La cosa più strana, circa
l'avvenimento di cui hanno parlato i giornali e che va sotto il nome di rivolta
delle sette, è che essa era stata fissata per le sei. Ma in realtà poteva esser
fissata per un'ora qualsiasi, poiché per sette s'intendeva non l'ora, ma le
associazioni segrete che pullulano in quel paese. Sette, plurale di setta.
Purtroppo, finché c'è una
sola setta, tutta va liscio; ma, quando esse cominciano a moltiplicarsi, si
salvi chi può. E questa fu causa non ultima dei guai a cui andò incontro il
moto insurrezionale.
Difatti gli organizzatori
fissarono la sommossa, come detto, per le sei del pomeriggio. Ora comoda, né
troppo presto né troppo tardi, che permetteva a tutti di parteciparvi senza
scombussolare né l'orario d'ufficio né quello della cena. I congiurati si
passarono la voce, come è buon uso nelle congiure; e del resto non si può fare
diversamente in questi casi, e bisogna farlo con le dovute cautele. Un
congiurato, passando accanto a un altro, mormorava in fretta, senza guardarlo,
per non dar nell'occhio agli altri passanti:
« Ci vediamo alla rivolta
delle sette ».
L'altro credeva che
alludesse non alle associazioni, ma alle ore. Né, del resto, poteva stare a
domandare spiegazioni, anzi doveva filar via come niente fosse. Cosi pure, si
svolgevano dialoghi di questo genere:
« Anche tu fai parte della
rivolta... ».
« ... delle sette, sì. »
E i capi facevano
circolare l'ordine: « Domani, tutti alla rivolta delle sette! Nessuno manchi». Conclusione:
la maggior parte dei congiurati si presentò alle sette invece che alle sei.
Voi capite che, in una faccenda di questo genere, un ritardo può esser
fatale. Determinò il fallimento. Fu per questo che, in un successivo tentativo,
l'ora della rivolta fu fissata, a scanso d'equivoci, per le sette. Col che gli
organizzatori ottennero che, nominando soltanto il moto sedizioso, si diceva
contemporaneamente anche l'ora per cui era fissato e, d'altro canto, dicendo
l'ora, si indicava anche a quale moto si alludeva, con evidente risparmio di
tempo e di spesa, per tutto quello che si riferisce a stampati, circolari, ecc.
Alcuni più pignoli dicevano:« La rivolta delle sette delle sette ».
Ora bisogna sapere che le
sette, in quel paese, erano una ventina, ma alla rivolta partecipavano soltanto
sette di esse, e non fra le più importanti. Quindi fu necessario dire: «La
rivolta delle sette sette», oppure: «La rivolta delle sette sette delle sette».
Ciò anche quando, prevalendo la tendenza unificatrice, le sette si ridussero a
sette. Ogni setta era composta di sette membri, i quali erano chiamati i sette
delle sette sette, e il loro moto sovversivo si chiamò la rivolta dei sette
delle sette sette delle sette.
La cosa grave è che c'era
un'altra rivolta, o meglio una contro-rivolta, un movimento reazionario,
insomma, i cui promotori nulla avevano a che fare con la prima e anzi erano
contro di essa e contro ogni setta. Disgraziatamente questi, ignorando che
l'altra rivolta era fissata per le sette, fissarono per la stessa ora anche la
loro. Non vi dico quello che successe fra i congiurati delle due parti, che fecero
confusioni tremende, sicché gli antisette finirono fra le sette, verso le sette
e mezzo, e le sette, fra gli antisette alle sette.
La contro-rivolta si
chiamò la rivolta delle sette degli antisette contro la rivolta dei sette delle
sette sette delle sette.In attesa che essa scoppiasse, i congiurati giocavano a
tressette. E questi giuochi passarono alla storia come i tressette della
rivolta antisette delle sette, contro quella dei sette delle sette sette delle
sette.
Un caso curioso avvenne
quando uno dei sette congiurati della rivolta delle sette contro quella dei
sette delle sette sette, giocando al tressette verso le sette, si fece un sette
ai pantaloni: e questo si dovette chiamarlo il sette del tressette d'uno dei
sette della rivolta antisette delle sette contro quella dei sette delle sette
sette delle sette.
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