lunedì 24 febbraio 2020

Per i gretini l’emergenza è il clima, non il Coronavirus

In questi giorni d’emergenza da coronavirus, diventa palese l’inadeguatezza di chi governa l’Europa. Son vent’anni che ci dicono che l’emergenza di tutte le emergenze globali è quella climatica. Ne hanno fatto anche una dichiarazione ufficiale, scimmiottata sùbito dai Pd nostrani e da alcune amministrazioni locali che sono nelle loro mani, a cominciare dalla regione Emilia-Romagna, che l’emergenza climatica la dichiarò lo scorso agosto. Naturalmente non esiste alcuna emergenza climatica. Ma tant’è. Né esiste l’emergenza da smog urbano, come non esiste il presunto mezzo milione di morti l’anno per smog che l’Agenzia ambientale europea va allarmando esserci nei Paesi della Ue.

Se invece un’emergenza c’è, essa è quella sanitaria, conseguente ai fenomeni migratori senza controllo. Quella del coronavirus è solo una prova generale della vulnerabilità di un sistema che si sta suicidando con l’ideologia. A cominciare da quella di ritenere che ciò che è già accaduto non debba ripetersi.

Il mondo è stato più caldo di oggi: senza scomodare il periodo interglaciale precedente al nostro (quello di 100mila anni fa, quando il livello dei mari fu oltre 5 metri superiore all’attuale), nel più vicino a noi periodo medievale il mondo fu più caldo di oggi. Perché mai oggi il clima non dovrebbe essere come allora? Non solo non v’è alcuna emergenza climatica, ma stiamo godendo di un clima straordinario, essendo usciti dalla piccola glaciazione, un miserabile periodo di un paio di secoli, il più freddo degli ultimi 10mila anni, che ebbe il suo minimo all’inizio del 1700.

Parimenti, l’umanità ha già subìto pandemie influenzali: la spagnola nel 1918 infettò un terzo dell’umanità e condusse al cimitero 50 milioni di persone, quasi tutti di età inferiore ai 65 anni. Quale presunzione ci fa ritenere immuni da repliche? Il virus di oggi ha avuto origine in Cina, ma quello di domani potrebbe originare da altre parti del mondo. Anche da noi. Insistere con l’emigrazione fuori controllo è da irresponsabili. Quarant’anni fa, quando m’apprestavo a trascorrere alcuni anni negli Stati Uniti, il Paese che m’avrebbe poi ospitato pretese le analisi del mio sangue e la radiografia del mio torace prima che mi muovessi dall’Italia.

In questi anni si sono riversati nel nostro Paese migliaia d’immigrati, dei quali non si conosce neanche il nome: alcuni (molti? tutti?) avrebbero potuto essere usciti dalle patrie galere del loro paese d’origine, che se n’è così liberato. Ipotesi legittima tanto quella che la nega, visto che, appunto, nulla si sa di quelli che le varie Carole hanno scaricato da noi, ben guardandosi di portarli nel paese delle Carole medesime. Col nome era ignota anche la condizione sanitaria di costoro: i nostri governanti anti-Salvini – diciamo la verità – hanno giocato alla roulette russa non solo con la nostra sicurezza, ma anche e soprattutto con le nostre vite e con la nostra salute.

Il caso odierno del coronavirus ¬– che ci giunge da un paese che, pur omertoso come solo un paese comunista sa esserlo, gode tuttavia di un minimo d’organizzazione e, anche se tardivamente, alla fine si mostra capace di reagire – è la prova generale di una circostanza che potrebbe presentarsi molto più grave in futuro. L’unico che ha avuto la lucidità di dirlo è stato Matteo Salvini, ma gli irresponsabili – gli stessi che fino ad ieri strillavano che l’emergenza planetaria è quella climatica – gli hanno dato dello sciacallo. Siamo senza parole.

Franco Battaglia, 24 febbraio 2020


sabato 15 febbraio 2020

I due Matteo



Intervista immaginaria, ma non troppo, a Matteo Renzi, sulla base di sue pubbliche dichiarazioni.
-Senatore, che ne pensa del rinvio a processo di Matteo Salvini sul caso della nave Gregoretti?
-Penso sia finita come doveva finire. Non poteva finire diversamente.
-Può spiegarci perché Italia Viva ha votato contro Salvini?
-Premetto che gli avversari politici si sconfiggono solo nelle urne, ma d’altra parte nessuno può sentirsi superiore alla legge.
-Lei ritiene che questo sia un processo politico?
-Tutt’altro. Premetto che i reati contestati appaiono molto deboli, ma d’altra parte, se un giudice ritiene di dover iniziare un procedimento penale, è giusto che il processo cominci.
-Ritiene che l’iniziativa della Magistratura  possa configurarsi come un’invasione nel campo della politica?
-Premetto che l’iniziativa appare abnorme e senza precedenti, ma, detto questo, non si può negare che il processo è utile per un chiarimento in materia.
-Come pensa che finirà il processo?
-Premetto che io non ho letto le carte del processo e quindi non posso esprimermi. Ad occhio e croce penso che Salvini sarà assolto, ma le assoluzioni si guadagnano affrontando i processi.
-Ritiene che Salvini sarà avvantaggiato dal processo?
-Premetto che atteggiarsi a vittima può sempre far guadagnare dei voti, ma, se questo sarà il compenso, è giusto che Salvini affronti il processo per bilanciare i vantaggi ottenuti.
-Nel caso delle vicende giudiziarie della sua famiglia lei, in ogni caso, ha protestato piuttosto vigorosamente contro i giudici.
-Che c’entra? Intanto premetto che, se un figlio protesta, esercita un suo diritto. E poi i miei genitori erano solo degli imprenditori, mica dei politici.
- Insomma, deduco che Italia Viva ha votato contro Salvini nonostante le molte perplessità che l’iniziativa dei giudici ha suscitato in tutti voi.
-Premetto he noi di Italia Viva ‘un siamo miha dei grulli e quindi sappiamo bene huel che facciamo. Noi si va dritti verso l’obiettivo, huando lo si trova. E poi non si dimentihi che è stato lo stesso Salvini a chiedere di essere processato e quindi noi non s’è fatto altro he accontentarlo. Abbiamo avuto hualche difficoltà, ma alla fine abbiamo deciso così, anche se ci è costato tanto. Perché siamo avversari, ma non siamo nemici e noi, diho noi di Italia Viva, abbiamo ben forte il senso dell’onore, della dignità e della lealtà.
-Senatore, ha mai pensato di cambiare Italia viva in Viva l’Italia?
-Ci sto pensando.
- Oh gran bontà dei cavallieri antiqui. Senatore, conosce questo verso?
-Non lo conosco, né m’interessa.
-Senatore, glielo dico io: Ludovico Ariosto, Orlando furioso, canto I, 22



giovedì 13 febbraio 2020

Quegli scranni vuoti



Dunque, è fatta: Matteo Salvini andrà a processo per il caso della nave Gregoretti. Ma di tutta la vicenda, forse ciò che difficilmente potrà essere cancellato dalla memoria è l’immagine di quegli scranni vuoti, ieri al Senato, mentre una maggioranza parlamentare ed il suo governo di riferimento consentivano una delle cose più abbiette della nostra storia politica. Ed il fatto che lo stesso Salvini abbia chiesto di essere mandato a processo non attenua per nulla la vergogna di quanto accaduto.
Quegli scranni vuoti stavano ad indicare la viltà di un governo, che non ha il coraggio di ciò che fa, che preferisce gettare la pietra e nascondere la mano. Questo governo, e questa maggioranza che lo sostiene, sono ben decisi a crocifiggere Salvini, ma di una sola cosa si preoccupano: che questa loro ottusa ostinazione non finisca con l’avvantaggiare il “nemico”. Ed è per questo che ogni tanto questi personaggi balbettano risibili giustificazioni del loro operato, finendo col caratterizzarsi solo per la loro impudenza, giunta ormai ben al di là di quanto consenta ogni umana sopportazione.
Salvini non dovrà faticare molto nell’affrontare il processo, ma non si faccia soverchie illusioni e soprattutto non dica “io ho fiducia nella magistratura”.  Ciò che lo avvantaggia è il fatto che le accuse sono risibili, ma, ormai da troppo tempo, l’Italia non è più un Paese normale e, se si pensa a quanto la nostra magistratura è stata capace di essere faziosa in tanti processi, non penso sia il caso di essere eccessivamente tranquilli.
E, soprattutto, Salvini non faccia l’errore di affrontare il processo per andare a difendersi. Non c’è nulla da cui egli debba difendersi. La sinistra vuole la guerra? Ebbene! Che guerra sia! Non gli sarà difficile sbeffeggiare  statisti come il bibitaro Di Maio, come l’avvocato prof. Conte, specialista nel superare concorsi fasulli, o il faceto Toninelli, ministro dei Trasporti a sua insaputa, o ancora lo sbruffone Renzi, giustizialista a seconda delle convenienze, o ancora quell’accolita di profittatori, il cosiddetto Partito Democratico, abituati a far fuori i loro avversari politici con l’aiuto di una compiacente Magistratura, quando non riescono a farlo diversamente.
E, se guerra deve essere, che sia guerra continua, perché, diciamolo pure, ormai non se ne può più. Oltre tutto, “la guerra, diceva Von Clausevitz, è la continuazione della politica svolta con altri mezzi”, e quindi, se è vero che in guerra, come in amore, tutto è lecito, orbene facciamola questa guerra e facciamola davvero, dal momento che loro, i sinistri, la guerra ce l’hanno dichiarata, ormai da tanto tempo, e non si fanno nemmeno tanto scrupolo di ammetterlo.
La Lega è un partito ormai largamente strutturato e profondamente radicato in tanta parte del Paese. La Lega amministra tante regioni ed ha tanti deputati, senatori, governatori, sindaci e tanti altri rappresentanti ad ogni livello. Orbene questo partito, oltre a far sentire a Salvini la sua doverosa, ma  in fondo sterile, solidarietà burocratica ed istituzionale, orbene questo partito si mobiliti, non dia tregua nella difesa del suo leader, anche con atti inconsueti e clamorosi, anche simbolici, faccia sentire il suo fiato sul collo degli avversari.
Che succederebbe se, in caso di condanna, tutti i rappresentanti della Lega, in tutta Italia, nello stesso giorno, minacciassero le dimissioni, fregandosene e respingendo al mittente ogni critica in merito? Si chiede troppo? Già sento Travaglio e le altre prefiche della sinistra: condizionamento o, peggio, intimidazione della magistratura, fine della divisione dei poteri e altre amenità del genere. Si potrebbe rispondere con una pernacchia, ma, se proprio si vuole perdere un po’ di tempo con chi si rifiuta o è incapace di capire, si potrebbe rispondere che in Italia la divisione dei poteri non esiste più. E non esiste più da quando una classe politica vile ha deciso di mettersi nelle mani della magistratura e di far decidere ad essa che cosa un ministro può fare nell’espletamento della sua azione politica.
Un ultimo consiglio, anche se non richiesto, come del resto tutti gli altri. Onestamente, al punto in cui siamo, non ho idea di come finirà il processo, anche perché in Italia spesso le sentenze prescindono dall’effettiva colpevolezza degli imputati. Quello al quale stiamo assistendo è solo un processo politico, come quello contro Socrate, contro Dreyfus e tanti altri e, come tutti i processi politici, può riservare qualche sorpresa. Ma, se per caso Salvini dovesse essere condannato, ebbene non faccia appello contro la sentenza.
C’è un precedente in merito. Il grande Giovannino Guareschi ebbe la ventura di essere condannato in una causa per diffamazione contro Alcide De Gasperi. Guareschi non fece appello e, come estrema forma di protesta contro una sentenza che egli riteneva ingiusta, semplicemente, si presentò in carcere e scontò l’anno di reclusione al quale era stato condannato, senza pietire niente a nessuno.
Il caso di Salvini è diverso e oltretutto la legge Severino prevede la decadenza da ogni carica politica anche dopo la sentenza di primo grado (legge applicata solo a Berlusconi), ma la sostanza non cambia. Salvini affronti la cosa a testa alta e con dignità, come del resto ha sempre fatto finora.
Sia ben chiaro:  Salvini ha fatto qualche errore tattico (ma non quelli che gli attribuiscono i suoi avversari e nemici), ma i suoi avversari e nemici stanno facendo di tutto per renderlo il punto di riferimento per tutti coloro che ormai non ne possono più. Non ne possono più di un Paese, in cui le nascite sono diminuite peggio che in tempo di guerra, in cui le fabbriche chiudono, i giovani sono costretti ad emigrare, il PIL diminuisce paurosamente, i soldi vengono regalati a mafiosi e nullafacenti, i clandestini aumentano a vista d’occhio e stanno invadendo il paese, l’ordine pubblico è un patetico ricordo del passato…e mi fermo qui, per carità di Patria.
Salvini, fatti forza, facciamoci forza. Penso che, se saremo uniti, ne verrai fuori, ne verremo fuori.
Ezio Scaramuzzino

mercoledì 5 febbraio 2020

I buoni, i cattivi e... i disonesti

         

    A proposito del negazionismo sulle foibe, piuttosto diffuso nella Sinistra italiana, Mattia Feltri oggi sulla Stampa scrive che la verità è un'altra. Ed è che in Istria non ci furono buoni e cattivi rigidamente distinti, ma ci furono prima dei Fascisti che uccisero chi non parlava Italiano e poi ci furono dei Comunisti che uccisero chi lo parlava. Pari e patta, si direbbe. E invece no. Perché Feltri, il figlio degenere di Vittorio, nella sua smania di equidistanza cui spesso indulge, dice solo una mezza verità e la parte che manca è la più importante. Anche a voler prendere per buona la sua grossolana semplificazione, egli dimentica di dire che i Fascisti uccisero in tempo di guerra, mentre i Comunisti uccisero a guerra finita. Vi pare poco?