Mi
è capitato qualche mese fa di fare un lungo viaggio in pullman e di avere come
vicino di posto un musulmano. L’avevo un po’ intuito dal suo abbigliamento, ma
ne ebbi la conferma quando gli vidi tirar fuori un libro in lingua araba. Si trattava di un signore gentile e disponibile, che non ebbe
difficoltà a rispondere ad una mia domanda iniziale ed a raccontarmi poi tutto di se stesso in un
italiano abbastanza fluente. Seppi così che il libro che stava leggendo era il
Corano, che si chiamava Mohammed, che aveva 30 anni anche se ne dimostrava di
più, che era di origine siriana, che era venuto in Italia per frequentare
l’Università nella facoltà di Medicina.
Il
viaggio era lungo e quindi l’evidente voglia di parlare di Mohammed, lungi
dall’infastidirmi, mi coinvolse in un colloquio che trovavo abbastanza
interessante. Si parlò un po’ di tutto, dell’Occidente, dell’Islam, di
terrorismo, di cultura. Mohammed ci tenne a farmi sapere che il primo, vero
ospedale del mondo a praticare l’anestesia
fu fondato a Damasco nel 709; che il primo grande chirurgo
dell’antichità fu l’arabo persiano Rhazes, autore di un trattato in 20 volumi,
al quale si ispirò poi tutta la medicina occidentale del Medioevo; che gli
Arabi avevano inventato lo zero (sifr), che Greci e Romani non avevano intuito;
che i filosofi arabi Avicenna ed Averroè avevano consentito la sopravvivenza di
Aristotele e un po’ di tutta la filosofia greca durante il Medioevo.
Mi
limitavo ad ascoltare, replicando di rado, anche perché alcune di quelle
notizie mi erano sconosciute e mi incuriosivano, mentre altre erano di dominio
pubblico e quindi abbastanza scontate. Alla fine del viaggio, ci salutammo con
particolare intensità e Mohammed,
entusiasta della mia conoscenza ed
incline ad un’esuberante cordialità, tipica degli Arabi quando vogliono essere
cordiali, volle anche offrirmi il caffè prima del commiato.
Mi
è capitato in seguito di pensare talvolta a Mohammed, alla sua cordialità, al
suo ingenuo entusiasmo nel difendere i valori dell’Islam con una passione di
cui io forse non sarei stato capace, se avessi dovuto difendere i valori dell’ Occidente cristiano. Ho ripensato a Mohammed, ho ripensato
alla sua strenua difesa della “superiore” cultura dell’Islam anche l’altro
giorno, quando mi sono imbattuto nella lettura di questo episodio, che non so
se vero o inventato, ma che non ho difficoltà a ritenere
verisimile.
Anno 640 dC. Nella loro impetuosa
conquista i Musulmani, comandati dal generale Amr, conquistano l’Egitto. Amr è
analfabeta e conosce solo il Corano a memoria. Ad Alessandria trova la famosa
biblioteca con migliaia e migliaia di volumi ed è esterrefatto, perché non ha
mai visto nulla di simile in vita sua. Chiede consiglio sul da farsi al califfo
Omar, che dalla Mecca così gli risponde: “Se codesti libri concordano con
quello del Profeta, sono superflui, e quindi è inutile conservarli. Se non
concordano, sono dannosi, e quindi è necessario distruggerli”.
Sì, la distruzione della biblioteca di Alessandria ad opera dei musulmani è autentica, così come la distruzione di tutte le culture dei territori da loro invasi e conquistati. Totalmente false sono invece le pretese invenzioni e scoperte arabe, dallo zero all'astronomia ecc., che appartenevano ai popoli da loro conquistati e sottomessi, e di cui loro si sono appropriati, vantandole poi come proprie.
RispondiEliminaCredo più a te che a Mohammed...
RispondiEliminaAnche perché non hai bisogno di credermi sulla parola: è tutto documentato. Un po' di cose le trovi qui:http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2009/01/29/un_mito_da_sfatare_la_superior.html. Se becchi il cannocchiale in catalessi, riprova più tardi.
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