E’ tempo di
campagna elettorale ed è tempo anche di piazzisti. Flat tax, reddito di
inclusione, reddito di cittadinanza, abolizione delle tasse universitarie,
abolizione del canone RAI, abolizione del bollo auto, 80 € mensili per tutti,
bonus bebé, dentiere gratis per tutti: sono in ordine di tempo le ultime
offerte pervenuteci dai piazzisti di cui sopra. Ma non è detto che l’elenco sia
completo: mancano ancora la cura gratuita delle unghie incarnite, la cura
gratuita delle fistole e delle emorroidi e probabilmente, ma solo
probabilmente, il ventaglio delle offerte potrà considerarsi completo.
Certo ogni
nazione ha i politici che si merita, ma, per quanto riguarda l’Italia, pare che
la spinta al ribasso stia diventando una tendenza difficilmente arrestabile.
Solo per una questione di serietà e solo per questo, ritengo sarebbe opportuno
che in una competizione elettorale i partiti si astenessero dal fare promesse
di tipo fiscale-finanziario, ma capisco bene che una proposta del genere
rasenta l’utopia e quindi teniamoci le promesse, teniamoci questi partiti e
questi candidati e cerchiamo di tirare avanti e di sopravvivere.
Intanto nel
mare magnum di queste promesse una cosa appare subito evidente e cioè che la
torta da spartire è insufficiente, è sempre quella e che l’unica cosa che
cambia è il modo di spartirla e di suddividerla tra tutti gli invitati. E’ un
po’ come la classica coperta troppo corta: la tiri da una parte e resti
scoperto dall’altra. E questo succede anche perché la nostra classe politica ha
un orizzonte ristretto, si limita a pensare all’oggi, al successo ed ai
vantaggi immediati e non riesce a pensare al domani: figuriamoci quindi se
riesce a pensare al dopodomani o, addirittura, al futuro. Il futuro? E che
cos’è il futuro per i nostri politici? Una cosa inconcepibile, una cosa vaga e
fumosa, per la quale non è il caso di spendersi più di tanto e di sprecare
preziose risorse, meglio utilizzabili per procurarsi qualche voto e sperare di
non essere trombati alle prossime elezioni.
E invece la
differenza tra un politico e uno statista consiste proprio in questo. Diceva la
buonanima di Giulio Andreotti, il divo Giulio, che, quando ogni tanto si
trovava ad accompagnare Alcide De Gasperi in chiesa, De Gasperi ci andava per
parlare con Dio, mentre lui ci andava per parlare col sagrestano e col prete,
che disponevano del voto.
Per ritornare
al nostro discorso iniziale, io penso che, a prescindere dalle promesse più o
meno serie che tanti politici stanno facendo in vista delle elezioni, due sono
i problemi più grossi che il nostro Paese si trova ad affrontare e dalla
soluzione dei quali dipende veramente il nostro futuro, o almeno quello delle prossime
generazioni: il debito pubblico e l’immigrazione clandestina.
E’ inutile
farsi illusioni: l’Italia potrà continuare a vivere nel futuro più o meno
prossimo, almeno per come essa è, per come la conosciamo e per come speriamo
che sia, solo se riuscirà a trovare una qualche soluzione a questi due grossi e
drammatici problemi. Non ci vuol molto a capire che dalla soluzione di questi
due problemi dipende la soluzione di tutti gli altri, anche quello del canone
Rai o delle dentiere.
Eppure basta
seguire un qualunque dibattito politico per capire che il problema del
debito pubblico è allegramente ignorato, quando non è addirittura capovolto per
favorire ulteriore debito, e quello dell’immigrazione clandestina è affrontato
solo di sguincio e quasi con una certa sufficienza, quando anche esso non è
addirittura capovolto per favorire ulteriore immigrazione.
Ricordo che io
stesso scoprii circa trenta anni fa l’esistenza del problema del debito quando
una mattina vidi a scuola un collega piuttosto preoccupato. Gli chiesi
premurosamente se gli era successo qualcosa e lui, tra il serio ed il faceto,
mi rispose che era preoccupato perché nell’ultimo anno (era il 1987) il debito
pubblico dell’Italia (ricalcolato in €) era passato da 463 miliardi a 524
miliardi di €, dall’89% al 90% del PIL (al momento in cui scrivo è di 3.200
miliardi di €, il 133% del PIL). Ora io non dico che bisogna fare come il mio
collega e magari non dormirci ogni volta
che il debito pubblico aumenta o ogni volta che arriva in un porto italiano una
nave carica di clandestini. Oltre tutto finiremmo col non dormire più,
diventeremmo insonni e saremmo costretti a ricorrere al Tavor. Ma, in tutta
onestà, penso che i due problemi meritino più attenzione di quanta normalmente
la nostra classe politica è disposta a riservargliene.
Ora, anche tra
i vari partiti, la posizione sui due problemi è abbastanza variegata, per cui
penso sia importante avere un quadro sintetico della situazione, che consenta
di farsi idee chiare sui due problemi e poter decidere a chi dare o non dare il
nostro voto alle prossime consultazioni. Il prospetto che segue l’ho trovato su
Internet, lo considero abbastanza chiaro e affidabile, per cui, con qualche
aggiustamento, ho deciso di riproporlo.
La tabella
contiene l’elenco dei partiti politici più importanti e la loro posizione
rispetto ai due problemi, con un voto compreso tra 1 e 5; 5 significa che per
il partito il problema è grave e va risolto o almeno affrontato; 1 che non è
importante e che può essere trascurato. La somma tra i due voti indica la
classifica dei partiti più sensibili nei confronti dei due problemi.
Partito
|
Leader
|
Debito
pubblico
|
Immigrazione
|
Totale
|
Fratelli d’Italia
|
Meloni
|
2
|
5
|
7
|
Lega
|
Salvini
|
3
|
5
|
8
|
Forza Italia
|
Berlusconi
|
2
|
4
|
6
|
Partito Democratico
|
Renzi
|
2
|
2
|
4
|
Liberi e uguali
|
Grasso
|
1
|
1
|
2
|
Movimento 5 Stelle
|
Di Maio
|
1
|
2
|
3
|
Considerato
che il punteggio massimo è 10, la classifica finale è la seguente: Lega 8/10;
Fratelli d’Italia 7/10; Forza Italia 6/10; Partito Democratico 4/10; Movimento
5 Stelle 3/10; Liberi e Uguali 2/10.
Non pretendo
di convincervi, ma io la vedo così. Coraggio! Ed auguri!
Ezio Scaramuzzino
Ezio Scaramuzzino
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