Nella vicenda Fini-Montecarlo il nostro(si fa per dire) presidente Napolitano è intervenuto indirettamente solo una volta per ribadire che le alte cariche dello stato hanno il diritto-dovere di dedicarsi alle loro funzioni in piena libertà e senza subire il condizionamento di inchieste e campagne di stampa di qualsivoglia tipo.
In altri termini il nostro(si fa per dire) Presidente ha lasciato intendere che a lui non interessa una beneamata mazza se a presiedere la terza carica dello stato si trova un tipo che regala al cognato un appartamento lasciato in eredità al partito che si trova a dirigere. Come non gli interessa sapere se lo stesso tipo intrallazza per fare avere alla suocera analfabeta un contratto RAI di un milione e mezzo di Euro, a spese dei contribuenti, e non gli interessa sapere se sempre lo stesso tipo intrallazza per far avere ad imprese di comodo finanziamenti ed appalti per il dopo terremoto all’Aquila.
Pare comunque che il nostro(si fa per dire) Presidente, consapevole dell’imbarazzo che il suo prolungato silenzio potrebbe ingenerare nei cittadini , abbia deciso di intervenire. E’ di imminente emanazione un comunicato stampa da parte del Quirinale, che un nostro redattore è riuscito a procurarsi e che il nostro giornale pubblica in anteprima assoluta. Ecco di seguito il testo.
Cari concittadini, è costume di questa Presidenza non interferire con il normale svolgimento della vita democratica del nostro Paese. Questa Presidenza non intende in alcun modo interrompere tale tradizione e le considerazioni che seguono non costituiscono pertanto violazione di una norma entrata ormai nella coscienza collettiva.
Giungono a questa Presidenza continue sollecitazioni a voler esaminare il cosiddetto caso Fini-Montecarlo.
A tal proposito, pur senza entrare nel merito della questione, dal caso in esame emerge chiaramente lo sforzo del Presidente Fini di perseguire fini caritatevoli e di disinteressata beneficenza.
Si obietterà che la beneficenza è stata fatta a favore di un cognato, ma questo non inficia il valore dell’atto, che comunque esclude, a quanto è dato saperne, un utilizzo diretto dell’appartamento in questione da parte del Presidente Fini.
Si ribadisce inoltre l’assoluta correttezza procedurale del Presidente Fini, che, al momento dell’alienazione del bene, ha delegato ad altri la firma di ogni documento relativo alla cessione dello stesso.
Stantibus sic rebus, non si vede come questa Presidenza possa adottare provvedimenti conseguenti.
Bisognerebbe per caso costringere alle dimissioni il Presidente Fini? E’ questo che si chiede?
Il Presidente della Repubblica, pur nell’ambito di funzioni e competenze diverse, si è trovato nelle condizioni di chiedere le dimissioni di qualcuno una sola volta nella vita. Ciò accadde nel 1956, all’epoca della Rivolta Ungherese, quando furono richieste le dimissioni del presidente Imre Nagy e a tale scopo provvide la gloriosa Armata Rossa, con conseguente fucilazione dell’interessato.
In tempi più recenti, come anche le vicende della Fiat di Pomigliano hanno consentito di rilevare, questa Presidenza si è sempre adoperata per il reintegro dei lavoratori e mai per sollecitarne le dimissioni.
E ora si pretenderebbe da parte di qualcuno che vengano sollecitate le dimissioni del Presidente Fini?
E’ pur vero che l’agricoltura italiana soffre di una cronica mancanza di braccia, ma come si può pretendere che, in tempi di crisi come quelli che stiamo attraversando, si possa favorire un seppur minimo incremento della disoccupazione? E poi proprio a danno del Presidente Fini?
Si dimentica per caso che egli deve provvedere ad una famiglia numerosa?
Chi penserà a comprare le pappine alle due figlie avute dalla sua nuova compagna? Chi provvederà a fare avere qualche altro contratto RAI alla suocera analfabeta? Chi provvederà alla manutenzione ed al carburante per la Ferrari comprata dal cognato?
Questa Presidenza si augura che l’opinione pubblica possa rendersi conto del contesto psico-socio-pedagogico in cui il caso è maturato e per il resto non può che augurare lunga vita politica al Presidente Fini.
Viva l’Italia!
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