giovedì 7 marzo 2024

Pulcinella e dintorni



Istruttivo, per capire i tempi che stiamo vivendo, il caso Barbara Balzerani, la terrorista delle Brigate Rosse, morta qualche giorno fa all'età di 75 anni. La Balzerani, come è ampiamente risaputo, aveva qualche omicidio sulle spalle tra cui quello di Aldo Moro, al quale lei aveva partecipato come esponente di punta del gruppo terroristico. Orbene, nonostante tutto, la Balzerani è morta nel suo letto, ormai libera, dopo avere scontato qualche anno di galera. Pace all'anima sua, o, come oggi si usa nei social, RIP, acronimo del latino "requiescat in pace", o, se si preferisce, dell'inglese "rest in peace", e che, entrambi, significano "riposi in pace". Ma evidentemente un semplice RIP non è bastato ai tanti nostalgici di quel periodo glorioso, glorioso ovviamente per i tanti "rivoluzionari da salotto" in servizio permanente effettivo. Perché una certa professoressa della Sapienza di Roma, Donatella Di Cesare, una che molto probabilmente è arrivata in quel posto per meriti politici, come sempre più spesso avviene o avveniva nell'Italia gloriosa del potere "sinistrato", ordinaria di filosofia teoretica, si è sentita in obbligo di pubblicare un tweet di esaltazione della terrorista defunta. “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna” aveva scritto la Di Cesare, accompagnando le parole con una foto della Balzerani. Già questo sarebbe stato troppo. Ma non è finita qui, perché, dopo una mezza ritrattazione della Di Cesare, che è apparsa come una pezza peggiore del buco, è intervenuta la madre badessa dell'ateneo romano, la rettoressa/rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, probabilmente un'altra  arrivata lì per meriti politici, che ha espresso “sconcerto per quanto dichiarato sui social dalla professoressa Donatella Di Cesare in merito alla scomparsa di Barbara Balzerani". Avete capito bene: la rettoressa ha espresso "sconcerto" per quanto dichiarato dalla docente. Nell'Italia di Pulcinella, quale ormai è diventato il nostro Paese, la cosa più forte che una rettoressa riesce ad esprimere in una vicenda del genere è, udite udite, "sconcerto". E bisogna essere pure contenti dello "sconcerto". Perché, se l'Italia non fosse ormai ridotta a paese di Pulcinella, se l'Italia insomma non fosse l'unico paese al mondo dove l'unica festa che dura eternamente è il Carnevale, se l'Italia fosse un paese poco poco serio, gli organi accademici, invece di esprimere sconcerto, una docente del genere l'avrebbero licenziata in tronco, prendendola a calci in culo, e l'avrebbero mandata nei campi a raccogliere ulive e patate, con tanto di rispetto per i raccoglitori di ulive e patate, perché all'agricoltura, come si sa, mancano tante braccia. Ma in Italia, purtroppo, tutto questo non avviene.






Nessun commento:

Posta un commento