Questo articolo vorrei averlo scritto io,
ma vedo e leggo che Max del Papa, insuperabile, ha già detto tutto in modo
magistrale.
Ci sono gli aspetti eclatanti, costituzionali (anzi anticostituzionali) di
un regime in fieri: i pieni poteri, la reiterazione del terrore emergenziale,
gli oppositori spediti a processo, la censura sulle risoluzioni del sinedrio
virologico. E poi ci sono le spie, i segnali che passano e vanno ma non sono
meno gravi, meno allarmanti: questi propedeutici a quelli. Frutto apparente di
sventatezza, di avventurismo ma forse è il contrario: una tortura sottile,
autorigenerante, una pressione psicologica continua e metodica. Ci sono i marines spediti
a pattugliare la spiaggia a Ventimiglia come fosse la Normandia, soldati in
assetto contro pericolosissimi bagnanti; c’è la polizia calata nei sotterranei
della metropolitana a intimidire, a multare quelli che negl’inferi
surriscaldati non sopportano la mascherina e se la calano; c’è la psicopolizia
dei decreti legge “contro l’omofobia”, norme fobiche di per sé, contro ogni
dissenso, mascherine per la mente, maschere su maschere; e c’è l’afflusso
sbracato, plateale di clandestini più o meno infetti, tutti irridenti, alcuni
in assetto turistico con tanto di cani e gatti, e il governo li difende, dice
senza mezzi termini che ce ne vogliono ancora di più, sempre di più e chi non è
d’accordo è intollerante e deve essere neutralizzato.
C’è la nuova frontiera del “negazionismo”, dimensione
odiosa, stigma nazista con cui marchiare ogni obiezione, dalla letalità di un
virus ormai sgonfiato alla constatazione delle diversità sessuali,
all’insofferenza verso una classe parassitaria che sbraca, sfascia, pretende,
invade. Ci sono le campagne mirate contro gli scienziati dissidenti. Ci sono i
rari artisti eccentrici, alla Bocelli, subito massacrati e indotti all’
autodafè: o ti rimangi quello che hai detto o non lavori più e ti faremo
passare da tenore a storpio, da usignolo a cieco. E Bocelli abbozza, fedele
alla massima di don Abbondio: se uno il coraggio non ce l’ha non se lo può dare,
o almeno non lo può mantenere.
La intolleranza dei tolleranti, la ferocia dei buoni non conosce
limiti e questa isteria è un tipico segnale delle dittature in formazione.
Sempre faziosi, immorali, hanno preso una sinistra esaltazione che non accetta
moderazioni di sorta. Per Salvini, accusato (anche da chi scrive) di eccessiva
moderazione, stanno apparecchiando un trattamento che, quanto a virulenza,
rischia di fare impallidire quelli riservati a suo tempo a Craxi, a Berlusconi;
li ha tutti contro, tutti lo azzannano per un pezzo, ieri c’era una vignetta
infame di lui con la figlia e, dietro, un corpicino esanime a riva: “Papà,
quello chi è?”. “Nessuno, cara, non è nessuno”. Roba da codice
penale, ma nessuno fiata.
Non sono atti casuali, sono indizi precisi, sono moniti. In tutto questo il
presidente Mattarella non vede, non sente e non parla, ligio alla consuetudine
del silenzio assenso. Tutto lascia fare, tutto lascia passare un presidente che
dovrebbe essere “di tutti gli Italiani”: e anche questo non lascia
tranquilli, non prelude a niente di buono. Peggio di tutto, la mancanza di
anticorpi: chi protesta, lo fa su Twitter, in modo sempre più
stanco, rassegnato; i giornali d’opposizione fanno quello che possono, ma la
propaganda collaborazionista è forte, è spalmata. Se a Berlino in 15 mila
scendono in piazza per dire basta alle restrizioni ex Covid, il
commissario Gentiloni subito li bolla come criminali, come stragisti
pericolosi, come a dire: non azzardatevi in Italia, chè abbiamo i mezzi per
controllarvi, per rispedirvi a cuccia.
C’è una strategia della menzogna e del servilismo che va oltre la vergogna e a protrarla
sono i sedicenti a schiena dritta, quelli che accusano sempre tutti di essere
venduti, prostrati, “slurp slurp”. Scandali enormi come Alitalia o Autostrade dopo
un giorno passano in cavalleria. Non si dica poi di quello della magistratura,
del caso Palamara che è già stato ridotto a macchietta, una sorta di Citaristi
delle beghe giudiziarie che si permette perfino una certa autoironia. Intanto
lo intervistano, lo invitano ai convegni… La normalità dell’immondo, dello
spaventoso. Si dicevano tra loro i giudici, tutti frequentatori del politburo
piddino: “Ma questo Salvini che fa? Non fa niente di male, applica le
leggi, come si fa a perseguirlo se ha ragione?”. “E proprio perché
ha ragione bisogna stroncarlo, bisogna distruggerlo”. E lo distruggono. Il
Senato si regola come se quelle ammissioni non esistessero, lo manda a processo
e poi altre toghe scarlatte ci penseranno ad applicare le leggi, dal codice
penale distorto alla Severino che è un obbrobrio, la tipica norma autoritaria.
Dicono gli ottimisti: ma si dovrà pur votare. Sì, ma questi sono capaci di
qualsiasi porcata, anche di inventarsi morie di ritorno che non esistono, anche
di finire di prosciugare un Paese che già annaspa e rantola. Non c’è
trasparenza su niente. Se Conte impone il bavaglio sugli errori e le bugie dei
comitati, la impareggiabile Azzolina, e questo l’hanno notato in pochi, nega
ogni trasparenza sul concorso per i dirigenti scolastici del 2017, nel quale
era direttamente coinvolta.
Al punto che è sorto un comitato “trasparenza e partecipazione” e alcuni
parlamentari di Fratelli d’Italia hanno annunciato un’interrogazione
“per chiedere la messa a disposizione del codice sorgente, in modo da garantire
la regolarità del processo di selezione”.
Ma perfino un ministro come questa Azzolina può ridergli in faccia: sa che sono tempi, magari transitori, ma che intanto consentono ogni ribaltamento dell’etica politica, della prassi, del rispetto della Costituzione. Tempi di marines, di intimidazioni, di lettere e toghe scarlatte. Come a dire: questi sono i segnali che indicano un regime non più democratico e sempre meno democratico. Prima lo capite, meglio sarà per voi.
Max del Papa, Atlantico
Non è da ora che lo avevo capito, ma che si fa? Io sarei disposto anche a scendere in piazza. Non con le chiacchiere ma col fucile!
RispondiEliminaCiao, Balilla...
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