venerdì 10 febbraio 2023

Meloni ed altre cucurbite


 

Lo ammetto: Giorgia Meloni mi è simpatica. Alle ultime elezioni politiche l'ho pure votata e quindi continua a sopravvivere in me quel feeling che, già da qualche anno, mi aveva spinto a condividere molte delle sue posizioni.

        In precedenza essa aveva suscitato in me solo curiosità, poi, a poco a poco mi sono detto che la nostra meritava ben più di una generica e banale simpatia. Era esploso intanto il fenomeno Meloni, travolgente ed improvviso. I sondaggi la davano in continua crescita, la sua autobiografia "Io sono Giorgia" diventava un caso editoriale e le critiche feroci a lei rivolte da molti oppositori politici, anziché danneggiarla, sembravano contribuire al suo successo.

        Io non mi entusiasmo facilmente, anche perché nel corso della mia ormai lunga vita ne ho viste tante e quindi il mio tratto distintivo è caratterizzato dal disincanto. Ma questa volta mi sono detto: vuoi vedere che la destra politica in Italia ha finalmente trovato un leader degno di questo nome?

Sapevo bene che tra il dire e il fare c'è un abisso e sapevo bene che altro è parlare dall'opposizione, altro poi è riuscire a mantenere le promesse fatte. Solo per fare un esempio, sapevo bene che quel suo parlare di blocco navale a proposito dell'immigrazione clandestina poteva risultare solo velleitario. Insomma non mi facevo troppe illusioni, ma mi sono convinto che si poteva almeno tentare.

        Poi, il 26 settembre scorso, è successo quel che è successo e la nostra Meloni, non solo ha vinto con l'appoggio di tutto il centrodestra, ma ha surclassato gli avversari ed è diventata primo ministro.

Sono appena passati i primi cento giorni del suo governo ed il mio giudizio è ancora sospeso. I tempi che viviamo sono semplicemente calamitosi, tra pandemie, guerra ed inflazione alle stelle, e voglio ancora accordarle la mia fiducia, ma è chiaro che deve darsi una mossa. Non quella di Ninì Tirabusciò ovviamente, anche perché lei non è una sciantosa. Ma lei, che ha detto di essere Giorgia, di essere cristiana, di essere Italiana, non ha mai detto di essere anche democristiana. Eppure... 

         Deve darsi da fare e non tergiversare, come sta avvenendo nel recente caso degli anarchici e del 41 bis. Dopo alcuni giorni di silenzio, ha saputo solo dire che tutti debbono abbassare i toni. "Abbassare i toni"? Per trenta anni la sinistra ha accusato Berlusconi di essere mafioso e ci sono ancora magistrati, al servizio del PD, che continuano ad indagarlo. E Rampelli e Delmastro non possono denunziare l'atteggiamento equivoco di certa sinistra tra Stato, anarchici, terrorismo e mafia perché diversamente sarebbero “istituzionalmente poco corretti”  ? E, quanto al cavaliere, puttaniere e vanesio, nessuno può certamente sostenere che è un santo, ma definirlo mafioso mi pare un po’ azzardato.

        Ma qualche giustificazione Giorgia ce l'ha. Lei deve superare non solo l'ostilità aperta dell'opposizione che (Emiliano docet) ha giurato di farle "sputare sangue", ma deve superare anche le insidie dei suoi alleati che, sotto sotto, non  si rassegnano a passare in seconda fila. Per il momento la nostra Meloni sopravvive e galleggia, ma è chiaro che questo non può durare a lungo.

        Di positivo, per una politica di destra, c'è la sua attenzione ai problemi di finanza pubblica, mentre i suoi alleati, pur di recuperare voti, non esitano talvolta a ricorrere ai vecchi sistemi della promessa continua, anche a costo di scassare i conti dello Stato e di mandare a carte 48 il debito pubblico, che costituisce ormai da decenni la palla al piede di qualunque governo.

        Che dire? Al punto in cui siamo, Meloni, pur senza strafare, si sta nel complesso confermando una leader. Certo lei stessa si rende conto che, per accontentare i suoi elettori, non può limitarsi a farsi fotografare davanti al presepe e ad esibire in qualche circostanza la figlioletta Ginevra, dichiarando che il suo orizzonte politico è legato ai cinque anni di durata governativa. Chiede, legittimamente, di essere giudicata  alla fine del suo mandato ed io riconosco le sue ragioni, anche perché capisco che, se anche lei non è il meglio, certamente è il meno peggio di ciò che passa il convento. E, con i tempi che corrono, questo è già molto. D'altra parte Meloni è Meloni, mentre gli altri, e tra questi includo il cavalier Berlusconi, il volenteroso Salvini, il parolaio Renzi, il sovrastimato Calenda, l'evanescente Letta, il miracolato Conti; tutti gli altri dico, tutti quelli, insomma, che le fanno una lotta esplicita o sotterranea, per il momento nulla possono contro di lei.

        La buonanima di Totò distingueva tra uomini e caporali. Noi dobbiamo almeno distinguere i meloni, gialli, intensi e saporiti, da altre cucurbite acquose e insapori, quando addirittura non dobbiamo distinguerli dalle zucchine e dai cetrioli, che abbondano sul palcoscenico della politica nostrana. D'altra parte la speranza è l'ultima a morire. E così sia.     

Ezio Scaramuzzino