venerdì 5 gennaio 2024

Cosa c'è da salvare

 


Lo dico subito. L'editoriale di Max Del Papa, che sto per allegare, è un pugno nello stomaco. Ha l'aspetto di un testamento scritto in limine mortis e ci vuole molta forza d'animo e molto fegato a leggerlo ed evitare di rimanerne scossi. Eppure, secondo me, bisogna leggerlo, per capire come va il mondo, o come alcuni/molti pensano che vada, che poi spesso è la stessa cosa. Il punto di vista di Max Del Papa è quello di chi si pone in una specola posta in alto ed osserva sotto di sé lo spettacolo disgustoso degli uomini che si arrabattano sulla terra, in un verminaio infinito, e finiscono con lo scannarsi a vicenda. Del Papa non grida, non blatera, ma la sua apparente rassegnazione ha la forza disperata di un dolore infinito.

Né bilanci, né prospettive. Per me il 2024 è un passaggio senza svolta, dovrei compiere, e spero, 60 anni a luglio, e mi ritrovo del tutto alla deriva. Come uomo, come cittadino, come, ma prendetela in senso estremamente lato e vago, intellettuale: dal pessimismo sono passato al nichilismo, non trovo niente da salvare. I regimi totalitari aggressivi, come Cina, Russia, come l’Iran per interposta Hamas, scatenano le loro invasioni, le loro mattanze, ma chi le subisce poi si dimostra a sua volta irragionevole, privo di senso di realtà, pretende di spuntarla “fino all’ultimo uomo”, come dicono gli ucraini, questo popolo che credevamo valoroso ma forse è più esaltato, con alla testa un megalomane irresponsabile e pretenzioso. Oppure come Israele, che per dimostrare al mondo di non cedere ad una rappresaglia orribile, fa tabula rasa di un territorio intero, cercando di far dimenticare i propri errori di sottovalutazione. Le autocrazie sono spietate, negano il dissenso, fanno strage dei diritti umani, ma l’Unione Europea ha dimostrato che su quegli stessi diritti ha saputo solo specularci, alimentando la sua corruzione. E gli Stati Uniti vanno perdendo qualsiasi pluralismo, la sottocultura woke, che si allarga al Regno Unito, all’Europa intera, è una ideologia mistica che fa spavento, che incoraggia moderni pogrom, che spinge all’allucinazione legalizzata peggio – ha ragione Giulio Meotti nel suo ultimo “Gender – il sesso degli angeli e l’oblio dell’occidente” che nell’Unione Sovietica del XX secolo. I comunismi, i socialismi reali erano incubi, le sue degenerazioni aggiornate non sono migliori, ma il liberismo dimostra che il mercato funziona sempre meno, è drogato dalla finanza tecnologica e volatile, e il liberalismo si riduce alla assurda pretesa di fare sempre e comunque ciò che conviene, da cui un laido garantismo per i devianti e i criminali, nonché la tolleranza suicida per chi vuole annientare la libertà. Tutto mi delude, tutto è vuoto. Tutto è finito. Non vedo prospettive neppure in una dimensione metafisica o escatologica: mi pare che Dio abbia fallito o abbia mollato un mondo che ha fallito, che non sarà, forse, alla sua resa dei conti, ma a me ogni cosa, ogni aspetto, ogni latitudine suggerisce un abominio. Di sicuro è finito il cristianesimo, per incapacità di reggere ai tempi, per la fellonia di troppi religiosi che accolgono il relativismo assoluto, ma, soprattutto, grazie ad un papa farabutto messo lì apposta per disperdere un patrimonio di duemila anni di fede. Lo sostituisce un Islam che resta religione di fanatici violenti, di barbari nella sua versione trionfante, al punto che neppure il consumismo è riuscito, di fatto, a scalfirlo. Le guerre sono ovunque e nessuno vuole realmente spegnerle; si parla di una, due per questioni di agenda mediatica, ma le altre venti, cinquanta, cento insistono, resistono per anni, per decenni con i loro carichi mostruosi di vittime e neanche lo veniamo a sapere. La tecnologia, più è seducente e più è perversa: serviva, dicevano, a liberarci, e sortisce l’effetto opposto, questa tecnologia autoritaria è appannaggio dei regimi, più o meno democratici, ma regolarmente meno e sempre meno, per controllarci, ricattarci, rinchiuderci. Come accaduto per la pandemia, che poi era un pretesto per avvelenare la popolazione mondiale, quella italiana in particolare. Adesso ad essere malati gravemente siamo decine, centinaia di migliaia e nessuno paga. Dovrei aspettarmi ancora un Dio che guardi giù? E perché dovrebbe? Poi ti dicono che Lui lascia libertà agli uomini, che sono gli uomini a mettersi nei guai allontanandosi dal Suo insegnamento. Ma gli uomini, i bambini sepolti dai bombardamenti, dalle macerie, che libertà mai hanno avuto? Provo serie difficoltà, e perfino imbarazzo, quando, a qualche trasmissione o in qualche intervista, vogliono sapere come la penso, dove mi butto: ammesso che sia interessante, e non lo è, non so rispondere. Non trovo niente da salvare. È tutto un abisso, un buco nero. Non capisco neppure quelli che, per reazione, per polemica, per contrario, dicono: l’Occidente fa schifo, allora meglio Putin o gli ayatollah. Lo faranno anche per provocare, o per interesse, o per idiozia, ma come fanno a non vedere che è la stessa identica cosa? Che gli autocrati come Xi e Putin, contro il globalismo, sono i personaggi più globalizzati? Che comunque le diversità sono più di metodo, di facciata, che di sostanza? Libertà, dicono, pluralismo, democrazia: non ce n’è da nessuna parte, a Mosca come a Washington, a Pechino come a Londra, a Dubai come a Roma. E tutto converge verso un autoritarismo oligarchico, pochi mascalzoni supermiliardari che si palleggiano il pianeta, condizionano i governi, impongono le loro visioni deliranti e finalizzate. Ipocrite, poi: più vaneggiano di transizioni, di ambiente, e più lo inquinano, loro, da soli come uno Stato intero. Un solo, infimo esempio: Bezos è uno di questi imperatori senza corona, che sostiene di voler tutelare l’ecosistema, ma se ordino ad Amazon un pacchettino con dentro un gingillo, mi arriva avvolto in una scatola enorme che contiene un involucro superfluo, che avvolge una confezione ridondante. Tutto uno spreco, che intossica, che inquina. Così per tutto. Divi e magnati girano per predicare misura e scrupolo ecologico a bordo dei loro jet privati, e il credo del loro Vangelo è: non avrai niente e sarai felice. Loro hanno tutto, veramente più di tutto, mai così troppo di tutto, e non sembrano così infelici. I presidenti occidentali sono sporchi e corrosi, quelli antioccidentali, alla guida di cricche di mafiosi e tagliagole, hanno patrimoni degni degli oligarchi tecnologici. I capi di Hamas stanno nei sultanati con uno stile di vita ultra-occidentale mentre quelli militari e il loro esercito di macellai vivono come ratti, nei tunnel. E la gente si divide, sceglie, preferisce? Ho smesso di distinguere, le guerre di conquista degli asiatici non mi piacciono, ma quelle di controllo degli americani non sono migliori, l’Europa è una puttana che va con tutti, i regimi africani non si schiodano da un tribalismo secolare e, per quanto l’Occidente, e solo lui, si batta il petto, l’Africa non smette di pagare anzitutto le sue colpe. Il guaio è che non sembra neppure in grado di operare un esame, una presa di coscienza, vanno sempre avanti nell’ottica del mendicante che si consegna ora a questo, ora a quel conquistatore. No, io non trovo ragioni per orientarmi, né per salvare il salvabile. Quindi non chiedetemi, non attribuitemi preferenze di sorta: non sentirete da me alcuno spiraglio per nessuna realtà, civiltà, regime, prospettiva. Mi pare che anche l’amore umano, la solidarietà istintuale diffusa, siano in agonia: ci si sfoga con le faccine, coi messaggi, ma la presenza, la vicinanza evapora. Da ammalato, ho maturato una riflessione un poco andante: mi sono confidato con qualche religioso, qualche sacerdote: è stato sbrigativo ma tutto sommato comprensivo, le solite parole di incoraggiamento. Poi è sparito, anche se mi abita a un centinaio di metri. Un tempo il prete era uno che andava a ristorare gli afflitti, i pazienti, oggi non si vede nessuno. Non credo riguardi solo me, i sacerdoti si sono trasformati in operatori sociali, faranno anche del bene, come si dice, ma a me paiono più trottole esaltate che non risolvono niente. Perché è vero che le necessità materiali e i disagi concreti vanno arginati, ma senza un conforto spirituale cosa rimane all’uomo? E qui di anima non parla più nessuno, parlano tutti di gender oppure parlano ai leggendari migranti, solo a loro, gli indigeni se ne facciano una ragione. Se le società sono dissociate, se la compassione è qualcosa da fuggire, come sperare che le nostre democrazie ne escano più forti, ne escano migliori? E poi, quali democrazie? Quelle che ci impediscono sempre più di scegliere, di esprimerci, di vivere, che ci iniettano veleni che ci fanno ammalare per poi curarci con altri veleni che ci scavano altre malattie e così via, in un cerchio infame senza fine, o meglio con la nostra fine? Democrazia, trasparenza, ma un potentato sovranazionale come la UE non ha mai reso note le procedure con cui ha negoziato miliardi di sieri tossici per centinaia di miliardi di euro. Provocando milioni di morti e di feriti. Una strage degna di un olocausto, ma i responsabili si assolvono fra loro, incolpano le vittime, si dicono pronti a a continuare o a ricominciare. La politica non esiste più, è stata inglobata nell’affarismo ladronesco, nella corruzione sistemica, i politici sono influencer e delle influencer tradiscono la stessa immoralità. Del resto, il travaso delle imbonitrici da social destinate alla politica è ampiamente maturo e se ancora non è avvenuto è perché qualcuno ha scaricato alle interessate un pandoro minato tra i piedi. Ma ci si arriverà, presto. Oggi i partiti non hanno e non cercano figure compatibili con la politica, preferiscono reclutare pregiudicati, depravati, ladri, malviventi, perfino omicidi e pedofili. Se li spartiscono, se li scambiano, se li contendono. Dicono gli ottimisti a oltranza: bisogna resistere, bisogna recuperare il senso delle nostre tradizioni. Scusate, quale senso? Quali tradizioni? Qui non c’è più niente e la prima cosa che manca è proprio il senso, la logica, la speranza, la ragione, la prospettiva, la possibilità di operare una inversione di tendenza. Verso dove, poi? E capisco che possa sembrare una soluzione anche comoda, così uno non si compromette, rifiuta tutto, passa la vita a dire io l’avevo detto: ma io nel mio disfattismo patologico realmente pago conseguenze definitive: non partecipo, non milito, non mi infilo, non abbocco, perdo lavori, resto fuori dai giri, non vado bene in nessun contesto sconto una diffidenza, peraltro giustificata, da parte del cosiddetto sistema. E che raramente mi capiti di sbagliarmi, che per lo più gli scenari che preconizzo poi si verifichino, non è una expertise ma una ragione di più per tagliarmi fuori. Ma che vuole, questo, che non è mai contento? Da marginale, da personaggio di nicchia, ma questo handicap c’è sempre stato, fin da quando ho cominciato a scrivere per mestiere e oggi lo sento più che mai. Il fatto che io abbia tanti lettori è da imputarsi esclusivamente alla mia misteriosa capacità di raggiungerli, obiettivo che non mi sono mai posto, succede e basta. Quello di cui sono certo è che le cose non cambieranno e comunque mai per migliorare; nel senso che anche la teocrazia woke è destinata a passare, però non ad essere superata: come tutte le forzature estreme, anche in questo caso la società reagirà per rigetto, dopo avere collassato, si riapproprierà delle proprie identità, del residuo buon senso, di una elementare lealtà etica; ma le scorie, come sempre, resteranno, i semi maligni non tarderanno a originare altri sistemi se possibile ancora più perversi. Tale mi sembra la vicenda umana della Storia, i suoi corsi, che in apparenza sono ricorsi ma in effetti sviluppano un determinismo inesorabilmente nel peggio, da cui l’uomo sociale si difende in modo sempre più disperato e impotente, fino a che non si arrenderà del tutto. Io mi porto avanti, all’alba dei 60 anni non ho più illusioni e neppure disperazioni, né scelte di campo da operare, tutto mi ha deluso, niente può ancora sollevarmi, se non, sporadicamente, qualche vecchio romanzo, qualche disco di jazz, qualche epico momento di un Novecento che sempre meno mi appartiene. MDP  Post Views: 737

Per leggere l'originale di Max Del Papa, collegarsi al link seguente (seleziona link, clic destro, vai alla pagina...)

https://ilfarodimaxdelpapa.altervista.org/ma-da-salvare-ancora-cosa-ce/



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