Il 3 ottobre inizia a Catania il processo a Salvini per i noti fatti legati alla sua attività di ministro contro l’invasione di clandestini. Forza Italia e Fratelli d’Italia, in tale circostanza, hanno deciso di unirsi alla Lega per una dimostrazione di tutti i parlamentari da tenersi nella città siciliana.
Bisogna
dire che si tratta di un buon inizio, ma che si tratta pur sempre del minimo
sindacale. Non si può certo sperare che questa dimostrazione possa smuovere più
di tanto la magistratura o che possa comunque segnare un’inversione di rotta
rispetto al vergognoso e stomachevole andazzo che contraddistingue, ormai da
troppo tempo, la lotta politica nel nostro Paese.
E’
il caso di dire che non se ne può più. Da fin troppo tempo ormai la sinistra,
quando non riesce a sconfiggere politicamente i suoi avversari o, meglio,
quella che essa considera i suoi “nemici”, ricorre all’aiuto non del tutto
disinteressato di quella magistratura, che ormai non si fa nemmeno scrupolo di
fingere, e si appalesa per quello che veramente è: una corrente fra le tante
del variegato mondo della sinistra politica.
Si
incominciò tanti anni fa con Giovanni Leone, un galantuomo che fu costretto a
dimettersi da Presidente della Repubblica, dopo che una ben orchestrata
campagna di stampa e la magistratura lo
avevano coinvolto nello scandalo delle tangenti Lockheed. Inutile dire che alla
fine di un lungo calvario giudiziario
Leone fu assolto da ogni accusa.
Visto
che il colpo era ben riuscito con Leone, qualche tempo dopo si cercò di fare il
bis con Francesco Cossiga, altro Presidente inviso alla sinistra. Si cercò di
coinvolgerlo in scandali vari, tipo Gladio ed altri di natura finanziaria, ma
ogni tentativo andò buca. Alla fine la sinistra giocò la carta della
disperazione: fu fatta circolare la voce che Cossiga non stesse tanto bene di
testa. Ma Cossiga non si arrese e rispose colpo su colpo. Non per niente alla
fine fu definito “il picconatore”.
Altro
caso clamoroso fu quello di Bettino Craxi, l’unico condannato illustre della
stagione di Mani Pulite. In un periodo nel quale quasi tutti i partiti politici
incassavano le tangenti e nel quale il Partito Comunista Italiano incassava più
di tutti gli altri, perché alle tangenti interne aggiungeva quelle esterne
provenienti dall’Unione Sovietica, l’unico partito che fu risparmiato dalla
magistratura fu …indovinate quale?
Poi
fu il turno di Silvio Berlusconi, il quale, bisogna pur dirlo, oltre a metterci
del suo, si difese male, molto male dall’assalto giudiziario. Invece di
affrontare a viso aperto i suoi persecutori, cercò di giocare a rimpiattino con
i giudici, ricorrendo a cavilli, leggi ad personam ed altri sotterfugi che
finirono col danneggiarlo politicamente. E’ storia fin troppo recente:
condannato con un processo farsa per un’evasione fiscale, comunque non
addebitabile a lui, è stato espulso dal Senato e, pur rientrato a pieno titolo
nella politica attiva, è in eterna attesa di una totale riabilitazione.
Poi
la magistratura mise sotto tiro Matteo Renzi, fino a quando qualcuno avvisò i
magistrati che Renzi, pur antipatico e cazzaro, era pur sempre un sinistro
della scuola del Pd. E da allora è stato relativamente lasciato in pace.
Ora
è il turno di Matteo Salvini. Matteo è l’attuale ossessione della sinistra e
della sua longa manus giudiziaria e non casualmente i suoi processi si moltiplicano
come i funghi sotto la pioggia autunnale. A differenza di tanti altri, egli
appare deciso e tranquillo, oltre che risoluto a difendere il suo operato di
ministro a viso aperto e con dignità. Qualche sera fa l’ho sentito citare una
pur abusatissima massima di Ezra Pound : Quando uno non è disposto a lottare
per le sue idee, o non vale niente lui, o non valgono niente le sue idee.
Complimenti!
E’
presto per dire come andrà a finire, anche perché la persecuzione è appena agli
inizi, ma è lecito sperare bene. Solo sperare, sia ben chiaro, perché queste
cose si sa come iniziano, ma non si sa mai come si concludono e l’esperienza
induce ad essere prudenti. D’altra parte Salvini è un politico che è
configurato dai suoi nemici politici e dalla stampa fiancheggiatrice in un modo
pressoché unico. Contro di lui è lecito tutto, compresi gli insulti più
sanguinosi, ma se ogni tanto egli abbozza una sia pur garbata risposta, diventa
subito un fomentatore di odio.
La
magistratura è potente, si sa, ma anche la politica, se è decisa, se è
risoluta, se non si lascia intimidire, ha le sue carte da giocare. Il
centrodestra deve essere ed apparire compatto, deve muoversi all’unisono, deve
capire che in questo processo è in gioco il suo futuro, non solo quello di
Salvini.
La
magistratura finora ha giocato con una certa parte politica come il gatto con
il topo, decidendo di volta in volta come, quando e dove colpire. Ma, al punto
in cui siamo, il gioco non regge più e non vale più quanto poteva valere per il
passato, quando ci si consolava del fatto che avevi salvato la tua testa, anche
se era rotolata la testa del tuo amico o del tuo alleato. Oggi stanno colpendo
Salvini, ma domani colpiranno la Meloni o riprenderanno a colpire Berlusconi,
se sarà necessario. Un’accusa la si può sempre inventare ed una certa stampa
compiacente o addirittura collusa è sempre lì, pronta ad azzannare chi non si
conforma al pensiero unico o non è disposto a cantare nel coro.
Del
resto il momento è delicato e, anche se stentiamo a rendercene conto, penso che
sia un momento storico. Al di là di quanto accaduto in passato, è la prima
volta che nel nostro Paese si porta a processo il leader dell’opposizione, non
per reati comuni, ma per reati politici o presunti tali. Bisogna stabilire, una
volta per tutte, se in questo nostro Paese un ministro è libero di prendere
un’iniziativa politica o se prima deve chiedere il permesso ai giudici.
Nemmeno
ai tempi del Fascismo la magistratura apparve così prona ai voleri di chi
governava. Nemmeno nella Cina nazi-comunista dei tempi nostri, in quella
dittatura, avvengono cose simili, o per lo meno, se anche avvengono, le tengono
nascoste, mentre in Italia queste cose si fanno alla luce del sole, così, come
se fosse un fatto normale.
L’attuale
gruppo di potere in Italia non si vergogna di portare l’Italia allo sfacelo e
di colpire al cuore la vita democratica. Bene. Diciamoci disposti, se proprio
lo vogliono, a dar loro una mano. Per quanto modesta possa essere la mia
persona, per quanto inutili e disperate possano essere le mie parole, voglio
dare ai politici del Centrodestra un suggerimento, anche se non richiesto.
Se
l’accanimento giudiziario nei confronti di Salvini dovesse continuare, se il
processo a Salvini dovesse apparire, nella sostanza e al di là delle apparenze,
un’ignobile farsa, tutto il mondo politico legato al Centrodestra pensi
seriamente a dimissioni di massa. Si dimettano deputati, senatori, governatori,
sindaci, consiglieri. L’Italia se la governino lorsignori, da soli, da papponi
e despoti. In questo caso sarebbe inutile alimentare speranze, illusioni,
rapporti umani, fiducia nel futuro. Meglio disperare e fare tabula rasa di
tutto, con la sola compagnia del vento, della nebbia, della pioggia. E infine
del sole, per riprendere a sperare…
Ezio Scaramuzzino
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