Durante
la fiaccolata di ieri, 16 agosto 22,
svoltasi a Crotone in solidarietà al giovane Davide Ferrerio, aggredito e ridotto
in fin di vita da un quasi coetaneo, faceva bella mostra di sé un unico striscione con la scritta CROTONE DICE NO ALLA
VIOLENZA. Ferma restando la nostra vicinanza alla vittima e alla famiglia,
oltre che il nostro apprezzamento per l’iniziativa, ci si chiede se tutto sia
andato per il verso giusto e se la cerimonia debba considerarsi inappuntabile
nel suo svolgimento.
Intanto
perché definire fiaccolata un percorso di poche centinaia di metri e con poche
fiaccole rispetto al numero dei partecipanti? Perché non si è ritenuto
opportuno utilizzare tutto, o in buona parte, il lungomare, cosa che avrebbe
avuto un impatto emotivo ben più importante per l’intera città?
E
poi perché quell’unico striscione così banale
nella sua disarmante pochezza? Crotone dice no alla violenza e la cosa
non fa una piega, ma ci si chiede se oggi possa esistere in Italia, in Europa,
nell’universo mondo una qualche città, un paese, un borgo, un quartiere, un
condominio che dice sì alla violenza. C’era bisogno di farlo sapere, era tanto
importante divulgare una notizia così originale?
Forse
si poteva evitare qualunque striscione, ma, se proprio si voleva, si poteva
scrivere CROTONE: PERCHE’ TANTA VIOLENZA?
Perché è legittimo
chiedersi:
Perché a Crotone una
simile, disumana violenza, anche se ormai questa è un dato costante della
nostra società?
Perché, pur potendolo fare,
nessuno è intervenuto a difendere il giovane?
Perché l’aggressore, di
origine Rom, pare oltretutto senza alcun motivo plausibile, ha deciso di farsi “giustizia”
da solo in modo così feroce?
Si
spera che l’inchiesta giudiziaria possa far luce su tutti gli aspetti della
vicenda e che il colpevole sia condannato ad una pena esemplare, ma gli aspetti
reconditi e sociali della vicenda non saranno mai analizzati e disvelati, se
non ci sarà la volontà politica di risolvere alcuni nodi e problemi che da
troppo tempo attanagliano il nostro vivere quotidiano.
Perché
finora le tragedie, nel nostro Paese, sono spesso, se non sempre, servite a
fare passerella. E anche ieri qualche politico e i vari sindaci in prima fila e
con la fascia tricolore non sono mancati. Non potevano fare un passo indietro,
o almeno di lato? Non era meglio consentire che fosse solo la società civile ad
esprimere il suo dolore ed il suo sgomento? Qualche politico ha anche manifestato l’intenzione di
costituirsi Parte civile nel processo. Vedremo se avverrà e a che titolo. E,
tanto per non lasciarci privi di indicazioni culturali, non è nemmeno mancato
un Reverendo che, durante la cerimonia nella piazzetta del Carmine, ha ritenuto
opportuno ricordare l’insegnamento del Mahatma Gandhi, piuttosto che quello del
Vangelo, evidentemente ritenuto non adeguato alla bisogna.
Per
intanto tutto sembra convergere verso un unico fine, quasi a voler confermare
il titolo di un famoso saggio di Hannah Arendt sulla banalità del male.
Ezio
Scaramuzzino