mercoledì 17 agosto 2022

La banalità del male

 


Durante la fiaccolata di ieri,  16 agosto 22, svoltasi a Crotone in solidarietà al giovane Davide Ferrerio, aggredito e ridotto in fin di vita da un quasi coetaneo, faceva bella mostra di sé un unico striscione con la scritta CROTONE DICE NO ALLA VIOLENZA. Ferma restando la nostra vicinanza alla vittima e alla famiglia, oltre che il nostro apprezzamento per l’iniziativa, ci si chiede se tutto sia andato per il verso giusto e se la cerimonia debba considerarsi inappuntabile nel suo svolgimento.

Intanto perché definire fiaccolata un percorso di poche centinaia di metri e con poche fiaccole rispetto al numero dei partecipanti? Perché non si è ritenuto opportuno utilizzare tutto, o in buona parte, il lungomare, cosa che avrebbe avuto un impatto emotivo ben più importante per l’intera città?

E poi perché quell’unico striscione così banale  nella sua disarmante pochezza? Crotone dice no alla violenza e la cosa non fa una piega, ma ci si chiede se oggi possa esistere in Italia, in Europa, nell’universo mondo una qualche città, un paese, un borgo, un quartiere, un condominio che dice sì alla violenza. C’era bisogno di farlo sapere, era tanto importante divulgare una notizia così originale?

Forse si poteva evitare qualunque striscione, ma, se proprio si voleva, si poteva scrivere CROTONE: PERCHE’ TANTA VIOLENZA?

Perché è legittimo chiedersi:

Perché a Crotone una simile, disumana violenza, anche se ormai questa è un dato costante della nostra società?

Perché, pur potendolo fare, nessuno è intervenuto a difendere il giovane?

Perché l’aggressore, di origine Rom, pare oltretutto senza alcun motivo plausibile, ha deciso di farsi “giustizia” da solo in modo così feroce?

Si spera che l’inchiesta giudiziaria possa far luce su tutti gli aspetti della vicenda e che il colpevole sia condannato ad una pena esemplare, ma gli aspetti reconditi e sociali della vicenda non saranno mai analizzati e disvelati, se non ci sarà la volontà politica di risolvere alcuni nodi e problemi che da troppo tempo attanagliano il nostro vivere quotidiano.

Perché finora le tragedie, nel nostro Paese, sono spesso, se non sempre, servite a fare passerella. E anche ieri qualche politico e i vari sindaci in prima fila e con la fascia tricolore non sono mancati. Non potevano fare un passo indietro, o almeno di lato? Non era meglio consentire che fosse solo la società civile ad esprimere il suo dolore ed il suo sgomento? Qualche politico  ha anche manifestato l’intenzione di costituirsi Parte civile nel processo. Vedremo se avverrà e a che titolo. E, tanto per non lasciarci privi di indicazioni culturali, non è nemmeno mancato un Reverendo che, durante la cerimonia nella piazzetta del Carmine, ha ritenuto opportuno ricordare l’insegnamento del Mahatma Gandhi, piuttosto che quello del Vangelo, evidentemente ritenuto non adeguato alla bisogna.

Per intanto tutto sembra convergere verso un unico fine, quasi a voler confermare il titolo di un famoso saggio di Hannah Arendt sulla banalità del male.

Ezio Scaramuzzino

(seguono 16 firme dell'Associazione politico-culturale Popolo e Identità)

martedì 9 agosto 2022

In ricordo di Pasquale Attianese


 

A distanza di qualche giorno dalla sua scomparsa, ora che il tumulto dei ricordi si è come sedimentato ed ha ripreso la calma consistenza di ciò che è destinato a durare per sempre, mi piace ricordare Pasquale Attianese, un amico e collega che ci ha lasciati improvvisamente più soli. Di Pasquale, a voler parafrasare il titolo di un famoso film, posso dire “Io lo conoscevo bene“.

Certo, a Crotone, egli era conosciuto un po’ da tutti. La sua quarantennale attività di Docente di Latino e Greco al Liceo Pitagora l’aveva messo a contatto di tante famiglie ed anche io, all’inizio, lo avevo conosciuto in tale veste.  Si aggiungano a questo la sua competenza altissima di monetazione magno-greca e i tanti libri da lui pubblicati, che ne avevano fatto un’autorità indiscussa in materia. Le nostre strade si sono poi incrociate allorché entrambi ci siamo ritrovati  ad essere docenti dell’Istituto paritario Benedetto XVI ed in quell’occasione  ho avuto  il privilegio di poterlo apprezzare anche dal punto di vista umano.
Mi piace ricordare ora il suo eterno sorriso, le sue polemiche da burbero benefico quale in fondo egli era e che si sgonfiavano nel tempo di qualche minuto. Mi piace ricordare ancora le tante “pizze” che ci hanno visto insieme, le nostre escursioni in auto, il nostro piacere reciproco di ritrovarci  con i tanti amici e colleghi della scuola.
Caro Pasquale, siamo stati bene assieme e ci siamo voluti bene. Sempre a confidarci i nostri crucci, le poche volte che c’erano, con un tono tra il serio ed il faceto, che pareva essere diventato la cifra segreta del nostro modo di affrontare i problemi. Ma uno sgarbo, debbo ammetterlo, alla fine io l’ho ricevuto da te. Tu, che eri di qualche anno più giovane di me, mi hai preceduto nel lungo viaggio e mi hai dato il dispiacere della tua scomparsa. Ma non posso nemmeno escludere che in fondo si tratti soltanto del tuo ultimo sberleffo.
Io me ne vado, sembri volerci dire, i tempi sono quelli che sono ed io mi ero rotto. Arrangiatevi“.
Ezio Scaramuzzino