Avanzata francese e ritirata spagnola, si
dice abitualmente quando uno avanza con irruenza e con altrettanta irruenza si
ritira. E’ quello che sta succedendo a Salvini, che ha fatto e sta facendo retromarcia su tutta la linea e,
arrivati a questo punto, non è dato sapere che fine farà la sua mozione di
sfiducia al governo Conte, non potendosi nemmeno escludere che egli finisca col
ritirarla.
Bisogna pur dire che questa crisi Salvini l’ha
iniziata male e la sta concludendo peggio. E comunque tutto questo ci può anche
stare, perché in politica le battaglie si possono anche perdere.
Il
fatto che egli possa aver commesso degli errori, anche gravi, non avendo avuto
ben chiare tutte le conseguenze della sua iniziativa, non ci induce comunque a
perdere la fiducia in lui. Noi non siamo di quelli che fino a ieri gli
consigliavano di rompere con i Grillini e, ora che l’ha fatto, gli rimproverano
acerbamente di averlo fatto.
D’altra parte gli ultimi sondaggi sulle intenzioni
di voto confermano che il suo elettorato continua a sostenerlo. Dopo lo scoppio
della crisi, l’ultimo sondaggio di Panorama conferma la Lega al 38% e su Sky,
un sondaggio, velocemente messo in piedi a proposito dell’Open Arms e dei
clandestini fatti sbarcare, ha dato un responso clamoroso, ma non tanto: favorevoli
a Salvini ed ai porti chiusi 71%, contrari 29%.
Chi ha sostenuto Salvini, continua a
sostenerlo ed è disposto a dargli una mano volentieri, perché, a guardarci
attorno, magari capiamo che Salvini non è Napoleone o Winston Churchill, ma
capiamo pure che egli resta comunque il meglio, o il meno peggio se vi piace,
di quanto c’è sulla piazza e di quanto offre attualmente il mercato politico.
Questa immutata fiducia dei suoi sostenitori
non deve però illudere Salvini più di tanto, perché tutti sono disposti a
mettere in conto che gli possa perdere una battaglia, ma nessuno mette in conto
che egli possa perdere la guerra o, peggio, che egli possa perdere la faccia e
la dignità.
Perché in questa strana crisi, in cui finora
è successo di tutto, sta succedendo anche un fatto curioso. Salvini riceve quotidianamente
i soliti insulti e le solite minacce di sempre, ma gli insulti più sanguinosi e
volgari li riceve proprio dai suoi “amici” o ex-amici grillini. Non riporto
questi insulti solo per evitare il voltastomaco ed il vomito, mio e dei miei venti
lettori.
Sentire il bibitaro Di Maio, o il minus
habens Fico, quello che si è laureato al DAMS con la tesi su Mario Merola,
tanto per capirci; sentire “l’avvocato del popolo”, principe del foro (boario) e miracolato Conte, devotissimo di Padre Pio (e
ci credo!); sentire Di Battista, il dottor Di Battista, pure lui con laurea al
DAMS, quello che, insufflato da Travaglio, si crede un Barzini o un Montanelli redivivo;
ecco, sentire tutti costoro parlare di slealtà, tradimento, indegnità morale, è
qualcosa che supera ogni limite del linguaggio politico e della sopportazione
umana.
Per non parlare poi del Fatto Quotidiano,
organo semiufficiale dei Grillini, e del suo direttore Marco Travaglio, i cui
fondi in questi giorni, più che alla storia del giornalismo, attengono alla
storia della neuropsichiatria.
Salvini si limita ad incassare e non replica
adeguatamente agli insulti, come volesse recitare il ruolo di persona civile
tra gli incivili ed i cafoni, e/o volesse evitare di distruggere i ponti alle
sue spalle. Ecco, Salvini deve stare attento: un politico, qualunque uomo
politico, può perdere anche una battaglia, ma, se perde la dignità e l’onore,
perde la fiducia degli elettori e finisce col perdere tutto.
Un solo consiglio per il capitano leghista:
se deve essere guerra, che guerra sia. E, se deve rompere definitivamente,
quale migliore occasione dello stillicidio della Open Arms e delle altre ONG?
Coraggio!
Ezio Scaramuzzino
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