mercoledì 17 aprile 2019

Umbria docet



E alla fine Catiuscia Marini, governatore  PD della Regione Umbria, si è dimessa. Ha cercato di resistere, ma dopo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche che la coinvolgevano pesantemente nel sistema corruttivo regionale, si è dimessa. E non poteva essere diversamente. Aspettiamo solo che il bubbone esploda anche in altre regioni, come Calabria e Puglia, ed il quadro potrà considerarsi completo.
Certo che la storia della Marini fa amaramente sorridere. Immagino, con quel nome (Catiuscia), la sua storia familiare e politica. Quel nome le sarà stato affibbiato da un padre iscritto al PCI, in un periodo in cui era normale  chiamare i propri figli Ivan, Tamara, Lenin, o Ernesto Che, con la consapevolezza orgogliosa di imprimere sui propri discendenti le tracce di un destino politico al quale non ci si poteva sottrarre. Ed in queste tracce Catiuscia ha forgiato e seguito il suo cursus honorum, fino alle lacrime dell’altro ieri, quando ha annunciato il suo ritiro.
Ora, sia ben chiaro, non ci si meraviglia di niente, ammesso che nel nostro Paese possa esserci ancora posto per la meraviglia, per la sorpresa, per l’invettiva e lo sdegno.  Forse si può soltanto sorridere, quando si ascoltano le intercettazioni telefoniche, dalle quali risultano soggette a baratto politico non soltanto le nomine dei primari ospedalieri e dei direttori generali, ma perfino quelle dei barellieri, degli infermieri e degli addetti alle pulizie.
Certo (sento già le obiezioni), tutti i partiti politici hanno fatto così e chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma quello che sconcerta è la metodicità, la programmazione, la pianificazione scientifica dell’occupazione da parte dei partiti di sinistra e del PD in particolare, perché in alcune regioni italiane l’occupazione è stata totale, implacabile, asfissiante. Ho letto in alcuni dossier che in Umbria, in particolare, dove il PD amministra da tempo immemorabile, il 70 % della popolazione viveva e vive di rendite, pubbliche o private, direttamente o indirettamente legate al potere politico.
Si tratta di un sistema chiuso, che si autoalimenta e che è finalizzato alla perpetuazione del potere politico. Va da sé che l’occupazione a macchia d’olio di ogni  spazio pubblico o privato, pur favorita da una certa improntitudine dei diretti interessati, è stata soprattutto alimentata da un certo andazzo politico del “così fan tutti” e da una sorta di sentimento di impunità e di  sicurezza del farla franca che costituisce il tratto distintivo di quasi tutti coloro che sono, o si credono, o sono considerati di sinistra.
Gran parte di colpa nel determinare questo atteggiamento è da assegnare anche a quello strano, oserei dire comico, insieme di leggi e di procedure che nel nostro beneamato Paese viene comunemente detto amministrazione della giustizia. Secondo questa amministrazione l’essere di destra è un’aggravante, mentre l’essere di sinistra è un’attenuante. Questo spiega perché Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, si vanta dei suoi reati; spiega perché la nave ONG “Mare Ionio”, non soltanto persegue alla luce del sole la tratta di clandestini, ma non si perita di proclamare ad alta voce che non ha nessuna intenzione di porre fine al suo traffico. Questo spiega pure perché l’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, considerato di destra, può essere condannato a 5 anni e 10 mesi e schiaffato tranquillamente in galera per aver fatto qualche vacanza  (gratuita?) con alcuni  fornitori di beni e servizi della Regione. Non sto esagerando, perché non esistono prove concrete di corruzione o di passaggi di denaro.
Detto ciò, bisogna pur dire comunque che negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando. Le roccaforti della sinistra nel nostro Paese, ad una ad una, stanno crollando e c’è da presumere che le prossime elezioni europee certificheranno in maniera netta questo cambiamento. E’ finito il tempo della Destra che si vergognava di essere destra e che si camuffava fino a diventare irriconoscibile ed intercambiabile con la sinistra. Ma ciò che è più confortante è che qualche cambiamento profondo si sta verificando un po’ in tutto il mondo. Personaggi politici come Trump negli USA, Putin in Russia, Bolsonaro in Brasile, Netanyahu in Israele, Salvini in Italia, Orban in Ungheria, fanno sperare bene per il futuro. In Israele, per dire, Netanyahu ha vinto per l’ennesima volta le elezioni su una piattaforma chiaramente di destra ed il partito concorrente non era più il glorioso Partito Laburista dei tempi eroici, ma un partito di centro. E sapete perché? Perché oggi in Israele essere considerato di sinistra è un insulto. Che stia per succedere anche nel resto del mondo?
Ezio Scaramuzzino


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