domenica 18 febbraio 2024

80 anni. Grazie.

 


Sono ottanta anni oggi. 80 anni…a pensarci bene, non so se gioirne o esserne triste. Intanto sono contento che tutto sia filato liscio, perché qualche pericolo l’ho corso durante il giorno. Il pericolo più grosso è stato quello di un parente che voleva mandarmi una torta con 80 candeline da accendere al momento opportuno. Sono riuscito a dissuaderlo, perché da qualche mese hanno variato le rotte degli aerei diretti all’aeroporto  Sant’Anna di Isola. E che c’entrano gli aerei?, direte voi. C’entrano, c’entrano. Fate conto che un aereo della Ryan Air si trova a passare, mentre io, sulla veranda, mi trovo a festeggiare. La Ryan Air è una compagnia low cost con piloti low cost che magari confondono le 80 candeline accese con una pista d’atterraggio. Ci avete pensato alle conseguenze?

Comunque, a parte le facezie, i miei anni me li porto bene e quasi quasi mi vien voglia di toccare ferro. Il segreto? Ve lo rivelo gratis. E’ solo un fatto psicologico, che prescinde dalle diete, dalle cure, dagli esercizi fisici e da tutto ciò che in discorsi del genere viene sopravvalutato. Il segreto, (ma vi prego di non dirlo troppo in giro), è quello di contare gli anni fino a venti e poi riprendere il conteggio da uno. Io, per dire, oggi non festeggio 80 anni, ma 20 anni per la quarta volta. E così il problema aritmetico è superato. Una variante di questa ipotesi è quella di convincersi e poi dire che si festeggiano i 20 anni, con 60 anni di esperienza alle spalle. Non vi pare?

Certamente non bisogna però esagerare con la storiella dei 20 anni, perché si deve pur ammettere che qualche segno del tempo traspare. Io, per esempio, sono quasi completamente pelato, ma ho incominciato ad essere pelato già da giovane. Anzi, a dirla tutta, ci sono nato pelato. E poi? Ci sono anche dei vantaggi in questa condizione.  Vuoi mettere l’assillo per la cura dei capelli, che io non ho mai avuto? Le lozioni che non ho usato, i barbieri che non ho frequentato se non raramente,… Unico inconveniente è che ho speso qualche soldo in più in saponi per il viso. E sì, perché il mio viso incomincia dal mento e finisce alla nuca… purtroppo.

Comunque, non potendolo fare singolarmente, perché siete  in tanti, ringrazio tutti quelli che mi hanno espresso gli auguri, che certamente mi hanno fatto piacere, e, a pensare che 80 anni fa sono venuto alla luce, ringrazio pure l’ENEL… per la collaborazione. Grazie di nuovo e, ricordatelo per il futuro, io non sono vecchio… sono soltanto diversamente giovane…

 


domenica 4 febbraio 2024

Jendu vinendu 20 - Salis - Sgarbi

 

Ilaria Salis 


Ilaria Salis, il caso del giorno. Non mi soffermo sugli aspetti penali della sua vicenda, ma solo su quelli umani e di costume. Libera lei, antifascista ed estremista di sinistra, di ritenere che il compito fondamentale della sua esistenza sia quello di manganellare chi è anticomunista ed estremista di destra. L’importante che metta in conto che, così facendo, le può capitare di finire in galera, se non in Italia, cosa molto improbabile con la magistratura che ci ritroviamo, perlomeno in uno stato straniero, nel nostro caso l’Ungheria. Dove lei aveva deciso di trascorrere qualche giorno di vacanza, non per visitare il lago Balaton o per fare qualche escursione lungo il Danubio, ma con l’intento di scovare i suoi “nemici”, riuscendo peraltro a mandarne qualcuno in ospedale.

Alti lamenti da parte del suo affettuosissimo genitore, per le catene ai polsi e ai piedi durante l’udienza in tribunale, ma soprattutto per il trattamento ricevuto durante la detenzione in carcere. La sua compagnia di giro ed il padre sostengono che è stata trattata come un animale, che le sono stati dati vestiti sudici, sgualciti e maleodoranti, e soprattutto accusano le autorità ungheresi di non averla nutrita bene, talché la signorina Ilaria sarebbe dimagrita in pochi mesi di ben 10 kili.

Ora io non nascondo che da qualche tempo ho qualche problema di vista, ma, durante i video  dedicati al caso da varie trasmissioni tv, ho inforcato bene gli occhiali e mi sono premurato pure di alzarmi ed avvicinarmi allo schermo, perché la cosa mi incuriosiva oltremodo e temevo di dover vedere una persona distrutta e quasi in fin di vita. Ho visto invece una giovane donna, con un paio di jeans molto attillati e con un maglione niente male, che, nonostante fosse ammanettata, dispensava sorrisi a destra e a manca, che manco Wanda Osiris ai tempi d’oro del varietà meneghino.

Inoltre, ed è questa la cosa che mi ha colpito di più, la signorina era piuttosto  in carne ed appariva anche piacente, talché non potevo fare a meno di pensare ai dieci kili perduti ed a quello che presumibilmente doveva essere prima di incominciare la dieta carceraria.

Staremo a vedere, ovviamente, come finirà il processo, che per molti aspetti ricorda, alla rovescia, quello dell’anarchico Cospito, lui sì ridotto pelle ed ossa in carcere, anche se per un digiuno volontario e di protesta.

Vittorio Sgarbi


Si è dimesso da sottosegretario. Forse era tempo che lo facesse, o forse no, dipende dai punti di vista, ma qui non entro nel merito dei suoi problemi politici e penali.

Sgarbi era notoriamente un semiesaltato, che aveva una grande stima di se stesso, e questo non gli aveva impedito di incappare, nel corso della sua variopinta esistenza, in qualche topica clamorosa. Mi raccontano che nel 2001,  sempre come sottosegretario in un governo Berlusconi, da cui anche allora in seguito sarebbe stato costretto a dimettersi, si presentò all’Ufficio scolastico regionale di Catanzaro. Lasciò dietro la scorta e si presentò solo all’ingresso, così, per vedere che effetto faceva la sua presenza.

-Buon giorno, sono il Sottosegretario ai beni culturali, vorrei parlare con il Sovrintendente.

L’usciere, che evidentemente aveva idee confuse sui vari gradi della burocrazia ministeriale, gli rispose:

-Ha un appuntamento?

-No, non ce l’ho, non ce n’è bisogno, sono il Sottosegretario.

-Qui, senza appuntamento, non entrano nemmeno i Presidi ed i Segretari, figuriamoci i Sottosegretari.

-Ma io sono Sgarbi.

-Con sgarbi o con garbi, la regola vale per tutti.

Ci volle poi un bel po’ perché entrasse.

Nottambulo per passione, più di una volta Sgarbi non si fece scrupolo di svegliare in piena notte guardiani e direttori di musei  minori, disseminati in tutt’Italia, sol perché gli era venuta una voglia irrefrenabile di vedere un quadro o una statua. Ma una volta gli andò male, non per un museo, ma per un ristorante, e non in Italia, ma in Svizzera, a Lugano. Si trovava lì con alcuni amici e dopo la mezzanotte era arrivato all’ “Antica osteria del porto”, che aveva appena chiuso. Venne bussato, ma invano. Allora Sgarbi gridò: Sono Sgarbi. Ma il ristorante non aprì e Sgarbi in quell’occasione capì che adoperare un nome famoso in casi simili comporta comunque dei rischi. Quelli di dentro, invece di correre ad aprire, erano rimasti zitti e quasi certamente facevano manichetto all’indirizzo del grande uomo.