Mi
permetto di parafrasare il titolo di una famoso libro di Giuseppe Berto, che
nel lontano 1971, con la sua orgogliosa indipendenza e la sua capacità di
andare contro corrente, si permetteva, a ragione, di non disperare e di
lanciare una sua proposta per il futuro.
Oggi, almeno dal punto di vista giudiziario,
non è che la situazione sia migliore e la recente sentenza della magistratura
genovese sui conti della Lega, fino al recupero immediato dei famosi 49 milioni di Euro, appare una clamorosa
conferma del marasma legislativo e dell’arbitrio che sembrano caratterizzare la
nostra democrazia (democrazia?).
Intanto qualche precisazione, per avere una
quadro passabilmente chiaro del problema.
1-I
fatti risalgono a circa dieci anni fa, quando segretario della Lega era Bossi e
l’amministratore era Belsito.
2-
I soldi contestati sono poco più di 300.000 Euro, ma i giudici pretendono il
recupero di 49 milioni di Euro, cioè l’intero ammontare del finanziamento
pubblico ricevuto dalla Lega negli anni 2008- 2010 (ora il finanziamento
pubblico non esiste più), contestandone l’invalidità di principio per l’intero
ammontare, perché considerato infedele.
3-
In un caso analogo il partito La Margherita, con Rutelli segretario e Lusi
amministratore, non fu tenuto a rimborsare i soldi rubati e anzi fu considerato
parte lesa e risarcito.
4-Bossi
e Belsito sono stati condannati solo in primo grado, ma i giudici non si sono
fermati davanti ad una simile quisquilia, pretendendo il recupero immediato dei
soldi e condannando la Lega di Salvini a morte certa per asfissia.
5-E’
la prima volta che un fatto del genere avviene in una democrazia occidentale.
Ma L’Italia è ancora una democrazia o per molti aspetti si è avvicinata alla
Turchia di Erdogan e al Venezuela di Maduro, dove i partiti vengono sciolti per
sentenza di un giudice?
Fatte queste premesse, altre considerazioni
sono di rigore. Conosciamo tutti le traversie giudiziarie di Salvini per il
caso della nave Diciotti e, per quanto Salvini appaia sicuro ed a tratti
spavaldo, non è per nulla sicuro che alla fine egli possa uscirne vincente
contro l’universo mondo della casta dei giudici e dell’oligarchia giudiziaria.
Certo, la storia si ripete e non è per nulla consolante il riandare a note,
malinconiche e tristi vicende che vedono in ballo la destra politica in Italia.
L’ex Presidente della Repubblica Giovanni
Leone, considerato di destra ed inviso alla sinistra politica, fu coinvolto in
un processo per tangenti (Caso Lockheed) e fatto fuori con un processo grottesco
ed umiliante, che alla fine lo vide
completamente innocente (quando ormai però era troppo tardi). L’ex Presidente
della Repubblica Francesco Cossiga, anche lui considerato di destra ed inviso
al PCI, deriso e considerato pazzo, fu coinvolto nel caso Gladio, minacciato
dai giudici in vario modo ed infine costretto a dimettersi prima della scadenza
del mandato. Di Berlusconi nemmeno parliamo. Accusato di tutto, tranne che
dello scoppio delle Guerre Puniche, fu demonizzato dalle sinistre, che alla
fine, non riuscendo a toglierlo di mezzo, decisero di farsi dare una mano
dall’amico partito dei magistrati. E questi lo condannarono per evasione
fiscale (lo stesso era avvenuto con Al Capone) e ne provocarono l’espulsione
dal Senato.
Ora è il turno di Salvini, il quale però ha
un grande vantaggio rispetto ai suoi illustri predecessori. Intanto è un tipo
tosto e, soprattutto, non può essere ricattato, perché non ha nulla da
perdere: non è ricco, non ha industrie, non ha ville. Le uniche sue ricchezze
sono la dignità, la decisione, il coraggio e, soprattutto, un grosso seguito
popolare, che attualmente lo pone alla testa del primo partito italiano (almeno
nei sondaggi). Certo, Salvini è molto amato, ma è anche molto odiato, di un
odio profondo, viscerale, bestiale, che gli fa correre qualche pericolo, anche
fisico.
Intanto c’è da chiedersi perché l’Italia
debba sottostare per l’eternità ad una legge non scritta, ma da tutti
conosciuta, che la rende per molti aspetti figlia di un dio minore. E questa
legge dice che nel nostro Paese la sinistra deve sempre governare, con le buone
o con le cattive e che, quando la sinistra è in difficoltà e non riesce a
vincere con il gioco elettorale della democrazia, allora è lecito ricorrere
all’ausilio dei giudici che provvedono a rimettere le cose a posto.
E’ una storia vecchia, logora, ormai
nauseante, che potrebbe indurre alla disperazione o alla rassegnazione, ma che
questa volta è auspicabile possa avere una clamorosa smentita.
La storia, diceva qualcuno, non si ripete
sempre allo stesso modo. Una prima volta si ripete come tragedia, la seconda
volta, il più delle volte, come farsa. E la vicenda Salvini, con le grottesche
accuse sul caso della nave Diciotti e ora con il sequestro di milioni che non
esistono se non nella mente malata di qualche giudice, promette di avere tutti
i contorni di una vicenda allucinante e risibile.
E con queste mie considerazioni non
considero chiuso il caso. Io non so che cosa decideranno Salvini e lo stato
maggiore della Lega. Ma intanto, per l’immediato futuro, voglio dare un
consiglio, magari modesto e per giunta non richiesto. La lega non imiti il
cavalier Berlusconi, che si faceva approvare le leggi per sfuggire ai giudici,
che poi sistematicamente gli smantellavano o aggiravano le leggi approvate. La Lega non pensi di salvarsi
cambiando nomi, o ricorrendo ad altri sotterfugi. I giudici sono spietati,
utilizzano un codice speciale contro tutto ciò cha ha un vago sentore di destra
e si divertiranno a giocare come il gatto con il topo.
La mia modesta proposta per l’avvenire è
questa: semplicemente la Lega restituisca quei 49 milioni di Euro, detratti
ovviamente i 3 milioni già confiscati. E come restituirà quei soldi, se non ce
li ha? Semplice. Elementare Watson, direbbe Conan Doyle. La Lega oggi è stimata
al 32% nelle intenzioni di voto, il che significa che ha un seguito di circa 13
milioni di persone tra seguaci, attivisti, votanti, simpatizzanti. 49 milioni :
13 milioni =3. Basta aprire una sottoscrizione ed ognuno di quei 13 milioni di
simpatizzanti sarà disposto a dare non 3 €, ma 33 €. Saranno restituiti tutti i
soldi del debito e ne resteranno anche per la futura attività politica.
Un’ ultima proposta, anche questa modesta e
non richiesta. Una volta raccolti i 46 milioni del debito residuo, la Lega non
li mandi alla procura genovese (la stessa che indaga per il crollo del ponte.
Campa cavallo. Non c’è fretta!) tramite bonifico, postagiro, assegno o roba
simile. Niente di tutto questo, no. La lega organizzi una bella manifestazione
silenziosa davanti al tribunale di Genova. Lì ognuno dei manifestanti verserà
le sue palanche in una carriola e, quando la carriola sarà piena, sarà svuotata
davanti alla porta e alle finestre dei magistrati. Accontentiamoli!
Ezio Scaramuzzino
Ezio Scaramuzzino
espulsione dal senato, ricordiamolo, in base a una legge CONTRA PERSONAM RETROATTIVA
RispondiEliminalibero pensiero,intellige e sibillino ostracismo contro la magistratura.Sai che grande adunata davanti al palazzo di giustizia con i tre euro sulla cariola? Direi se posso aggiungere, farei la stessa cosa in varie città italiane. MERAVIGLIOSO
EliminaI tre euro posso portarli in sessanta monete da cinque centesimi? (Formidabile!)
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