lunedì 31 ottobre 2016

Due considerazioni per votare NO

Nella foto: Todor Zhivkov, leader comunista bulgaro dal 1954 al 1989; Matteo Renzi, primo ministro italiano dal 2014.

Nel mio precedente post del 26/10/2016 (leggi qui) ho già espresso i motivi per cui voterò NO al prossimo referendum  del 4 dicembre. L’importanza della questione mi induce però ad aggiungere altre due considerazioni sul perché è opportuno bocciare la riforma costituzionale Etruria Boschi.
1-L’iter di approvazione delle leggi
Uno dei motivi più ricorrenti della propaganda per il SI’ è che con l’approvazione della riforma, verrebbe semplificato l’iter di approvazione delle leggi. Senza far troppe parole, per confutare la tesi del sì, è sufficiente mettere a confronto  i due articoli relativi.
Costituzione in vigore, art.70
La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.

Costituzione Etruria Boschi, art. 70
La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all'articolo 71, per le leggi che determinano l'ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l'ufficio di senatore di cui all'articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma.
Le stesse leggi, ciascuna con oggetto proprio, possono essere abrogate, modificate o derogate solo in forma espressa e da leggi approvate a norma del presente comma. Le altre leggi sono approvate dalla Camera dei deputati. Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all'esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata. L'esame del Senato della Repubblica per le leggi che danno attuazione all'articolo 117, quarto comma, è disposto nel termine di dieci giorni dalla data di trasmissione. Per i medesimi disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei suoi componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei propri componenti. I disegni di legge di cui all'articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione. I Presidenti delle Camere decidono, d'intesa tra loro, le eventuali questioni di competenza, sollevate secondo le norme dei rispettivi regolamenti. Il Senato della Repubblica può, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all'esame della Camera dei deputati.
Il primo testo consta di nove parole, il secondo di 438 parole, e, a parte questo, sfido chiunque a capire che cosa significhi. Unico vantaggio: i lettori della Settimana Enigmistica potranno fare a meno di comprare la loro rivista preferita e potranno esercitarsi a sciogliere gli enigmi della riforma costituzionale Etruria Boschi.
2-La sovranità
Ricordo che la vecchia Bulgaria comunista, la più ciecamente ed ottusamente fedele all’ URSS, aveva una strana, curiosa ed originale Costituzione, nella quale era teorizzato il principio della sovranità limitata. In particolare essa recitava: La  sovranità appartiene al popolo bulgaro, che la esercita nell’ambito e compatibilmente con l’amicizia eterna ed immutabile con il glorioso popolo dell’Unione Sovietica.
Vi viene da ridere? Preparatevi a ridere un po’ di più, perché  oggi la teoria della sovranità limitata conosce una seconda giovinezza, grazie alla riforma costituzionale Etruria Boschi. E dire che i fautori del SI’ sostengono che, in caso di vittoria, l’Italia diventerà più forte e più autorevole a livello internazionale.
Costituzione in vigore, art. 117
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Costituzione Etruria Boschi, art. 117
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea e dagli obblighi internazionali.
Ognuno può notare la differenza. Nel secondo testo l’ordinamento comunitario si identifica solo ed esclusivamente nell’attuale Unione Europea, quella dei banchieri e delle lobbies, oltre che della curvatura dei fagioli e delle banane, tanto per intenderci, ed in nessun’altra organizzazione sovranazionale. E’ all’UE che l’ Italia delega in prima istanza la sua sovranità e, costituzionalizzando l’Unione Europea, la rende eterna ed immutabile. Altro che Bulgaria!


mercoledì 26 ottobre 2016

Perché voto NO

Nella foto Benedetto Croce e Maria Elena Etruria Boschi. L’accostamento non è casuale. Il primo, filosofo, storico, saggista, fu uno dei padri costituenti, uno tra gli autori più eminenti dell’attuale Costituzione. La seconda, Ministro dell’attuale governo Renzi e madrina della recente riforma costituzionale, ha come titolo di merito un master in Diritto Pubblico.
Perché voto no
1-Non è vero, come dice l’illustre costituzionalista  Maria Elena Etruria Boschi, che il no sprecherebbe due anni di lavoro del parlamento. Curioso discorso. Il governo Berlusconi lavorò quattro anni alla riforma della Costituzione. Si votò, l’Italia disse no, nessuno parlò di spreco del tempo. O per caso il tempo della Boschi e di Renzi è più prezioso di quello degli altri?
2-Non è esatto, o almeno non basta, dire che il referendum si muove nella direzione giusta, come sostiene Giuliano Amato, quello, tanto per intenderci, che prende 30.000 € al mese di pensione. Se da Crotone voglio andare a Taranto, la via più breve per arrivarci è quella PER mare. Ma se pretendo di arrivarci a nuoto, il meno che possa capitarmi è quello di affogare.
3-Non è vero che col nuovo Senato si risparmia, come sostiene Matteo Bimbominchia Renzi. Intanto le spese generali RESTERebbero invariate. Si risparmierebbe qualcosa (ripeto qualcosa) solo con gli stipendi. Ma che discorso è quello di chi vuole  un tipo di senato solo in base alla convenienza economica? SE IL SENATO NON SERVE, TANTO VALEVA ABOLIRLO. A parte il fatto che i nuovi senatori non sarebbero eletti, ma solo nominati nelle conventicole dei partiti. Vi sembra un progresso questo?
4-Non è vero che la Costituzione è vecchia. Quella degli Stati Uniti ha più di 200 anni e nessuno si sogna di cambiarla. In Inghilterra addirittura la Costituzione non esiste e nessuno si sogna di dire che lì non c’è democrazia. E poi le Costituzioni hanno il compito di condizionare le forze politiche, non quello di adeguarsi alle loro esigenze.
5-Non è vero che la nuova Costituzione semplifica il procedimento legislativo. Già oggi, PUR con il bicameralismo perfetto, l’Italia è in Europa la nazione con la maggiore produzione legislativa. Figuriamoci che cosa succederà quando una delle due camere dovesse essere “abolita”, ma solo in teoria. A parte il fatto che già oggi, con il continuo e SFACCIATO ricorso al voto di fiducia, il governo Renzi ha abolito di fatto non solo il senato, ma l’intero parlamento. E poi non è nemmeno tecnicamente vero che la riforma semplifica l’iter legislativo, perché le nuove norme prevedono ben otto procedure diverse a seconda del tipo di legge da approvare. Ma ve l’immaginate la goduria di chi dovrà dirimere i litigi susseguenti alla confusione delle procedure?
6- Non è vero che la riforma della Costituzione aumenterebbe il prestigio dell’Italia all’estero. La realtà è che oggi l’Italia a livello internazionale conta meno di zero. E lo prova il fatto, a parte alcune incredibili e vergognose interferenze esterne, che perfino alcuni colossi bancari stranieri, come Morgan Stanley e Goldman Sachs, invitano a votare sì. La realtà è che l’Italia con il suo mostruoso debito pubblico, per altro in continua crescita con l’attuale governo, è diventato schiavo della finanza internazionale, che si spinge a chiedere, perché sa che i governi camerieri eseguiranno. A proposito: Renzi mi ricorda quell’uccello nella rete che, più si muove, più resta IMPIGLIAto. Ogni tanto chiede più flessibilità all’UE. Ma sapete che significa più flessibilità? Significa semplicemente l’autorizzazione a fare più debiti, non a risparmiare SUlle spese. Diceva Lenin che a governare uno stato sarebbe stata capace anche la sua cuoca. Ho sempre considerato questa affermazione come una boutade, ma, da quando c’è Renzi, penso proprio che chiunque, anche una cuoca, farebbe meglio di lui. O almeno lo farebbe con maggiore serietà.
7- Non è vero che con il no ci sarebbe una diminuzione del PIL. Lo sostiene la Confindustria, quella, per intenderci, che si è sempre schierata con il padrone di turno e che con Renzi è diventata più parassitaria che mai.
8-La Maria Elena Etruria Boschi sostiene infine che la vittoria del sì sconfiggerebbe anche il terrorismo islamico ed il califfato dell’ISIS. Prendiamola per una barzelletta, ma non tanto ormai, perché da queste tipe, IN COMPLETO STATO CONFUSIONALE, ci si può aspettare di tutto. Una cosa è certa: quando la Boschi ha sostenuto questa tesi, era fresca reduce da un pranzo caratterizzato da abbondanti libagioni. Ma la tesi prevalente ormai nella campagna referendaria del governo è che una cazzata al giorno leva il medico di torno.
9-Fin qui le considerazioni di carattere tecnico, ma, last but not least, c’è anche una considerazione di carattere, diciamo pure, personale. E’ che, ci pensate?, il grande cazzaro Matteo Renzi ha PROMESSo che, in caso di vittoria del no, se ne ritornerà a casa. Certo, conoscendo Renzi, la cosa non appare del tutto pacifica e scontata, ma sarebbe comunque un buon inizio per farlo fuori. Non so a voi, ma a me la cosa piace, come diceva la buonanima di Totò. Volete mettere? Dovrebbe bastare solo questo a far vincere il no.

lunedì 24 ottobre 2016

La fatica dello scrivere

In viale Magna Graecia, a Crotone, sulla strada per Capocolonna. Quante sono le villette in vendita? Se sono più di una, la forma corretta è "Vendonsi", che sta per "Si vendono". Ma si può essere indulgenti: la forma scorretta è talmente diffusa, da essere diventata ormai quasi universalmente accettata.





I soci del Club, prima di preparare il manifesto di partecipazione, avevano frequentato un corso accelerato di Inglese. Forse alla Oxford University.




In via Mario Nicoletta, a Crotone. Questi avevano talmente fretta di "afitare"/vendere, che, per guadagnar tempo, hanno tralasciato varie consonanti.






In una pasticceria di Crotone. Tempo di crisi, si sa. Si risparmia su tutto, anche sulle vocali.
In un negozio di via V.Veneto, a Crotone. Qui, invece, l'inchiostro del pennarello stava per finire ed hanno deciso di risparmiare sulle i.







Maria Cristina diventa Maria Cristiana e la defunta, invece di essere "adorata", è "adolorata". Era consapevole di tutto?







A Crotone. "Magna Grecia" è scritto in Italiano o in Latino? Se è Italiano, la forma corretta è "Grande Grecia". Se è Latino, la forma corretta è "Magna Graecia". Con il dittongo "ae", certo. A Catanzaro c'è l'Università della Magna Graecia. Vedere per credere.

giovedì 20 ottobre 2016

Delirio antisemita all'unesco


L’altro giorno l’unesco ha approvato, su iniziativa dell’Algeria e di altri paesi arabo-musulmani, una risoluzione in cui si dichiara che a Gerusalemme il Monte del Tempio e il Muro del Pianto non hanno alcun legame con l’Ebraismo e sono quindi di esclusiva pertinenza dell’Islam. La risoluzione è stata approvata in Commissione con 24 voti a favore, 6 contrari e 26 astenuti. L’Italia di Matteo Renzi si è astenuta.
Sulla scia di quanto nel lontano 1975 sosteneva Abba Eban, uomo politico israeliano e per lungo tempo Ministro degli Esteri, sono convinto che oggi, 20 ottobre 2016, se l’Algeria proponesse all’ONU una risoluzione in cui si afferma che gli asini volano, o che la Cina non ha nulla a che vedere con la Grande Muraglia, o che la terra è piatta e che ad appiattirla è stato Israele, le risoluzioni passerebbero con la stessa facilità.
Non so quale sarebbe la posizione dell’Italia sui vari punti, ma sull’ultimo non escludo che il rappresentante italiano all’ONU chiederebbe prima del voto delucidazioni al Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Il quale passerebbe la patata bollente al Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il quale a sua volta, nel dubbio, si consulterebbe con la fidata Maria Elena Etruria Boschi, la più colta della compagnia, quella che di recente ha conseguito un master in Diritto Pubblico e che, in forza di questo prestigioso titolo, è diventata Ministro per le Riforme Costituzionali. Alla fine del giro di consultazioni, nel guazzabuglio di pareri contrastanti e nell’incertezza se la terra sia effettivamente piatta o rotonda, c’è da scommettere che l’Italia si asterrebbe.
Per il resto non bisogna dimenticare che all’ONU aderiscono 193 stati, di cui circa 50 sono musulmani e con il loro numero decidono facilmente il destino di certe risoluzioni. In forza di tutto ciò, quando c’è da votare contro Israele, si ha qualcosa di simile alla reazione del cane di Pavlov e la condanna è automatica.
Un po’ di realtà e un po’ di allegra ed amena fantasia. Ma mica tanto fantasia e mica tanto allegria! Perché così va il mondo, così va l’ONU e così va il governo italiano. C’è da piangere? Io, sinceramente, preferisco ridere. Finché dura. E poi lo spettacolo è pure gratis.
A proposito. Dopo la votazione Israele ha interrotto ogni forma di collaborazione con l’unesco. Era il meno che potesse fare e soprattutto era ora. In virtù della risoluzione approvata, secondo l’unesco d’ora in poi la famosa Spianata del tempio si chiamerà spianata di al Buraq, dal nome del cavallo che trasportò Maometto in cielo. Se la cosa non fosse terribilmente seria, purtroppo!, anche Israele potrebbe riderci sopra e, già che c’è, potrebbe decidere di sbizzarrirsi a cambiare un nome: da  “Muro del pianto” a “Muro del riso”.



venerdì 14 ottobre 2016

Il Premio Nobel

                                       Dario Fo e Bob Dylan
Una giornata significativa quella del 13 ottobre 2016. Muore Dario Fo, ex premio Nobel  per la letteratura e nello stesso giorno identico riconoscimento viene attribuito al cantautore americano Bob Dylan, presumo per i testi, non certo per gli spartiti musicali delle sue canzoni.
Già il premio a Dario Fo suscitò a suo tempo molto sconcerto e in tanti avvertirono in esso una pericolosa involuzione, tale da far ritenere che non poteva essere più considerato serio un premio che in precedenza era stato assegnato, per limitarci all’Italia, a Eugenio Montale, a Luigi Pirandello, a Salvatore Quasimodo.
Ho già avuto modo di parlare di Fo, qualche mese addietro, in occasione della morte di Giorgio Albertazzi (leggi qui), quasi che i due avessero vissuto delle vite parallele, ed in quella circostanza sostenevo che forse l’unico, grande merito artistico di Fo era stato quello di trovarsi, a differenza del suo gemello, politicamente schierato dalla parte giusta della barricata. Non potevo d’altra parte ritenere degna del Nobel quella banale trovata linguistica, conosciuta con il nome di grammelot, né quella sua polemica fastidiosa e continua contro la chiesa cattolica, cosa che non gli conferiva certo l’aureola del martire, quasi egli fosse un novello Giordano Bruno o  Galileo Galilei, dal momento che oggi dir male della chiesa è diventato molto più facile, più comodo  e più redditizio dello sparare alla Croce Rossa. Tralascio poi, per carità di patria, le sue prese di posizione in occasione dell'assassinio del commissario Calabresi ed in altri clamorosi episodi legati al terrorismo rosso. Ho sempre ritenuto che quell’assegnazione del Nobel a Fo costituisse  uno svilimento dello stesso Nobel, ormai chiaramente orientato, come si è agevolmente visto negli anni successivi, al fiancheggiamento di una certa politica,  almeno per quanto riguarda i settori non scientifici (pace, letteratura, economia), dove la faziosità, l’arbitrio, la stupidità legata alla presunzione e lo spirito di cordata la fanno ormai da padrone.
Lo si nota del resto anche nell’odierna attribuzione a Dylan, il quale è stato autore di qualche bella canzone,  come Blowing in the Wind, è stato punto di riferimento per un’intera generazione di pacifisti, figli dei fiori, hippies e contestatori vari negli ultimi decenni del secolo scorso, ma che solo con difficoltà vedo degno del premio Nobel, almeno del Nobel di quando esso era ancora una cosa seria.
      Ma tant’è. Penso che bisogna rassegnarsi e ricordare con amarezza che non hanno vinto il Nobel scrittori e poeti del calibro di Giuseppe Ungaretti, Lev Tolstoj, Graham Greene, Jorge Luis Borges, Oriana Fallaci.
Oggi, per vincere il Nobel per la letteratura, bisogna essere schierato politicamente dalla parte giusta, avere un certo successo mediatico, non andare contro corrente. Dario Fo e Bob Dylan avevano questi requisiti e sono stati giustamente premiati. Mi dispiace solo per Checco Zalone: dovrà ancora aspettare, penso per molto.


sabato 8 ottobre 2016

Un gentiluomo (di Achille Campanile)


Cinque minuti di buonumore con Achille Campanile.
Un salotto elegante. La marchesa è seduta in poltrona. Il conte le è vicino.
MARCHESA Sono molto preoccupata, conte!
CONTE Di che cosa, marchesa, se è lecito?
MARCHESA Conte occorre dirlo? Siamo soli in casa. Mio marito è in viaggio, la servitù è uscita…
CONTE Ebbene?
MARCHESA E voi siete un uomo.
CONTE E con questo?
MARCHESA Dio mio, conte, sembrate nato ieri. Soli in casa, io, una donna giovine e bella. Voi un uomo.
CONTE Si, ma dimenticate, marchesa, che sono anche un gentiluomo.
MARCHESA Non dico di no. Ma voi sapete come si dice, conte, l’occasione fa l’uomo ladro.
CONTE Marchesa, voi mi fate torto. Niente m’indurrebbe a venire meno ai miei doveri di gentiluomo, mancando al riguardo che vi è dovuto.
MARCHESA Bubbole, caro conte. Non mi fido.
CONTE Vi assicuro marchesa. Ve lo prometto.
MARCHESA Promesse da marinaio.
CONTE Vi do la mia parola d’onore.
MARCHESA Scusatemi conte. Conosco il valore che date alla vostra parola d’onore. Ma permettetemi ugualmente di non essere tranquilla. Siamo fragili creature.
CONTE Ma no, marchesa, vi giuro…
MARCHESA Dite quel che volete, ma non potete impedirmi, conte, d’essere piena d’apprensione.
CONTE Marchesa, ve lo ripeto. Non saprei mai perdonarmi uno strappo ai doveri che incombono in un gentiluomo. Volete credermi o no?
MARCHESA Ehi, ehi, ehi! Non vorrete per caso sfidarmi a duello!?!
CONTE No. Ma intendo essere creduto.
MARCHESA Ebbene, fate quel che volete ma io non vi credo. L’uomo è cacciatore.
CONTE E allora non mi resta che una cosa per tranquillizzarvi. Con permesso. Vi lascio per un attimo. ( il conte esce)
MARCHESA ( sola) Che si sia offeso? Non credo…E’ troppo gentiluomo. Però è bene che io lo abbia posto sull’avviso. L’uomo è cacciatore. Il conte rientra con uno scatolino d’onice in mano.
CONTE Marchesa, vi porgo questo scatolino. Vi troverete di che tranquillizarvi. E spero che non avrete più timori sul fatto che io non sia con voi un gentiluomo. ( le ultime parole saranno leggermente in falsetto ).
MARCHESA Come? Vi sareste per caso…
CONTE Si… ma non per caso, marchesa. Guardate…(tira fuori dalle tasche un paio di forbici ).
MARCHESA Ma perché?!?!?…ma perché lo avete fatto…
CONTE Ve l’ho già detto: per tranquillizzarvi, marchesa.
MARCHESA Me questo è eccessivo. Non era necessario arrivare a tanto.
CONTE Marchesa, io non sono per le mezze misure.
MARCHESA Me ne accorgo, conte. Ma debbo dirvi anche che siete  un imbecille. Scusatemi, ho un po’ di corrispondenza da sbrigare. Ecco il vostro scatolino, conte. E buongiorno.
CONTE I miei rispetti, marchesa! (esce con lo scatolino tra le dita).
MARCHESA ( sola) Gentiluomo!
Achille Campanile


Per chi volesse vederne il video, cliccare sotto.
Un gentiluomo