mercoledì 18 ottobre 2017

La schifezza della schifezza


Gli studenti di Scienze Politiche di una volta, quando studiavano i sistemi elettorali, sentivano parlare di collegio uninominale, sistema maggioritario, proporzionale puro, proporzionale corretto e così via. Da un po’ di tempo la terminologia è cambiata. L’altra sera sentivo in TV un docente universitario che parlava di Mattarellum, Porcellum, Consultellum, Tedeschellum e chiamava “Rosatellum” l’attuale proposta, in via di definitiva approvazione alle Camere. Tanto che in un primo momento mi venne da pensare distrattamente che stesse facendo una lezione di Latino, non di Diritto. 
Ora io non so se voi conoscete nei dettagli quest’ultima legge. Per quello che ne ho letto, il Rosatellum appare la schifezza della schifezza della schifezza, se mi è consentito di fare mie le parole di Eduardo De Filippo nell’ Oro di Napoli.
Ammesso che la legge possa superare lo scoglio della Corte Costituzionale e senza la pretesa di farne una disamina approfondita, basta ricordarne solo alcuni aspetti.
1-La legge è stata approvata alla Camera con il voto di fiducia: errore imperdonabile per una legge che dovrebbe garantire tutti i partiti, non solo alcuni o solo quelli che contano di vincere.
2-La legge prevede l’apparentamento, ma non la coalizione. Distinzione sottile, per addetti ai lavori. E’ come se tutti i partiti, anche quelli apparentati, rimanessero distinti, come avviene per i parenti serpenti, in modo da riservarsi, dopo le elezioni, la più ampia libertà di manovra.
3- Una volta io votavo per il partito A ed il mio voto andava al partito A. Non è più così: in alcuni casi io voto per il partito A, ma il mio voto può andare al partito B. Incredibile, ma vero!
4- Le preferenze sono abolite. L’elettore può scegliere solo il partito; alla scelta dei candidati provvedono le segreterie dei partiti.
5- Il Rosatellum è un sistema misto di maggioritario e proporzionale. Scartata l’ipotesi della doppia scheda, non ci vuol molto a capire che la scheda elettorale, quasi certamente, sarà un lenzuolo. Con tanti ringraziamenti da parte di chi è orientato ad astenersi e che, con questo sistema così farraginoso, sarà ancora di più invogliato ad andare al mare o a starsene a casa.
6- Io non ho alcuna simpatia per il Movimento 5 Stelle, ma non si può negare che la legge, con la sua pretesa di favorire i partiti apparentati e di danneggiare quelli isolati, abbia lo scopo precipuo di impedire la vittoria dei grillini, da sempre contrari ad ogni forma di coalizione. E questo, comunque, non è corretto, a prescindere dalle simpatie politiche.
Non è da escludere che il Senato apporti delle modifiche all’impalcatura della legge, ma ritengo che sia difficile, vista l’urgenza della maggioranza per la sua approvazione. Ne riparleremo in ogni caso.
Per intanto io non so chi per primo nel nostro Paese ha favorito l’andazzo di assegnare nomi latini alle varie leggi elettorali. Ma se proprio doveva essere così, se proprio bisognava usare il Latino, perché assegnare a quest’ultima legge il nome dell’illustre sconosciuto (l’on. Ettore Rosato del PD, vedi foto), che ha ideato (si fa per dire) la legge e poi l’ha portata avanti come primo firmatario a nome del suo partito?
Vista la schifezza che ne è venuta fuori, io alla legge avrei dato un nome più appropriato, più coerente e più pertinente. L’avrei chiamata “MERDELLUM”. Che ve ne pare?



E’ arrivato un bastimento.

Anche i giochi dei bambini non sono più quelli di una volta.
Ricorderete il gioco del bastimento. Il bambino caposquadra diceva “E’ arrivato un bastimento carico di….” E poi aggiungeva una lettera dell’alfabeto, ad esempio A. Si rivolgeva a caso ad uno del gruppo, il quale doveva indicare un prodotto incominciante per A, ad esempio Arance. Se la risposta, plausibile, coincideva con quella precedentemente scritta dal caposquadra su un foglietto, l’interpellato diventava a sua volta caposquadra, altrimenti pagava pegno.
Mi è capitato quest’estate al mare, mentre sonnecchiavo sotto l’ombrellone, di seguire a distanza un gruppo di bambini che facevano questo gioco.
C- E’ arrivato un bastimento carico di… M.
B1- Mortadella.
C- Mi riferisco a persone, non a merci.
B2- Malesi.
C- Sbagliato. Gli abitanti della Malesia stanno in Asia e non arrivano per mare. Paga pegno.
B3- Moldavi.
C- Sbagliato. Gli abitanti della Moldavia stanno in Europa, ma arrivano via terra e non via mare. Paga pegno.
B4- Marocchini.
C- Plausibile. Ma non ho scritto questi.
B4-Ma se ieri ne sono sbarcati 800 a Palermo, quasi quanto i 1.000 di Garibaldi.
C- E’ vero. Ma non pensavo a questi. A Lampedusa ne sono sbarcati 400 di un’altra nazione.
B5- Mauritani.
C- Risposta esatta. Pensavo ed ho scritto questi. Ecco il foglietto. Dalla Mauritania attraversano il Sahara, arrivano in Libia, s’imbarcano clandestinamente e dopo cinque minuti vengono raccolti dalle nostre navi. Sei il nuovo caposquadra.
B4- Uffa! Ma i Marocchini a Palermo erano di più.
C- Vero. Ma noi stiamo giocando al gioco del bastimento, mica al cucuzzaro.
     Mi stavo definitivamente appisolando sotto l’ombrellone, ma ho fatto in tempo a riflettere un pochino. Beh, l’invasione dei clandestini (così io continuo a chiamarli, checché ne pensino i seguaci del politicamente scemetto) ci sta procurando e continuerà a procurarci tanti guai, ma almeno ad una cosa è servita: a far imparare ai nostri giovani studenti un po’ di Geografia. Nel cambio ci stiamo rimettendo l’osso del collo, ma è sempre meglio che niente. Che ve ne pare?  Possiamo consolarci?
Ezio Scaramuzzino




venerdì 13 ottobre 2017

Dialogo tra un vecchio e la morte, di Franco Federico

Bellissima fanciulla,
Dolce a veder, non quale
La si dipinge la codarda gente...
...Bella Morte, pietosa
Tu sola al mondo dei terreni affanni...
...Solo aspettar sereno
Quel dì ch'io pieghi addormentato il volto
Nel tuo virgineo seno.
G. Leopardi: Amore e morte


M: Perché mi hai chiamato?
V: Perché solo da te si può cogliere il significato più profondo della vita e mi possono essere date le risposte che vado ormai da tempo cercando. Gli uomini della mia epoca non ti vogliono neppure sentire nominare e fanno gli scongiuri più volgari e stupidi al solo passare di un carro funebre. Fino a qualche tempo fa, quando illusoriamente ero portato ad immaginare il nostro definitivo incontro su uno sfondo più sfumato e lontano, non ci pensavo proprio ad un dialogo con te come questo, anche se, come comunemente accade con l'avanzare dell'età, eri già da un po' tra i miei pensieri. Ma è stata una recente crisi, che sembra avermi irreversibilmente compromesso importanti funzioni vitali, a farmi sentire più forte che mai il bisogno di aprirmi a te. Sapere di non avere più tanto tempo di fronte a me e di dover lasciare per sempre questo mondo, le persone e le cose che ho amato e amo con tutto me stesso mi porta inevitabilmente a vedere ogni cosa da un punto di vista molto diverso.
M: Di che cosa mi vuoi parlare?
V: Del tuo quasi sistematicamente ingiusto e crudele comportamento che ti porta a colpire inesorabilmente o una persona molto giovane, o una famiglia alla cui porta hai già bussato più di una volta, o addirittura un bambino. E, come ebbe a notare tanti secoli or sono un santo come il grande Agostino, fai campare a lungo persone che "sarebbe stato meglio non fossero mai nate", falciando invece prematuramente persone brave ed oneste e fonte di gioia e di affetto non solo per le persone a loro più care. Per questo modo di comportarti, tanto illogico quanto inaccettabile, non pochi credenti, incapaci di seguire l'esempio di Giobbe, finiscono col perdere la fede, dal momento che, a torto o a ragione, sei considerata tu la ministra e la cattiva consigliera del solo in grado di dare sia la vita che la morte, cioè Dio. Tu sei stata, ad esempio, capace di strapparmi una madre di soli 39 anni, così abbandonando alla desolazione e allo sconforto, oltre che mio padre, anch'egli giovane, un fratellino di soli 5 anni e me alle prese con la difficile fase iniziale degli studi universitari. Dio solo sa per quanto tempo sono perdurate le conseguenze di questa prematura dipartita e quali profondi cambiamenti abbiano dovuto subire le nostre vite negli anni successivi. Pensa che il tempo non è riuscito, neppure in me ormai vecchio, a cancellare del tutto le tracce di tale sciagura, ch'eppure risale a tanti e tanti anni fa. Tu sei capace di arrecare all'uomo il dolore più grande di tutti, che è quello di strappargli il figlio, sconvolgendo così la legge della natura per la quale è il genitore a dover morire prima del figlio. Pensa con quanto amore e sempre vigile cura una madre ha allevato il figlio che le hai tolto e, per salvare la cui vita, non esiterebbe neppure un attimo ad offrire la propria.
M: Mi domando perché mai, voi uomini, vi ostiniate ad attribuire a me quel che, per una legge universale di natura, capita ad ogni cosa vivente, anche inanimata: il morire che porta la materia a trasformarsi in altro di ciò che era prima. Le uniche cose che possono sfuggire a tale dura legge naturale e che hanno una durata senza fine sono quelle prodotte dalla grande arte, non dall'arte passeggera che insegue le mode e asseconda i gusti mutevoli del pubblico dell'epoca in cui nasce. E, pur vantando una vita fatta di miliardi di anni, un giorno toccherà anche alla terra morire e chissà che ciò non accadrà molto prima del previsto per le folli scelleratezze dell'uomo odierno, incaparbito nell'assommare sprechi su sprechi e nel fare incancrenire tutto ciò che gli vive intorno. Quanto a voi, non è affatto vero che sia io, vuoi per capriccio, vuoi per cattiveria bella e buona, a recidervi il filo della vita. La verità è che un cuore può smettere di battere per una ragione patologica tra le tante, così come può accadere che tra fratelli ad uno solo tocchi di ammalarsi gravemente e di dover così dare l'addio alla vita. Al contrario, la familiarità di una malattia può essere tale, da colpire tutti i membri di un'intera famiglia, non risparmiandone alcuno. E tutto questo non accade certo per colpa mia. Così come in ogni epoca non accadono per colpa mia sanguinose e assurde guerre; né sono io che vado a gettare neonati nei cassonetti. Che dire, poi, dei decessi che avvengono per gli incidenti più diversi e soggetti anch'essi, come le malattie, a null'altro che alla pura casualità. Io non sono che una sorta di notaio che prende atto di un fatto compiuto ed al quale voi avete da sempre dato il mio nome. A ben riflettere, a recidere il filo della vita sono molteplici fattori e, in fondo, sembra avere ragione l'antico filosofo Seneca, il quale  sosteneva che "l'uomo non muore", in quanto è lui che uccide se stesso col suo vivere dissennato e non rispondente ad alcuna regola. Se è vero che, ai giorni vostri, tanti decessi sono evitati grazie ai grandi progressi della medicina, è altrettanto vero che altri, all'opposto, sono causati invece da contaminazioni ed inquinamenti a cui sempre più risulta soggetta la vostra vita, dall'epoca industriale in poi. L'aumento smisurato delle malattie tumorali in determinate aree ne costituisce una prova inconfutabile.
V: Resta comunque il fatto, quanto mai misterioso, che tu colpisci Tizio e non Caio, pur vivendo entrambi nello stesso ambiente e, talvolta, nella stessa casa. Chiamiamola pure, se credi, una triste fatalità, ma è pur sempre un mistero che un malanno grave che è all'origine di una prematura dipartita venga ciecamente a colpire l'uno piuttosto che l'altro. Tant'è che una vita è giudicata fortunata o meno proprio in base all'epoca del morire. Mentre, quando viene meno per vecchiaia un proprio congiunto, ci si predispone al triste evento con atteggiamento di rassegnata accettazione e senza eccessivi lamenti. E il vecchio stesso che si trova molto avanti negli anni si sente in ogni momento pronto al trapasso, o ormai così stanco degli acciacchi dai quali la sua vita è ridotta ai minimi termini, da non vedere l'ora di farla finita. Mio padre, nei suoi ultimi anni, mi diceva che durante la notte riusciva a dormire massimo una mezz'oretta, così che la testa gli andava girando per conto suo, facendolo, suo malgrado, imbattere nelle funeste immagini di una carrellata quasi infinita di parenti o amici defunti. L'unica cosa giusta che si ravvisa in te è che, aldilà della differente durata della vita, nessun uomo, neppure il più potente del mondo, può sfuggirti e che, una volta che sopraggiungi tu, ciò di cui si era diventati padroni si perde tutto. Poco importa che vada a finire nelle mani di eredi; quel che conta è che nell'altro mondo - ammesso che ce ne aspetti un altro - non è possibile trasportare alcunché con noi. Rendi così tutti allo stesso modo poveri di fronte a te, né esiste alcuna via di scampo a questo inesorabile destino.
M: Mi compiaccio che mi sia attribuita almeno qualche cosa di giusto e di benefico. Penso anzi in proposito che l'assoluta inevitabilità ed imprevedibilità del definitivo incontro con me dovrebbero spingervi, credenti e non, a dare alle cose materiali della vita il giusto valore che meritano e a non tormentarvi l'esistenza con l'insaziabilità e con la smoderatezza dell' ambizione. A parte gli esseri viventi ai quali sfortunatamente tocca essere anzitempo afferrati da me, i mortali destinati a diventare vecchi imparano a conoscere già da vivi, attraverso le molteplici rinunce a cui sono costretti dalla vecchiaia, quel che comporta il definitivo incontro con me. A ben pensarci, la tua età costituisce di fatto un'anticipazione di me, per cui non si sa bene quanto effettivamente convenga augurarvi di potervi inoltrare nella vecchiaia più avanzata, visto che tanti dei suoi più comuni acciacchi anche la più progredita medicina dei giorni vostri riesce a malapena solo ad attenuare e che per la stessa vengano irreversibilmente dismesse funzioni quanto mai piacevoli, come ammirare le bellezze della natura, godere i bei frutti dell'amicizia, incrementare di continuo le proprie conoscenze, gustare gli infiniti piaceri offerti dalle diverse arti, come la letteratura e la musica, fare l'amore, mangiare bene, ecc., con i quali di fatto viene a coincidere il piacere stesso del vostro vivere.
V: Ma, per fortuna nostra, ci sono cose che non ci possono essere sottratte né dalla vecchiaia, né da te e che, molto più di quanto possa farlo la consapevolezza della nostra ineluttabile fine, ci spingono a fondare su più giuste basi la vita e a comprendere quali siano i suoi veri valori. Intanto, non è affatto vero che, sopraggiunta tu, si perda tutto e che ai propri eredi non si possa lasciare nient'altro che beni materiali. La nostra più pregiata eredità è costituita dal ricordo di noi e dall'esemplarità che siamo stati capaci di rappresentare nel corso dell'intera esistenza. Il senso di rettitudine e di giustizia al quale è stata improntata l'azione nei momenti più importanti della vita permette alla nostra persona di conservarsi viva pur dopo di te. Il ricordo ci consente un prolungamento della vita che tanto si protrarrà, quanto durerà il ricordo di coloro che ci hanno fatto dono del loro affetto e della loro amicizia. L'egregia lezione offerta da Foscolo in proposito mantiene sempre intatta la sua forte valenza significativa La dignità mostrata nell'affrontare te e le sofferenze che, in più di un caso, ti precedono ha in sé un elevato grado di esemplarità che difficilmente può essere dimenticata dai congiunti e dalle persone amiche. C'è chi addirittura riesce a riscattare una vita non interamente spesa nel migliore dei modi proprio col coraggio, la forza e la dignitosa compostezza mostrati durante una penosa malattia seguita da una lunga e straziante agonia. É davvero stupefacente come possa venir meno, quando ci si trova di fronte al "dunque", quella paura che accompagna l'uomo al solo pensarti. Stranamente, ci fai paura più quando appari lontana che quando ci sei molto vicina. E, per dirla tutta, a farci paura non è tanto il tempo in cui si muore, quanto il modo: un morire lento o un morire improvviso e subitaneo? Andarsene così dolcemente da non accorgersene nemmeno, o un perire preceduto da una struggente via crucis e da un'intermittente speranza votata al nulla? Tu costituisci non solo l'ultimo atto della vita, ma anche l'atto che, il più delle volte, si compie sotto gli occhi di tante persone. Mentre moriamo, c'è chi non cessa neppure un attimo di osservarci. Il luogo in cui ci capita abitualmente d'incontrarci con te è ormai l'ospedale, perché è qui che oggi generalmente si nasce e si muore.
M: Mi aspettavo che con me scegliessi di parlare dell'argomento che è d'obbligo associare a me, ovvero il "dopo", che normalmente incute più paura di me, considerato che l' immaginazione del "dopo" risulta ammantata da una maggiore dose di mistero e di interrogativi.
V: Ma di "dopo-di-te" ne esistono comunque due, perché due sono le immagini che affiorano dalla mente dell'uomo quand'egli pensa al proprio destino dopo di te. A voler semplificare forse troppo, si potrebbe dire che c'è un "dopo-di-te" in terra, così come c'è un "dopo-di-te" in cielo, nel senso che una cosa è immaginare quale sorte riserveranno a noi, una volta morti, ovvero al nostro ricordo, alla nostra immagine, all'affetto che da vivi hanno quotidianamente nutrito per noi, i propri cari e i nostri più grandi amici; una cosa ben diversa è immaginare la sorte che nell'aldilà sarà riservata alla nostra anima. Credo, a tal proposito, che non ci sia ateo, anche il più convinto, che non venga assalito dal dubbio, nei pur rari momenti in cui è segretamente attraversato da simili pensieri, perché non c'è certezza che tenga quando ci si avventura in una dimensione così delicata e misteriosa come questa. Per quanto incredibile possa sembrare, di fronte a tale dilemma talvolta vacilla anche la coscienza del credente. E, come si legge nella Livella di Totò, con tutto si può scherzare, meno che con te.
Franco Federico
(pubblicato per gentile concessione del periodico Il Petilino)

sabato 7 ottobre 2017

Jendu vinendu 16: Della Vedova-Gesù Cristo-Bergoglio

In quello stato alla rovescia che è ormai diventata l’Italia, non c’è da meravigliasi più di niente e di niente più mi meraviglio. Superata la fase dell’invettiva e dello sdegno, mi ritrovo spesso nella condizione di un tranquillo, scettico e disincantato osservatore. Condizione privilegiata questa, che consente di serenamente giudicare  e amaramente sorridere. Non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Benedetto Della Vedova
Avrete sentito parlare dello sciopero della fame a rotazione che molti esponenti di sinistra intendono mettere in atto per l’approvazione dello jus soli. Mi viene amaramente da pensare, a prescindere da ogni valutazione personale, che lo sciopero della fame fu messo in atto da Bobby Sands, l’eroe dell’indipendentismo irlandese, che  fu messo in prigione e finì col morire per il suo ostinato rifiuto del cibo. Ora lo sciopero della fame è attuato da un drappello di esponenti politici, ma, siccome siamo in Italia, lo sciopero è a rotazione, nel senso che ognuno degli scioperanti digiuna per qualche ora e poi viene sostituito da un altro.
Pulcinella, a paragone di costoro, era un mostro di serietà e di coerenza.
Ma quello che più mi ha dato da pensare della vicenda è che tra i digiunatori c’è anche un certo Benedetto Della Vedova, peraltro sottosegretario agli esteri. Non so se lo conoscete. E’ uno che, nel corso della sua vita, ha cambiato casacca e partito forse una decina di volte. Ora, giunto al punto più basso della sua parabola politica, cerca di ridarsi un po’ di vernice e cerca di far parlare di sé. E’ vero: dopo un periodo di ombra, si riparla di lui, ma forse era meglio che continuasse a restare nell’ombra.

Gesù Cristo
Hanno incominciato gli Inglesi, come al solito, ma anche in Italia qualche pensatore (si fa per dire) cruscante della scuola boldriniana, ha scoperto che le indicazioni  “Avanti Cristo” e “Dopo Cristo” sono offensive nei confronti delle altre religioni (leggi Islam) e che quindi, nella Neolingua del politicamente scemetto vanno sostituite con “Prima dell’Era Volgare” ed “Era Volgare”. Non so come andrà a finire. So solo che grande sarà la confusione sotto la volta del cielo stellato. Riflettiamoci un po’.
Se qualcuno chiederà perché l’era Volgare è incominciata 2017 anni fa, il politicamente scemetto cosa risponderà, non potendo fare riferimento alla nascita di Gesù? Senza dimenticare poi che quella data è tutt’altro che sicura.
Gli ultimi studi in merito hanno ormai assodato che Gesù nacque nell’anno 4 a.C. e che, essendo vissuto 33 anni, morì nell’anno 29 d.C., perché l’anno 0, finora ritenuto quello vero, era in realtà sbagliato.(Incomincia a girarmi la testa). Di conseguenza  Gesù è nato 4 anni prima della sua nascita ed è morto 4 anni prima della sua morte. Non so se è chiaro. Io intanto corro a prendere una pillola.
Jorge Bergoglio
Dopo quattro anni di pontificato non so se è ancora il caso di meravigliarsi di quello che fa Jorge Bergoglio. Dall’accettazione del divorzio a quella della famiglia  gay, dall’esaltazione di Martin Lutero a quella di Marco Pannella ed Emma Bonino, è stato tutto un susseguirsi di violenti scossoni all’impalcatura della chiesa, ormai ridotta alla stregua di una qualunque ONG o cooperativa sociale. Non mi meraviglio più di niente. Mi aspetto soltanto una cosa, e cioè che Bergoglio concluda in maniera coerente  la sua parabola esistenziale dicendo quanto segue.
E’ una delle tante domeniche in cui Bergoglio intrattiene il pubblico dalla finestra della residenza apostolica di Piazza San Pietro. Alle ore 12 egli si affaccia e, misurando bene il tono delle parole, da consumato attore qual è, fa un discorso destinato a restare famoso nella storia della Chiesa.
Miei cari fedeli, buon giorno. Vi ringrazio per essere intervenuti oggi così numerosi ad ascoltare le parole del vostro papa. Voi sapete che il vostro papa vi vuole bene e che vi considera tutti suoi figli, come un padre affettuoso e premuroso che spasima per il bene della sua famiglia. In considerazione di ciò e, dopo aver a lungo riflettuto, sento il bisogno assoluto, inderogabile, di dire a voi tutti la verità, nient’altro che la verità. Finora la chiesa che ho avuto l’onore di presiedere ed io stesso che l’ho presieduta siamo vissuti nell’errore e nella menzogna. Ma non si può vivere eternamente nella menzogna, perché non si può impunemente ingannare tutti e per sempre. E’ arrivato il momento di essere sinceri: la verità è, attenti a quel che dico, che Dio non esiste, che non è vero che egli ci ha creati, mentre è vero che noi tutti abbiamo creato lui per un bisogno di protezione e di sicurezza.
Non disperate, non ve l’abbiate a male. Si può vivere anche senza Dio ed io stesso, convinto di quel che dico, sono sempre vissuto senza Dio e non mi sono trovato male. La mia vita stessa è un esempio ed una conferma di quel che dico. Anche voi, da oggi in poi, potrete come me vivere senza Dio e non vi troverete male. Forse vi sentirete un po’ più soli, ma non per questo sarete meno felici, come io stesso non mi sento meno felice per la consapevolezza della mancanza di Dio.
Quanti di voi  vi trovate già a casa o quanti di voi ritornerete a casa, nel rivedere i vostri figli, accarezzateli ed abbracciateli e dite loro che questo abbraccio è da parte del papa, di uno  che, stanco della menzogna, ha preferito essere sincero sino allo stremo ed ha preferito testimoniare che la vita va vissuta per quello che è, senza la presenza consolatoria di un Dio che non esiste.
Addio, miei cari figli,  e buona fortuna! 
Ezio Scaramuzzino

martedì 3 ottobre 2017

A proposito della Catalogna


Complessa  e complicata la situazione del referendum sull’ indipendenza della Catalogna e difficile valutare i torti e le ragioni dei contendenti: da una parte la Spagna eterna di Cervantes e di Miguel de Unamuno e dall’altra parte la Catalogna arrembante delle Ramblas, della Sagrada Familia e di Antoni Gaudì.
La Catalogna è la più ricca regione della Spagna (non bisogna dimenticare questo) ed è stata indipendente fino al 1714, alla fine della Guerra dei Sette Anni. Più di recente, soprattutto nel corso degli ultimi venti anni, ha cercato di raggiungere una sempre maggiore autonomia fino alla rivendicazione della piena indipendenza,  sulla base di una vera o presunta differenza etnica, culturale, linguistica con il resto della Spagna.
Nulla di eccezionale: non è il primo, non sarà l’ultimo caso di una regione che rivendica  tale diritto. Vedi Scozia, Paesi Baschi, Kossovo, Fiandre, ecc.
Sappiamo tutti come è andata a finire domenica 1 ottobre 2017: la Guardia Civil ha quasi materialmente impedito lo svolgersi del referendum per l’indipendenza ed ha menato botte da orbi contro gli indipendentisti catalani che si sono limitati ad opporre una resistenza passiva. D’altra parte, se la richiesta d’indipendenza è un atto rivoluzionario e la rivoluzione non è un pranzo di gala, come diceva Mao Tse-Tung, chi la fa deve mettere in conto una reazione dura.
Eppure, eppure, forse per la prima volta nella mia vita, io che mi sono sempre istintivamente schierato dalla parte dei vinti contro i vincitori, dalla parte degli oppressi contro gli oppressori, io mi sono accorto, con sorpresa ma non troppo, che questa volta stavo facendo il tifo per la Spagna e non per la Catalogna.
Ovviamente mi sono chiesto il perché di questo mio istintivo atteggiamento e mi sono dato delle risposte, che ho cercato di riassumere nei punti seguenti.
1-Non più tardi di qualche mese fa un grande corteo a Barcellona, con la presenza di tutte le più importanti personalità della politica regionale catalana, ha chiesto di avere più immigrati, più clandestini, più extracomunitari, più Rom, più Sinti, più nomadi di qualsiasi genere, in opposizione alla politica  del governo centrale spagnolo di Mariano Rajoy, chiaramente orientata in senso opposto.
Ora io mi chiedo: come fa la Catalogna, che ogni giorno rivendica la sua unicità rispetto al resto della popolazione spagnola, a rivendicare un’invasione tendente ad annullare questa diversità ed a trasformare la popolazione catalana in una poltiglia indistinta ed indifferenziata?
C’è qualcosa che non quadra in questo atteggiamento, tranne che la Catalogna non abbia deciso, in ogni caso, di assumere atteggiamenti contrari a quelli del governo centrale, anche a costo di danneggiarsi, come quel marito, che, per fare un dispetto alla moglie…
2-Il governo regionale catalano ha ribadito che, una volta ottenuta l’indipendenza, avrebbe rotto i legami con la Spagna, ma avrebbe mantenuto decisamente, rafforzandoli, tutti i legami con l’Unione Europea. Anche qui c’è qualcosa che non quadra.  Anche qui il marito di prima decide di divorziare dalla moglie, però si tiene la suocera. L’unica spiegazione possibile è che la Catalogna volesse ingraziarsi l’UE, che però ha dichiarato il referendum illegale e si è schierata con il governo spagnolo.
3-In un mondo che diventa sempre più piccolo grazie all’accorciamento delle distanze, le uniche realtà politiche che contano sono quelle dei Paesi di una certa dimensione. Già oggi la scena mondiale è soprattutto caratterizzata dalla presenza di alcuni stati superestesi, come Russia, USA, Cina, India, Canada, Australia. In questa situazione mi chiedo: a che serve la farsa di questi ridicoli ministati che vogliono l’indipendenza? Pazienza per quelli che già esistono, ma che se ne debbano creare di nuovi mi sembra un controsenso. Che vogliono questi staterelli? Vogliono la loro piccola moneta? Vogliono i loro francobolli? Vogliono poter gestire autonomamente le loro sagre e le loro feste paesane? Vogliono regredire all'epoca delle Città-Stato dell'antica Grecia o all'epoca dei Comuni del Medioevo?
4-E’ chiaro che il futuro del mondo sta nell’unione degli stati, non nella loro disintegrazione. Più piccoli si è, più facilmente si è condizionati, controllati, ricattati dai veri poteri che, in maniera palese o occulta, controllano il mondo. Il futuro degli stati europei è l’Europa, non la Catalogna o la Scozia. Sento già l’obiezione. Ma se l’Europa è quella che abbiamo attualmente, meglio niente. Concordo. Il fatto è che l’attuale governo europeo è un gruppo autoreferenziale, non eletto da nessuno, che non deve rendere conto a nessuno e che non necessariamente deve avere la fiducia dell’inutile Parlamento europeo. Facciamo dell’UE una vera democrazia e poi ne riparliamo.
Ezio Scaramuzzino