E’
ormai risaputo: nelle periferie di molte città europee la legge non viene più
applicata. In alcuni quartieri di Bruxelles la polizia addirittura evita di
entrare e, le poche volte che lo fa, prende tutte le precauzioni possibili ed
agisce come in territorio nemico. In Italia gli accampamenti ROM sono ormai
considerati zona franca. In essi si può impunemente accumulare droga da
spacciare, conservare merce rubata, auto di lusso rubate, il tutto quasi alla
luce del sole e senza che nessuno intervenga.
Interi
palazzi nelle periferie di Milano sono occupati abusivamente da gente delle più
varie etnie, giustamente convinta di farla franca e di poter godere a lungo
dell’impunità in questo paese di Bengodi
in cui si è ormai trasformato il nostro Paese. Si aggiunga che gruppi
criminali favoriscono queste occupazioni
e anzi ci speculano, vendendo strani permessi di occupazione e quindi
arricchendosi.
A Roma, a Venezia ed in quasi tutte le
località turistiche venditori abusivi occupano in maniera selvaggia i
marciapiedi, vendendo merce rubata o merce taroccata, nell’indifferenza totale
degli agenti delle varie polizie che fanno finta di non vedere o forse hanno
ricevuto disposizioni in tal senso.
In
tutte le ore della giornata molte strade delle nostre città diventano delle
latrine a cielo aperto: baldi giovanotti provenienti da ogni parte del mondo
urinano e defecano a loro piacimento. Già molti anni fa Oriana
Fallaci lamentava che a Firenze gli addetti alla nettezza urbana ogni mattina dovevano raccogliere le feci accumulate
davanti alle porte di Ghiberti del Battistero. Poi, ogni tanto, qualche vigile
volenteroso si ricorda che è ancora proibito in Italia fare i propri bisogni in
pubblico, ma c’è sempre qualche giudice comprensivo, umanitario (specialità
tipicamente italiana) che giustifica tutto in nome del multiculturalismo e
della tolleranza.
In
molte scuole italiane esporre il Crocifisso o fare il presepe a Natale è
diventato un problema e comporta qualche rischio, non tanto per le richieste di qualche mamma
musulmana, quanto perché qualche Preside cretino e ignorante (e nella scuola
italiana dell’ormai regime democratico e
renziano non mancano), per evitare rogne crede di prevenire i desideri dei
musulmani.
Ormai
i profughi, o sedicenti tali, ospitati a centinaia di migliaia nei nostri
alberghi a spese nostre, sanno che in questo paese dei balocchi è tutto
permesso e quindi ci insultano, ci spernacchiano, buttano il cibo nei
cassonetti quando non è di loro gradimento, occupano le strade, non pagano
biglietti sui mezzi pubblici e talvolta aggrediscono le forze dell’ordine o i
semplici passanti. Il tutto in nome di vecchie leggi sull’accoglienza, nate
quando i profughi erano poche decine all’anno e chiaramente inadeguate ora che l’alluvione
ci sommerge.
I
furti e le rapine, gli appartamenti saccheggiati ormai non si contano più. Mi
dicono che tra un paio di giorni agli Europei di Francia ci sarà Albania-
Romania. Forse solo allora, per un paio d’ore i nostri appartamenti potranno
stare tranquilli.
Perfino
in Inghilterra, in quella che una volta era la civilissima Inghilterra del Common
law e dell’Habeas corpus, in interi quartieri prevalentemente occupati da
immigrati di religione musulmana viene tranquillamente applicata la Sharia, con
il tacito assenso delle autorità che evidentemente si sono rassegnate ed hanno ormai rinunziato ad
applicare la legge.
Che
fare in queste condizioni? Possiamo richiuderci in un fortino trasformando i
nostri residui spazi di libertà come in tanti Fort Alamo decisi a resistere?
Certo, possiamo fare ben poco, in attesa che passi la tempesta, se mai passerà,
ma qualche gesto significativo e
simbolico possiamo farlo. Da tempo lascio sventolare ad un angolo del mio balcone un
vecchio tricolore, che avevo esposto per la banale ricorrenza di una partita
della nazionale di calcio. Quel tricolore continuerà a sventolare e
testimonierà che quell’angolo di balcone,
quella casa costituiscono ancora
una piccola parte di una più
grande parte che una volta era l’Italia. Forse un giorno vi aggiungerò anche un
cartello con il seguente avviso: Questa
casa fa parte dell’Italia ed in essa si applicano le leggi italiane, non ancora
la Sharia.
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