E
alla fine Catiuscia Marini, governatore
PD della Regione Umbria, si è dimessa. Ha cercato di resistere, ma dopo
la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche che la coinvolgevano
pesantemente nel sistema corruttivo regionale, si è dimessa. E non poteva
essere diversamente. Aspettiamo solo che il bubbone esploda anche in altre
regioni, come Calabria e Puglia, ed il quadro potrà considerarsi completo.
Certo
che la storia della Marini fa amaramente sorridere. Immagino, con quel nome (Catiuscia),
la sua storia familiare e politica. Quel nome le sarà stato affibbiato da un
padre iscritto al PCI, in un periodo in cui era normale chiamare i propri figli Ivan, Tamara, Lenin,
o Ernesto Che, con la consapevolezza orgogliosa di imprimere sui propri discendenti
le tracce di un destino politico al quale non ci si poteva sottrarre. Ed in
queste tracce Catiuscia ha forgiato e seguito il suo cursus honorum, fino alle
lacrime dell’altro ieri, quando ha annunciato il suo ritiro.
Ora,
sia ben chiaro, non ci si meraviglia di niente, ammesso che nel nostro Paese
possa esserci ancora posto per la meraviglia, per la sorpresa, per l’invettiva
e lo sdegno. Forse si può soltanto
sorridere, quando si ascoltano le intercettazioni telefoniche, dalle quali
risultano soggette a baratto politico non soltanto le nomine dei primari
ospedalieri e dei direttori generali, ma perfino quelle dei barellieri, degli
infermieri e degli addetti alle pulizie.
Certo
(sento già le obiezioni), tutti i partiti politici hanno fatto così e chi è
senza peccato scagli la prima pietra. Ma quello che sconcerta è la metodicità,
la programmazione, la pianificazione scientifica dell’occupazione da parte dei
partiti di sinistra e del PD in particolare, perché in alcune regioni italiane
l’occupazione è stata totale, implacabile, asfissiante. Ho letto in alcuni
dossier che in Umbria, in particolare, dove il PD amministra da tempo
immemorabile, il 70 % della popolazione viveva e vive di rendite, pubbliche o
private, direttamente o indirettamente legate al potere politico.
Si
tratta di un sistema chiuso, che si autoalimenta e che è finalizzato alla
perpetuazione del potere politico. Va da sé che l’occupazione a macchia d’olio
di ogni spazio pubblico o privato, pur
favorita da una certa improntitudine dei diretti interessati, è stata
soprattutto alimentata da un certo andazzo politico del “così fan tutti” e da
una sorta di sentimento di impunità e di
sicurezza del farla franca che costituisce il tratto distintivo di quasi
tutti coloro che sono, o si credono, o sono considerati di sinistra.
Gran
parte di colpa nel determinare questo atteggiamento è da assegnare anche a
quello strano, oserei dire comico, insieme di leggi e di procedure che nel
nostro beneamato Paese viene comunemente detto amministrazione della giustizia.
Secondo questa amministrazione l’essere di destra è un’aggravante, mentre
l’essere di sinistra è un’attenuante. Questo spiega perché Mimmo Lucano, ex
sindaco di Riace, si vanta dei suoi reati; spiega perché la nave ONG “Mare
Ionio”, non soltanto persegue alla luce del sole la tratta di clandestini, ma
non si perita di proclamare ad alta voce che non ha nessuna intenzione di porre
fine al suo traffico. Questo spiega pure perché l’ex governatore della
Lombardia Roberto Formigoni, considerato di destra, può essere condannato a 5 anni e 10 mesi e
schiaffato tranquillamente in galera per aver fatto qualche vacanza (gratuita?) con alcuni fornitori di beni e servizi della Regione. Non
sto esagerando, perché non esistono prove concrete di corruzione o di passaggi
di denaro.
Detto
ciò, bisogna pur dire comunque che negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando.
Le roccaforti della sinistra nel nostro Paese, ad una ad una, stanno crollando
e c’è da presumere che le prossime elezioni europee certificheranno in maniera
netta questo cambiamento. E’ finito il tempo della Destra che si vergognava di
essere destra e che si camuffava fino a diventare irriconoscibile ed intercambiabile
con la sinistra. Ma ciò che è più confortante è che qualche cambiamento
profondo si sta verificando un po’ in tutto il mondo. Personaggi politici come
Trump negli USA, Putin in Russia, Bolsonaro in Brasile, Netanyahu in Israele,
Salvini in Italia, Orban in Ungheria, fanno sperare bene per il futuro. In
Israele, per dire, Netanyahu ha vinto per l’ennesima volta le elezioni su una
piattaforma chiaramente di destra ed il partito concorrente non era più il
glorioso Partito Laburista dei tempi eroici, ma un partito di centro. E sapete
perché? Perché oggi in Israele essere considerato di sinistra è un insulto. Che
stia per succedere anche nel resto del mondo?
Ezio Scaramuzzino
Ezio Scaramuzzino
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