domenica 28 ottobre 2018

Il mare proibito



        Dopo una lunga interruzione, da qualche giorno ho ripreso le mie fatiche di footing mattutino: 8-10 Km quasi ogni giorno da casa mia fino alla Casa Rossa  e talvolta anche più in là. Rivedo i soliti posti,  di cui ormai conosco a menadito ogni angolo, le solite case, i soliti lidi, posso dire anche le solite pietre, e noto che tutto è eternamente uguale a se stesso, tranne che per un particolare, cui in un primo momento non avevo fatto caso. Me ne sono accorto l’altro giorno, quando, dovendo appartarmi un attimo per sbrigare una “faccenda privata ed urgente”, ho notato che la deviazione verso il mare, dove già altre volte mi ero diretto alla ricerca di un gigantesco eucaliptus, testimone silenzioso e discreto delle mie irrorazioni,  era sbarrata da una siepe metallica.
Mi sono trattenuto ovviamente, pur con qualche disagio, ed ho cercato qualche altra deviazione. Inutilmente. Lungo la strada per Capocolonna, fino alla Casa Rossa e oltre, non c’è più un passaggio libero, che consenta di accedere comodamente e liberamente verso il mare. O almeno io non ne ho trovati e/o non ne ho visti. Dovunque cartelli vagamente minacciosi: “ Divieto di accesso”, “Proprietà privata” (foto2) e simili. E’ pur vero che in un paio di posti ho notato che qualcuno aveva malamente abbattuto o tagliato un pezzetto di siepe, fino a creare un varco, seppure malagevole e precario, dove il passaggio risultava comunque pericoloso, ma questo non cambia in nulla la sostanza del problema.
Foto2

Se poi ti soffermi a guardare oltre la prima rete di sbarramento, ti accorgi che è stata creata anche una seconda rete di sbarramento dal lato mare. E questa seconda rete in molti punti è a breve distanza dal bagnasciuga (foto 3), a non più di 3-4 metri dall’acqua, impedendo l’accesso anche sulla spiaggia.
Ci pensate? Le spiagge sono diventate private?! Ma una volta  tutta la zona fino a 150 metri dal mare, tranne casi particolari, non costituiva il demanio?! O le leggi sono cambiate? E, dopo aver venduto le spiagge, sarà anche possibile vendere il mare?
Mi rassegno all’evidenza, scatto qualche foto, prosieguo il mio allenamento, ma ciò non mi impedisce di riflettere. Per deformazione professionale mi tornano in mente tanti brani letti nel corso della mia vita.
Ma piú in là ancora l'occhio mio non poteva indovinar cosa fosse quello spazio infinito d'azzurro, che mi pareva un pezzo di cielo caduto e schiacciatosi in terra: un azzurro trasparente, e svariato da striscie d'argento che si congiungeva lontano lontano coll'azzurro meno colorito dell'aria… …D'improvviso i canali, e il gran lago dove sboccavano, diventarono tutti di fuoco: e quel lontanissimo azzurro misterioso si mutò in un'iride immensa e guizzolante dei colori piú diversi e vivaci. Il cielo fiammeggiante ci si specchiava dentro, e di momento in momento lo spettacolo si dilatava, s'abbelliva agli occhi miei e prendeva tutte le apparenze ideali e quasi impossibili d'un sogno. Volete crederlo? Io cascai in ginocchio……Adorai, piansi, pregai…(Ippolito Nievo, Memorie di un ottuagenario).
Il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole (Giovanni Verga, I Malavoglia)
Mi viene da pensare con un sorriso che, se a Crotone nascesse un nuovo Nievo o un nuovo Verga e dovesse raccontare una situazione del genere, sarebbe costretto a rinunciarvi o sarebbe costretto a cambiare la trama del suo romanzo.
Poi ritorno ad osservare la fila ininterrotta di siepi e qualche volta, su un rialzo, ho la possibilità di intravedere il mare recluso e lo sciabordio dell’acqua che, in un futuro prossimo venturo, vedo destinati ad essere goduti solo  da un pubblico pagante. Mi si stringe il cuore.
E’ un segno dei tempi, forse. In un mondo che si sta disfacendo, come su un Titanic destinato ad infrangersi, chi può, vuole accaparrarsi ciò che resta di liberamente fruibile, in una disperata rincorsa alla sopravvivenza, a spese di coloro che sono destinati ad essere sommersi.
Ma può darsi che io abbia una visione distorta delle cose ed è perfettamente possibile che tutto ciò che è accaduto sia lecito. Resta un’ultima domanda: è possibile chiedere a chi ha il dovere dei controlli, il Sindaco di Crotone, la Polizia Municipale, la Capitaneria di Porto, la Guardia Costiera, che non deve più raccogliere immigrati clandestini in mare e quindi ha molto più tempo a disposizione, di vedere se tutto è stato fatto nel rispetto delle leggi? Che nessun abuso è stato commesso? Questi lavori di recinzione sono certamente durati delle settimane. Possibile che nessuno ha visto? Possibile che nessuno ha da ridire su niente?
So che i tempi sono feroci e che non c’è tempo per i sogni e per la poesia. Ma deve essere proprio questo il nostro destino?
Foto3

Ezio Scaramuzzino

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