Le fognature costano, si sa. Ci vogliono molti soldi per
costruirle, ci vogliono poi molti soldi per gestirle e mantenerle in
efficienza, ma, in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo, di soldi ce
ne sono pochi. Bisogna per questo abbandonarle al loro destino e rassegnarsi ai
continui sversamenti di liquami, con tutte le conseguenze del caso? Manco per
sogno! Ed ecco la soluzione: basta applicare un contatore allo sciacquone in
ogni bagno della città. Sembra l’uovo di Colombo, ma si riescono ad immaginare
tutte le possibili implicazioni di una simile trovata?
Capisco la prima obiezione: sarebbe una nuova tassa. Ma, con
le cento tasse che paghiamo, qualcuno potrebbe lamentarsi della centounesima?
Soprattutto se essa dovesse servire a risolvere il problema degli olezzi che
ormai costituiscono parte integrante del panorama della nostra città?
Certo, il problema va approfondito e regolamentato per bene,
perché in questioni così delicate non si può procedere superficialmente.
D’altra parte i nostri consiglieri comunali, che detengono il record italiano
per numero di riunioni fasulle e finalizzate al solo gettone di presenza,
potranno pur dedicare qualche ora del loro tempo ad un problema così
importante.
Io, per parte mia, mi limito a fornire solo qualche
suggerimento.
Per esempio, si potrebbe applicare una tariffa bioraria, con
sconti nelle ore serali, per evitare gli intasamenti nei momenti critici della
giornata. Si tenga conto che gli sversamenti si verificano in gran parte
proprio tra le 7 e le 8 del mattino.
Ovviamente dovrebbero esserci sconti per le famiglie
numerose, soprattutto nel caso di epidemie di gastroenterite. Si consideri che
in Autunno è possibile il caso di un’intossicazione da funghi, con conseguente,
continuo ed abbondante uso del bagno, ed una famiglia numerosa, in casi del
genere, sarebbe costretta a vendersi la casa.
Insomma, non che si debba, ma si può fare. Il Comune intanto avrebbe
solo la spesa iniziale dei contatori, che oltre tutto, essendo di tipo
addizionale, costerebbero anche poco.
Ma non sono da trascurare nemmeno altri aspetti della
questione. Intanto Crotone, tra i tanti primati nazionali negativi, potrebbe
vantarne anche uno positivo e la nostra città diventerebbe famosa non solo per
Pitagora, Milone e Democede, ma anche per essere stata la prima del pianeta
terra ad istituire una tassa sull’intestino umano.
Non è nemmeno da trascurare l’aspetto finanziario: il Comune
potrebbe incassare un bel po’ di soldini con una spesa iniziale trascurabile e
questo porterebbe un certo refrigerio alle casse comunali in perenne crisi
d’astinenza.
Infine, last but not least, bisognerebbe tener conto degli
evasori fiscali. E’ vero che alcuni, pur di risparmiare e
comunque non pagare un balzello ritenuto odioso, ritornerebbero al buon tempo
antico e riprenderebbero la vecchia e cara abitudine della “liberazione” sotto
le piante degli ulivi, ma avrebbero in ogni caso l’attenuante del contributo
alla concimazione naturale e biologica. Molti altri, penso la maggior parte, sarebbero
indotti a mangiare di meno con effetti immediati sulla pinguedine. In entrambi
i casi si prenderebbero due piccioni con una fava e, inoltre, non sarebbe
lodevole l’idea di imporre una tassa e di pensare contemporaneamente anche alla
salute dei cittadini?
Deferenti saluti.
Ezio Scaramuzzino
Nessun commento:
Posta un commento