E’ morto Giacinto Pannella, detto Marco. In queste ore infuriano su stampa e TV i necrologi, i ricordi, i commenti, tutti improntati all’ammirazione e alla celebrazione. Certo, nihil de mortuis nisi bonum, dei morti non si può che parlar bene, e anche io mi associo, per quel che possono valere le mie modeste parole, alla celebrazione universale. Ma fu vera gloria? Marco Pannella ci teneva ad essere, e ad apparire, una persona fondamentalmente schietta e quindi certamente non si dispiacerà se io, nell'allisciamento generale del pelo, mi permetterò di fargli anche il contropelo.
Dunque. Pannella incominciò a diventare famoso con il trionfo nei referendum su divorzio ed aborto. Furono meriti quelli? E’ indubbio che per molti lo furono. Ma, col senno di poi, furono quelle veramente delle vittorie o non piuttosto l’inizio di una frana che di recente è approdata alle unioni civili, alle coppie di fatto, all’utero in affitto e presto (c’è da giurarlo) porterà all’eutanasia, alla liberalizzazione delle droghe pesanti, all'accettazione della pedofilia e dell’incesto?
Lo so: è antipatico
atteggiarsi a depositari esclusivi del bene e della verità e io sono ben lontano
dall’avere simili certezze. So bene che a tante persone queste cose piacciono,
che per tante persone la somma disponibilità e manipolazione della propria vita equivale alla massima libertà possibile e che
probabilmente anche la desertificazione delle nascite, se è conseguenza della
libera scelta e del libero convincimento degli individui, rappresenta l’optimum perfino per i popoli allegramente destinati alla scomparsa.
Ma non è tutto. Pannella
creò anche Radio Radicale, una radio che vanta una media di qualche centinaio
di ascoltatori al giorno. Orbene questa radio è stata mantenuta, e penso che
continui ad essere mantenuta, dal finanziamento pubblico. Ricordo che Pannella, incurante dello sperpero, difese
sempre strenuamente questa sua creatura, arrivando a ricattare talvolta singoli
uomini politici ed interi governi pur di avere i miliardi di lire che gli
servivano a sistemare qualche suo amico.
Ma, dal punto di vista
finanziario, in un altro ambito egli riuscì ad eccellere, in anticipo, in netto
anticipo sui tempi rovinosi del debito pubblico e dell’attuale dissesto
finanziario. Probabilmente non tutti lo sanno, perché i media e le lacrime di
oggi tendono a stendere un velo pietoso su questo aspetto della sua attività politica,
ma certe cose bisogna pur dirle.
Orbene bisogna sapere che
da qualche tempo il fu partito Radicale non riesce quasi più ad eleggere
qualche deputato o senatore, ma ci furono tempi gloriosi, gli anni 80-90 del
Novecento, in cui tra Camera e Senato veniva eletta una discreta pattuglia di
rappresentanti radicali, una ventina circa. Erano gli anni giocondi dei
superstipendi, dei superfinanziamenti ai partiti, dei vitalizi, gli anni in cui esplodeva quel debito pubblico che ancora oggi ci sommerge. Beh, Pannella ci
mise allegramente del suo, contribuendo, per quanto dipendeva da lui, a
quell’esplosione. Aveva, a tal proposito, ideato un sistema particolarmente
ingegnoso per aumentare le entrate del partito e dei rappresentanti radicali e,
a quel che ne so, fu l’unico ad applicarlo in modo rigoroso e quasi
scientifico. Allora i vitalizi dei parlamentari scattavano anche se si era
stati deputati o senatori per un solo giorno e Pannella costrinse tutti gli
eletti a dimettersi a rotazione in modo da far subentrare i primi dei non
eletti. Insomma, per farla breve, 20 eletti radicali comportavano a fine
legislatura almeno il doppio o il triplo dei vitalizi. Il fatto che poi quei vitalizi fossero in
parte dirottati nelle casse del partito non attenua la gravità della cosa. A coronamento bisogna pur dire che il Partito radicale era ufficialmente contro il finanziamento pubblico dei partiti.
Potrei continuare con
qualche altra furbata del simpatico Marco, ma preferisco fermarmi qui.
Marco, o Giacinto, se preferisci essere chiamato così, scusami se ho ricordato qualche cosetta che forse preferivi non
fosse ricordata. Ma non ce l’ho fatta. Tu eri una persona schietta ed immagino
che, anche adesso che sei lontano dalle miserie della vita, continui ad essere
una persona schietta. Sono certo che ami la verità, non le sciocchezze
che si stanno dicendo su di te in questi tempi calamitosi.
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