Premetto subito che è una fortuna che le teorie di Cesare Lombroso siano finite con lui. E’ noto che il famoso scienziato dell’’800, fondatore dell’antropologia criminale, sosteneva che ogni individuo porta dipinte nei suoi atteggiamenti, nel volto, e in particolare nella scatola cranica, le sue tendenze e la sua personalità.
E’ una fortuna, lo ripeto, che queste teorie siano tramontate. Ma, come per un gioco di società, divertiamoci ad applicare queste teorie alla storia, ai tic , alle espressioni di quell’essere vivente, che corrisponde al nome di Gianfranco Fini.
Gianfranco Fini sostiene di essere diventato di destra non perché abbia letto Friedrich Wilhelm Nietzsche o Julius Evola, ma perché alla tenera età di vent'anni ha visto un film di John Wayne.
Gianfranco Fini, richiesto in un’intervista da Giampaolo Pansa su quali fossero i fini della sua azione politica, ha risposto che non lo sapeva nemmeno lui.
Gianfranco Fini , quando parla in pubblico, è afflitto da una strana irrequietezza delle mani, che egli sposta con un movimento compulsivo da una tasca all’altra, come se fossero due appendici pendule, estranee al suo corpo.
Gianfranco Fini rosicchia continuamente delle chewing-gum, in qualunque momento della sua giornata ed in qualunque circostanza. Addirittura una volta l’ho visto masticare come un ruminante mentre teneva un discorso in parlamento nella sua qualità di ministro degli esteri nel governo Berlusconi.
Gianfranco Fini ha eternamente dipinta sul volto un’espressione di compunta pensosità, che fa sorgere nell’interlocutore il dubbio di una perfetta idiozia. Dubbio che poi sparisce quando il suddetto Gianfranco apre bocca, immemore del fatto che è preferibile stare zitti ed apparire stupidi, piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio in merito.
Gianfranco Fini, nei suoi discorsi, ricorre sempre più spesso a degli intercalari, in realtà pleonastici, ma necessari al suo cervello per guadagnare alcuni secondi, che gli consentano di elaborare dei pensieri e conferire loro una veste decentemente logica. Famoso, tra gli altri, il suo intercalare “è vero o non è vero…”, che egli è capace di ripetere anche una ventina di volte, per far guadagnare al suo cervello secondi preziosi.
Gianfranco Fini, alla tenera età di cinquantotto anni, ha divorziato dalla moglie per convivere con Elisabetta Tulliani. Sia ben chiaro: ognuno è libero di innamorarsi come vuole e quando vuole. Ma avete mai avuto la fortuna di ascoltarla questa Elisabetta Tulliani? Beh, io tempo fa l’ho avuta questa fortuna, avendo trovato su YouTube un video, oggi non più reperibile, in cui lei cinguetta accanto a Gaucci, ex presidente del Perugia calcio e suo ex convivente. Avrà anche un certo fiuto affaristico questa Elisabetta Tulliani, in ciò aiutata probabilmente dal suo clan familiare, ma, a parte questo, mi è parso che, di fronte a lei, anche una semianalfabeta possa essere considerata un gigante del pensiero.
Si potrebbe continuare all’infinito, ma non è il caso. Secondo me è lecito ritenere che il Gianfranco non costituisca un caso politico, quanto piuttosto un caso clinico(e anche umano).
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