venerdì 7 settembre 2018

Modesta proposta per l'avvenire




Mi permetto di parafrasare il titolo di una famoso libro di Giuseppe Berto, che nel lontano 1971, con la sua orgogliosa indipendenza e la sua capacità di andare contro corrente, si permetteva, a ragione, di non disperare e di lanciare una sua proposta per il futuro.
Oggi, almeno dal punto di vista giudiziario, non è che la situazione sia migliore e la recente sentenza della magistratura genovese sui conti della Lega, fino al recupero immediato dei famosi 49  milioni di Euro, appare una clamorosa conferma del marasma legislativo e dell’arbitrio che sembrano caratterizzare la nostra democrazia (democrazia?).
Intanto qualche precisazione, per avere una quadro passabilmente chiaro del problema.
1-I fatti risalgono a circa dieci anni fa, quando segretario della Lega era Bossi e l’amministratore era Belsito.
2- I soldi contestati sono poco più di 300.000 Euro, ma i giudici pretendono il recupero di 49 milioni di Euro, cioè l’intero ammontare del finanziamento pubblico ricevuto dalla Lega negli anni 2008- 2010 (ora il finanziamento pubblico non esiste più), contestandone l’invalidità di principio per l’intero ammontare, perché considerato infedele.
3- In un caso analogo il partito La Margherita, con Rutelli segretario e Lusi amministratore, non fu tenuto a rimborsare i soldi rubati e anzi fu considerato parte lesa e risarcito.
4-Bossi e Belsito sono stati condannati solo in primo grado, ma i giudici non si sono fermati davanti ad una simile quisquilia, pretendendo il recupero immediato dei soldi e condannando la Lega di Salvini a morte certa per asfissia.
5-E’ la prima volta che un fatto del genere avviene in una democrazia occidentale. Ma L’Italia è ancora una democrazia o per molti aspetti si è avvicinata alla Turchia di Erdogan e al Venezuela di Maduro, dove i partiti vengono sciolti per sentenza di un giudice?
Fatte queste premesse, altre considerazioni sono di rigore. Conosciamo tutti le traversie giudiziarie di Salvini per il caso della nave Diciotti e, per quanto Salvini appaia sicuro ed a tratti spavaldo, non è per nulla sicuro che alla fine egli possa uscirne vincente contro l’universo mondo della casta dei giudici e dell’oligarchia giudiziaria. Certo, la storia si ripete e non è per nulla consolante il riandare a note, malinconiche e tristi vicende che vedono in ballo la destra politica in Italia.
L’ex Presidente della Repubblica Giovanni Leone, considerato di destra ed inviso alla sinistra politica, fu coinvolto in un processo per tangenti (Caso Lockheed) e fatto fuori con un processo grottesco ed umiliante, che  alla fine lo vide completamente innocente (quando ormai però era troppo tardi). L’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, anche lui considerato di destra ed inviso al PCI, deriso e considerato pazzo, fu coinvolto nel caso Gladio, minacciato dai giudici in vario modo ed infine costretto a dimettersi prima della scadenza del mandato. Di Berlusconi nemmeno parliamo. Accusato di tutto, tranne che dello scoppio delle Guerre Puniche, fu demonizzato dalle sinistre, che alla fine, non riuscendo a toglierlo di mezzo, decisero di farsi dare una mano dall’amico partito dei magistrati. E questi lo condannarono per evasione fiscale (lo stesso era avvenuto con Al Capone) e ne provocarono l’espulsione dal Senato.
Ora è il turno di Salvini, il quale però ha un grande vantaggio rispetto ai suoi illustri predecessori. Intanto è un tipo tosto e, soprattutto, non può essere ricattato, perché non ha nulla da perdere: non è ricco, non ha industrie, non ha ville. Le uniche sue ricchezze sono la dignità, la decisione, il coraggio e, soprattutto, un grosso seguito popolare, che attualmente lo pone alla testa del primo partito italiano (almeno nei sondaggi). Certo, Salvini è molto amato, ma è anche molto odiato, di un odio profondo, viscerale, bestiale, che gli fa correre qualche pericolo, anche fisico.
Intanto c’è da chiedersi perché l’Italia debba sottostare per l’eternità ad una legge non scritta, ma da tutti conosciuta, che la rende per molti aspetti figlia di un dio minore. E questa legge dice che nel nostro Paese la sinistra deve sempre governare, con le buone o con le cattive e che, quando la sinistra è in difficoltà e non riesce a vincere con il gioco elettorale della democrazia, allora è lecito ricorrere all’ausilio dei giudici che provvedono a rimettere le cose a posto.
E’ una storia vecchia, logora, ormai nauseante, che potrebbe indurre alla disperazione o alla rassegnazione, ma che questa volta è auspicabile possa avere una clamorosa smentita.
La storia, diceva qualcuno, non si ripete sempre allo stesso modo. Una prima volta si ripete come tragedia, la seconda volta, il più delle volte, come farsa. E la vicenda Salvini, con le grottesche accuse sul caso della nave Diciotti e ora con il sequestro di milioni che non esistono se non nella mente malata di qualche giudice, promette di avere tutti i contorni di una vicenda allucinante e risibile.
E con queste mie considerazioni non considero chiuso il caso. Io non so che cosa decideranno Salvini e lo stato maggiore della Lega. Ma intanto, per l’immediato futuro, voglio dare un consiglio, magari modesto e per giunta non richiesto. La lega non imiti il cavalier Berlusconi, che si faceva approvare le leggi per sfuggire ai giudici, che poi sistematicamente gli smantellavano o aggiravano le leggi  approvate. La Lega non pensi di salvarsi cambiando nomi, o ricorrendo ad altri sotterfugi. I giudici sono spietati, utilizzano un codice speciale contro tutto ciò cha ha un vago sentore di destra e si divertiranno a giocare come il gatto con il topo.
La mia modesta proposta per l’avvenire è questa: semplicemente la Lega restituisca quei 49 milioni di Euro, detratti ovviamente i 3 milioni già confiscati. E come restituirà quei soldi, se non ce li ha? Semplice. Elementare Watson, direbbe Conan Doyle. La Lega oggi è stimata al 32% nelle intenzioni di voto, il che significa che ha un seguito di circa 13 milioni di persone tra seguaci, attivisti, votanti, simpatizzanti. 49 milioni : 13 milioni =3. Basta aprire una sottoscrizione ed ognuno di quei 13 milioni di simpatizzanti sarà disposto a dare non 3 €, ma 33 €. Saranno restituiti tutti i soldi del debito e ne resteranno anche per la futura attività politica.
Un’ ultima proposta, anche questa modesta e non richiesta. Una volta raccolti i 46 milioni del debito residuo, la Lega non li mandi alla procura genovese (la stessa che indaga per il crollo del ponte. Campa cavallo. Non c’è fretta!) tramite bonifico, postagiro, assegno o roba simile. Niente di tutto questo, no. La lega organizzi una bella manifestazione silenziosa davanti al tribunale di Genova. Lì ognuno dei manifestanti verserà le sue palanche in una carriola e, quando la carriola sarà piena, sarà svuotata davanti alla porta e alle finestre dei magistrati. Accontentiamoli!
Ezio Scaramuzzino

3 commenti:

  1. espulsione dal senato, ricordiamolo, in base a una legge CONTRA PERSONAM RETROATTIVA

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    1. libero pensiero,intellige e sibillino ostracismo contro la magistratura.Sai che grande adunata davanti al palazzo di giustizia con i tre euro sulla cariola? Direi se posso aggiungere, farei la stessa cosa in varie città italiane. MERAVIGLIOSO

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  2. I tre euro posso portarli in sessanta monete da cinque centesimi? (Formidabile!)

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