domenica 24 febbraio 2019

Un sogno che dura una vita


Ho appena finito di leggere il tuo libro “Un sogno che dura una vita”. L’ho letto d’un fiato, come alla “ricerca del tempo perduto”, che accomuna le vite di tanti che sono giovani e vanno incontro alla vita, o di tanti che giovani sono stati in quei formidabili anni 70 che ci hanno visti crescere e diventare uomini e che tu hai saputo raccontare tanto bene.
E’ stato un ritorno al tempo dei nostri sogni, alla riscoperta di un tempo che forse non ritornerà più, perché tante cose sono cambiate da allora e non è più il tempo delle feste organizzate in casa, dei balli quasi clandestini, delle partite di calcio a livello dilettantistico che nei nostri paesi assumevano la stessa importanza di una finale di Coppa del mondo. E dico “nostri paesi”, perché questi paesi si rassomigliavano un po’ tutti: ci accontentavamo di poco ed eravamo felici, senza saperlo.
Poi, su quel mondo fatto di piccole cose e di tanta, sconosciuta, felicità, si abbatte la tempesta del dolore e della morte e la vita viene sconvolta. Resta il valore dell’amicizia virile, della forza incrollabile della speranza che non muore, e resta soprattutto il valore ineliminabile del ricordo, che diventa grande come la vita, anzi più grande della vita, perché non conosce limiti e niente o nessuno potrà mai affievolirlo o cancellarlo.
Un famoso film degli anni sessanta, Il sorpasso, di Dino Risi, con Vittorio Gassman, si conclude con un tragico incidente stradale. Non ti nascondo che, mentre leggevo le ultime frasi del tuo libro, per una evidente associazione emotiva, ho ricordato quel film e quel finale. E mi sono commosso.
Ezio Scaramuzzino


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