giovedì 30 giugno 2016

Masetto da Lamporecchio (Novella) di Giovanni Boccaccio




Una breve novella, poco conosciuta, dal Decameron di Giovanni Boccaccio. Ne propongo una mia versione in lingua italiana moderna, seguita dall’originale di Boccaccio.


Cera e c’è ancora dalle nostre parti un convento famoso per la sua santità e che non intendo nominare per non pregiudicarne la fama. C’erano in questo convento una badessa ed otto suore, tutte giovani, oltre ad un ortolano, che, non contento del salario, preferì ritornarsene a casa sua, a Lamporecchio. Qui egli incontrò Masetto, giovane lavoratore forte e robusto, oltre che di bell'aspetto, il quale gli chiese dove fosse stato tutto quel tempo. Il buonuomo gli parlò del suo lavoro:- Lavoravo in un giardino bello e grande, presso un convento, andavo in un bosco a raccogliere legna ed a prendere l’acqua, ma le suore, tutte giovani, non erano mai contente e mi pagavano così poco, che ho preferito licenziarmi. Mi hanno anche chiesto di trovare un altro ortolano, cosa che mi guardo bene dal fare.
Masetto, udendo queste parole, sperò di ritrovarsi prima o poi in questo convento, sicuro di poter realizzare  così un suo vecchio desiderio. Salutò il suo amico e incominciò a meditare sul da farsi, consapevole che l’unica cosa che poteva creargli qualche problema era il fatto di essere troppo giovane e troppo appariscente. Dopo avere riflettuto a lungo, pensò: Il monastero è lontano da qui e certamente nessuno mi conosce. Se faccio finta di essere sordomuto, certamente mi accetteranno.
Si presentò al convento nelle vesti di un poveraccio e per caso si imbatté proprio nell’amministratore, al quale, a gesti alla maniera dei sordomuti, chiese di poter mangiare per l’amore di Dio, dichiarandosi disponibile, se volevano, a ricambiare poi con qualche lavoretto. L’amministratore gli diede volentieri del cibo e, in cambio,  gli fece tagliare della legna, cosa che egli sbrigò in poco tempo. Poi lo condusse nel bosco a tagliare altra legna, gli affidò un asino e, sempre a gesti, gli ordinò di portare tutto al convento. Masetto sbrigò la faccenda molto velocemente e con cura, tanto che l’amministratore, che aveva tante altre necessità, lo trattenne per parecchi giorni. La badessa lo vide e chiese chi fosse quel giovanotto.
L'amministratore rispose:- Madonna, è un povero sordomuto, che si sta rivelando molto utile. Se egli sapesse fare anche l’ortolano e volesse rimanere, penso che ci converrebbe trattenerlo, perché è forte  e vigoroso, senza dimenticare poi che il fatto di essere sordomuto gli impedirebbe di parlare con le suore.
Al che la badessa:- Hai proprio ragione. Vedi un po’ e datti da fare. Vestilo con un po’ di roba vecchia, tienilo buono e fallo mangiare bene.
Masetto, che non era lontano, sentì tutto e disse tra sé:- Se mi mettete a lavorare qua dentro, io vi lavorerò l’orto, come non ve lo ha mai lavorato nessuno.
L’amministratore gli chiese a gesti se intendeva restare e, alla sua risposta positiva, gli fece vedere quel che c’era da fare e se ne andò. Masetto prese a lavorare stabilmente in convento e un giorno le monache, convinte che egli non sentisse, incominciarono a dirgli le parole più sfacciate del mondo, senza che la badessa se ne preoccupasse più di tanto, come se a Masetto, oltre che l’udito e la parola, mancasse anche qualcos’altro.
Un giorno Masetto aveva molto lavorato e stava riposando, quando due monachelle si avvicinarono  ed incominciarono ad osservarlo, mentre egli faceva finta di dormire. La prima, un po’ più coraggiosa, disse alla compagna: -Se sai mantenere un segreto, ti rivelo un pensiero che mi è venuto spesso e che potrebbe essere utile anche a te. E l’altra:- Certo che so mantenerlo, parla!. La prima riprese:- Hai mai fatto caso a come viviamo in ristrettezze qua dentro? Mai un uomo, tranne l’amministratore che è vecchio, e questo qua, che è giovane ma è anche sordomuto. Eppure io ho sentito dire da altre donne che tutti i piaceri del mondo sono niente rispetto a quello che una donna può prendersi  quando si giace con un uomo. Per cui mi sono ripromessa, visto che con altri non si può, di provare con questo  se è veramente così. Non dimentichiamo poi che egli è sordomuto e quindi, anche se volesse, non potrebbe farne parola con nessun altro. Inoltre  sembra un giovinastro sciocco e di poco cervello.  
–Ohimè, riprese l’altra, ma non lo sai che noi abbiamo promesso la nostra verginità a Dio?
-Oh, replicò la prima, se è per questo, se ne promettono tante di cose a Dio e poi si dimenticano. Ci penserà qualcun’altra a mantenere la promessa.
E l’altra:- E se restassimo incinte, come ne verremmo fuori?
E la prima:- Tu ti preoccupi prima del tempo. Se succederà, ci penseremo. Ci saranno mille modi di non farlo sapere, purché non saremo noi a dirlo.
E l’altra, che già si sentiva addosso uno strano prurito,:-Ah, va bene. Come facciamo dunque?
La prima:- E’ il primo pomeriggio. A quest’ora le suore certamente stanno tutte a riposare. Vediamo prima in giro se c’è qualcuno, poi lo prendiamo per mano e lo portiamo in quel piccolo capanno. Una si giace con lui e l’altra fa la guardia. Lui, che è un sempliciotto, farà certamente tutto quel che vorremo. Che te ne pare?
Masetto ascoltava tutto e, disposto ad ubbidire, non vedeva l’ora di esser preso da una di loro. Queste, dopo aver fatto una rapida perlustrazione in giro, lo svegliarono e la prima monachella, quella più coraggiosa, lo prese per mano, mentre egli faceva il finto tonto, e lo condusse nel capanno. Qui Masetto, senza farsi troppo pregare, fece tutto quel che ella volle. Poi la monachella, lealmente, scambiò il posto  con la seconda monachella ed ancora una volta Masetto, senza farsi troppo pregare, soddisfece ogni  desiderio. Le due monachelle quel giorno vollero mettere alla prova Masetto più di una volta. In seguito si ritrovarono spesso a parlarne tra di loro e, dopo aver convenuto che era proprio vero quel che avevano sentito dire in giro e cioè che quello era proprio il più grande piacere che si potesse godere nella vita, correvano subito da Masetto per avere conferma delle loro convinzioni .
Un giorno una loro compagna da una piccola finestra della sua cella si accorse del fatto e avvertì altre due monachelle. Le tre in un primo momento decisero di accusarle con la badessa, ma poi, ricredutesi, ritennero opportuno mettersi d’accordo con le prime due per poter godere anche loro dei favori di Masetto. In ultimo anche la badessa, ignara di tutto, mentre un giorno si trovava ad attraversare  il giardino in pieno sole, trovò Masetto disteso addormentato all’ombra di un mandorlo  e stanco per le cavalcate notturne, non certo per la poca fatica giornaliera dell’orto. Il vento gli aveva sollevato sul davanti i lembi del vestito, sicché la badessa poté ammirarlo in tutte le sue fattezze ed apprezzò ciò che altre avevano già molto apprezzato prima di lei. Lo svegliò, lo condusse nella sua cella e se lo tenne a disposizione per parecchi giorni. Ebbe modo di provare e riprovare quel piacere che essa in precedenza era solita rimproverare alle altre, mentre le monache protestavano e lamentavano il fatto che l’orto non era più curato come una volta.
In ultimo Masetto, richiesto di continue prestazioni, capì che non poteva più continuare quella vita e che il suo fingersi sordomuto poteva risolversi in suo grave danno. Pertanto una notte, mentre giaceva con la badessa, improvvisamente incominciò a parlare:- Madonna, io ho sentito dire che un gallo basta per dieci galline e che dieci uomini non bastano per una femmina, mentre io solo mi trovo a dover soddisfare le voglie di ben nove. Vi chiedo come io possa continuare così, per cui, o mi lasciate andare con Dio o vi prego di trovare una soluzione.
La donna, che lo credeva sordomuto, sentendolo parlare, si meravigliò forte. Riprese Masetto:- Madonna, io ero sordomuto, non dalla nascita, ma per una malattia che mi aveva tolto la favella. Ora mi accorgo di essere guarito e ne lodo e ringrazio Iddio.
La donna credette a tutto e gli chiese che significasse quel suo dover soddisfare le voglie di nove femmine. Masetto rivelò ogni cosa e la badessa capì che, senza lasciarlo partire, era necessario trovare un accordo con le altre monache ed impedire che il monastero ne risultasse svergognato.
Proprio in quei giorni era morto il vecchio amministratore per cui, ammesso apertamente ciò che in precedenza era stato tenuto nascosto, tutte insieme decisero di sostituirlo con Masetto, non senza prima aver messo in giro la notizia che egli aveva riacquistato la favella grazie alle loro preghiere e ai loro digiuni. Decisero anche di ripartire saggiamente i suoi vari incarichi, in modo che egli potesse accudirvi senza troppi sforzi.
Da queste relazioni nacquero nel corso degli anni varie monachine, ma tutte seppero bene operare e nulla  trapelò fuori del convento, tranne dopo la morte della badessa, quando Masetto, già vecchio, manifestò il desiderio di tornarsene a casa sua. Cosa che gli fu accordata senza troppe difficoltà.
Così dunque Masetto, vecchio, padre e ricco, senza dover faticare o spendere per dei figli, dopo aver ben utilizzato la sua giovinezza, si godette gli ultimi anni della vita. Ricordava di essere partito povero in un giorno lontano ed affermava che così Gesù Cristo trattava coloro che Gli mettevano le corna sopra il cappello.

Giovanni Boccaccio, dal Decameron, Giornata III, Novella I. Versione in lingua italiana moderna di Ezio scaramuzzino. 
Segue l'originale dal Decameron.

In queste nostre contrade fu, ed è ancora, un monistero di donne assai famoso di santità (il quale io non nomerò per non diminuire in parte alcuna la fama sua), nel quale, non ha gran tempo, non essendovi allora più che otto donne con una badessa, e tutte giovani, era un buono omicciuolo d'un loro bellissimo giardino ortolano, il quale, non contentandosi del salario, fatta la ragion sua col castaldo delle donne, a Lamporecchio, là ond'egli era, se ne tornò. Quivi, tra gli altri che lietamente il raccolsono, fu un giovane lavoratore forte e robusto e, secondo uom di villa, con bella persona e con viso assai piacevole, il cui nome era Masetto; e domandollo dove tanto tempo stato fosse. Il buono uomo, che Nuto avea nome, gliele disse. Il quale Masetto domandò, di che egli il monistero servisse. 
     A cui Nuto rispose: - Io lavorava un loro giardino bello e grande e, oltre a questo, andava alcuna volta al bosco per le legne, attigneva acqua e faceva cotali altri servigetti; ma le donne mi davano sì poco salaro, che io non ne potevo appena pure pagare i calzari. E, oltre a questo, elle son tutte giovani e parmi ch'elle abbiano il diavolo in corpo, ché non si può far cosa niuna al lor modo; anzi, quand'io lavorava alcuna volta l'orto, l'una diceva: - Pon qui questo -; e l'altra: - Pon qui quello -; e l'altra mi toglieva la zappa di mano e diceva: - Questo non sta bene -; e davanmi tanta seccaggine, che io lasciava stare il lavorio e uscivami dell'orto; sì che, tra per l'una cosa e per l'altra, io non vi volli star più e sonmene venuto. Anzi mi pregò il castaldo loro, quando io me ne venni, che, se io n'avessi alcuno alle mani che fosse da ciò, che io gliele mandassi, e io gliele promisi; ma tanto il faccia Dio san delle reni, quanto io o ne procaccerò o ne gli manderò niuno.

      A Masetto, udendo egli le parole di Nuto, venne nell'animo un disidero sì grande d'esser con queste monache, che tutto se ne struggea, comprendendo per le parole di Nuto che a lui dovrebbe poter venir fatto di quello che egli disiderava. E avvisandosi che fatto non gli verrebbe se a Nuto ne dicesse niente, gli disse: - Deh come ben facesti a venirtene! Che è un uomo a star con femine? Egli sarebbe meglio a star con diavoli: elle non sanno delle sette volte le sei quello che elle si vogliono elleno stesse.

      Ma poi, partito il lor ragionare, cominciò Masetto a pensare che via dovesse tenere a dovere potere esser con loro; e conoscendo che egli sapeva ben fare quegli servigi che Nuto diceva, non dubitò di perder per quello, ma temette di non dovervi esser ricevuto per ciò che troppo era giovane e appariscente. Per che, molte cose divisate seco, imaginò: - Il luogo è assai lontano di qui e niuno mi vi conosce; se io so far vista d'esser mutolo, per certo io vi sarò ricevuto -. 

       E in questa imaginazione fermatosi, con una sua scure in collo, senza dire ad alcuno dove s'andasse, in guisa d'un povero uomo se n'andò al monistero; dove pervenuto, entrò dentro e trovò per ventura il castaldo nella corte; al quale faccendo suoi atti come i mutoli fanno, mostrò di domandargli mangiare per l'amor di Dio e che egli, se bisognasse, gli spezzerebbe delle legne. Il castaldo gli diè da mangiar volentieri, e appresso questo gli mise innanzi certi ceppi che Nuto non avea potuto spezzare, li quali costui, che fortissimo era, in poca d'ora ebbe tutti spezzati. Il castaldo, che bisogno avea d'andare al bosco, il menò seco, e quivi gli fece tagliate delle legne; poscia, messogli l'asino innanzi, con suoi cenni gli fece intendere che a casa ne le recasse. Costui il fece molto bene, per che il castaldo a far fare certe bisogne che gli eran luogo più giorni vel tenne. De quali avvenne che uno dì la badessa il vide, e domandò il castaldo chi egli fosse. 

      Il quale le disse: - Madonna, questi è un povero uomo mutolo e sordo, il quale un di questi dì ci venne per limosina, sì che io gli ho fatto bene, e hogli fatte fare assai cose che bisogno c'erano. Se egli sapesse lavorar l'orto e volesseci rimanere, io mi credo che noi n'avremmo buon servigio, per ciò che egli ci bisogna, ed egli è forte e potrebbene l'uom fare ciò che volesse; e, oltre a questo, non vi bisognerebbe d'aver pensiero che egli motteggiasse queste vostre giovani.

      A cui la badessa disse: - In fè di Dio tu di'il vero. Sappi se egli sa lavorare e ingegnati di ritenercelo; dagli qualche paio di scarpette qualche cappuccio vecchio, e lusingalo, fagli vezzi, dagli ben da mangiare. 

       Il castaldo disse di farlo. Masetto non era guari lontano, ma faccendo vista di spazzar la corte tutte queste parole udiva, e seco lieto diceva: - Se voi mi mettete costà entro, io vi lavorrò sì l'orto che mai non vi fu così lavorato -.

      Ora, avendo il castaldo veduto che egli ottimamente sapea lavorare e con cenni domandatolo se egli voleva star quivi, e costui con cenni rispostogli che far voleva ciò che egli volesse, avendolo ricevuto, gl'impose che egli l'orto lavorasse e mostrogli quello che a fare avesse; poi andò per altre bisogne del monistero, e lui lasciò. Il quale lavorando l'un dì appresso l'altro, le monache incominciarono a dargli noia e a metterlo in novelle, come spesse volte avviene che altri fa de'mutoli, e dicevangli le più scelerate parole del mondo, non credendo da lui essere intese; e la badessa, che forse estimava che egli così senza coda come senza favella fosse, di ciò poco o niente si curava.

      Or pure avvenne che costui un dì avendo lavorato molto e riposandosi, due giovinette monache, che per lo giardino andavano, s'appressarono là dove egli era, e lui che sembiante facea di dormire cominciarono a riguardare. Per che l'una, che alquanto era più baldanzosa, disse all'altra: - Se io credessi che tu mi tenessi credenza, io ti direi un pensiero che io ho avuto più volte, il quale forse anche a te potrebbe giovare.

      L'altra rispose: - Di'sicuramente, ché per certo io nol dirò mai a persona.

      Allora la baldanzosa incominciò: - Io non so se tu t'hai posto mente come noi siamo tenute strette, né che mai qua entro uomo alcuno osa entrare, se non il castaldo ch'è vecchio e questo mutolo; e io ho più volte a più donne, che a noi son venute, udito dire che tutte l'altre dolcezze del mondo sono una beffa a rispetto di quella quando la femina usa con l'uomo. Per che io m'ho più volte messo in animo, poiché con altrui non posso, di volere con questo mutolo provare se così è. Ed egli è il miglior del mondo da ciò costui; ché, perché egli pur volesse, egli nol potrebbe né saprebbe ridire. Tu vedi ch'egli è un cotal giovanaccio sciocco, cresciuto innanzi al senno; volentieri udirei quello che a te ne pare.

      - Ohimè! - disse l'altra, - che è quello che tu di'? Non sai tu che noi abbiam promesso la virginità nostra a Dio?

      - Oh, - disse colei, - quante cose gli si promettono tutto '1 dì, che non se ne gli attiene niuna! se noi gliele abbiam promessa, truovisi un'altra o dell'altre che gliele attengano.

      A cui la compagna disse: - O se noi ingravidassimo, come andrebbe il fatto?

      Quella allora disse: - Tu cominci ad aver pensiero del mal prima che egli ti venga; quando cotesto avvenisse, allora si vorrà pensare; egli ci avrà mille modi da fare sì che mai non si saprà, pur che noi medesime nol diciamo.
      Costei, udendo ciò, avendo già maggior voglia che l'altra di provare che bestia fosse l'uomo, disse: - Or bene, come faremo?
      A cui colei rispose: - Tu vedi ch'egli è in su la nona; io mi credo che le suore sien tutte a dormire, se non noi; guatiam per l'orto se persona ci è, e s'egli non ci è persona, che abbiam noi a fare se non a pigliarlo per mano e menarlo in questo capannetto, là dove egli fugge l'acqua; e quivi l'una si stea dentro con lui e l'altra faccia la guardia? Egli è sì sciocco, che egli s'acconcerà comunque noi vorremo.
      Masetto udiva tutto questo ragionamento, e disposto ad ubidire, niuna cosa aspettava se non l'esser preso dall'una di loro. Queste, guardato ben per tutto e veggendo che da niuna parte potevano esser vedute, appressandosi quella che mosse avea le parole a Masetto, lui destò, ed egli incontanente si levò in piè. Per che costei con atti lusinghevoli presolo per la mano, ed egli faccendo cotali risa sciocche, il menò nel capannetto, dove Masetto senza farsi troppo invitare quel fe ce che ella volle. La quale, sì come leale compagna, avuto quel che volea, diede all'altra luogo, e Masetto, pur mostrandosi semplice, faceva il lor volere. Per che avanti che quindi si dipartissono, da una volta in su ciascuna provar volle come il mutolo sapea cavalcare; e poi, seco spesse volte ragionando, dicevano che bene era così dolce cosa, e più, come udito aveano; e prendendo a convenevoli ore tempo, col mutolo s'andavano a trastullare.
      Avvenne un giorno che una lor compagna, da una finestretta della sua cella di questo fatto avvedutasi, a due altre il mostrò. E prima tennero ragionamento insieme di doverle accusare alla badessa; poi, mutato consiglio e con loro accordatesi, partefici divennero del podere di Masetto. Alle quali l'altre tre per diversi accidenti divenner compagne in vari tempi. Ultimamente la badessa, che ancora di queste cose non s'accorgea, andando un dì tutta sola per lo giardino, essendo il caldo grande, trovò Masetto (il qual di poca fatica il dì, per lo troppo cavalcar della notte, aveva assai) tutto disteso al l'ombra d'un mandorlo dormirsi, e avendogli il vento i panni dinanzi levati indietro, tutto stava scoperto. La qual cosa riguardando la donna, e sola vedendosi, in quel medesimo appetito cadde che cadute erano le sue monacelle; e, destato Masetto, seco nella sua camera nel menò, dove parecchi giorni, con gran querimonia dalle monache fatta che l'ortolano non venia a lavorar l'orto, il tenne, provando e riprovando quella dolcezza la qual essa prima all'altre solea biasimare.
      Ultimamente della sua camera alla stanza di lui rimandatolne, e molto spesso rivolendolo, e oltre a ciò più che parte volendo da lui, non potendo Masetto sodisfare a tante, s'avvisò che il suo esser mutolo gli potrebbe, se più stesse, in troppo gran danno resultare. E perciò una notte colla badessa essendo, rotto lo scilinguagnolo, cominciò a dire: - Madonna, io ho inteso che un gallo basta assai bene a dieci galline, ma che dieci uomini possono male o con fatica una femina sodisfare, dove a me ne conviene servir nove, al che per cosa del mondo io non potrei durare; anzi son io, per quello che infino a qui ho fatto, a tal venuto che io non posso far né poco né molto; e perciò o voi mi lasciate andar con Dio, o voi a questa cosa trovate modo.
      La donna udendo costui parlare, il quale ella teneva mutolo, tutta stordì, e disse: - Che è questo? Io credeva che tu fossi mutolo.
      - Madonna, - disse Masetto - io era ben così, ma non per natura, anzi per una infermità che la favella mi tolse, e solamente da prima questa notte la mi sento essere restituita, di che io lodo Iddio quant'io posso.
      La donna sel credette, e domandollo che volesse dir ciò che egli a nove aveva a servire. Masetto le disse il fatto. Il che la badessa udendo, s'accorse che monaca non avea che molto più savia non fosse di lei; per che, come discreta, senza lasciar Masetto partire, dispose di voler colle sue monache trovar modo a questi fatti, acciò che da Masetto non fosse il monistero vituperato. Ed essendo di que'dì morto il lor castaldo, di pari consenatimento, apertosi tra tutte ciò che per addietro da tutte era stato fatto, con piacer di Masetto ordinarono che le genti circustanti credettero che, per le loro orazioni e per gli meriti del santo in cui intitolato era il monistero, a Masetto, stato lungamente mutolo, la favella fosse restituita, e lui castaldo fecero; e per sì fatta maniera le sue fatiche partirono, che egli le poté comportare. Nelle quali, come che esso assai monachin generasse, pur sì discretamente procedette la cosa che niente se ne sentì se non dopo la morte della badessa, essendo già Masetto presso che vecchio e disideroso di tornarsi ricco a casa; la qual cosa saputa, di leggier gli fece venir fatto.
      Così adunque Masetto vecchio, padre e ricco, senza aver fatica di nutricar figliuoli o spesa di quegli, per lo suo avvedimento avendo saputo la sua giovanezza bene adoperare, donde con una scure in collo partito s'era se ne tornò, affermando che così trattava Cristo chi gli poneva le corna sopra 'l cappello.
Giovanni Boccaccio









Nessun commento:

Posta un commento