Chi
è Domenico Lucano detto Mimmo, ormai lo sanno tutti: a Riace, nella provincia
di Reggio Calabria, nella Regione Calabria, in Italia, in Europa, nel mondo
intero, di là dei mari e di là dei monti, specie da quando nel 2010 la rivista americana Fortune lo ha
collocato al 40° posto tra i leader più influenti in tutto il mondo. Ma non è
da escludere che prima o poi avrebbe primeggiato anche in eventuali graduatorie
a livello di Sistema solare e, perché no, a livello della nostra galassia, di
tutte le galassie e dell’universo intero.
Il
tutto perché, da sindaco di Riace, ha riempito il suo paese di immigrati,
affiancandone e, pare, integrandone in
maniera soddisfacente circa 500 su una popolazione complessiva di 2000 abitanti
e suscitando l’entusiasmo di tutti coloro che smaniano dalla voglia di
sconquassare l’Italia e brindano con voluttà quando vedono un barcone carico di
migranti approdare sulle nostre coste.
Ora,
sia ben chiaro, non è che il nostro Mimmo ha fatto quel che ha fatto grazie a
donazioni private o ricorrendo ad aiuti disinteressati. No. Ha fatto tutto con
i soldi pubblici, cioè con i soldi dello Stato, cioè con i soldi di tutti noi,
anche di quelli che non sono d’accordo con la sua concezione dell’accoglienza a
tutti i costi. E, nell’aiutare gli immigrati, non ha tralasciato di aiutare
anche gli abitanti di Riace, che ormai quasi tutti campavano e campano con
l’industria dell’accoglienza, cioè sempre con i soldi pubblici.
Però,
si sa, quando maneggi troppi soldi, ogni tanto capita che perdi il senso della
misura e quindi è capitato anche a Mimmo di usare quei soldi con una certa
disinvoltura, per non dire altro, e di commettere qualche reato. Almeno così
dicono i giudici, che stanno indagando su di lui e di recente lo hanno
dichiarato decaduto dalla carica di sindaco, lo hanno messo agli arresti
domiciliari ed in seguito gli hanno imposto il divieto di soggiorno a Riace.
E’
stata la fine del mondo per un certo mondo che gravitava intorno a lui e che ha
un bisogno insopprimibile di crearsi dei miti, o almeno degli eroi,
infischiandosene bellamente di Bertolt Brecht, che considerava beati quei
popoli che non hanno bisogno di eroi. Anche se, diciamocelo pure, faceva un
bell’effetto vedere Mimmo Lucano che salutava i suoi sostenitori con il pugno
sinistro alzato a tre quarti, come eroe
ideale di una galleria ideale: da Marx, a Lenin, a Stalin, a Gramsci, a
Berlinguer, a Mimmo Lucano. Ora questo mondo ha preso a sproloquiare di
attentato al genere umano più che a Mimmo Lucano, di eroi che sono costretti a
piangere, di dei che sono stati abbattuti dal loro piedistallo e gettati
ingiustamente nella polvere.
E’
stata una sorpresa anche per il mondo che comunque non gravitava intorno a lui.
Ti prendi la briga di sapere qualcosa in più su questo singolare personaggio e
vai a consultare l’immancabile Wikipedia. Vieni così a sapere, tra tante altre
cose banali, che il nostro Mimmo studia a Roma per diventare medico, ma dopo
quattro anni abbandona l’Università, presumo perché acceso dal sacro fuoco
della politica. Mi viene in mente Cocò, un personaggio con il quale il famoso
meridionalista Gaetano Salvemini, agli inizi del ‘900, sferra un feroce attacco
alla borghesia meridionale, incapace di concludere qualcosa di concreto
all’università e soltanto capace di rincorrere un posto statale o un ruolo in
politica.
Ed
anche Mimmo si dà alla politica. Siamo nel pieno dell’invasione di clandestini in Italia, lui diventa sindaco di
Riace e viene rieletto, riempiendo il
paese di extracomunitari e facendo girare a pieno regime l’industria
dell’accoglienza. Probabilmente, anzi certamente, finisce col credere pure lui
in quello che sta facendo, anche se all’inizio si è mosso con qualche
cautela, perché non c’è niente di peggio
che sentirsi dire continuamente “quanto sei bravo” da una pletora di clienti e
sicofanti, che campano con gli stipendi che lui distribuisce.
Mimmo
si monta la testa. Incomincia a considerare la sua attività sacra ed
inviolabile, lui stesso si sente al di sopra della legge, perché spinto da una
moralità superiore, che non può tener conto del ciarpame burocratico e legislativo.
Nella sua qualità di sindaco celebra matrimoni irregolari, assegna appalti
senza gare, non rendiconta il denaro ricevuto e speso, compie altre amenità del
genere.
Lo
vedi in TV mentre saluta dal balcone di casa i suoi sostenitori con il pugno
chiuso di cui sopra, lo ascolti mentre recita la sua autodifesa. C’è qualcosa
di falso nelle sue parole, quando parla di “reato di umanità”, di superiorità
della legge morale rispetto alla legge scritta, come fosse un apostolo della
non violenza, un Gandhi redivivo. E questo contrasto è alimentato anche da un
paragone istintivo ed involontario, ma che non si può non fare e che finisce
con l’alimentare una comicità irresistibile e feroce. Ricordi Gandhi nella sua
magrezza, nel suo ascetismo, ricoperto solo dal khaddar, il particolare tessuto
indiano adatto alla gente povera. A Riace invece ti ritrovi davanti una persona
piuttosto in carne, con una pancia straripante, un volto sudaticcio e
rintronato, una capigliatura scomposta e unta; una persona che parla di “Massimi
Sistemi” con un accento marcatamente dialettale e al quale conferisce un
caratteristico tono sibilante qualche dente, incisivi compresi, che non c’è
più.
Ma
ritorniamo a noi, perché l’avventura non è finita. Non sta a noi giudicare se
Mimmo è colpevole o innocente dei reati per cui è imputato. A questo penseranno
i giudici. Noi ci permettiamo di giudicarlo solo dal punto di vista umano e
politico e, per quanto può valere il nostro modesto giudizio, personalmente
dico che non ho difficoltà ad unirmi al coro dei suoi lodatori. Ma lo farò ad
una condizione. Riace è un paese che nel corso della sua esistenza ha perso
molti dei suoi abitanti, sparsi un po’ in tutto il mondo, compresi tanti
giovani che vanno all’estero in cerca di un lavoro purché sia. Il giorno in cui
Mimmo Lucano avrà speso anche solo la decima parte dei soldi spesi finora per
gli extracomunitari, per far ritornare anche solo un centinaio di questi esuli,
anche io sarò tra la folla plaudente che lo porterà in trionfo. Dico di più e
mi voglio rovinare. Quel giorno per me Mimmo Lucano sarà il terzo Bronzo di
Riace, molto, ma molto più importante degli altri due che si trovano al Museo
di Reggio.
Ezio Scaramuzzino
Ezio Scaramuzzino
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