Penso che il problema principale di Berlusconi e del centrodestra non sia Gianfranco Fini (povero untorello), e nemmeno Pier Luigi Bersani (povero illuso), e nemmeno Tonino Di Pietro(povero analfabeta) e nemmeno il mondo gravitante intorno ad Eugenio Scalfari e Repubblica (poveri tromboni).
Penso che il problema principale sia quello della Giustizia. Diciamocelo pure: in Italia noi non abbiamo un’amministrazione della Giustizia, abbiamo invece un partito dei giudici(non necessariamente di tutti i giudici) che si muove contro il centrodestra con i tempi ed i modi di un partito politico, anzi dell’unico vero partito politico che riesca a creare problemi al Cavaliere. Alla lunga questo partito è riuscito a fiaccare l’azione di governo e, dobbiamo riconoscerlo con rincrescimento, lo stesso Berlusconi dà talvolta l’impressione di un leader intimidito e sulla difensiva.
Berlusconi non è uno che si lasci intimidire, ma, quando le iniziative giudiziarie contro di lui diventano infinite, quando un giudice criminale condanna la Mondadori a pagare 700 milioni di Euro (più di quanto valga la stessa Mondadori) ad un diretto concorrente per una vicenda tutt’altro che chiara, è comprensibile che anche lui alla fine ne risulti condizionato.
Da queste premesse deriva una certa esitazione del Cavaliere nei confronti della crisi della maggioranza, con una conseguente, continua offerta di tregua ai suoi avversari interni. Cosa che rischia di apparire stucchevole e, soprattutto, rischia di generare sconforto negli elettori, che non vedrebbero male una rottura definitiva.
Spiace che il centrodestra, pur dedicandogli attenzione, non abbia ancora concluso che quello della giustizia è il primo problema, anzi il problema dei problemi e che, se non si risolve questo, non si risolveranno tutti gli altri, che in realtà sono solo una conseguenza del primo.
Il problema è troppo grosso e quindi di difficile soluzione? Allora tanto vale affrontarlo di petto e senza girargli troppo attorno. Il Cavaliere drammatizzi il problema, si rivolga direttamente agli Italiani, veda un po’ quel che può venirne fuori. Il Cavaliere metta in conto che una crisi drammatica può salvarlo una volta per tutte oppure fargli perdere il potere definitivamente. D’altra parte nessun medico gli ha prescritto che debba fare eternamente il leader politico. In queste condizioni non può più continuare. Limitarsi a rimanere a galla non serve a niente, durare tanto per durare ancora meno.
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