Lo
ammetto: Giorgia Meloni mi è simpatica. Alle ultime elezioni politiche l'ho
pure votata e quindi continua a sopravvivere in me quel feeling che, già da
qualche anno, mi aveva spinto a condividere molte delle sue posizioni.
In precedenza essa aveva suscitato in me
solo curiosità, poi, a poco a poco mi sono detto che la nostra meritava ben più
di una generica e banale simpatia. Era esploso intanto il fenomeno Meloni,
travolgente ed improvviso. I sondaggi la davano in continua crescita, la sua
autobiografia "Io sono Giorgia" diventava un caso editoriale e le
critiche feroci a lei rivolte da molti oppositori politici, anziché
danneggiarla, sembravano contribuire al suo successo.
Io non mi entusiasmo facilmente, anche
perché nel corso della mia ormai lunga vita ne ho viste tante e quindi il mio
tratto distintivo è caratterizzato dal disincanto. Ma questa volta mi sono
detto: vuoi vedere che la destra politica in Italia ha finalmente trovato un
leader degno di questo nome?
Sapevo bene che tra il dire e il fare c'è un
abisso e sapevo bene che altro è parlare dall'opposizione, altro poi è riuscire
a mantenere le promesse fatte. Solo per fare un esempio, sapevo bene che quel
suo parlare di blocco navale a proposito dell'immigrazione clandestina poteva
risultare solo velleitario. Insomma non mi facevo troppe illusioni, ma mi sono
convinto che si poteva almeno tentare.
Poi, il 26 settembre scorso, è successo
quel che è successo e la nostra Meloni, non solo ha vinto con l'appoggio di
tutto il centrodestra, ma ha surclassato gli avversari ed è diventata primo
ministro.
Sono appena passati i primi cento giorni del
suo governo ed il mio giudizio è ancora sospeso. I tempi che viviamo sono
semplicemente calamitosi, tra pandemie, guerra ed inflazione alle stelle, e
voglio ancora accordarle la mia fiducia, ma è chiaro che deve darsi una mossa.
Non quella di Ninì Tirabusciò ovviamente, anche perché lei non è una sciantosa.
Ma lei, che ha detto di essere Giorgia, di essere cristiana, di essere
Italiana, non ha mai detto di essere anche democristiana. Eppure...
Deve darsi da fare e non tergiversare, come
sta avvenendo nel recente caso degli anarchici e del 41 bis. Dopo alcuni giorni
di silenzio, ha saputo solo dire che tutti debbono abbassare i
toni. "Abbassare i toni"? Per trenta anni la sinistra ha accusato
Berlusconi di essere mafioso e ci sono ancora magistrati, al servizio del PD,
che continuano ad indagarlo. E Rampelli e Delmastro non possono denunziare
l'atteggiamento equivoco di certa sinistra tra Stato, anarchici, terrorismo e
mafia perché diversamente sarebbero “istituzionalmente poco corretti” ? E, quanto al cavaliere, puttaniere e
vanesio, nessuno può certamente sostenere che è un santo, ma definirlo mafioso
mi pare un po’ azzardato.
Ma qualche giustificazione Giorgia ce
l'ha. Lei deve superare non solo l'ostilità aperta dell'opposizione che
(Emiliano docet) ha giurato di farle "sputare sangue", ma deve
superare anche le insidie dei suoi alleati che, sotto sotto, non si rassegnano a passare in seconda fila. Per
il momento la nostra Meloni sopravvive e galleggia, ma è chiaro che questo non
può durare a lungo.
Di positivo, per una politica di destra,
c'è la sua attenzione ai problemi di finanza pubblica, mentre i suoi alleati,
pur di recuperare voti, non esitano talvolta a ricorrere ai vecchi sistemi
della promessa continua, anche a costo di scassare i conti dello Stato e di
mandare a carte 48 il debito pubblico, che costituisce ormai da decenni la
palla al piede di qualunque governo.
Che dire? Al punto in cui siamo, Meloni,
pur senza strafare, si sta nel complesso confermando una leader. Certo lei
stessa si rende conto che, per accontentare i suoi elettori, non può limitarsi
a farsi fotografare davanti al presepe e ad esibire in qualche circostanza la
figlioletta Ginevra, dichiarando che il suo orizzonte politico è legato ai cinque
anni di durata governativa. Chiede, legittimamente, di essere giudicata alla fine del suo mandato ed io riconosco le
sue ragioni, anche perché capisco che, se anche lei non è il meglio, certamente
è il meno peggio di ciò che passa il convento. E, con i tempi che corrono,
questo è già molto. D'altra parte Meloni è Meloni, mentre gli altri, e tra
questi includo il cavalier Berlusconi, il volenteroso Salvini, il parolaio
Renzi, il sovrastimato Calenda, l'evanescente Letta, il miracolato Conti; tutti
gli altri dico, tutti quelli, insomma, che le fanno una lotta esplicita o
sotterranea, per il momento nulla possono contro di lei.
La buonanima di Totò distingueva tra uomini e caporali. Noi dobbiamo almeno distinguere i meloni, gialli, intensi e saporiti, da altre cucurbite acquose e insapori, quando addirittura non dobbiamo distinguerli dalle zucchine e dai cetrioli, che abbondano sul palcoscenico della politica nostrana. D'altra parte la speranza è l'ultima a morire. E così sia.
Ezio Scaramuzzino