Dispiace, anzi addolora, quanto sta avvenendo in Iran dopo la morte della giovane Masha Amini in un carcere dove era stata rinchiusa per il reato di "immoralità" (portava il velo islamico lasciando fuori posto qualche ciocca di capelli). Ogni giorno proteste e duri interventi della polizia, con centinaia di arresti, morti e feriti. E' una strage continua e non è la prima volta che accade nella storia recente del Paese, ormai avvolto nella spirale continua di un destino di dolore e di morte. Solo che questa volta il destino c'entra ben poco, o perlomeno, se c'entra, bisogna pur dire che il popolo iraniano ci ha messo molto del suo nel costruirselo questo destino. Occorre, per forza di cose, ricordare qualche evento.
Era il 1978 e a Teheran
regnava lo Scià, Reza Pahlavi. Era tutt'altro che perfetto questo imperatore,
ma perlomeno era un sincero amico dell'Occidente ed aveva fatto varie riforme,
che consentivano una lenta, ma graduale evoluzione dello stile di vita della
popolazione. Lo Scià aveva anche un alto concetto di sé e solo qualche
anno prima aveva celebrato il bimillenario della sua monarchia, che egli faceva
addirittura risalire a Ciro il Grande, il fondatore dell'antico Impero
persiano.
Lo Scià, però, non era
riuscito a guadagnarsi il favore degli ayatollah, una sorta di alto clero dell'Islam
sciita, molto intransigente e radicale. Costoro lo accusavano soprattutto di
corruzione e di immoralità, soprattutto in relazione a quello che essi
consideravano un vero e proprio decadimento dei costumi.
Nello stesso periodo
divenne famoso a Parigi, dove viveva da esule, l'ayatollah Rhuollah Khomeyni,
osannato per il suo antiamericanismo. E questo era più che sufficiente a far
dimenticare il resto ed a renderlo appetibile all'opinione pubblica di mezzo mondo.
Nel gennaio del 1979 lo Scià fuggiva all'estero, ormai incapace di sedare i
tumulti che si ripetevano contro di lui, mentre, su un aereo graziosamente messo a disposizione dalla Francia, il primo febbraio 1979 Khomeyni arrivava a
Teheran, accolto in delirio dalla folla.
Ricordo, come fosse ieri,
che non riuscivo a dare una spiegazione logica a quel che vedevo e mi chiedevo
come fosse possibile che quella popolazione in delirio non si rendesse conto e
non si accorgesse dell'inizio di un nuovo Medioevo. La gente sembrava impazzita
per l'arrivo dell'ayatollah e piangeva lacrime di gioia per la nuova vita che
nasceva. Di lì a poco sarebbe nata la Repubblica Islamica dell'Iran e quelle
lacrime di gioia di qualche giorno prima si sarebbero presto tramutate in
lacrime di disperazione e di morte.
Una spiaggia iraniana nel 1970
Ezio Scaramuzzino