venerdì 18 ottobre 2024

A proposito di Piazzale Nettuno

 

Vale la pena di riannodare le fila di quanto accaduto di recente a proposito dello sgombero di Piazzale Nettuno, a Crotone, per versare qualche lacrimuccia, o, meglio, per fare qualche sorriso, che oltretutto fa pure bene alla salute. Tutto inizia l’11 ottobre, quando nella chat di riferimento Marisa Cavallo, rappresentante della Lega in Consiglio Comunale, oltre che esponente del Movimento politico-culturale Popolo e Identità, comunica con legittima soddisfazione che, su sua richiesta con interpellanza, il Sindaco Voce ha provveduto  a ripulire Piazzale Nettuno, sgomberandolo dei tanti immigrati e clandestini, che ne avevano fatto un bivacco maleodorante ed indecoroso. Leggo e mi compiaccio, ma il compiacimento dura poco. Perché subito dopo su un sito cittadino appare un comunicato duro e minaccioso, che parla di “gravi preoccupazioni”, di decisione “inaccettabile”, di “propaganda politica”. Il tutto non solo in riferimento allo sgombero del Piazzale, ma soprattutto in relazione alla presunta, mancata sistemazione dei clandestini dopo lo sgombero, pur prevista e sollecitata nell’interpellanza di cui sopra. Nell’attesa di vedere in fondo chi è/sono l’autore/gli autori della nota, leggo con una certa apprensione e leggo lentamente. Anche perché, mentre leggo, mi viene pure da pensare. Vuoi vedere, mi dico, che gli autori della protesta hanno accolto i clandestini a casa loro, hanno dato loro da mangiare, da dormire in una stanza accogliente ed in un letto accogliente, e noi invece non abbiamo fatto nulla di tutto questo, per cui alla fine saremo i “cattivi” della situazione? Poi mi tranquillizzo, perché mi ricordo di Mimmo Lucano recentemente condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 500 mila € sperperati nell’assistenza ai migranti; mi ricordo, in un altro contesto, di Salvatore Buzzi, di  Mafia Capitale che, intercettato, diceva che i migranti rendono più della droga; mi ricordo di tanti altri episodi consimili. E mi tranquillizzo, certo, ma solo in parte. Perché questi pensieri non ne escludono altri. Vuoi vedere che magari  i clandestini di Piazzale Nettuno sono stati accolti dalle suore di Santa  Teresa di Calcutta, le Missionarie della Carità? Ma che c’entra?, mi rispondo da solo, le suore di Santa Teresa non ci sono qui da noi. Certo, non ci sono, ma chi può escludere che in una settimana abbiano costituito una fondazione, un centro di accoglienza, senza che io ne sia venuto a conoscenza?  E poi un’altra cosa mi procura un po’ di ansia, anche perché io mi allarmo facilmente.  Leggo di “gravi preoccupazioni”, “non possiamo permettere”, “conseguenze delle proprie azioni”. Vuoi vedere che costoro non soltanto non ci ringraziano, ma alla fine ci chiedono pure i danni morali ed esistenziali per le preoccupazioni loro procurate? Curnuti e mazziati, come si dice da noi. E nel frattempo, intanto, tra un pensiero e l’altro, sono giunto alla fine. Leggo le sigle dei firmatari  e la mia mente passa dalla tranquillità al sopore, poi al sonno. E finisco con l’addormentarmi. Nel sonno rivedo  e rileggo le sigle,  tutte orbitanti in quella galassia di organizzazioni della sinistra che hanno fatto di tutto per far diventare l’Italia il porto franco dei disperati di tutto il mondo. C’è l’ARCI, ovviamente, al primo posto; poi c’è Legacoop, in una sezione dedicata, (te pareva?), al settore immigrazione; poi c’è Sial Cobas, sindacato autonomo che si colloca a sinistra della CGIL, il che è tutto dire; poi c’è l’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, con i suoi 153.000 (!) iscritti, quelli che vanno in giro a cantare “Bella ciao” e pretendono di essere i continuatori dei veri partigiani, ormai tutti defunti (o quasi); infine c’è Laicitalia, che nel suo statuto si propone di “liberare l’Italia dalle ingerenze clericali” e che, par di capire, con l’immigrazione c’entra come i cavoli a merenda. E, last but not least, isolato, in coda, c’è un signore, Filippo Sestito, che si firma in proprio e che quindi dovrebbe rappresentare se stesso. E invece rappresenta l’ARCI (ancora!), ma è anche uno dei fondatori di Ambiente e salute. Capisco. E’ uno di quelli che mangiano compatibile, vestono compatibile, viaggiano compatibile, dormono compatibile, vivono nel loro mondo compatibile e non si accorgono che la compatibilità e la sopportabilità della gente sono al limite.

P.S. Leggo, dopo un’ora, un comunicato del PD. E poteva mancare? Er mejo fico der bigonzo, come dicono a Roma. Il testo è insolitamente moderato, forse perché ci sono imminenti elezioni in varie regioni italiane. IL PD si accontenta di sapere se, in mancanza d’altro, almeno è stato fatto un monitoraggio delle esigenze dei migranti. Insomma, cara consigliera Cavallo, il PD ti chiede: -Tu, prima di richiedere lo sgombero, sei andata almeno in Piazzale Nettuno, munita di carta, penna (e calamaio, aggiungo io) a chiedere ai migranti che cosa vogliono? E dopo che hai fatto le domande, hai almeno preparato uno straccio di mappa, foglio excel, elenco, dei desiderata dei migranti? E poi l’hai consegnato al Comune? No???!!! Male, io ti boccio o almeno ti rimando a settembre. “E tu chi sei”, chiede la Cavallo. “Io so’ io, conclude il PD, e tu non sei un c…” . Giusto come il Marchese del Grillo.

Ezio Scaramuzzino

Popolo e Identità

 





martedì 9 luglio 2024

La rivolta dei "pezzenti"

 


Nel 1566 nei protestanti Paesi Bassi, sottomessi alla cattolicissima Spagna, scoppiò la Rivolta dei Pezzenti, così definita con disprezzo dai dominatori Spagnoli. I rivoltosi rivendicarono con orgoglio tale nome, vinsero la guerra ed ottennero infine l’indipendenza.

Ma, come dice Marx, la storia si svolge come tragedia e si ripete come farsa. E la farsa è quella della rivolta che oggi vede impegnati i sinistri  nel referendum contro l’autonomia differenziata. Osservate la foto. E’ possibile scorgervi molti personaggi noti, oggi impegnati  nella rivolta contro l’autonomia ed a difesa dei poveri e dei diseredati, i “pezzenti” appunto. Si sono fatti riprendere in gruppo al momento di presentare in Cassazione  il quesito referendario abrogativo dell’autonomia, fiduciosi così di passare alla Storia. Sono orgogliosi, tutti in carne e sorridenti, ben lontani dal sembrare  pezzenti. Anzi, a voler essere più precisi, bisognerebbe dire che si tratta del fior fiore della classe dominante: quella che nei regimi comunisti di una volta veniva chiamata “La Nomenklatura”; quella abituata a comandare sempre, a prescindere da chi vince le elezioni; quella che vive di politica e di parapolitica; quella che ha la villa a Capalbio e l’attico o il superattico  a Roma; quella che ha la puzza al naso e ti dice come devi vivere, come devi riprodurti, come devi morire. Loro si definiscono “i progressisti”, ma sono semplicemente i sinistri, nel senso letterale del termine, nel senso di sinistro come danno, incidente, sciagura, sventura, morte.

Ora credono di aver capito che l’autonomia, fino all’altro giorno esaltata pure da loro, danneggia le regioni meridionali, come se finora queste regioni fossero state il motore della storia italiana, europea e mondiale. Senza almeno provare a vedere se, cambiando qualcosa nelle regole, queste regioni possano, con uno scatto di reni, oltre che di dignità, almeno cessare di essere le ultime in ogni campo.

 La cosiddetta “questione meridionale” è legata alla nascita dell’unità d’Italia e dura quindi da circa 150 anni. E’ costata una quantità infinita di soldi, che non sono serviti a niente. Si può almeno provare a vedere se con l’autonomia qualcosa possa cambiare? O noi  meridionali dobbiamo essere considerati per l’eternità i paria e i mantenuti d’Italia? Quelli che campano di elemosina e che sono incapaci di autogovernarsi, come se fossimo degli incapaci o dei subumani?

venerdì 24 maggio 2024

Una montagna di rifiuti e di chiacchiere

 


E' effervescente a Crotone il dibattito sui rifiuti tossici da smaltire, soprattutto dopo l'intervento inatteso del governatore Occhiuto. Quest'ultimo  ha ritenuto di dover sostenere la posizione del Sindaco Voce, inducendo alcuni commentatori ad ipotizzare una convergenza politica dei due, quale premessa di una futura collaborazione. Chi vivrà, vedrà. Incomincio col dire che non ho difficoltà ad ammettere la mia inadeguatezza sull'argomento, dal momento che io non sono un tecnico, né ho la pretesa di esserlo. Né sono un tuttologo. Conosco l'argomento solo per quanto ho letto sui giornali, ma è chiaro che, come ogni Crotonese, mi sono fatto delle idee e, per quel che può servire, le esprimo in questa sede. Parto da alcuni, pochi dati di fatto, comunemente noti:

1- I rifiuti tossici in questione, a parere degli "esperti", ammontano a più di un milione di tonnellate.

2- Nel 2019 si era convenuto da parte di tutti, compresa ENI, di trasferire altrove questi rifiuti per lo smaltimento/tombamento.

3- Vista l'inerzia delle parti, nel 2023 è stato nominato commissario "ad acta" Errigo, generale in pensione della gdf, il quale però finora non ha concluso un beata mazza.

4- ENI dichiara attualmente che è impossibile trasferire altrove i rifiuti, per l'inesistenza in Italia di un adeguato numero di siti idonei, e che, per quel che è possibile, sarebbe opportuno smaltire o tombare i rifiuti in sede locale, con l'esplicita promessa di soldi per la città di Crotone in compensazione dei danni subiti.

Si tratta, come è facile constatare, di un'impresa immane. Qualcuno ritiene che per il bilancio di ENI il trasferimento e/o lo smaltimento/tombamento sarebbe una iattura non molto diversa da quella che il Superbonus è stato per il bilancio dello Stato italiano. E questo spiegherebbe molte cose. Certo, l'indignazione resta, ma il problema, seppur grave, non appare di facile soluzione. Per il resto è bene considerare che  i conti normalmente  si fanno con quella che è la realtà effettuale e non con quelli che sono i nostri desideri. Perché è facile volere, desiderare e pretendere sempre di più, facendo a gara con quello che vogliono, desiderano e pretendono gli altri, magari anche per dimostrarsi più bravi e più intransigenti degli altri. Ma in casi del genere non è da escludere che alla lunga si possa restare, come si dice in linguaggio aulico, "cu ru culu ruttu e senza cirasi". Tradotto, per chi non conosce il linguaggio aulico, "con il culo rotto e senza ciliegie". Questo è quanto penso attualmente, ma, ovviamente, sono disposto a ricredermi nel caso di ulteriori, positivi sviluppi. Positivi per noi Crotonesi, ovviamente.

Ultim'ora. Leggo che il generale Errigo ha convocato i carabinieri perché individuino in Italia e all’estero  idonei impianti di trattamento dei rifiuti di cui trattasi. Ho l’impressione, anzi la quasi certezza, che si tratti dell’ennesima presa per il c…, giusto per prendere un po’ di tempo. Ancora.

Ezio Scaramuzzino

giovedì 7 marzo 2024

Pulcinella e dintorni



Istruttivo, per capire i tempi che stiamo vivendo, il caso Barbara Balzerani, la terrorista delle Brigate Rosse, morta qualche giorno fa all'età di 75 anni. La Balzerani, come è ampiamente risaputo, aveva qualche omicidio sulle spalle tra cui quello di Aldo Moro, al quale lei aveva partecipato come esponente di punta del gruppo terroristico. Orbene, nonostante tutto, la Balzerani è morta nel suo letto, ormai libera, dopo avere scontato qualche anno di galera. Pace all'anima sua, o, come oggi si usa nei social, RIP, acronimo del latino "requiescat in pace", o, se si preferisce, dell'inglese "rest in peace", e che, entrambi, significano "riposi in pace". Ma evidentemente un semplice RIP non è bastato ai tanti nostalgici di quel periodo glorioso, glorioso ovviamente per i tanti "rivoluzionari da salotto" in servizio permanente effettivo. Perché una certa professoressa della Sapienza di Roma, Donatella Di Cesare, una che molto probabilmente è arrivata in quel posto per meriti politici, come sempre più spesso avviene o avveniva nell'Italia gloriosa del potere "sinistrato", ordinaria di filosofia teoretica, si è sentita in obbligo di pubblicare un tweet di esaltazione della terrorista defunta. “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna” aveva scritto la Di Cesare, accompagnando le parole con una foto della Balzerani. Già questo sarebbe stato troppo. Ma non è finita qui, perché, dopo una mezza ritrattazione della Di Cesare, che è apparsa come una pezza peggiore del buco, è intervenuta la madre badessa dell'ateneo romano, la rettoressa/rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, probabilmente un'altra  arrivata lì per meriti politici, che ha espresso “sconcerto per quanto dichiarato sui social dalla professoressa Donatella Di Cesare in merito alla scomparsa di Barbara Balzerani". Avete capito bene: la rettoressa ha espresso "sconcerto" per quanto dichiarato dalla docente. Nell'Italia di Pulcinella, quale ormai è diventato il nostro Paese, la cosa più forte che una rettoressa riesce ad esprimere in una vicenda del genere è, udite udite, "sconcerto". E bisogna essere pure contenti dello "sconcerto". Perché, se l'Italia non fosse ormai ridotta a paese di Pulcinella, se l'Italia insomma non fosse l'unico paese al mondo dove l'unica festa che dura eternamente è il Carnevale, se l'Italia fosse un paese poco poco serio, gli organi accademici, invece di esprimere sconcerto, una docente del genere l'avrebbero licenziata in tronco, prendendola a calci in culo, e l'avrebbero mandata nei campi a raccogliere ulive e patate, con tanto di rispetto per i raccoglitori di ulive e patate, perché all'agricoltura, come si sa, mancano tante braccia. Ma in Italia, purtroppo, tutto questo non avviene.






domenica 18 febbraio 2024

80 anni. Grazie.

 


Sono ottanta anni oggi. 80 anni…a pensarci bene, non so se gioirne o esserne triste. Intanto sono contento che tutto sia filato liscio, perché qualche pericolo l’ho corso durante il giorno. Il pericolo più grosso è stato quello di un parente che voleva mandarmi una torta con 80 candeline da accendere al momento opportuno. Sono riuscito a dissuaderlo, perché da qualche mese hanno variato le rotte degli aerei diretti all’aeroporto  Sant’Anna di Isola. E che c’entrano gli aerei?, direte voi. C’entrano, c’entrano. Fate conto che un aereo della Ryan Air si trova a passare, mentre io, sulla veranda, mi trovo a festeggiare. La Ryan Air è una compagnia low cost con piloti low cost che magari confondono le 80 candeline accese con una pista d’atterraggio. Ci avete pensato alle conseguenze?

Comunque, a parte le facezie, i miei anni me li porto bene e quasi quasi mi vien voglia di toccare ferro. Il segreto? Ve lo rivelo gratis. E’ solo un fatto psicologico, che prescinde dalle diete, dalle cure, dagli esercizi fisici e da tutto ciò che in discorsi del genere viene sopravvalutato. Il segreto, (ma vi prego di non dirlo troppo in giro), è quello di contare gli anni fino a venti e poi riprendere il conteggio da uno. Io, per dire, oggi non festeggio 80 anni, ma 20 anni per la quarta volta. E così il problema aritmetico è superato. Una variante di questa ipotesi è quella di convincersi e poi dire che si festeggiano i 20 anni, con 60 anni di esperienza alle spalle. Non vi pare?

Certamente non bisogna però esagerare con la storiella dei 20 anni, perché si deve pur ammettere che qualche segno del tempo traspare. Io, per esempio, sono quasi completamente pelato, ma ho incominciato ad essere pelato già da giovane. Anzi, a dirla tutta, ci sono nato pelato. E poi? Ci sono anche dei vantaggi in questa condizione.  Vuoi mettere l’assillo per la cura dei capelli, che io non ho mai avuto? Le lozioni che non ho usato, i barbieri che non ho frequentato se non raramente,… Unico inconveniente è che ho speso qualche soldo in più in saponi per il viso. E sì, perché il mio viso incomincia dal mento e finisce alla nuca… purtroppo.

Comunque, non potendolo fare singolarmente, perché siete  in tanti, ringrazio tutti quelli che mi hanno espresso gli auguri, che certamente mi hanno fatto piacere, e, a pensare che 80 anni fa sono venuto alla luce, ringrazio pure l’ENEL… per la collaborazione. Grazie di nuovo e, ricordatelo per il futuro, io non sono vecchio… sono soltanto diversamente giovane…

 


domenica 4 febbraio 2024

Jendu vinendu 20 - Salis - Sgarbi

 

Ilaria Salis 


Ilaria Salis, il caso del giorno. Non mi soffermo sugli aspetti penali della sua vicenda, ma solo su quelli umani e di costume. Libera lei, antifascista ed estremista di sinistra, di ritenere che il compito fondamentale della sua esistenza sia quello di manganellare chi è anticomunista ed estremista di destra. L’importante che metta in conto che, così facendo, le può capitare di finire in galera, se non in Italia, cosa molto improbabile con la magistratura che ci ritroviamo, perlomeno in uno stato straniero, nel nostro caso l’Ungheria. Dove lei aveva deciso di trascorrere qualche giorno di vacanza, non per visitare il lago Balaton o per fare qualche escursione lungo il Danubio, ma con l’intento di scovare i suoi “nemici”, riuscendo peraltro a mandarne qualcuno in ospedale.

Alti lamenti da parte del suo affettuosissimo genitore, per le catene ai polsi e ai piedi durante l’udienza in tribunale, ma soprattutto per il trattamento ricevuto durante la detenzione in carcere. La sua compagnia di giro ed il padre sostengono che è stata trattata come un animale, che le sono stati dati vestiti sudici, sgualciti e maleodoranti, e soprattutto accusano le autorità ungheresi di non averla nutrita bene, talché la signorina Ilaria sarebbe dimagrita in pochi mesi di ben 10 kili.

Ora io non nascondo che da qualche tempo ho qualche problema di vista, ma, durante i video  dedicati al caso da varie trasmissioni tv, ho inforcato bene gli occhiali e mi sono premurato pure di alzarmi ed avvicinarmi allo schermo, perché la cosa mi incuriosiva oltremodo e temevo di dover vedere una persona distrutta e quasi in fin di vita. Ho visto invece una giovane donna, con un paio di jeans molto attillati e con un maglione niente male, che, nonostante fosse ammanettata, dispensava sorrisi a destra e a manca, che manco Wanda Osiris ai tempi d’oro del varietà meneghino.

Inoltre, ed è questa la cosa che mi ha colpito di più, la signorina era piuttosto  in carne ed appariva anche piacente, talché non potevo fare a meno di pensare ai dieci kili perduti ed a quello che presumibilmente doveva essere prima di incominciare la dieta carceraria.

Staremo a vedere, ovviamente, come finirà il processo, che per molti aspetti ricorda, alla rovescia, quello dell’anarchico Cospito, lui sì ridotto pelle ed ossa in carcere, anche se per un digiuno volontario e di protesta.

Vittorio Sgarbi


Si è dimesso da sottosegretario. Forse era tempo che lo facesse, o forse no, dipende dai punti di vista, ma qui non entro nel merito dei suoi problemi politici e penali.

Sgarbi era notoriamente un semiesaltato, che aveva una grande stima di se stesso, e questo non gli aveva impedito di incappare, nel corso della sua variopinta esistenza, in qualche topica clamorosa. Mi raccontano che nel 2001,  sempre come sottosegretario in un governo Berlusconi, da cui anche allora in seguito sarebbe stato costretto a dimettersi, si presentò all’Ufficio scolastico regionale di Catanzaro. Lasciò dietro la scorta e si presentò solo all’ingresso, così, per vedere che effetto faceva la sua presenza.

-Buon giorno, sono il Sottosegretario ai beni culturali, vorrei parlare con il Sovrintendente.

L’usciere, che evidentemente aveva idee confuse sui vari gradi della burocrazia ministeriale, gli rispose:

-Ha un appuntamento?

-No, non ce l’ho, non ce n’è bisogno, sono il Sottosegretario.

-Qui, senza appuntamento, non entrano nemmeno i Presidi ed i Segretari, figuriamoci i Sottosegretari.

-Ma io sono Sgarbi.

-Con sgarbi o con garbi, la regola vale per tutti.

Ci volle poi un bel po’ perché entrasse.

Nottambulo per passione, più di una volta Sgarbi non si fece scrupolo di svegliare in piena notte guardiani e direttori di musei  minori, disseminati in tutt’Italia, sol perché gli era venuta una voglia irrefrenabile di vedere un quadro o una statua. Ma una volta gli andò male, non per un museo, ma per un ristorante, e non in Italia, ma in Svizzera, a Lugano. Si trovava lì con alcuni amici e dopo la mezzanotte era arrivato all’ “Antica osteria del porto”, che aveva appena chiuso. Venne bussato, ma invano. Allora Sgarbi gridò: Sono Sgarbi. Ma il ristorante non aprì e Sgarbi in quell’occasione capì che adoperare un nome famoso in casi simili comporta comunque dei rischi. Quelli di dentro, invece di correre ad aprire, erano rimasti zitti e quasi certamente facevano manichetto all’indirizzo del grande uomo.

mercoledì 31 gennaio 2024

Jendu vinendu 19 - Sinner - Schlein Luxuria

 

Jannik Sinner


Jannik Sinner è un campione assoluto e su questo non ci sono dubbi, ma ci andrei cauto a considerarlo una gloria italiana. Intanto perché è Altoatesino di lingua tedesca e costoro, come è risaputo, preferiscono definirsi Sudtirolesi (Südtiroler) e non  Altoatesini, tranne  quando si tratta di ricevere soldi, nel qual caso fanno proprio il motto “pecunia non olet” e non vanno tanto per il sottile. Ma ci andrei cauto anche perché, come è altrettanto risaputo, egli ha stabilito la sua residenza nel Principato di Monaco e non lo ha fatto di certo perché è tifoso della famiglia Grimaldi. Lo ha fatto soltanto perché il Principato è un paradiso fiscale e le tasse, lì, sono inesistenti, o quasi. Ma non mi sento di condannarlo per questo, perché in fondo egli ha solo seguito l’esempio di tanti campioni dello sport e di tanti altri Italiani illustri (illustri?), circa 8.000 oggi. Certo,  Sinner ha imparato presto, a soli 22 anni, ma in compenso non si atteggia a moralista, non fa prediche e si limita a godersi i soldi. A differenza di tanti altri, tra i quali voglio ricordare almeno l’ingegner Carlo De Benedetti, l’ex proprietario della galassia Repubblica, tanto per intenderci, il quale con le sue imprese incassa in Italia ed ha la residenza fiscale in Svizzera. E mi fermo qui, per carità di Patria.

Elly Schlein e Vladimir Luxuria


Confesso la mia incompetenza sull’argomento, ma debbo ammettere che io ero rimasto a qualche anno fa, quando ancora gli omosex si dividevano in due sole categorie, gay e lesbiche, con al massimo una sola distinzione tra attivi e passivi. Poi le cose si sono complicate e la stessa sigla  LGBTQIA+ viene continuamente aggiornata ed allungata per tener conto di tutte le tendenze e di tutte le sfumature di comportamento. Ma di recente un dubbio atroce mi ha attraversato la mente, quando, dopo un primo momento di sbandamento perché ritenevo di essere finito in un museo degli orrori, mi sono ripreso ed ho osservato con attenzione la foto a fianco. Si sa che la Schlein, nata femminuccia, ama un’altra donna e che Luxuria, nato maschietto, ama un altro uomo. Ma non potrebbe succedere che, a parti invertite, i due finiscano con l’innamorarsi anche tra di loro? Ed in questo caso bisognerebbe parlare di relazione omo o di relazione etero?