Istruttivo, per capire i tempi che stiamo vivendo, il caso
Barbara Balzerani, la terrorista delle Brigate Rosse, morta qualche giorno fa
all'età di 75 anni. La Balzerani, come è ampiamente risaputo, aveva qualche
omicidio sulle spalle tra cui quello di Aldo Moro, al quale lei aveva
partecipato come esponente di punta del gruppo terroristico. Orbene, nonostante
tutto, la Balzerani è morta nel suo letto, ormai libera, dopo avere scontato
qualche anno di galera. Pace all'anima sua, o, come oggi si usa nei social,
RIP, acronimo del latino "requiescat in pace", o, se si preferisce,
dell'inglese "rest in peace", e che, entrambi, significano
"riposi in pace". Ma evidentemente un semplice RIP non è bastato ai
tanti nostalgici di quel periodo glorioso, glorioso ovviamente per i tanti
"rivoluzionari da salotto" in servizio permanente effettivo. Perché
una certa professoressa della Sapienza di Roma, Donatella Di Cesare, una che
molto probabilmente è arrivata in quel posto per meriti politici, come sempre
più spesso avviene o avveniva nell'Italia gloriosa del potere
"sinistrato", ordinaria di filosofia teoretica, si è sentita in
obbligo di pubblicare un tweet di esaltazione della terrorista defunta. “La tua
rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con
malinconia un addio alla compagna Luna” aveva scritto la Di Cesare,
accompagnando le parole con una foto della Balzerani. Già questo sarebbe stato
troppo. Ma non è finita qui, perché, dopo una mezza ritrattazione della Di
Cesare, che è apparsa come una pezza peggiore del buco, è intervenuta la madre
badessa dell'ateneo romano, la rettoressa/rettrice della Sapienza, Antonella
Polimeni, probabilmente un'altra
arrivata lì per meriti politici, che ha espresso “sconcerto per quanto
dichiarato sui social dalla professoressa Donatella Di Cesare in merito alla
scomparsa di Barbara Balzerani". Avete capito bene: la rettoressa ha
espresso "sconcerto" per quanto dichiarato dalla docente. Nell'Italia
di Pulcinella, quale ormai è diventato il nostro Paese, la cosa più forte che
una rettoressa riesce ad esprimere in una vicenda del genere è, udite udite,
"sconcerto". E bisogna essere pure contenti dello
"sconcerto". Perché, se l'Italia non fosse ormai ridotta a paese di
Pulcinella, se l'Italia insomma non fosse l'unico paese al mondo dove l'unica
festa che dura eternamente è il Carnevale, se l'Italia fosse un paese poco poco
serio, gli organi accademici, invece di esprimere sconcerto, una docente del
genere l'avrebbero licenziata in tronco, prendendola a calci in culo, e
l'avrebbero mandata nei campi a raccogliere ulive e patate, con tanto di
rispetto per i raccoglitori di ulive e patate, perché all'agricoltura, come si sa, mancano tante braccia. Ma in Italia, purtroppo, tutto questo non
avviene.