica che di recente ha investito Vittorio Feltri a proposito del sindaco di Roma Virginia Raggi. Nell’edizione del 10 febbraio 2017 Feltri ha sparato in prima pagina su Libero il titolo Patata bollente  e nell'occhiello La vita agrodolce di Virginia Raggi. Polemiche, scandalo, indignazione contro la volgarità sessista di Feltri e critiche unanimi di tutto il fronte che va dal Pd all’ultrasinistra della Boldrini, finalmente accomunati, dopo tanto veleno, nella lotta antifascista e antifeltrista. La Raggi ha querelato Feltri ed ha chiesto l’intervento dell’ordine dei giornalisti.
Mi dispiace per Feltri, ma doveva aspettarselo. Forse sperava che la sua recente conversione al renzismo gli avrebbe consentito quello che finora era consentito solo alla stampa di sinistra e comunque di regime. Ma con la sua esperienza avrebbe dovuto sapere che, agli occhi del regime, il peccato originale di essere stato di destra, e peggio ancora berlusconiano, non si cancella. Anzi il regime è solito aggiungere al disprezzo originario un altro disprezzo, quello che normalmente è riservato ai voltagabbana e ai traditori.
Intanto la Raggi, la vispa Teresa come la chiama Sgarbi, ha trovato un po’ di solidarietà dalle parti del PD e questo la consola. Contenta lei!, ma non so quanto siano contenti i Romani che l’hanno votata. Doveva risolvere i problemi di Roma, che sono immensi, e non riesce a risolvere nemmeno i suoi problemi personali e sentimentali, che in fondo sono modesti. In lei sta emergendo quel poco di buono e quel molto di cattivo che ci sono nel movimento grillino: molto velleitarismo, molto pressapochismo, molto dilettantismo, un po’ di buona volontà e parecchio candore. La Raggi mi ricorda quel personaggio che bussa alla porta, le aprono, lei entra chiedendo “E’ qui la festa?”, la fanno entrare, ma lei non riesce ad ambientarsi e resta sempre un po’ intontita. Speriamo che qualcuno la scuota e  le ricordi che la vita non si riduce al prurito del solanum tuberosum.

Bruno Stano
Di ricordo in ricordo, ricordate pure la strage di Nassiriya del 2003? C’era il governo Berlusconi allora ed in Iraq c’era la guerra. Nell’attentato morirono 28 persone, tra cui 19 Italiani, ed i comunisti manifestavano per le strade gridando “10, 100, 1000 Nassiriya”. Pagina dolorosa certo, ma la magistratura ha provveduto a farcela ritornare in mente, perché nei giorni scorsi, il 13 febbraio 2017, la Prima sezione civile della Corte d'Appello di Roma ha condannato l'ex generale dell'Esercito Bruno Stano, responsabile della base Maestrale dove avvenne la strage, a risarcire le vittime.
La magistratura imputa al generale la colpa di non aver saputo prevedere la strage e di non aver adottato i provvedimenti necessari alla tutela dei civili e dei militari a lui affidati. Il generale è altresì accusato di non aver tenuto nel debito conto alcuni avvertimenti del nostro controspionaggio, che gli aveva riferito di un probabile attentato, da compiersi di giorno e non di notte, con un camion e non con un triciclo, con un potente esplosivo e non con una bottiglia molotov caricata a champagne.
Trattasi, ognuno lo capisce, di un’altra perla creativa della magistratura di questa nostra Italia che una volta, così si diceva, era la culla del diritto. Su questi presupposti Napoleone avrebbe dovuto risarcire le famiglie dei Francesi morti durante la battaglia di Austerlitz e Rommel avrebbe dovuto risarcire le famiglie dei Tedeschi e degli Italiani morti durante la battaglia di El Alamein.
C’è da ridere? C’è da piangere? Non lo so. Io so solo che, più o meno, si tratta di quella stessa magistratura creativa che un paio di anni fa condannò gli scienziati della Commissione Grandi Rischi, che, nel 2009, mentre c’era un altro governo Berlusconi, non erano stati in grado di prevedere il terremoto dell’Aquila.
Mi viene un sospetto. Berlusconi è stato l’unico uomo politico d’Italia al quale, durante i circa 60 processi subiti,  è stato sempre contestato il fatto che egli  non poteva non sapere, anche per i reati commessi dai suoi giardinieri e dai suoi stallieri. Vuoi vedere che la magistratura creativa ha deciso di applicare  lo stesso principio del “non poteva non sapere” anche a tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui? Solo così si possono spiegare certe sentenze.
Anche se poi il problema mi sembra di facile soluzione per il futuro. Il Cavaliere ha 80 anni e, con il vento che tira, penso abbia capito che la sua carriera politica può ritenersi ormai conclusa. Ma se per caso, non si sa mai, il destino dovesse riservargli per un’ultima volta posti di responsabilità e di comando, mi permetto, dal basso della mia pochezza, di dargli un consiglio. Deve nominare il Presidente della Commissione Grandi rischi? Il mago Otelma. Deve nominare il comandante dei militari italiani in Libano? Il mago di Arcella. Deve nominare il capo della Protezione Civile? Il mago Silvan. E così via... Un unico problema: ci saranno tanti maghi in Italia da poter  coprire tutti i posti che comportano qualche responsabilità?

Gianfranco Fini
Gianfranco Fini è personaggio fin troppo noto perché se ne debbano rievocare i trascorsi politici. Basterà solo una rapida carrellata: “le comiche finali”  dopo il discorso del predellino di Berlusconi; il “che fai, mi cacci?”; la congiura con Napolitano ai danni di Berlusconi; la casa di Montecarlo; la fondazione di “Futuro e libertà”; il disastro elettorale alle elezioni  politiche del 2013; la fine politica.
Chi fosse Gianfranco Fini l’avevo intuito già molti anni prima, quando a Crotone mi capitò di assistere ad un suo comizio nel quale arrivò ad incazzarsi per i troppi applausi che gli facevano perdere tempo. Inaudito! Il colmo dell’abiezione poi io l’ho ritrovato in quel famoso filmato  del 2009 nel quale, credendo che i microfoni fossero spenti, si ritrovò a confabulare con un certo giudice Trifuoggi e a lanciare pesanti e volgari insinuazioni contro Berlusconi, allora Presidente del Consiglio.
Ora il cerchio si chiude e, per la casa di Montecarlo, si ritrova indagato di riciclaggio in combutta con i Tulliani, la famiglia di sua moglie. Un sentimento di umana pietà indurrebbe a sorvolare sulle responsabilità di un individuo che, prima che un avventuriero della politica o un farabutto, si è rivelato un idiota, per di più della peggiore specie. Poi ti viene in mente il male che egli ha fatto a coloro che avevano creduto in lui,  ti vengono in mente i danni che egli ha procurato ad un’intera parte politica, il centrodestra, che da allora vive in stato semicomatoso e stenta a riprendersi. Ed allora l’umana pietà scompare e ti viene voglia di gridare tutto il tuo sdegno. Che Fini sia indagato, processato e, possibilmente, trascorra in galera gli anni che gli restano da vivere. Se lo merita. Perché è vero che egli era e rimane un idiota, ma l'idiozia, in certe circostanze, non è un'attenuante, anzi...

3 commenti:

  1. Non c'è altro da aggiungere, hai toccato tre argomenti e su tutti e tre mi trovo perfettamente d'accordo:
    Poveri noi, che destino nascere in questo splendido Paese dominato dai cultori del comunismo declinato in salsa italiana

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  2. W la CALABRIA; e ABBASSO il GIUDICIUME !!!

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