Dunque.
Abbiamo un governo, nonostante la legge elettorale avesse lo scopo precipuo di
non far vincere nessuno. In effetti nessuno aveva vinto, anche se la vulgata
pretendeva che ci fossero dei vincitori (5 Stelle e Lega), perché per vincere e
far scattare il premio di maggioranza bisognava arrivare almeno al 40% e, al
massimo, si poteva parlare di meglio piazzati. Inoltre, al solo ricordare gli
insulti precedenti, nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla coalizione che
poi si è formata, perché nessuno degli elettori
di quei due partiti auspicava o immaginava una simile maggioranza. Anche
perché è vero che l’Italia è la patria di Machiavelli, ma riferiscono le
cronache dall’oltretomba che il fiorentino starebbe arrossendo di vergogna ed
avrebbe deciso di raccattare tutte le sue bagattelle e di non farsi vedere più
in giro. Inoltre, se ricordo che durante la campagna elettorale Salvini e
Meloni, quelli che oggi (si può ben dire) hanno praticamente dissolto il Centrodestra, pretendevano che Berlusconi firmasse davanti al notaio un patto anti
inciucio (verosimilmente con il PD), viene un po’ da sorridere, ma ormai è
fatta e tanto vale prenderne atto e sperare per il meglio.
Intanto
qualche considerazione sul passato e
qualche auspicio per il futuro è lecito anche a chi, come me, si considera un
impolitico e non ha la pretesa di spiegare niente. Basteranno queste
considerazioni, forse, a prendere le cose con un po’ di disincanto ed a fugare
qualche preoccupazione.
1-Avevamo visto finora
governi di ogni tipo: politici, tecnici, del presidente, di scopo, di
transizione, balneari, con maggioranze massicce, con maggioranze risicate,
delle astensioni, di compromesso storico. E ritengo di averne dimenticato
qualcuno. Non che sia indispensabile, ma i manuali di Diritto Pubblico come
classificheranno il governo che sta per nascere? Un governo per metà formato da
tecnici, per metà da politici; in cui il Capo del Governo, un illustre
sconosciuto fino a ieri, dovrà ottenere la fiducia, prima che dal Parlamento,
da quei due (Di Maio e Salvini) che l’hanno messo in quel posto. Passerà alla storia come
Governo Ircocervo? O come Governo Ibrido? O come Governo di Pulcinella,
servitore di quei due padroni che ne reggono i fili come nel teatro dei
burattini?
2- Lo strano patto tra
Salvini e Di Maio ha un illustre precedente nel “Connubio” che nel 1852 vide
Camillo Cavour, capo del centrodestra, e Urbano Rattazzi, capo del
centrosinistra, stipulare un accordo ai danni di Massimo D’Azeglio.
Quell’accordo, che gli storici definirono ironicamente “Connubio”, mi induce a
ritenere che, almeno in questo, potesse avere ragione Carlo Marx, quando
sosteneva che la Storia si ripete sempre: la prima volta come tragedia, la
seconda come farsa.
3- Nei confronti del
Governo che sta per nascere, nessun pregiudizio negativo. Staremo a vedere,
wait and see, come dicono gli Inglesi, anche perché qualcosa di buono può
rilevarsi sia nei rispettivi programmi elettorali, sia nel contratto stipulato
solennemente dai due contraenti (sempre Salvini e Di Maio). So bene che di
buone intenzioni sono lastricate le vie che conducono all’Inferno e che la
differenza tra i politici e gli statisti è che i primi individuano i problemi, mentre i secondi li
risolvono e non è ancor chiaro se i due, di cui sopra, appartengano alla prima
o alla seconda categoria.
4- Non staremo a fare le
pulci, a pretendere chissà che e, per quanto mi riguarda, dico subito che sarò
disposto ad accontentarmi. Dai 5 Stelle non mi aspetto molto, anche
perché, a parte un generico sinistrismo buono per tutte le stagioni e parente
stretto della scoperta dell’acqua calda, i loro impegni sono stati piuttosto
generici e fumosi e non per niente essi erano disposti a stipulare accordi con
chiunque, sostituendo la Lega con il PD
e viceversa, con la stessa disinvoltura con cui si cambia una camicia o una
cravatta. Ma un paio di cose, su cui hanno insistito e che hanno finito col
caratterizzarli, me le aspetto. Mi aspetto un maggior rigore morale nella
gestione della cosa pubblica ed una drastica riduzione del costo dello stato e
dei privilegi della “Nomenklatura”. Anche se poi qualche primo passo falso,
come la vicenda di Fico, presidente della Camera, che consentiva fosse pagata
in nero la colf della casa in cui viveva, lascia perplessi.
5- Da Salvini invece, e
dalla Lega, mi aspetto molto e mi viene voglia di dirgli “qui si parrà la tua
nobilitate”. Salvini ha avuto il pregio, o il difetto, di parlar chiaro, fin
troppo chiaro, suscitando legittime attese di cambiamento. I moderati che
l’hanno votato non dimenticheranno facilmente le ruspe per i campi ROM, i
respingimenti in mare dei clandestini, le promesse espulsioni. Sia ben chiaro
che anche in questo ci si accontenterà. Nessuno si attende miracoli dall’oggi
al domani, ma il minimo sindacale, ora che Salvini è Ministro dell’Interno, sì.
Nessuno si attende le cannoniere schierate nel Mediterraneo, ma nessuno potrà
più sopportare lo spettacolo osceno delle ONG e delle navi norvegesi,
finlandesi e spagnole che scaricano nei porti italiani il materiale di risulta
dell’intero orbe terracqueo. Nessuno si aspetta l’esercito italiano schierato
in assetto di guerra lungo la Penisola, ma nessuno potrà più sopportare che le piazze e le vie delle nostre città siano stabilmente trasformate in fogne a
cielo aperto. Nessuno si aspetta che improvvisamente spariscano i furti e le
violenze bestiali negli appartamenti, ma nessuno sarà più disposto a sopportare
lo spettacolo altrettanto osceno dei risarcimenti a favore dei rapinatori che
per caso dovessero trovare qualcuno disposto a difendersi. E se per caso Salvini dovesse giocare al ribasso e finisse col mantenersi al di sotto del minimo sindacale, beh, allora avremo tutto il diritto di considerarlo un "chiachiello", come dicono a Napoli, uno dei tanti "chiachielli" che, purtroppo, in Italia non mancano mai.
6-Per il resto sarà bene
che alcuni punti del “Contratto”, anche se strombazzati, non giungano a
compimento. Ad esempio è bene che resti lettera morta il cosiddetto “Reddito di
cittadinanza”, almeno per come è stato presentato finora dai 5 Stelle, perché non si è mai visto uno
Stato che paga i suoi cittadini perché non lavorino. Si resta comunque in
attesa di chiarimenti e di dettagli. Sarà anche utile non abolire la legge
Fornero, pur con qualche necessario cambiamento relativo alla posizione
insostenibile degli esodati ancora numerosi. Ed anche per la Flat Tax, proposta
dalla Lega, sarà bene essere prudenti e valutarne bene le conseguenze.
Ho
sempre pensato, e l’ho ripetuto di recente, che l’Italia ha un sacco di
problemi, ma che i due problemi fondamentali, su cui bisognerebbe essere
intransigenti e da cui dipende la soluzione di tutti gli altri, sono
l’immigrazione clandestina, con ricadute sulla qualità della vita e sull’ordine
pubblico, ed il debito pubblico. Ora capisco che, mentre è facile fare promesse
sul primo problema, nessuno sembra disponibile ad impegnarsi seriamente sul
secondo. Che anzi, se un politico dicesse chiaramente di voler ridurre il
debito, probabilmente non riuscirebbe nemmeno ad avere il voto della moglie e
dei figli, figuriamoci degli altri. E questo spiega anche il perché di tanti
politici, che, pur senza dichiararlo apertamente, con le loro proposte
ammettono implicitamente di volerlo aumentare, avvicinandoci sempre più al
baratro.
Eppure
da questo non si sfugge ed i Tedeschi hanno ragione, quando ci criticano, anche
ferocemente, e ci tacciano di irresponsabilità. Proviamo a metterci un po’ nei
loro panni e cerchiamo di capire il birraio bavarese che non vuole sentire
ragioni, quando gli si dice che deve pagare anche lui per i ventimila forestali
della Regione Sicilia o per i vitalizi e gli sperperi della classe politica
italiana, spesso corrotta ed incapace, per non dire altro.
Quando
l’Italia aderì all’Euro, lo fece ad ogni costo ed anche con un senso di
liberazione quasi. La classe politica italiana aveva incominciato ad avvertire
la sua inadeguatezza a gestire il debito e quindi sembrò voler affidare
all’Europa ogni responsabilità in merito, con la rinuncia a stampare moneta e con
tutto quello che ne sarebbe seguito. Solo che l’Italia affidò all’Europa la gestione
del debito, ma non quello che stava alla base del debito, continuando
allegramente la corsa verso l’abisso. Questo spiega perché, nonostante la
tassazione feroce, al limite dell’usura, nonostante i continui sacrifici
richiesti all’Italiano medio, il debito è sempre aumentato in maniera continua
ed uniforme, sia con i governi di destra, sia con i governi di sinistra.
In
queste condizioni, il dibattito politico sull’Euro assume a volte toni surreali.
Non adottare l’Euro non è peccato mortale e tanti Stati, che pure fanno parte
della Comunità europea, ne fanno tranquillamente a meno. Uscire dall’Europa si
può, non è peccato mortale e la Gran
Bretagna di recente l’ha fatto. Ma uscire dall’Euro nelle nostre condizioni, con
il nostro debito pubblico, non è peccato mortale, è semplicemente criminale e
chi lo sostiene andrebbe ricoverato in una clinica psichiatrica. Bisognerebbe
prima ridurre il debito, risanare i fondamentali dell’economia, evitare l’eccessivo ricorso al
mercato dei titoli che rischiano di diventare carta straccia e poi se ne parla.
Farlo adesso, nelle nostre condizioni, significherebbe nella migliore delle
ipotesi fare la fine dell’Argentina. O della Grecia.
Salvini,
Di Maio, Conte, Savona, e tutti gli altri, guardatevi un po’ attorno e
chiedetevi se veramente è il caso di uscire dall’Euro, ammesso che (stento a
crederci) qualcuno l’abbia veramente pensato. Non pretenderemo che riusciate ad
abbassare il debito, ma pretenderemo che almeno non lo facciate aumentare. E poi
lasciate perdere i sogni, le velleità, e mantenete i piedi per terra. L’Italia
ve ne sarà grata. Coraggio!.
Ezio Scaramuzzino
Ezio Scaramuzzino
In che mani siamo finiti! Io non mi fido
RispondiEliminaHai centrato il bersaglio. Vicky
RispondiEliminanon è ancor chiaro se i due, di cui sopra, appartengano alla prima o alla seconda categoria
RispondiEliminaNel senso che sei convinto che siano, se non statisti, almeno politici? Uhm...