Ricorre
quest’anno il centenario della nascita di Federico Fellini e, in qualunque
palinsesto televisivo, non mancano
le celebrazioni nei confronti di
un regista che è doveroso considerare
come uno dei più grandi della storia del cinema.
Mi
unisco anche io, per quanto posso, a queste celebrazioni, ricordando un film, che è però tra i meno conosciuti del
regista. Mi riferisco a Prova d’orchestra,
un film del 1978, che è l’unico nel quale Fellini espone chiaramente le sue
idee politiche.
La
trama è presto raccontata. Un’orchestra ipersindacalizzata, nel corso di alcune
prove, tra contestazioni nei confronti del direttore e rivendicazioni dei
propri diritti, finisce nella più completa anarchia. Il tutto mentre cupi brontolii e scricchiolii preannunziano, come i lugubri rintocchi del destino, una catastrofe che sta per
travolgere tutto e tutti. Quando la rovina sarà completa, si potrà risorgere
solo ad una condizione: i ribelli si acquietano ed il direttore, in precedenza
impotente nei confronti della contestazione, impone la sua autorità, come su un
Titanic dove il naufragio è scongiurato. Nell’ultima scena del film le parole
del direttore, che tra l’altro è Tedesco, diventano sempre più gridate e
gutturali, come quelle di un altro Tedesco fin troppo conosciuto, con il quale egli sembra quasi confondersi. Viene in mente Platone. Così la democrazia muore: per
abuso di se stessa. E, prima che nel sangue, nel ridicolo. (La
Repubblica, cap.VIII).
Il
film risente del tempo in cui fu girato, il 1978, quando, tra terrorismo delle
Brigate Rosse e pansindacalismo, l’Italia fu scossa fin quasi a disperare del
proprio futuro e Fellini, già allora famosissimo, non esitò a girare quel film
controcorrente, che gli costò molte critiche nella compagnia di giro che
contava.
Ma
onore a lui. Qualche anno prima intellettuali un tanto al chilo firmavano
appelli contro il commissario Calabresi, additandolo al mirino dei terroristi
di Lotta Continua e condannandolo a morte; nello stesso anno 1978 Aldo Moro veniva
barbaramente trucidato dalle Brigate Rosse; nello stesso anno Fellini non esitò
a schierarsi implicitamente dall’altra parte.
Non
fu un eroe per questo, fu soltanto coerente con se stesso e con le sue idee.
Fellini, come Ennio Flaiano che fu il suo sodale più intimo, era un grande
scettico e guardava alla vita con disincanto. E, come tutti i grandi scettici,
non poteva che essere vagamente conservatore e sempre disposto a prendersi
gioco di tutti gli –ismi che affliggevano il suo tempo.
Da
allora le cose non è che siano migliorate, anzi si può tranquillamente dire che
sono di molto peggiorate. E allora rivolgiamo pure un omaggio a Fellini,
celebriamolo pure e ricordiamolo con rimpianto. Ma ricordiamolo, non con i suoi
film più famosi, che, universalmente noti, non necessitano di alcuna
commemorazione di circostanza, ma con questo suo film, considerato minore, ma
non per questo meno valido, anche perché ci fa conoscere un aspetto forse poco
conosciuto del grande maestro.
Ezio Scaramuzzino
Nel
link che segue, il finale del film.
Mi stupisce e incanta, seppur conoscendo le tue elevate capacità descrittive l'alta levatura di questo saggio su Fellini.
RispondiEliminaUn pezzo di bravura di fronte al quale c'è solo da inchinarsi per la forma e la sostanza.
RIMANE COMMUNQUE UNA RISERVA.
La povera Lotta Continua altro che formazione terroristica.
Era tutto sommato un punto di aggregazione di mogliaia di giovani
Che esprimevano rabbia e ribellione
Nei confronti di un mondo o una società arcaica e superata.
Caro Gio...Il commissario Calabresi fu ucciso da due sicari di Lotta Continua su mandato di Adriano Sofri, che ne era il capo riconosciuto. C'è una sentenza definitiva in merito. Non escludo che in Lotta Continua ci fosse qualche testa calda che si limitava a protestare, ma il suo capo era un criminale, non certo un benefattore dell'umanità.
EliminaPerò diciamolo: quel film è proprio tanto tanto brutto, sicuramente il più brutto in assoluto dei suoi. Come inevitabilmente succede quando i concetti, anziché evocati e rappresentati, vengono esplicitati.
RispondiEliminaCara Barbara, punti di vista, come sempre in queste cose...
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiElimina