Stiano zitti adesso. Tacciano quelli che fingono o addirittura
ostentano costernazione ad ogni testa che rotola ma si avviluppano nelle
formule più sconciamente conniventi, “sono solo fascioislamici”. Stiano zitti
quelli che da vent’anni tacciano chiunque di fobico, di razzista se appena si
dice spaventato, sconcertato.
Zitti quanti ci insegnavano
che i terroristi non vengono con i barconi. Che le Ong sono la parte umana e
pura del mondo infame. Che i porti debbono restare aperti, sempre più aperti.
Che ogni controllo, verifica, censimento è già nazismo. E che se uno scanna una
vecchia o un prete, è solo un malato di nostalgia, come dice la canzone. Al
massimo un pazzo, un disadattato, una vittima della sporca società occidentale
dell’egoismo e dell’individualismo.
Stiano zitti quelli che si
muovono nella solita ambiguità, “ah, vedete, sono giovani di seconda, di terza
generazione, sono nati qui, sono cittadini qui” e glissano sulla evidente
totale impossibilità di integrarsi da parte di questi macellai. Che sono sempre
di più, sempre di più. E sorvolano sulle infinite opportunità di cui hanno
goduto, scuole, sanità, diritti ai quali hanno risposto con la violenza
fanatica.
Zitti quelli che per ogni cosa
scomodano la povertà delle periferie, delle banlieu, come fa fino dire, come se
fosse una legittimazione a staccare teste dal collo. Zitti quelli che più a
questi signori gli dai e più non basta, non basta mai, come se questo paese
dissestato e disastrato fosse un infinito Bengodi.
Zitti quelli che non hanno mai
voluto accettare che grandi diritti comportano anche qualche dovere, per
esempio non ammazzare la gente per la strada, se questa gente bene o male ti ha
accolto, ti aiuta, ti sopporta, se il sistema di questi infedeli ti riceve, ti
ospita, ti tiene e ti mantiene.
Zitti quelli che in via Padova
a Milano ci trovano “esperimenti sociali” anziché la constatazione del completo
fallimento delle loro teorie oniriche.
Zitti quelli che a maggiore
violenza vogliono reagire con sempre maggiore comprensione, e arrendevolezza, e
cecità. Zitti tutti gli stronzi armati di palloncini, di gessetti, di slogan
balordi, di lagne e girotondi, di esibizionismo sulla pelle dei trucidati, di
una sola voglia forte, prepotente, violenta: non far niente, accettare tutto,
incolparsi sempre per il sangue innocente.
Zitti quelli che non imparano
dall’esperienza di mille traumi. Quelli che si amputano la memoria. Quelli che
se bruciano una cattedrale ridono compiaciuti perché è il simbolo
dell’imperialismo cristiano e in fondo sono tutti monumenti da demolire. Zitti
quelli che sono sempre pronti ad incolpare Cristoforo Colombo, le Crociate, il
Dio vendicatore della Bibbia.
Zitti quelli che non riescono
a dire la parola magica e si rifugiano nelle circonlocuzioni vigliacche, i
terrorismi “qualsivoglia”, il profondo dolore “per tutte le vittime”, il
qualunquismo solidale per cui “ogni violenza è sbagliata”.
Zitti quelli che hanno imposto
l’agenda e travolto la libertà prima di parlare, poi di pensare, infine di
capire: lasciandoci solo quella di morire.
Zitta anche l’incredibile
ministro della polizia, la Lamorgese che si arrampica sui vetri con le dita
cosparse di sapone, nessuno poteva sapere, a nessuno risultava. Bella gente che
hanno messo a tutelarci.
Zitti quelli che hanno spedito
l’esercito a correr dietro a un vecchio con la mascherina di traverso e non a
controllare queste schegge impazzite che non sono schegge, sono parte di un
sistema diffuso e micidiale.
Zitta l’Unione europea che non
ha saputo e non ha voluto mai intraprendere alcuna iniziativa, soluzione,
prospettiva per combattere un terrorismo islamista ormai fuori controllo. Zitta
la politica dei marinaretti al servizio di una noglobal troppo ricca e troppo
annoiata, la politica surreale di quelli che volevano un tiranno come Erdogan
in Europa. Stiano zitti anche quelli che stanno zitti perché un prete, un
sagrestano, una anziana, un professore non valgono neppure un cordoglio di
facciata.
Zitti i globalisti col culo
degli altri, che vogliono sempre più afflussi ma poi li cacciano dai loro
quartieri melliflui, dai loro parchi e giardini perché i poveri debbono stare
coi poveri e debbono sbudellarsi tra loro.
Zitte le parlamentari
cialtrone che vanno a parlare di diritti degli “ospiti” con la borsa griffata
che costa come tre anni di affitto ad un povero diavolo che, magari, gli piglia
un colpo e quando torna dall’ospedale trova il loculo occupato da una tribù che
rifiuta di sgombrare.
Zitti i cardinali elemosinieri
con le elemosine altrui, che aiutano gli accoglienti sovversivi a rubare
l’energia elettrica e non solo quella. Zitto anche questo papa che non sta con
gli ultimi, come sostiene, ma con quelli che gli piacciono, che considera
ultimi a modo suo e gli altri li abbandona, nemmeno un pensiero di passaggio se
cadono, da cristiani, sotto i fendenti di un coltello da cucina o una
scimitarra.
Stiano zitti tutti questi,
perché ad ogni testa che rotola cresce la loro complicità morale, la loro
responsabilità di irresponsabili, il loro cinismo che li fa restare disumani.
Max Del Papa, 31 ottobre
2020,
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