sabato 24 ottobre 2020

Il caso di Antonio Maria Rinaldi

 

Non so se conoscete l’eurodeputato della Lega Antonio Maria Rinaldi, noto al grande pubblico soprattutto per la sua frequente apparizione nei talk show televisivi. Ed è questo il problema.

L’altra sera, ad esempio, era a Dritto e Rovescio  di Del Debbio su Rete 4, in competizione ( si fa per dire ) con Faraone di Italia Viva ed altri.

Ora io non conosco i segreti meccanismi con cui i partiti scelgono e designano le persone da inviare ai dibattiti televisivi, ma soprattutto non capisco con quale logica la Lega si fa rappresentare da Rinaldi.

Sia ben chiaro: io non ce l’ho con lui e non intendo infierire contro di lui, che molto probabilmente è una brava persona e del quale leggo che è docente universitario, non so a che titolo e a che livello. Dico soltanto che sarà anche professore, sarà anche quel che vuole, ma la televisione non fa per lui e la Lega dovrebbe impedirgli di parlare a suo nome e soprattutto di fare continuamente il giro delle varie parrocchie televisive.

Non so se lo avete mai visto. Rinaldi ha perennemente due evidenti e imbarazzanti (ovviamente per chi lo guarda) rivoli di saliva agli angoli della bocca (possibile che nessuno glielo dice e nessuno provvede?). Ma, cosa ancora più grave, si mangia spesso le parole ed appare non in grado di imbastire un discorsetto decente, per cui, mentre gli altri a torto o a ragione discutono e parlano, lui si limita a parlare sugli altri, a battibeccare, ad interrompere. L’altra sera, per dire, è riuscito a far apparire un gigante anche un personaggio ultramodesto come Faraone e per fortuna c’era Maurizio Belpietro, che ha provveduto alla bisogna.

Fosse di sinistra, la cosa mi lascerebbe indifferente o potrebbe anche farmi piacere, ma, siccome è della Lega e quindi dovrebbe rappresentare la Destra, quando lo vedo e sento, avverto un senso di imbarazzo e di fastidio.

L’impressione è solo mia o è condivisa da qualcun altro? Si può fare qualcosa per evitare questo spettacolo? La Lega può fare qualcosa?


giovedì 22 ottobre 2020

Calabria, terra mia di Gabriele Muccino

 

    Ho visto il corto di Muccino presentato al festival di Roma e debbo dire che nel complesso mi è piaciuto. L'ho trovato bello, delicato, coinvolgente, e poi .... quel bellissimo valzer nella colonna sonora, che crea un'atmosfera di incanto... Ho letto di critiche feroci per i soldi che è costato, per i compensi esagerati: critiche legittime, per carità, ma che investono un altro ordine di problemi. Diverso il discorso per quanto riguarda le critiche di tipo contenutistico. Si dice che Muccino è un estraneo, che la Calabria è diversa e che quella rappresentata è una Calabria che non esiste più. Forse anche questo è vero, ma il cortometraggio non è un'inchiesta giornalistica, non è un saggio sociologico: è soltanto quello che pretende di essere, cioè una ricordo tenero e favoloso di un mondo che appartiene alla dimensione dell'arte e della poesia, non della vita quotidiana, alla dimensione del sogno più che della realtà.

Di seguito il link per vedere il cortometraggio (8 minuti)

https://www.youtube.com/watch?v=9IML_lLU7Pw

 

domenica 11 ottobre 2020

Forza Tunisini!

 

“Oggi 700 sbarchi…continui arrivi di clandestini sulle coste della Sicilia, della Calabria, della Sardegna…”  Ascolto il TG5 all’ora di pranzo e di cena ed è una continua sofferenza per queste notizie, sempre le stesse, da un mese, da un anno, da cinque, da dieci, venti, trenta anni. Manca solo la notizia, l’eterna notizia che le strutture ricettive “sono ormai al collasso” e che la “situazione è critica”.

Che fare? Onestamente non lo so, proprio non lo so, anche se non ci voleva certo un indovino per capire che nulla sarebbe cambiato e che anzi la situazione sarebbe peggiorata dopo il tanto strombazzare sull’abolizione delle leggi varate da Salvini ministro nel precedente governo. Gli scafisti seguono con attenzione le vicende politiche italiane e si regolano di conseguenza. Anche se  in quest’ultimo caso s’è fatto tanto rumore per nulla, dal momento che le leggi sulla sicurezza in realtà era come se fossero già state abolite, perché erano largamente disapplicate ed il governo giallo-rosso ne menava quasi vanto.

Penso che non ci sia più niente da fare, dal momento che gli Italiani-elettori, al momento del voto, dimenticano o mettono da parte questo problema, pur largamente sentito, almeno a parole, e gli elettori, si sa, come i clienti, hanno sempre ragione.

Di fronte a tale disastro, mi sento ormai freddo ed impassibile, come uno che assista impotente ad una calamità alla quale è inutile o impossibile opporsi. L’Italia è destinata a scomparire. Per quanto mi riguarda personalmente, penso che, data la mia età, io sarò turlupinato solo per pochi anni ancora. Quanto agli altri, ognuno otterrà quello che avrà voluto, cercato o non impedito. Finirà che mangeremo tutti cous cous e mi consola il fatto che a me il cous cous piace.

Per il resto non me la prendo più con nessuno, nemmeno con i clandestini. Anzi mi sento quasi solidale con loro. Forza Tunisini, Marocchini, Nigeriani, Senegalesi, Pakistani, Bengalesi, forza Islam! Venite, accorrete ed accorrete numerosi, anzi venite tutti, se potete. Sottometteteci tutti, disprezzateci, distruggeteci, perché l’Italia, questa Italia, non merita più di esistere.

Ezio Scaramuzzino

lunedì 5 ottobre 2020

Amour, un film tragico e terribile

 


Ho scoperto per caso un capolavoro assoluto, Amour, un film del 2012 di Michael Haneke, con Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva, Palma d'oro al Festival di Cannes nel 2012 e Premio Oscar come miglior film straniero nel 2013. Film così non se ne fanno più da parecchio tempo, almeno in Italia. 

Georges e Anne sono una coppia di ottantenni ex insegnanti di musica, che passano il tempo volentieri a leggere e ad assistere a concerti. La loro vita da pensionati scorre tranquillamente, tra qualche incontro con ex allievi o con la loro unica figlia, Eve, anche lei musicista, che vive in Scandinavia. 

Un ictus cerebrale improvvisamente colpisce Anne. Paralizzata e umiliata, Anne dipende ormai interamente dal marito, che affronta con coraggio la sua disabilità e le difficoltà che ne scaturiscono. Con l'aiuto saltuario di un'infermiera, Georges non smette di amarla e di occuparsi di lei, sopportando le conseguenze affettive ed esistenziali della malattia, che degenera consumando giorno dopo giorno il corpo di Anne e la sua dignità. 

Un giorno Georges uccide la moglie, soffocandola con un cuscino. In seguito egli si ritira in un assoluto blocco di sofferenza e meditazione, che presto lo porta ad impazzire e ad andarsene di casa, come ad inseguire il fantasma della moglie. Tempo dopo, Eve torna nell'ormai abbandonata casa paterna, si siede su una poltrona e riassapora i ricordi e le atmosfere di un tempo. 

Amour è un film tragico e terribile sul senso della vita e della morte, la malattia, la solitudine, la disperazione, l'amore senile. Uno sguardo crudele nel dramma della vecchiaia, reso ancora più crudele dalla tecnica della telecamera quasi sempre fissa, che osserva senza pietà nelle piaghe del corpo e dell'anima. Come la lama di un bisturi. Le cicatrici sanguinano e non c'è speranza di guarigione. La vecchiaia di Georges e Anne non è la placida e tenera stagione dei ricordi. E' solo una lenta agonia, una triste discesa verso il disfacimento fisico e, nel migliore dei casi, verso la follia. 

Il film è vivamente consigliato a chi ritiene che l'arte debba essere lo specchio della vita ed ha un po’ di tempo da dedicare alla ricreazione dello spirito.

Il link che segue consente di vedere il trailer del film.

https://www.youtube.com/watch?v=49Ln9o7iCRQ

 Il film è reperibile su Telegram – I tuoi film.