Ogni
tanto mi capita, per vari motivi, di cambiare il tragitto del mio footing
mattutino. Mi è capitato oggi e mi sono diretto verso la banchina esterna del
porto, mai attraversata in precedenza. Ho posteggiato l’auto, con qualche
perplessità, perché c’era un cartello di divieto di accesso e poi mi sono incamminato.
Ero convinto che la distanza fosse
relativamente breve, ma con rammarico ad un certo punto mi sono accorto che
incominciavo a scoraggiarmi ed a stancarmi, perché la fine sembrava non dovesse
arrivare mai. Non c’era anima viva ed avevo l’impressione di trovarmi nelle
stesse condizioni di uno che si fosse smarrito
in una galassia o ai confini dell’universo.
Quando,
dopo una breve rientranza, mi è apparso di fronte un solitario signore in
bicicletta, mi sono fatto coraggio, gli ho fatto segno di fermarsi e mi sono
avvicinato.
-Scusi,
signore! Quanto è lunga questa banchina? Ci vuole ancora molto?
-Ma
no, saranno un paio di Kilometri. Comunque è quasi arrivato! Se ne accorgerà
facilmente, perché finisce il cemento ed incomincia il mare.
-Ah
grazie. Così evito di finire in acqua. Buon giorno!
-Buon
giorno a lei. Buon proseguimento!
Ho
ripreso di buona lena. Sorridendo. Perché mi è venuta in mente una storiella.
In
un manicomio c’era un pazzo che ogni sera saliva a fatica su un palo molto alto
posto al centro del giardino e, arrivato in cima, vi apponeva con molta cura un cartello su cui era scritto
qualcosa. Poi, lentamente, discendeva. Al mattino il pazzo risaliva sul palo,
arrivava al cartello, lo toglieva, lo arrotolava con cura e lentamente
ridiscendeva.
La
scena si ripeté per qualche giorno,
suscitando la curiosità del direttore, dei medici, degli infermieri e degli
altri ospiti del manicomio. Fino a quando il direttore decise di vederci più
chiaro e, dopo l’apposizione serale, mandò un infermiere a controllare più da vicino il cartello.
Sbuffando
e imprecando, l’infermiere riuscì ad arrivare in cima al palo, prese il
cartello e lesse:
-QUI
FINISCE IL PALO!
L’autore
del cartello si preoccupava, giustamente, di coloro che avevano voglia di
salire in cielo, ma, soprattutto, si preoccupava del fatto che di notte,
nell’oscurità, la punta del palo potesse non essere visibile. Santa follia!
P. S. Io comunque la
fine della banchina l’ho vista chiaramente grazie alle informazioni del gentile
ciclista. Non sono finito in acqua.
Ezio Scaramuzzino
Ezio Scaramuzzino
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