lunedì 20 gennaio 2020

Omaggio a Fellini



Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Federico Fellini e, in qualunque palinsesto televisivo, non mancano  le  celebrazioni nei confronti di un regista che  è doveroso considerare come uno dei più grandi della storia del cinema.
Mi unisco anche io, per quanto posso, a queste celebrazioni, ricordando  un film, che è però tra i meno conosciuti del regista. Mi riferisco a Prova d’orchestra, un film del 1978, che è l’unico nel quale Fellini espone chiaramente le sue idee politiche.
La trama è presto raccontata. Un’orchestra ipersindacalizzata, nel corso di alcune prove, tra contestazioni nei confronti del direttore e rivendicazioni dei propri diritti, finisce nella più completa anarchia. Il tutto mentre  cupi brontolii e scricchiolii preannunziano, come i lugubri rintocchi del destino, una catastrofe che sta per travolgere tutto e tutti. Quando la rovina sarà completa, si potrà risorgere solo ad una condizione: i ribelli si acquietano ed il direttore, in precedenza impotente nei confronti della contestazione, impone la sua autorità, come su un Titanic dove il naufragio è scongiurato. Nell’ultima scena del film le parole del direttore, che tra l’altro è Tedesco, diventano sempre più gridate e gutturali, come quelle di un altro Tedesco fin troppo conosciuto, con il quale egli sembra quasi confondersi. Viene in mente Platone. Così la democrazia muore: per abuso di se stessa. E, prima che nel sangue, nel ridicolo. (La Repubblica, cap.VIII).
Il film risente del tempo in cui fu girato, il 1978, quando, tra terrorismo delle Brigate Rosse e pansindacalismo, l’Italia fu scossa fin quasi a disperare del proprio futuro e Fellini, già allora famosissimo, non esitò a girare quel film controcorrente, che gli costò molte critiche nella compagnia di giro che contava.
Ma onore a lui. Qualche anno prima intellettuali un tanto al chilo firmavano appelli contro il commissario Calabresi, additandolo al mirino dei terroristi di Lotta Continua e condannandolo a morte; nello stesso anno 1978 Aldo Moro veniva barbaramente trucidato dalle Brigate Rosse; nello stesso anno Fellini non esitò a schierarsi implicitamente dall’altra parte.
Non fu un eroe per questo, fu soltanto coerente con se stesso e con le sue idee. Fellini, come Ennio Flaiano che fu il suo sodale più intimo, era un grande scettico e guardava alla vita con disincanto. E, come tutti i grandi scettici, non poteva che essere vagamente conservatore e sempre disposto a prendersi gioco di tutti gli –ismi che affliggevano il suo tempo.
Da allora le cose non è che siano migliorate, anzi si può tranquillamente dire che sono di molto peggiorate. E allora rivolgiamo pure un omaggio a Fellini, celebriamolo pure e ricordiamolo con rimpianto. Ma ricordiamolo, non con i suoi film più famosi, che, universalmente noti, non necessitano di alcuna commemorazione di circostanza, ma con questo suo film, considerato minore, ma non per questo meno valido, anche perché ci fa conoscere un aspetto forse poco conosciuto del grande maestro.
Ezio Scaramuzzino
Nel link che segue, il finale del film. 


5 commenti:

  1. Mi stupisce e incanta, seppur conoscendo le tue elevate capacità descrittive l'alta levatura di questo saggio su Fellini.
    Un pezzo di bravura di fronte al quale c'è solo da inchinarsi per la forma e la sostanza.
    RIMANE COMMUNQUE UNA RISERVA.
    La povera Lotta Continua altro che formazione terroristica.
    Era tutto sommato un punto di aggregazione di mogliaia di giovani
    Che esprimevano rabbia e ribellione
    Nei confronti di un mondo o una società arcaica e superata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Gio...Il commissario Calabresi fu ucciso da due sicari di Lotta Continua su mandato di Adriano Sofri, che ne era il capo riconosciuto. C'è una sentenza definitiva in merito. Non escludo che in Lotta Continua ci fosse qualche testa calda che si limitava a protestare, ma il suo capo era un criminale, non certo un benefattore dell'umanità.

      Elimina
  2. Però diciamolo: quel film è proprio tanto tanto brutto, sicuramente il più brutto in assoluto dei suoi. Come inevitabilmente succede quando i concetti, anziché evocati e rappresentati, vengono esplicitati.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Barbara, punti di vista, come sempre in queste cose...

      Elimina
  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina